comunicato stampa -
TAVOLO CRISI EDILIZIA: LA RICETTA DI LEGAMBIENTE
Legambiente interviene sul dibattito apertosi in Provincia di Lecco sul tema
della crisi dell'edilizia, anche se con inspiegabile miopia non siamo stati
invitati a farlo.
Premesso che anche la nostra associazione ha sempre dimostrato molta attenzione
al mondo del lavoro, riteniamo che il problema della crisi dell'edilizia vada
affrontato attentamente per impedire ulteriore ed inutile consumo di suolo e
devastazioni del paesaggio.
Oggi occorre che questo settore modifichi il proprio modo di operare. Se un
tempo c'erano i negozi che vendevano inchiostro e pennini, oggi abbiamo quelli
che vendono computer. Se oggi il mercato dell'edilizia è saturo ed anche il bene
rifugio del mattone, sia esso residenziale o industriale, comincia a
manifestare evidenti segni di ristagno, allora conviene cambiare rotta.
L'edilizia deve rispondere solo ad esigenze demografiche o di adeguamento
industriale. Il resto è solo un mercato drogato o senza sbocchi, in alcuni casi
macchiato anche nel nostro territorio da infiltrazioni mafiose.
Oggi, per sopravvivere, occorre che una buona parte di queste imprese cambi la
propria produzione, orientandosi verso la messa in sicurezza del territorio, le
infrastrutture per la mobilità sostenibile, la manutenzione dei vecchi edifici,
il miglioramento energetico, oppure non vediamo quali politiche si possano
mettere in campo.
Al tavolo promosso dalla Provincia per parlare della crisi dell'edilizia si è
parlato di circa 400 esuberi di lavoratori. Parte di quei lavoratori a rischio
potrebbero essere impiegati se dal patto di stabilità si togliessero due
tipologie di investimento pubblico: la riqualificazione energetica del
patrimonio pubblico e la messa in sicurezza del territorio. Molti Comuni hanno
milioni di euro bloccati in Banca d'Italia. Valmadrera, solo per citarne uno di
questi, ha oltre sette milioni di euro da spendere in queste opere. Lecco ne ha
molti di più. Soldi che potrebbero essere investiti in progetti e opere che in
prospettiva farebbero risparmiare sulle bolletta energetica o per interventi
nel post emergenza a seguito di calamità naturali che oggi sono sempre più
frequenti. Altri lavoratori potrebbero essere assorbiti dal settore turistico e
dall'agricoltura, a cui tra l'altro potrebbe essere affidato e riconosciuto
economicamente l'importante ruolo di custode del territorio e del paesaggio.
Legambiente è pronta a discutere con tutti i portatori di interesse di questi
temi e chiede di essere invitata al tavolo provinciale. Andare oltre la logica
che ha portato alla crisi vuol dire, anche, allargare le proprie vedute e
cominciare a lavorare per un futuro ecosostenibile.
Coordinamento lecchese Circoli Legambiente della Provincia di Lecco
MEMORIA SUL CEMENTIFICIO INCENERITORE DI Calusco d'Adda la Pianura Padana resta la zona peggiore d'Europa insieme all'area più industrializzata della Polonia (classifica cui gli inceneritori forniscono un contributo determinante).
Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni
NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI :
Paderno d'Adda e Solza
.
HANNO FIRMATO :
Calusco d'Adda,
Cornate d'Adda,
Imbersago,
Medolago,
Parco Adda Nord,
Robbiate,
Verderio Inferiore,
Verderio Superiore,
Villa d'Adda,
Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia .
Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento .
http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html
Countdown alla ferrovia
il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .
Tuesday, January 24, 2012
Monday, January 23, 2012
E’ emergenza smog nelle città italiane. Legambiente presenta Mal’aria 2012
E’ emergenza smog nelle città italiane. Legambiente presenta Mal’aria 2012
La qualità dell’aria delle città italiane è pessima e continua a peggiorare. Lo confermano i dati del dossier Mal’aria, lo studio annuale di Legambiente sull’inquinamento atmosferico. I principali imputati sono le polveri sottili: nel 2011, il 67% dei capoluoghi di provincia monitorati non ha rispettato il limite consentito di superamenti della soglia di PM10, un aumento del 12% rispetto all’anno precedente. Torino, Milano e Verona sono in testa con 158, 131 e 130 superamenti registrati nella centralina peggiore di ognuna delle tre città. Crescono, inoltre, le dimensioni degli sforamenti. Ed è una vera e propria emergenza, perché il particolato emesso dagli scarichi delle autovetture, dagli impianti di riscaldamento e dai processi industriali, sono sostanze altamente dannose per la salute umana per la loro capacità di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio. Ecco perché contro smog e traffico, per rivendicare il diritto alla salute, prende il via oggi il week-end di mobilitazione di Legambiente lungo la penisola: banchetti informativi, flash mob, incontri con le amministrazioni e i cittadini per discutere proposte sui problemi piccoli e grandi legati alla mobilità in città.
