Calusco: il senatore Arrigoni ''interroga'' su Italcementi
La questione Italcementi di Calusco d'Adda - rischio di inquinamento dell'aria e danni per la salute dei cittadini a causa dell'incremento di combustibili solidi secondari (CSS) per la produzione del cemento - è approdata in Parlamento.
Ieri il senatore della Lega Nord Paolo Arrigoni, sulla scorta degli impegni che il Governo ha assunto in Senato dopo l'approvazione di una mozione in materia di CSS a settembre 2013, ha presentato un'interrogazione a risposta scritta al Ministro dell'Ambiente finalizzata a sapere innanzitutto "se nella ricognizione dello stato di utilizzo dei combustibili solidi secondari da parte dei cementifici sul territorio nazionale sia stato preso in considerazione l'impianto Italcementi di Calusco d'Adda".
In secondo luogo "se il Ministro non intenda assumere le opportune iniziative a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, anche utilizzando l'ARPA e il NOE, per verificare lo stato dei luoghi e il livello d'inquinamento dell'area in cui sorge il cementificio, nonché il tipo di CSS utilizzato dall'Azienda (se CSS o CSS-Combustibile ossia combustibile certificato e di qualità), la sua tracciabilità, la quantità e qualità degli inquinanti che l'impianto prospetta di emettere a seguito all'incremento di utilizzo di CSS, nonché i monitoraggi previsti".
L'intenzione da parte di Italcementi S.p.A. sarebbe quella di utilizzare nello stabilimento di Calusco d'Adda come combustibile alternativo rifiuti catalogati come CSS (fanghi derivati da trattamento delle acque reflue, plastiche e gomme, come pneumatici usati e scarti d'imballaggi di plastica non riciclabili) con un enorme aumento di tonnellate impiegate, passando da 30.000 a 110.000 tonnellate annue.
L'aumento non è di non poco conto, anche considerato che "l'area dell'ubicazione del cementificio ricade in zona classificata di classe A dal Piano di Risanamento dell'Inquinamento Atmosferico della Regione Lombardia. Ciò evidenzia un elevato inquinamento di fondo - sottolinea il senatore del Carroccio - Pertanto il contributo quantitativo e qualitativo di inquinanti sul territorio attuato da Italcementi dovrebbe essere oggetto di una maggiore e costante attenzione e controllo, per tutelare la salute degli abitanti e degli ecosistemi presenti, anche in considerazione della presenza del Parco Adda Nord con le tutele ambientali che ne conseguono".
Legislatura 17 Atto di Sindacato Ispettivo n° 4-03482
Atto n. 4-03482
Pubblicato il 18 febbraio 2015,
nella seduta n. 394 ARRIGONI- Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. - Premesso che: in recenti articoli di stampa è emersa l'intenzione da parte di Italcementi SpA di utilizzare nello stabilimento sito a Calusco d'Adda come combustibile alternativo rifiuti catalogati come CSS (combustibile solido secondario), con un enorme aumento di tonnellate utilizzate, passando da 30.000 a 110.000 tonnellate annue; tale incremento del combustibile utilizzato incrementerebbe dall'attuale 15 per cento al 62 per cento la fornitura di energia alternativa ai combustibili fossili per la produzione di cemento; il progetto modificherebbe sensibilmente il protocollo d'intesa sottoscritto nel maggio 2012 con le amministrazioni locali del territorio e potrebbe causare un notevole aumento delle emissioni di ossidi di azoto e polveri sottili (PM 10 e PM 2.5) nell'aria; ricerche svolte sul territorio regionale dall'università degli studi di Milano hanno rilevato correlazione tra picchi di inquinamento atmosferico (ossidi di azoto, PM10) e impatti sulla salute degli abitanti del territorio; infatti, l'area di ubicazione del cementificio ricade in zona classificata di classe A dal piano di risanamento dell'inquinamento atmosferico della Regione Lombardia e ciò evidenzia un elevato inquinamento di fondo; pertanto, il contributo quantitativo e qualitativo di inquinanti sul territorio attuato da Italcementi dovrebbe essere oggetto di una maggiore e costante attenzione e controllo, per tutelare la salute degli abitanti e degli ecosistemi presenti, anche in considerazione della presenza del parco Adda nord con le tutele ambientali che ne conseguono; da notizie di stampa si apprende che come CSS saranno utilizzati fanghi derivati da trattamento delle acque reflue, plastiche e gomme, come pneumatici usati e scarti d'imballaggi di plastica non riciclabili; mercoledì 11 febbraio 2015 si è tenuto il primo incontro della conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Bergamo per confrontarsi con gli enti interessati sulla richiesta di Italcementi di aumentare i rifiuti CSS bruciati nello stabilimento di Calusco d'Adda. Alla conferenza, oltre a Italcementi, alla