Revamping Italcementi, il progetto che divide la Bassa padovana
Una battaglia condotta a suon di ricorsi tra cementificio, enti, residenti, comitati e amministrazioni locali. Sul progetto di ammodernamento del sito di Monselice inserito nel parco Colli euganei si è pronunciato a favore il Consiglio di Stato
Una vicenda locale finita nelle aule dei tribunali che mette sul tappeto temi di carattere ambientale e occupazionali cruciali per il territorio della Bassa Padovana.
IL PROGETTO. Si tratta del progetto di "revamping" di Italcementi - la multinazionale che gestisce il cementificio di Monselice - che prevede un ammodernamento degli stabilimenti per un investimento di 160 milioni. A favore, oltre all'azienda, l'amministrazione locale e i dipendenti, supportati dalle sigle sindacali.
I COMITATI. Dalla parte opposta della barricata, oltre alle amministrazioni dei vicini comuni di Baone ed Este, alcuni residenti e gli ambientalisti di "Lasciateci respirare" ed "E noi?", che da anni, anche prima del progetto, criticano l'inquinamento provocato dallo stabilimento, anche a fronte della possibilità di utilizzo del Pet-coke come combustibile, che avrebbe incrementato l'inquinamento della zona. Rivoltisi al Tar del Veneto, questi ultimi hanno vinto il ricorso in primo grado contro il progetto per "incompatibilità con la normativa di tutela ambientale del Parco dei colli Euganei".
IL TAR. La sentenza emessa a maggio 2011 dal Tar ha dunque annullato l'autorizzazione paesaggistica rilasciata il 13 dicembre 2010 dal Parco colli e la delibera di giunta provinciale del 29 dicembre dello stesso anno di approvazione della valutazione d'impatto ambientale (Via). Secondo il tribunale veneto "il progetto di Italcementi va oltre la normale manutenzione di un impianto destinato a cessare fra pochi mesi. È - secondo il Tar - un impianto nuovo, di durata quasi trentennale, con un nuovo ciclo di produzione. Quindi è incompatibile con le finalità di tutela".
I LAVORATORI. Preoccupati per il proprio futuro lavorativo, a seguito della sentenza di primo grado che di fatto boccia il progetto, i dipendenti della cementeria hanno scioperato per riunirsi in assemblea e discutere delle ricadute. "I lavoratori esprimono la forte preoccupazione per il futuro dei posti di lavoro - 250 in tutto tra diretti e dell'indotto - dello stabilimento", avevano dichiarato i rappresentanti sindacali Fillea-Cgil e Filca-Cisl.
IL CONSIGLIO DI STATO. Italcementi si è quindi appellata al Consiglio di Stato che, pronunciatosi a febbraio 2012 accogliendo il ricorso - considerando il progetto legittimo - spalanca le porte al piano di investimento e al proseguo dell'attività per altri 28 anni. Lo stesso iter burocratico del progetto di revamping, congelato prima dalla sentenza del Tar, può ora proseguire con le ultime autorizzazioni necessarie prima dell'avvio dei lavori.
GLI ALTRI RICORSI. Sono invece ancora in itinere i ricorsi al Consiglio di stato e di nuovo al Tar Veneto, proposti dai vicini comuni di Este e Baone. Il primo contro l'esclusione dei paesi dalla convenzione a tre tra cementificio, Parco e comune di Monselice, il secondo contro la delibera della Provincia di Padova che ha autorizzato il revamping.IL PROGETTO. Si tratta del progetto di "revamping" di Italcementi - la multinazionale che gestisce il cementificio di Monselice - che prevede un ammodernamento degli stabilimenti per un investimento di 160 milioni. A favore, oltre all'azienda, l'amministrazione locale e i dipendenti, supportati dalle sigle sindacali.
I COMITATI. Dalla parte opposta della barricata, oltre alle amministrazioni dei vicini comuni di Baone ed Este, alcuni residenti e gli ambientalisti di "Lasciateci respirare" ed "E noi?", che da anni, anche prima del progetto, criticano l'inquinamento provocato dallo stabilimento, anche a fronte della possibilità di utilizzo del Pet-coke come combustibile, che avrebbe incrementato l'inquinamento della zona. Rivoltisi al Tar del Veneto, questi ultimi hanno vinto il ricorso in primo grado contro il progetto per "incompatibilità con la normativa di tutela ambientale del Parco dei colli Euganei".
IL TAR. La sentenza emessa a maggio 2011 dal Tar ha dunque annullato l'autorizzazione paesaggistica rilasciata il 13 dicembre 2010 dal Parco colli e la delibera di giunta provinciale del 29 dicembre dello stesso anno di approvazione della valutazione d'impatto ambientale (Via). Secondo il tribunale veneto "il progetto di Italcementi va oltre la normale manutenzione di un impianto destinato a cessare fra pochi mesi. È - secondo il Tar - un impianto nuovo, di durata quasi trentennale, con un nuovo ciclo di produzione. Quindi è incompatibile con le finalità di tutela".
I LAVORATORI. Preoccupati per il proprio futuro lavorativo, a seguito della sentenza di primo grado che di fatto boccia il progetto, i dipendenti della cementeria hanno scioperato per riunirsi in assemblea e discutere delle ricadute. "I lavoratori esprimono la forte preoccupazione per il futuro dei posti di lavoro - 250 in tutto tra diretti e dell'indotto - dello stabilimento", avevano dichiarato i rappresentanti sindacali Fillea-Cgil e Filca-Cisl.
IL CONSIGLIO DI STATO. Italcementi si è quindi appellata al Consiglio di Stato che, pronunciatosi a febbraio 2012 accogliendo il ricorso - considerando il progetto legittimo - spalanca le porte al piano di investimento e al proseguo dell'attività per altri 28 anni. Lo stesso iter burocratico del progetto di revamping, congelato prima dalla sentenza del Tar, può ora proseguire con le ultime autorizzazioni necessarie prima dell'avvio dei lavori.
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