L'Onu: è emergenza clima, conseguenze rapide e letali
Luigina D'Emilio
clima ciminiera film Al Gore INTERNET 220
Siccità, alluvioni, terremoti, tsunami. E quindi: migrazioni di massa, epidemie, cancellazione di specie animali e vegetali. Tutto questo sta già accadendo e arriverà alle sue estreme conseguenze nei prossimi anni ( per salvare il pianeta dal futuro collasso climatico bisogna stabilizzare le emissioni mondiali di gas serra entro il 2020 e dimezzarle entro il 2050) a meno che non ci siano azioni decise da parte dei governi per limitare gli effetti del surriscaldamento del pianeta. Le 1400 pagine del rapporto dei 2500 scienziati dell’organismo intergovernativo dell’Onu Ipcc titolato Cambiamento climatico 2007: impatti, adattamento e vulnerabilità, descrive così le conseguenze dell’effetto serra, dell’inquinamento del pianeta causato dall’uomo, sulle popolazioni e sull’ambiente.
Con un aumento della temperatura media globale tra gli 1,5 e i 2,5 gradi rispetto a quella di questi anni sono già a rischio estinzione circa il 20-30% delle specie vegetali ed animali, scrivono gli scienziati. E con l’ innalzamento della temperatura media globale sarà di 2- 2,5 gradi rispetto al presente ci sarà «un forte aumento degli impatti» con spostamenti geografici di specie, perdite totali di biodiversità, riduzione della produttività agricola e delle risorse idriche in vaste aree. Solo in Australia e Nuova Zelanda le proiezioni climatiche stimano una forte perdita di biodiversità entro il 2020.
«Il problema appartiene al presente e il tempo per intervenire sta finendo» fa sapere da Bruxelles Martin Parry, copresidente del gruppo di lavoro dell'Ipcc. «Il riscaldamento è ormai inevitabile a causa delle emissioni passate, mentre gli sforzi di attenuazione ci metteranno decenni prima di essere efficaci».
Oltre agli effetti fisici per quanto riguarda la desertificazione, le carenze idriche, l'innalzamento degli oceani, il rapporto dell'Ipcc prefigura anche scenari «drammatici» per quanto riguarda la salute soprattutto delle popolazioni dei paesi in via di sviluppo. A rimetterci per primi, secondo l’Oms, l’organizzazione mondiale per la sanità che ha coordinato il capitolo sulla salute del rapporto Ipcc, le popolazioni dei paesi in via di sviluppo ma non solo. La salute dell'umanità sarà infatti messa a rischio dall'aumento della malnutrizione e dei relativi rischi di malattie infettive e respiratorie, dalle malattie e dagli incidenti causati da eventi climatici estremi, come alluvioni, siccità e ondate di calore, l'aumento delle malattie diarroiche legate al cibo e all'acqua, ma anche dall'impennata della frequenza delle malattie cardiorespiratorie causate da un'alta concentrazione di ozono sulla superficie terrestre e il cambiamento di distribuzione geografica di alcune piante e delle relative malattie.
L'Organizzazione dell'Onu fa quindi appello ai governi del pianeta perché limitino le emissioni di gas serra, ma ammette che in ogni caso una certa dose di cambiamento climatico resta inevitabile perché gli impatti dei cambiamenti climatici, sono già in atto a livello globale e regionale e nel futuro saranno sempre più forti.
Save the Children stima che entro il 2010, a causa dei mutamenti climatici, ci saranno circa 50 milioni di sfollati, gran parte dei quali saranno donne e bambini, mentre la percentuale della popolazione mondiale che rischia di essere contagiata dalla malaria, una delle principali cause di mortalità infantile, salirà dal 45 al 60% nei prossimi cento anni.
Secondo l'associazione che difende i diritti dei bambini attualmente circa 250 milioni di persone all'anno sono colpite dai disastri naturali, ma questo numero è destinato a salire a 350 milioni nel prossimo decennio. Molte delle comunità che maggiormente saranno colpite dagli impatti del clima sono proprio quelle in cui già oggi la salute, la sicurezza e le condizioni di vita dei bambini e delle loro famiglie sono quotidianamente minacciate.
Come gran parte dell'Africa Sub-Sahariana e tutte le zone rurali, dove le popolazioni più povere vivono in abitazioni inadeguate al di sotto degli standard minimi di sicurezza. Nel periodo che va dal 1996 al 2005, il 98% delle calamità naturali è stato influenzato dai cambiamenti climatici e il numero totale di morti da esse causato è aumentato dell'84% rispetto al decennio precedente. L'Asia è stato il continente più funestato: ben due terzi di morti per disastri naturali vivevano in quest'area e la maggior parte di loro erano donne e bambini.
Insomma, rispetto al rapporto precedente (pubblicato dall'Ipcc nel 2001) quello attuale è molto più allarmante e affronta il riscaldamento globale non più come una vaga minaccia per un futuro lontano, ma come un fenomeno che sta già producendo i suoi effetti. Di prospettiva devastante parla Hans Verolme, direttore del programma per il cambiamento climatico dell’organizzazione ambientalista Wwf.: «I delegati hanno discusso a lungo per raggiungere un accordo su ogni parola, perchè sapevano che i loro capi di governo stavano aspettando ansiosamente le conclusioni di questa importante conferenza scientifica. Il senso di urgenza di questo rapporto preparato dai principali scienziati del mondo, ha insistito, ora deve essere abbinato ad una risposta altrettanto urgente da parte dei governi. Non si può sfuggire ai fatti: il riscaldamento globale porterà fame, inondazioni e carenze idriche. Fare nulla, ha sottolineato Verolme, non è un'opzione. Al contrario avrà conseguenze disastrose».
Anche il commissario Ue all'Ambiente Stavros Dimas chiede un ulteriore sostegno all'obiettivo individuato dall'Unione Europea di limitare l'aumento della temperatura globale a due gradi al disopra della temperature pre-industriali. Secondo Dimas il rapporto approvato indica con grande chiarezza gli effetti gravi che il cambiamento climatico avrà su tutti noi. Questo sottolinea nuovamente l'urgenza di raggiungere un accordo globale per ridurre le emissioni di gas serra e l'importanza per tutti noi di adattarci ai cambiamenti che sono già in atto».
MEMORIA SUL CEMENTIFICIO INCENERITORE DI Calusco d'Adda la Pianura Padana resta la zona peggiore d'Europa insieme all'area più industrializzata della Polonia (classifica cui gli inceneritori forniscono un contributo determinante).
Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni
NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI :
Paderno d'Adda e Solza
.
HANNO FIRMATO :
Calusco d'Adda,
Cornate d'Adda,
Imbersago,
Medolago,
Parco Adda Nord,
Robbiate,
Verderio Inferiore,
Verderio Superiore,
Villa d'Adda,
Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia .
Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento .
http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html
Countdown alla ferrovia
il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .
Monday, April 09, 2007
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