Merate: tanti gli amministratori all’assemblea su Italcementi. Proposto uno studio epidemiologico
Nella serata di venerdì 10 aprile, presso la sala consiliare del Comune di Merate, i comitati ambientalisti "La Nostra Aria", "Aria Pulita Centro Adda" e "Rete Rifiuti Zero Lombardia" hanno promosso un incontro per informare e discutere con i cittadini e gli amministratori dei comuni del territorio sulla richiesta dell'azienda Italcementi di passare dalle attuali 30mila tonnellate di Css bruciati per la produzione del cemento a 110mila. La serata è stata anche un'occasione per parlare in generale sul tema dei rifiuti e sulla pericolosità - a detta delle associazioni - della loro combustione negli inceneritori e, soprattutto, nei cementifici.
Dopo il saluto del sindaco Andrea Massironi, che ha spiegato come il Comune di Merate voglia essere in prima linea per tutelare la salute dei cittadini e che un'opinione pubblica allargata non può che essere un fatto positivo per mettere pressione su colossi industriali come Italcementi, ai portavoce dei comitati è toccato fare il punto della situazione.
"La richiesta di Italcementi stava passando in un silenzio assordante - ha spiegato Marco Benedetti del comitato Aria Pulita Centro Adda - e la nostra intenzione è stata quella di tirare un sasso nello stagno; prima con delle interrogazioni consiliari nei comuni dove alcuni di noi sono consiglieri, spogliandoci del nostro colore politico, dopodiché creando il comitato in modo tale da poter costruire una rete allargata tra le amministrazioni, le associazioni e i cittadini".
"Questo è il momento adatto per ricontrattare con Italcementi la qualità dell'aria di un territorio fortemente penalizzato - ha continuato l'ex assessore provinciale - , e la petizione che abbiamo proposto ai cittadini ha dato il via ad una mobilitazione che definirei storica nel meratese. Insieme stiamo cercando di far capire alle istituzioni e all'azienda che Italcementi, a differenza degli inceneritori che hanno una funzione pubblica, non può avere favoritismi. Se un privato fa degli utili non è la salute dei cittadini a doverci rimettere".
La parola è quindi passata a Raffaella Zigon, della Rete Rifiuti Zero Lombardia, e ad Attilio Agazzi del comitato La Nostra Aria di Solza.
"La situazione dei rifiuti è cruciale nella società attuale ed è fondamentale trovare metodologie diverse per affrontarla. Noi oggi ci troviamo di fronte ad un cementificio che chiede di bruciare quelli che dal 2013 sono definiti Combustibili Solidi Secondari: rifiuti per la maggior parte riciclabili e che anziché essere bruciati dovrebbero essere una risorsa per un modello sostenibile di economia circolare", ha spiegato la rappresentante di Rifiuti Zero. "In Provincia di Bergamo abbiamo presentato un documento osservazionale con le richieste dei comitati ambientalisti: richieste supportate dall'apporto scientifico di Medici per l'Ambiente Italia, un'associazione che collabora a livello internazionale con l'organizzazione mondiale della sanità"
L'obiettivo dell'incontro di venerdì è stato, dunque, anche quello di esporre il documento e trovare punti di cooperazione con gli amministratori che stanno portando avanti la loro battaglia per la salute dei cittadini sul piano istituzionale.
"I cementifici sono classificati come industrie insalubri di classe 1, perché un impianto come quello di Italcementi è presente in un centro abitato?", ha esordito Attilio Agazzi, che con il comitato La Nostra Aria da 3 anni cerca di informare i cittadini della sponda bergamasca dell'Adda sui rischi per la salute provocati dallo stabilimento di Calusco. "La co-combustione di combustibili derivati da rifiuti nei cementifici ha conseguenze sanitarie misurabili sui residenti nei territori limitrofi, specie in età pediatrica. Incrementi di mortalità per tumori maligni sono stati dimostrati in diversi studi sui residenti in prossimità di cementifici con co-combustione di rifiuti; mentre uno studio USA ha dimostrato la presenza di diossine da 2 a 9 volte più alte nella polvere domestica di abitazioni entro 3-5 Km da questi impianti", ha continuato il signor Agazzi con il supporto di alcune slides proiettate in sala.