Nel 2011, secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio”, sulle 82 città monitorate, 55 hanno esaurito i 35 superamenti all’anno del limite di legge giornaliero per la protezione umana del PM10 (50 µg/m3). In particolare l’area della pianura Padana rimane la zona più critica. Tutti i capoluoghi lombardi hanno superato il “bonus” dei 35 giorni, in Piemonte si salva solo Verbania, in Veneto Belluno, Cesena in Emilia Romagna e Gorizia in Friuli Venezia Giulia.
A saltare all’occhio, però, oltre al numero di città che non rispettano i limiti, sono i giorni di sforamento e il loro pauroso aumento da un anno all’altro. Ben 13 città hanno registrato oltre 100 superamenti del limite di protezione della salute umana e 29 hanno superato di due volte il limite annuale dei 35 giorni fuorilegge. Se, per ipotesi, si potessero esaurire in anticipo i 35 superamenti consentiti ogni anno, Torino avrebbe già esaurito il bonus per i prossimi tre anni e mezzo, Milano e Verona per due anni e otto mesi, Alessandria e Monza per i prossimi 2 anni e mezzo. Rispetto al 2010, in alcune città la situazione è peggiorata in modo drammatico: Cremona ha registrato quasi tre mesi in più di aria irrespirabile, Verona due mesi in più, Treviso 50 giorni, e numeri allarmanti si leggono anche per Milano (44 giorni in più), Terni (42), Cagliari e Vercelli (entrambe hanno registrato un aumento di 38 giorni).
E se diminuiscono le città che hanno superato più di 25 volte il valore giornaliero dell’ozono, sono 18 quelle in cui gli sforamenti sono stati più del doppio di quelli concessi. Addirittura il triplo a Lecco, Mantova e Novara. È in leggera crescita anche il numero di città che non rispettano i limiti del biossido di azoto.
Le cause dell’inquinamento atmosferico sono chiare e conosciute da tempo. Analizzando il dettaglio cittadino delle fonti di emissione, si vede come il contributo del traffico veicolare sia rilevante per le polveri fini (come a Roma, Milano, Palermo e Aosta) e ancora di più per gli ossidi di azoto. Un’altra fonte sempre più influente in città è quella dei riscaldamenti, che in alcuni casi supera anche il contributo delle automobili, come ad esempio a Bolzano, Trento, Cagliari. E scendendo nel dettaglio delle emissioni che provengono dalle diverse categorie di veicoli, sono sempre le automobili le peggiori “inquinatrici”, e sebbene sul mercato compaiano modelli di auto sempre più efficienti e alcuni progressi siano stati fatti sulla riduzione degli inquinanti che escono dai tubi di scappamento, non vanno sottovalutate quelle 9mila tonnellate di polveri a livello nazionale che derivano dall’usura degli pneumatici, dei freni e del manto stradale, che in buona parte finiscono nei nostri polmoni.
“Al traffico – commenta Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - si risponde troppo spesso con interventi occasionali di emergenza, come blocchi del traffico o targhe alterne, che possono servire a qualcosa solo se programmati in modo continuo nel tempo e associati a provvedimenti quali il pedaggio urbano. L’Area C recentemente introdotta a Milano è, ad esempio, un’iniziativa che va in questa direzione e che si dimostrerà tanto più efficace quanto più convincerà i milanesi a usare maggiormente i mezzi pubblici e la bicicletta. Sarebbe auspicabile integrarla con misure su zone più estese. Il tutto, poi, va coordinato a livello nazionale da un Piano di risanamento della qualità dell’aria, che ancora si fa attendere, e al quale si devono associare altre misure come quelle sul riscaldamento che in molte città contribuisce in maniera sostanziale all’aumento dell’inquinamento dell’aria. La soluzione è possibile, richiede però più coraggio da parte degli amministratori e più responsabilità da parte dei cittadini”.
