Via necessaria per tutti gli impianti di recupero dei rifiuti
La Corte di Giustizia Ue boccia l'esenzione italiana dalla Via per gli impianti di recupero che operano in procedura semplificata; il "recupero", pur preservando le risorse naturali, può avere un impatto ambientale rilevante.La mancata sottoposizione di un impianto di incenerimento di Cdr e biomasse alla procedura di Via costa all'Italia (sentenza della Corte di Giustizia Ue del 23 novembre 2006) una condanna per violazione della direttiva 85/337/Ce sulla valutazione d'impatto ambientale.Condanna derivata dalla bocciatura della disciplina italiana (Dpr 12 aprile 1996, destinato ad esser sostituito - senza novità sul punto - dal Dlgs 152/2006 nel gennaio 2007) che, esentando gli impianti di recupero dei rifiuti che operano in procedura semplificata, non considera che la nozione di "smaltimento" contenuta nella direttiva 85/337/Cee è "autonoma" da quella contenuta nella direttiva madre sui rifiuti (75/442/Cee) e comprende, visto il loro potenziale impatto ambientale, tutte le attività di recupero.Per maggiori informazioni su "Sentenza Corte di Giustizia Ue 23 novembre 2006, causa C-486/04 (Inadempimento di uno Stato - Valutazione dell'impattto ambientale di taluni progetti - Recupero dei rifiuti - Impianto di di produzione di energia elettrica mediante incenerimento di combustibili derivati da rifiuti e di biomasse sito in Massafra (Taranto) - Direttive 75/442/Cee e 85/337/Cee)" vedi: http://www.reteambiente.it/ra/normativa/via/5965_SentUec486_04_comp.htm
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