"Se andiamo a prendere la Valutazione d'Impatto Ambientale presentata da Italcementi sul tavolo della Provincia di Bergamo possiamo notare che è la stessa azienda che certifica che le emissioni di metalli pesanti dello stabilimento di Calusco sono cresciute esponenzialmente negli anni: l'arsenico disperso nell'aria è aumentato dall'inizio della sperimentazione sui CDR del 4000%, le emissioni di ossido di azoto raggiungono oggi il milione di tonnellate l'anno e le diossine disperse sono aumentate di 400 volte negli ultimi anni. Tutte sostanze cancerogene e che creano un inquinamento che si protrae per anni nel terreno", ha concluso il portavoce dell'associazione di Solza.
"I fumi in uscita dai cementifici, anche se a norma di legge, superano abbondantemente il quantitativo massimo di esposizione giornaliera accettabile per l'organismo umano - ha aggiunto Raffaella Zigon - , mentre un'ultima considerazione riguarda il peggioramento in sé del combustibile: il potere calorifico del Css è 3 volte inferiore rispetto al petcoke, ciò porta a renderne necessarie maggiori quantità, ad un aumento dei camion per le strade e del conseguente inquinamento atmosferico".
Per queste ragioni i comitati che hanno promosso l'assemblea, e che ha visto la partecipazione dei rappresentanti istituzionali di tutti i comuni e degli enti del territorio, hanno espresso la loro assoluta contrarietà al progetto di Italcementi per i suoi rischi ambientali e sulla salute.
"Quanto fatto dalle amministrazioni comunali coinvolte nella conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Bergamo è importante e utilissimo, ma il nostro timore è che si stia affrontando un colosso come Italcementi con uno stuzzicadenti. La nostra proposta - ha concluso Raffaella Zigon - è quella di richiedere un'adeguata analisi epidemiologica sia di danno sanitario che di impatto sanitario, svolta congiuntamente dalle Asl di Bergamo e Lecco sotto la supervisione del dott. Crosignani, esperto in materia. Riteniamo sia l'unico modo inoppugnabile per tracciare i singoli inquinanti e far emergere le responsabilità di Italcementi sui danni creati alla salute dei cittadini".
Dopo il saluto del sindaco Andrea Massironi, che ha spiegato come il Comune di Merate voglia essere in prima linea per tutelare la salute dei cittadini e che un'opinione pubblica allargata non può che essere un fatto positivo per mettere pressione su colossi industriali come Italcementi, ai portavoce dei comitati è toccato fare il punto della situazione.
"La richiesta di Italcementi stava passando in un silenzio assordante - ha spiegato Marco Benedetti del comitato Aria Pulita Centro Adda - e la nostra intenzione è stata quella di tirare un sasso nello stagno; prima con delle interrogazioni consiliari nei comuni dove alcuni di noi sono consiglieri, spogliandoci del nostro colore politico, dopodiché creando il comitato in modo tale da poter costruire una rete allargata tra le amministrazioni, le associazioni e i cittadini".
"Questo è il momento adatto per ricontrattare con Italcementi la qualità dell'aria di un territorio fortemente penalizzato - ha continuato l'ex assessore provinciale - , e la petizione che abbiamo proposto ai cittadini ha dato il via ad una mobilitazione che definirei storica nel meratese. Insieme stiamo cercando di far capire alle istituzioni e all'azienda che Italcementi, a differenza degli inceneritori che hanno una funzione pubblica, non può avere favoritismi. Se un privato fa degli utili non è la salute dei cittadini a doverci rimettere".
La parola è quindi passata a Raffaella Zigon, della Rete Rifiuti Zero Lombardia, e ad Attilio Agazzi del comitato La Nostra Aria di Solza.