Per limitare le auto in città servono, insomma, serie politiche di mobilità sostenibile e di potenziamento del trasporto pubblico locale, ma si deve pensare più seriamente anche al modo di ridurre il flusso del traffico pendolare in entrata nelle città. Sono circa 11milioni le persone che ogni giorno si spostano per recarsi al lavoro o ai luoghi di studio, e di questi solo 2,8milioni scelgono il treno. Le pessime condizioni del servizio ferroviario e dei treni sono continuamente peggiorate dai continui tagli delle risorse e dei collegamenti, le difficoltà di muoversi in città una volta usciti dalla stazione, rendono il treno poco appetibile come mezzo di trasporto. Eppure aumentare di mille unità i treni in circolazione o investire a lungo termine per portare i passeggeri ad almeno 4 milioni, porterebbe benefici non solo alla qualità della vita, ridurrebbe le congestioni da traffico, e comporterebbe un risparmio di emissioni in atmosfera stimate da Legambiente in una riduzione dal 3,3% al 5,5% di PM10.
Nel 2011, secondo la classifica di Legambiente “PM10 ti tengo d’occhio”, sulle 82 città monitorate, 55 hanno esaurito i 35 superamenti all’anno del limite di legge giornaliero per la protezione umana del PM10 (50 µg/m3). In particolare l’area della pianura Padana rimane la zona più critica. Tutti i capoluoghi lombardi hanno superato il “bonus” dei 35 giorni, in Piemonte si salva solo Verbania, in Veneto Belluno, Cesena in Emilia Romagna e Gorizia in Friuli Venezia Giulia.
A saltare all’occhio, però, oltre al numero di città che non rispettano i limiti, sono i giorni di sforamento e il loro pauroso aumento da un anno all’altro. Ben 13 città hanno registrato oltre 100 superamenti del limite di protezione della salute umana e 29 hanno superato di due volte il limite annuale dei 35 giorni fuorilegge. Se, per ipotesi, si potessero esaurire in anticipo i 35 superamenti consentiti ogni anno, Torino avrebbe già esaurito il bonus per i prossimi tre anni e mezzo, Milano e Verona per due anni e otto mesi, Alessandria e Monza per i prossimi 2 anni e mezzo. Rispetto al 2010, in alcune città la situazione è peggiorata in modo drammatico: Cremona ha registrato quasi tre mesi in più di aria irrespirabile, Verona due mesi in più, Treviso 50 giorni, e numeri allarmanti si leggono anche per Milano (44 giorni in più), Terni (42), Cagliari e Vercelli (entrambe hanno registrato un aumento di 38 giorni).
E se diminuiscono le città che hanno superato più di 25 volte il valore giornaliero dell’ozono, sono 18 quelle in cui gli sforamenti sono stati più del doppio di quelli concessi. Addirittura il triplo a Lecco, Mantova e Novara. È in leggera crescita anche il numero di città che non rispettano i limiti del biossido di azoto.
Le cause dell’inquinamento atmosferico sono chiare e conosciute da tempo. Analizzando il dettaglio cittadino delle fonti di emissione, si vede come il contributo del traffico veicolare sia rilevante per le polveri fini (come a Roma, Milano, Palermo e Aosta) e ancora di più per gli ossidi di azoto. Un’altra fonte sempre più influente in città è quella dei riscaldamenti, che in alcuni casi supera anche il contributo delle automobili, come ad esempio a Bolzano, Trento, Cagliari. E scendendo nel dettaglio delle emissioni che provengono dalle diverse categorie di veicoli, sono sempre le automobili le peggiori “inquinatrici”, e sebbene sul mercato compaiano modelli di auto sempre più efficienti e alcuni progressi siano stati fatti sulla riduzione degli inquinanti che escono dai tubi di scappamento, non vanno sottovalutate quelle 9mila tonnellate di polveri a livello nazionale che derivano dall’usura degli pneumatici, dei freni e del manto stradale, che in buona parte finiscono nei nostri polmoni.
“Al traffico – commenta Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - si risponde troppo spesso con interventi occasionali di emergenza, come blocchi del traffico o targhe alterne, che possono servire a qualcosa solo se programmati in modo continuo nel tempo e associati a provvedimenti quali il pedaggio urbano. L’Area C recentemente introdotta a Milano è, ad esempio, un’iniziativa che va in questa direzione e che si dimostrerà tanto più efficace quanto più convincerà i milanesi a usare maggiormente i mezzi pubblici e la bicicletta. Sarebbe auspicabile integrarla con misure su zone più estese. Il tutto, poi, va coordinato a livello nazionale da un Piano di risanamento della qualità dell’aria, che ancora si fa attendere, e al quale si devono associare altre misure come quelle sul riscaldamento che in molte città contribuisce in maniera sostanziale all’aumento dell’inquinamento dell’aria. La soluzione è possibile, richiede però più coraggio da parte degli amministratori e più responsabilità da parte dei cittadini”.
