Infiltrazioni mafiose, Calcestruzzi spa sospende attività in Sicilia
«Verifiche interne messe in atto, a seguito delle indagini della Procura di Caltanisetta in taluni impianti di betonaggio in Sicilia, hanno individuato alcune irregolarità che sono state denunciate da Calcestruzzi alla magistratura e che hanno indotto l'azienda a sospendere l'attività nell'isola».
È affidata a un laconico comunicato la grave decisione della Calcestruzzi s.r.l., azienda del gruppo Italcementi, di bloccare l'attività dei suoi sette impianti siciliani. Ma dietro al provvedimento c'è molto di più dell'accertamento di qualche irregolarità: è il rischio di infiltrazioni mafiose a indurre l'azienda ad adottare una misura così drastica.
La nota della Calcestruzzi ne accenna quando parla dell'indagine della dda di Caltanissetta, che, nel 2006, iscrisse la società nel registro degli indagati per associazione mafiosa e falso in bilancio, e dell'intenzione della proprietà di «rifiutare qualsiasi contiguità o compiacenza con fenomeni di criminalità organizzata».
È stata proprio l'inchiesta dei pm nisseni, che arrestarono anche un dipendente della Calcestruzzi e sequestrarono gli impianti di produzione di Riesi e Gela, paventando il rischio di infiltrazioni mafiose in alcuni rami dell'attività, a spingere i responsabili a fare gli accertamenti interni.
E dalle ispezioni sarebbero emerse una serie di irregolarità, commesse da alcuni dipendenti in relazione alla fabbricazione del calcestruzzo: il materiale prodotto dagli impianti dell'isola in alcuni casi sarebbe di qualità inferiore a quella indicata nei capitolati d'appalto delle opere pubbliche.
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