"La situazione dei rifiuti è cruciale nella società attuale ed è fondamentale trovare metodologie diverse per affrontarla. Noi oggi ci troviamo di fronte ad un cementificio che chiede di bruciare quelli che dal 2013 sono definiti Combustibili Solidi Secondari: rifiuti per la maggior parte riciclabili e che anziché essere bruciati dovrebbero essere una risorsa per un modello sostenibile di economia circolare", ha spiegato la rappresentante di Rifiuti Zero. "In Provincia di Bergamo abbiamo presentato un documento osservazionale con le richieste dei comitati ambientalisti: richieste supportate dall'apporto scientifico di Medici per l'Ambiente Italia, un'associazione che collabora a livello internazionale con l'organizzazione mondiale della sanità"
L'obiettivo dell'incontro di venerdì è stato, dunque, anche quello di esporre il documento e trovare punti di cooperazione con gli amministratori che stanno portando avanti la loro battaglia per la salute dei cittadini sul piano istituzionale.
"I cementifici sono classificati come industrie insalubri di classe 1, perché un impianto come quello di Italcementi è presente in un centro abitato?", ha esordito Attilio Agazzi, che con il comitato La Nostra Aria da 3 anni cerca di informare i cittadini della sponda bergamasca dell'Adda sui rischi per la salute provocati dallo stabilimento di Calusco. "La co-combustione di combustibili derivati da rifiuti nei cementifici ha conseguenze sanitarie misurabili sui residenti nei territori limitrofi, specie in età pediatrica. Incrementi di mortalità per tumori maligni sono stati dimostrati in diversi studi sui residenti in prossimità di cementifici con co-combustione di rifiuti; mentre uno studio USA ha dimostrato la presenza di diossine da 2 a 9 volte più alte nella polvere domestica di abitazioni entro 3-5 Km da questi impianti", ha continuato il signor Agazzi con il supporto di alcune slides proiettate in sala.
"Se andiamo a prendere la Valutazione d'Impatto Ambientale presentata da Italcementi sul tavolo della Provincia di Bergamo possiamo notare che è la stessa azienda che certifica che le emissioni di metalli pesanti dello stabilimento di Calusco sono cresciute esponenzialmente negli anni: l'arsenico disperso nell'aria è aumentato dall'inizio della sperimentazione sui CDR del 4000%, le emissioni di ossido di azoto raggiungono oggi il milione di tonnellate l'anno e le diossine disperse sono aumentate di 400 volte negli ultimi anni. Tutte sostanze cancerogene e che creano un inquinamento che si protrae per anni nel terreno", ha concluso il portavoce dell'associazione di Solza.
"I fumi in uscita dai cementifici, anche se a norma di legge, superano abbondantemente il quantitativo massimo di esposizione giornaliera accettabile per l'organismo umano - ha aggiunto Raffaella Zigon - , mentre un'ultima considerazione riguarda il peggioramento in sé del combustibile: il potere calorifico del Css è 3 volte inferiore rispetto al petcoke, ciò porta a renderne necessarie maggiori quantità, ad un aumento dei camion per le strade e del conseguente inquinamento atmosferico".
Per queste ragioni i comitati che hanno promosso l'assemblea, e che ha visto la partecipazione dei rappresentanti istituzionali di tutti i comuni e degli enti del territorio, hanno espresso la loro assoluta contrarietà al progetto di Italcementi per i suoi rischi ambientali e sulla salute.
"Quanto fatto dalle amministrazioni comunali coinvolte nella conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Bergamo è importante e utilissimo, ma il nostro timore è che si stia affrontando un colosso come Italcementi con uno stuzzicadenti. La nostra proposta - ha concluso Raffaella Zigon - è quella di richiedere un'adeguata analisi epidemiologica sia di danno sanitario che di impatto sanitario, svolta congiuntamente dalle Asl di Bergamo e Lecco sotto la supervisione del dott. Crosignani, esperto in materia. Riteniamo sia l'unico modo inoppugnabile per tracciare i singoli inquinanti e far emergere le responsabilità di Italcementi sui danni creati alla salute dei cittadini".
Matteo Fratangeli
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