La deriva inceneritorista di Legambiente
Agostino Di Ciaula
Il decreto sulla combustione dei rifiuti nei cementifici è stato bocciato ieri
dalla commissione ambiente alla Camera, grazie alla sensibilità di alcuni
parlamentari adeguatamente informati sull'argomento.
Che l'abbia presa male Clini (ha minacciato oggi di fare immediatamente un
decreto, come dichiarato qui
http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/rifiuti/2013/02/12
/Clini-combustibili-cementifici-contro-emergenza-rifiuti_8235791.html) è
comprensibile. Che l'abbia presa male Legambiente è cosa difficile da digerire.
Eppure la storia si ripete. Alcuni anni fa Legambiente si schierò a spada tratta
a favore delle centrali termoelettriche alimentate a metano, favorendo il folle
tsunami energetico originato nel nostro Paese dal famigerato “decreto
sblocca-centrali” del governo Berlusconi e ignorando le conseguenze
economiche, energetiche e sanitarie di tale orientamento. A Legambiente
quella tendenza piaceva tanto da acquisire pacchetti azionari di società
partecipate, che la rendono ancora oggi uno dei più fedeli partner di Sorgenia,
azienda leader nel settore.
Oggi Legambiente si schiera con convinzione a sostegno del decreto legge di
Clini (finalizzato a consentire una estrema facilitazione dell'iter necessario per
bruciare rifiuti nei cementifici), critica la posizione di contrarietà espressa da
ISDE Italia e da numerosi gruppi ambientalisti a livello nazionale e divulga un
comunicato a firma del suo Direttore Generale e del suo Vicepresidente
(http://www.legambienterivierabrenta.org/rifiuti-nei-cementifici-2/), che è
interessante esaminare punto per punto:
comunicato Legambiente:
“Bruciare CSS nei cementifici:
- di per sé non peggiora le emissioni inquinanti. Al contrario impone a questi
impianti limiti di legge piu' restrittivi e quindi l'utilizzo di migliori tecnologie
di abbattimento. I combustibili "tradizionali" dei cementifici (come il petcoke o
il polverino di carbone) sono porcherie ben peggiori del CSS. E purtroppo in
base alla normativa vigente un cementificio che brucia questi combustibili
tradizionali può emettere inquinanti in atmosfera entro limiti di legge molto
più permissivi (quali sono quelli previsti per gli impianti industriali in
generale), mentre quando bruciano anche il CSS quei limiti di emissione
diventano più restrittivi, in quanto per essere autorizzati ad operare col
combustibile da rifiuti gli impianti vengono assimilati ad inceneritori (tanto per
fare un esempio secondo la legge vigente un impianto industriale in generale
puo' emettere diossine fino a 10mila nanogrammi per metro cubo, mentre per
un inceneritore il limite e' di 0,1 nanogrammi per m3. Se un cementificio e'
autorizzato a bruciare anche CSS, deve rispettare il limite di 0,1 per le diossine
e questo impone un radicale miglioramento dell'impianto e di conseguenza
delle sue emissioni) (lo stesso vale anche per metalli pesanti e altri
microinquinanti);”
considerazioni:
È vero che i cementifici sono impianti industriali altamente inquinanti. Il
problema è che lo sono con o senza l’uso dei rifiuti come combustibile e
“assomigliare” agli inceneritori non è un vantaggio. Il d.lgs. proposto non
avrebbe variato, in merito ai limiti di emissione, la NORMATIVA GIA’
ESISTENTE, che prevede nel caso dei cementifici-inceneritori, per gli
inquinanti gassosi limiti da 2 a 9 volte maggiori rispetto a quelli degli
inceneritori, e per i microinquinanti (diossine e metalli pesanti) gli stessi
limiti degli inceneritori “classici”. La differenza SOSTANZIALE è che il
D.Lgs avrebbe semplificato enormemente gli iter autorizzativi per la
combustione di rifiuti in questi impianti, con normativa sulle emissioni
invariata. Le emissioni di inquinanti gassosi da parte dei cementifici-
inceneritori sarebbero rimaste molto più alte di quelle degli inceneritori.
