Sabato 21 gennaio alla Fiera di Bergamo la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e Susanna Camusso, segretario di Cgil interverranno al convegno della Fondazione Italcementi.
Fondazione Italcementi,
Marcegaglia e Camusso
a confronto
“Industria: un’impresa. L’economia reale dal presente al futuro prossimo” è il titolo del convegno annuale proposto dalla Fondazione Italcementi “Cav. Lav. Carlo Pesenti” in calendario sabato 21 gennaio dalle 9.30 alle 13. Ma da tenere sott’occhio sarà l’incontro-scontro tra due donne che di impresa se ne intendono: Emma Marcegaglia, presidente di Confindustria, e Susanna Camusso segretario nazionale della Cgil.
Non un vero ring, ma sicuramente una visione attuale e futura dell’impresa italiana che vedrà intervenire ancheGiorgio Barba Navaretti, ordinario di Economia e Direttore della Graduate School di Scienze sociali, economiche e politiche dell’Università degli Studi di Milano; Carlo Dell’Aringa, docente dell’Università Cattolica di Milano e direttore del Centro di Ricerche Economiche sui problemi del Lavoro e dell’Industria; Oscar Farinetti, imprenditore e fondatore di Eataly; Edoardo Nesi, autore di “Storia della mia gente” vincitore del Premio Strega 2011. A moderare la tavola rotonda sarà Gianni Riotta, editorialista e scrittore. Non mancheranno poi i contributi di Giovanni Giavazzi, presidente della Fondazione Italcementi “Cav. Lav. Carlo Pesenti”;Raghuram G. Rajan, professore alla Booth School of Business della University of Chicago e Consigliere economico del Primo Ministro Indiano; monsignor Francesco Beschi, vescovo di Bergamo.
A fare gli onori di casa sarà Giampiero Pesenti, presidente Italcementi e vice presidente Fondazione Italcementi. In chiusura del convegno, alle 12.30 ci sarà spazio anche per un monologo di Giacomo Poretti, attore del trio Aldo, Giovanni e Giacomo.
Di che cosa si parlerà sabato a Bergamo lo spiegano alla Fondazione Italcementi: “L'industria capace di segnare tassi di crescita significativi e di creare nuove opportunità di benessere è destinata a essere prerogativa solo dei mercati emergenti? Il nostro Paese è in grado di riposizionarsi sulla strada di una crescita vera, con l'economia reale al centro di un modello di sviluppo sostenibile? Per decenni nella nostra cultura la "fabbrica" è stata motivo d'orgoglio e l'industria italiana si è fatta conoscere e apprezzare nel mondo per qualità e capacità innovativa, creando ricchezza e posti di lavoro. Poi l'Occidente ha ceduto al fascino della deindustrializzazione, e del creare "soldi dai soldi". A lungo, gli effetti sociali legati a questa trasformazione e alla globalizzazione sono stati considerati un marginale "prezzo da pagare" rispetto ai benefici della transizione verso una società "immateriale", con il superamento del concetto di lavoro, inteso nella sua concretezza di "agire per trasformare", come necessario motore della crescita.
Anche il rapporto con le nuove economie emergenti è stato inizialmente presentato come "sviluppo" verso un modello in cui il lavoro industriale scomparso sarebbe stato sostituito da posti di lavoro ad alto valore aggiunto nel settore dei servizi. Ma l'emergere di realtà come i BRICS - Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica - ha profondamente cambiato questo scenario. E mentre i paesi occidentali perdono terreno e sembrano incapaci di uscire dalla crisi, chi negli ultimi decenni ha investito nelle proprie fabbriche e ha saputo attirare investimenti industriali dai mercati più maturi, oggi sembra in grado di garantirsi un nuovo scenario di sviluppo. È partendo da questo quadro di riferimento che l'annuale convegno della Fondazione Italcementi Cav. Lav. Carlo Pesenti si propone di discutere sul fare impresa per creare valore, lavoro e cultura, dove qualità e innovazione sappiano riaffermare la competitività del Paese, in un mondo di nuovo orientato verso la normalità dell'economia reale”.
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