Ambiente: gli inceneritori? Più CO2 delle centrali a carbone
amismp, 29/09/2006Come si fa a definire fonte rinnovabile il processo di combustione dei rifiuti? Contro questo paradosso sono state consegnate oggi ai Presidenti di Camera e Senato quasi 30 mila firme da Greenpeace e dalla Rete Nazionale Rifiuti Zero per chiedere l’abolizione del sussidio agli inceneritori.
La produzione elettrica da incenerimento dei rifiuti è sussidiata, infatti, sia attraverso i costi di smaltimento che grazie agli incentivi che dovrebbero essere riservati alle fonti rinnovabili di energia, prive di emissioni inquinanti.
"Nei rifiuti è presente sia una componente organica, le cui emissioni di CO2 sono considerate nulle, che una componente di plastiche che invece è una fonte fossile a tutti gli effetti in quanto derivata dal petrolio, le cui emissioni vanno conteggiate" spiega Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace. "Dai dati ufficiali che annualmente vengono presentati alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, risulta che a parità di energia prodotta i termovalorizzatori emettono più anidride carbonica rispetto alla media della produzione elettrica. Così gli incentivi che dovrebbero essere dedicati alle fonti rinnovabili – che hanno emissioni nulle di CO2 – vengono spesi per aumentarle".
Per la produzione netta di un kilowattora da rifiuti si emettono infatti circa 940 grammi di anidride carbonica, contro i 530 della media nazionale (che comprende anche la quota da rinnovabili) e i 650 della sola componente termoelettrica. Si tratta di emissioni più elevate di quelle delle fonti fossili: un impianto tradizionale a carbone emette circa 900 grammi di CO2 per kWh e uno a gas a ciclo combinato circa 370. "L’Italia, in ritardo rispetto allo sviluppo delle nuove fonti rinnovabili – eolico, solare, biomasse – e in gravi difficoltà per rispettare gli impegni di Kyoto, dovrebbe semmai tassare e non incentivare gli impianti di incenerimento, favorendo invece il riciclaggio ed il compostaggio" ricorda Rossano Ercolini, della Rete Nazionale Rifiuti zero.
Da una tonnellata di rifiuti si producono circa 700 kWh e si ricevono mediamente circa 70 euro di incentivi per la produzione di elettricità. Ma una tonnellata di rifiuti incenerita emette circa 0,8 tonnellate di CO2 e riceve pure gli incentivi: se gli impianti dovessero acquistare sul mercato i permessi di emissione, dovrebbero pagare una cifra di 10-15 euro per tonnellata.
"Nei rifiuti è presente sia una componente organica, le cui emissioni di CO2 sono considerate nulle, che una componente di plastiche che invece è una fonte fossile a tutti gli effetti in quanto derivata dal petrolio, le cui emissioni vanno conteggiate" spiega Giuseppe Onufrio, direttore delle campagne di Greenpeace. "Dai dati ufficiali che annualmente vengono presentati alla Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, risulta che a parità di energia prodotta i termovalorizzatori emettono più anidride carbonica rispetto alla media della produzione elettrica. Così gli incentivi che dovrebbero essere dedicati alle fonti rinnovabili – che hanno emissioni nulle di CO2 – vengono spesi per aumentarle".
Per la produzione netta di un kilowattora da rifiuti si emettono infatti circa 940 grammi di anidride carbonica, contro i 530 della media nazionale (che comprende anche la quota da rinnovabili) e i 650 della sola componente termoelettrica. Si tratta di emissioni più elevate di quelle delle fonti fossili: un impianto tradizionale a carbone emette circa 900 grammi di CO2 per kWh e uno a gas a ciclo combinato circa 370. "L’Italia, in ritardo rispetto allo sviluppo delle nuove fonti rinnovabili – eolico, solare, biomasse – e in gravi difficoltà per rispettare gli impegni di Kyoto, dovrebbe semmai tassare e non incentivare gli impianti di incenerimento, favorendo invece il riciclaggio ed il compostaggio" ricorda Rossano Ercolini, della Rete Nazionale Rifiuti zero.
Da una tonnellata di rifiuti si producono circa 700 kWh e si ricevono mediamente circa 70 euro di incentivi per la produzione di elettricità. Ma una tonnellata di rifiuti incenerita emette circa 0,8 tonnellate di CO2 e riceve pure gli incentivi: se gli impianti dovessero acquistare sul mercato i permessi di emissione, dovrebbero pagare una cifra di 10-15 euro per tonnellata.
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