Nel caso dei microinquinanti (metalli pesanti e diossine), a parità di
concentrazioni nei fumi, i cementifici-inceneritori emettono volumi di
fumi enormemente maggiori rispetto agli inceneritori classici. Poiché la
quantità assoluta di diossine e metalli pesanti è proporzionale sia alla
quantità di rifiuti bruciati che al volume di fumi emessi, i cementifici-
inceneritori, pur rispettando la parità di concentrazione espressa dai
limiti di legge, emettono quantità assolute di microinquinanti (non
biodegradabili e persistenti nell’ambiente) enormemente maggiori
rispetto agli inceneritori classici. L’incenerimento di rifiuti varia inoltre la
tipologia emissiva dei cementifici, creando in particolare criticità
aggiuntive soprattutto per i metalli pesanti (principalmente piombo,
arsenico, mercurio).
Se l’obiettivo reale fosse stato quello di ridurre le emissioni inquinanti dei
cementifici, sarebbe stato opportuno che Legambiente avesse proposto,
in luogo di una mera variazione di combustibile, l’imposizione di
miglioramenti tecnologici e limiti produttivi ed emissivi in grado di
garantire maggiormente la tutela dell’ambiente e della salute pubblica ai
residenti in prossimità di cementifici, con o senza co-combustione di
rifiuti.
comunicato Legambiente:
“- rende i cementifici piu' controllati. I cementifici quando bruciano CSS sono
obbligati a monitorare alcuni inquinanti - come ad esempio le diossine - che
non sono obbligati a monitorare per legge quando bruciano le altre schifezze
classificate come combustibli tradizionali);”
considerazioni:
La normativa per gli impianti di combustione di rifiuti (che siano
inceneritori, cementifici o altro) prevede al massimo controlli
quadrimestrali delle emissioni di diossine. Questi, a differenza del
monitoraggio in continuo (che né la vecchia normativa né il d.lgs. in
oggetto impongono) sottostimano fortemente le emissioni di diossine da
parte di questi impianti. Anche quantità estremamente piccole di diossine
sono pericolose per la salute umana, in quanto queste sostanze sono non
biodegradabili e accumulabili nei tessuti umani e nei vegetali, con un
tempo di dimezzamento che può superare il secolo.
Anche in questo caso sarebbe stata auspicabile una variazione della
normativa vigente per i cementifici (a prescindere dalla possibilità di
bruciarci rifiuti), con la previsione di monitoraggi in continuo e di
periodici campionamenti su materiali biologici nei territori limitrofi a
questi impianti.
comunicato Legambiente:
“- a parità di risultati, bruciare CSS in un cementificio è meglio che in un
inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2: nel primo caso infatti il css
sostituisce un (pessimo) combustibile fossile che comunque verrebbe
impiegato per la fabbricazione di cemento, nel secondo caso invece i rifiuti
verrebbero usati per produrre calore, in parte convertito in elettricità (al
massimo
per il 25%), in parte (nei paesi e nei mesi freddi) usato in reti di
teleriscaldamento, in parte (la gran parte) semplicemente disperso
nell'ambiente come calore inutilizzabile: gli inceneritori, anche i migliori
possibili, sono macchine intrinsecamente inefficienti sotto il profilo del
recupero
energetico, specie nei paesi caldi;”
considerazioni:
Bruciare i rifiuti non è MAI “meglio”, sotto nessun profilo. Se si vogliono
salvaguardare sostenibilità, salute, ambiente e “buone pratiche”, i rifiuti
non vanno bruciati.
Detto questo, considerata la maggiore “libertà” emissiva di inquinanti
gassosi dei cementifici-inceneritori, un cementificio che brucia rifiuti
produce di solito almeno il triplo di CO2 rispetto a un inceneritore
classico. La lieve riduzione dei gas serra ottenuta dalla sostituzione
parziale dei combustibili fossili con rifiuti ridurrebbe le emissioni dei
cementifici in maniera scarsamente significativa, considerata la abnorme
produzione annua di CO2 da parte di questi impianti che, secondo i
dati del registro europeo delle emissioni inquinanti (E-PRTR) ammonta in
Italia a oltre 21 milioni di tonnellate/anno. Basta un piccolo aumento della
capacità produttiva dei singoli impianti per recuperare abbondantemente
la quantità di gas serra “risparmiata” dalla sostituzione parziale dei
combustibili fossili con i rifiuti. Questi ultimi, infatti, sono per gli
imprenditori del cemento economicamente molto più vantaggiosi dei
combustibili tradizionali e, dunque, agirebbero da concreto incentivo
all’aumento della produzione. Tale affermazione è dimostrabile con il
confronto di emissioni tra gli impianti con o senza co-combustione di
rifiuti che sono già operativi nel nostro paese.