Per limitare le auto in città servono, insomma, serie politiche di mobilità sostenibile e di potenziamento del trasporto pubblico locale, ma si deve pensare più seriamente anche al modo di ridurre il flusso del traffico pendolare in entrata nelle città. Sono circa 11milioni le persone che ogni giorno si spostano per recarsi al lavoro o ai luoghi di studio, e di questi solo 2,8milioni scelgono il treno. Le pessime condizioni del servizio ferroviario e dei treni sono continuamente peggiorate dai continui tagli delle risorse e dei collegamenti, le difficoltà di muoversi in città una volta usciti dalla stazione, rendono il treno poco appetibile come mezzo di trasporto. Eppure aumentare di mille unità i treni in circolazione o investire a lungo termine per portare i passeggeri ad almeno 4 milioni, porterebbe benefici non solo alla qualità della vita, ridurrebbe le congestioni da traffico, e comporterebbe un risparmio di emissioni in atmosfera stimate da Legambiente in una riduzione dal 3,3% al 5,5% di PM10.
PM10 ti tengo d’occhio– superamenti del limite medio giornaliero di protezione della salute umana (50 µg/m3) nei capoluoghi di provincia nel 2011, rispetto alla centralina peggiore. Superamenti consentiti in un anno: 35
Città capoluogo
|
Centralina peggiore
|
Superamenti
|
Città capoluogo
|
Centralina peggiore
|
Superamenti
| ||
1
|
Torino
|
Grassi
|
158
|
28
|
Rimini
|
Abete
|
74
|
2
|
Milano
|
Senato
|
131
|
29
|
Como
|
Viale Cattaneo
|
76
|
3
|
Verona
|
Borgo Milano
|
130
|
30
|
Ferrara
|
Via Bellonci
|
72
|
4
|
Alessandria
|
D'Annunzio
|
125
|
31
|
Varese
|
via Copelli
|
69
|
5
|
Monza
|
via Machiavelli
|
121
|
32
|
Bologna
|
Porta San Felice
|
69
|
6
|
Asti
|
Baussano
|
117
|
33
|
Roma
|
Tiburtina
|
69
|
7
|
Brescia
|
Villaggio Sereno
|
113
|
34
|
Pescara
|
Viale Bovio
|
69
|
8
|
Vicenza
|
Quartiere Italia
|
112
|
35
|
Ravenna
|
Caorle
|
68
|
9
|
Cremona
|
via Fatebenefratelli
|
109
|
36
|
Terni
|
Le Grazie
|
68
|
10
|
Frosinone*
|
Scalo
|
108
|
37
|
Lecco
|
Via Amendola
|
64
|
11
|
Mantova
|
via Ariosto
|
108
|
38
|
Palermo
|
Di Blasi
|
63
|
12
|
Pavia
|
Piazza Minerva
|
103
|
39
|
Napoli
|
Oss. Astronomico
|
62
|
13
|
Treviso
|
Via Lancieri di Novara
|
102
|
40
|
Firenze
|
Mosse
|
59
|
14
|
Bergamo
|
Via Garibaldi
|
98
|
41
|
Benevento
|
Osp. Civili Riuniti
|
58
|
15
|
Rovigo
|
Centro
|
98
|
42
|
Macerata
|
Via Vittoria
|
54
|
16
|
Lodi
|
Viale Vignati
|
96
|
43
|
Avellino
|
Ospedale Moscati
|
48
|
17
|
Cagliari
|
Piazza Sant'Avendrace
|
94
|
44
|
Forlì
|
Roma
|
48
|
18
|
Padova
|
Mandria
|
94
|
45
|
Pordenone
|
Centro
|
47
|
19
|
Parma
|
Montebello
|
93
|
46
|
Taranto
|
Via Machiavelli
|
45
|
20
|
Venezia
|
Parco Bissuola
|
91
|
47
|
Trento
|
via Bolzano
|
45
|
21
|
Modena
|
Via Nonantola
|
90
|
48
|
Pisa
|
Borghetto
|
44
|
22
|
Vercelli
|
Campo CONI
|
90
|
49
|
Sondrio
|
via Mazzini
|
44
|
23
|
Ancona
|
Via Bocconi
|
88
|
50
|
Udine
|
P.le Osoppo
|
44
|
24
|
Reggio nell'Emilia
|
Timavo
|
86
|
51
|
Perugia
|
Ponte San Giovanni
|
43
|
25
|
Novara
|
Roma
|
84
|
52
|
Prato
|
Roma
|
43
|
26
|
Piacenza
|
Giordani-Farnese
|
81
|
53
|
Trieste
|
Via Carpineto
|
43
|
27
|
Biella
|
Lamarmora
|
77
|
54
|
Pesaro
|
via Scarpellini
|
39
|
55
|
Cuneo
|
Alpini
|
36
|
Fonte: elaborazione Legambiente su dati Arpa, Comuni, Province, Regioni
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