comunicato Legambiente:
“- e in ultimo, ma non per importanza (anzi è il contrario!), può evitare la
costruzione di nuovi impianti di incenerimento. Questa opzione di recupero
energetico può essere utilizzata in modo temporaneo e in alternativa alla
realizzazione di impianti dedicati di incenerimento da costruire ex novo (che
invece, una volta realizzati, soprattutto se sovradimensionati, funzioneranno a
pieno regime per almeno 15-20 anni vanficando ogni scenario di aumento del
riciclaggio da raccolta differenziata, anche oltre il 65% previsto dalla legge, e
di sviluppo delle politiche di prevenzione, ancora oggi ampiamente disattese).
E infatti, non a caso, questa opzione e' da sempre osteggiata dalle aziende che
costruiscono e gestiscono inceneritori.
Se c'è un aspetto negativo nell'impiego di CSS nei cementifici, è legato alle
quantità in gioco: purtroppo (o meglio per fortuna) di cementifici non ce n'è
abbastanza per bruciare tutto ciò che
oggi finisce in inceneritore o, peggio, in discariche per rifiuti. Quindi, i
cementifici non sono la soluzione definitiva del problema rifiuti: per quello
occorrono efficienti politiche di riduzione prima e di raccolta differenziata e
riciclaggio poi. In ogni caso se servissero a chiudere qualche inceneritore o a
non aprire qualche discarica in giro per l'Italia, non è un risultato
disprezzabile. Anzi.”
considerazioni:
Di cementifici “ce n’è abbastanza” eccome, perché l’Italia ha il maggior
numero di cementifici in Europa. Inoltre, come ampiamente dimostrato, la
combustione di rifiuti “per se” rappresenta un enorme disincentivo alle
“buone pratiche” (riduzione, riuso, riciclo, riduzione della produzione dei
rifiuti). L’Italia è, ad oggi, il terzo paese europeo per numero di
inceneritori operativi. Il D. Lgs. in oggetto avrebbe di fatto raddoppiato la
potenzialità inceneritorista del nostro Paese, rendendo immediatamente
disponibili all’incenerimento dei rifiuti ulteriori 59 impianti su tutto il
territorio nazionale, portando l’Italia al primo posto in Europa per
incenerimento di rifiuti e contravvenendo alle più recenti direttive
europee, che chiedono agli Stati membri l’abbandono dell’incenerimento
nel prossimo decennio.
Mi auguro che la storia, la tradizione e la cultura ambientalista che
Legambiente rappresenta nel nostro Paese la inducano a rivedere, magari
sotto la spinta dei tanti associati, il suo concetto di sostenibilità e a correggere
pericolose derive verso il potenziale vantaggio del bene privato rispetto
all’interesse pubblico. Agevolare le lobby dei rifiuti e del cemento non aiuta né
le buone pratiche né le condizioni ambientali e sanitarie dei territori limitrofi
agli impianti di incenerimento.
La guerra contro l'incenerimento dei rifiuti non è finita. Legambiente decida da
che parte stare.
MEMORIA SUL CEMENTIFICIO INCENERITORE DI Calusco d'Adda la Pianura Padana resta la zona peggiore d'Europa insieme all'area più industrializzata della Polonia (classifica cui gli inceneritori forniscono un contributo determinante).
Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni
NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI :
Paderno d'Adda e Solza
.
HANNO FIRMATO :
Calusco d'Adda,
Cornate d'Adda,
Imbersago,
Medolago,
Parco Adda Nord,
Robbiate,
Verderio Inferiore,
Verderio Superiore,
Villa d'Adda,
Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia .
Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento .
http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html
Countdown alla ferrovia
il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .
Saturday, January 02, 2016
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