Provincia di Bergamo, all'ASL e all'ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) e al Comune di Calusco, hanno partecipato i sindaci o i loro delegati dei Comuni di Paderno d'Adda, Imbersago, Robbiate, Verderio e Solza, che nel dicembre 2014 avevano chiesto alla Provincia di Bergamo, tramite una lettera pubblica, di prendere parte alla procedura di verifica di impatto ambientale sul progetto di Italcementi, nonché del Comune di Merate che ha partecipato in qualità di semplice uditore; secondo il parere degli amministratori coinvolti si è trattato di un incontro interlocutorio, il primo di un percorso che ricomincerà il 6 marzo 2015 e che, in quella data, vedrà i Comuni del meratese portare sul tavolo della Provincia di Bergamo le proprie osservazioni tecniche; i punti principali in discussione riguardano la tracciabilità e la qualità dei rifiuti bruciati, che il territorio chiede che vengano garantiti da un ente terzo, così come i controlli sulle emissioni; un altro punto ha riguardato lo scalo ferroviario tra lo stabilimento e la stazione di Calusco d'Adda della cui costruzione, secondo gli accordi del 2012, Italcementi si sarebbe dovuta occupare e sui quali, invece, lamenta difficoltà con le Ferrovie dello Stato che non si interessano per pareggiare il potere calorifico del carbone occorrono 1,8 chilogrammi di CSS per ciascun chilogrammo di carbone; pertanto, l'incremento della produzione dell'impianto in combinazione con la mancata realizzazione dello scalo ferroviario e il minor potere calorifico del carbone creerà senz'altro un incremento cospicuo del traffico indotto dal trasporto del combustibile su gomma che incrementerà gli impatti sulle matrici ambientali atmosfera e rumore; recentemente, il Governo, con l'articolo 35 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, ha previsto un piano nazionale per individuare la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale e uno dei requisiti posti per il funzionamento degli impianti è stato il rispetto delle disposizioni sulla qualità dell'aria di cui al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155; inoltre, il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 14 febbraio 2013, n. 22, recante "Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni", all'articolo 15, prevede l'istituzione di un comitato di vigilanza e controllo, presso il Ministero, con il compito, tra gli altri, di garantire il monitoraggio della produzione e dell'utilizzo del CSS-combustibile ai fini di una maggiore tutela ambientale nonché la verifica dell'applicazione di criteri di efficienza, efficacia ed economicità e, inoltre, di intraprendere le iniziative idonee a portare a conoscenza del pubblico informazioni utili o opportune in relazione alla produzione e all'utilizzo del CSScombustibile, anche sulla base dei dati trasmessi dai produttori e dagli utilizzatori; peraltro, il 4 settembre 2013, l'Assemblea del Senato ha discusso una serie di mozioni presentate da tutti gruppi parlamentari, sull'utilizzo del CSS e sulle implicazioni che ciò comporta per la salute dei cittadini, e il 12 settembre 2013 ha approvato una mozione (1-00135) che, tra l'altro, impegna il Governo: «ad avviare i necessari approfondimenti tecnici per verificare se e a quali condizioni l'utilizzo del CSS nei cementifici non determina rischi per la salute e per l'ambiente, con particolare riferimento alle effettive emissioni di sostanze inquinanti derivanti dall'uso dei rifiuti come combustibili, che tengano conto non solo del funzionamento degli impianti a regime e in condizioni di massima sicurezza, ma anche dei possibili rischi derivanti da malfunzionamenti o errori in fase di gestione; a fornire, a seguito di tali accertamenti preliminari, un quadro aggiornato sull'attuazione, da parte dei settori industriali coinvolti, del potenziale costituito dal CSS fornendo anche informazioni circa i processi autorizzativi avviati a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 22 del 2013, nonché a rendere alle competenti Commissioni parlamentari ogni necessaria informativa relativa alle verifiche tecniche attuate e al vaglio dei risultati di tali verifiche, nonché ai dati di utilizzo del CSS, anche sulla base delle comunicazioni annuali previste dall'articolo 14 del decreto ministeriale n. 22 del 2013 a carico dei produttori e degli utilizzatori di CSS; ad adottare tutte le iniziative necessarie a tutela della salute e dell'ambiente, anche integrative o, se necessario, di modifica del decreto ministeriale n. 22 del 2013; a rafforzare con ogni strumento a disposizione, in particolare in materia di emissioni inquinanti, il processo di costruzione di un moderno ed efficace sistema di controlli ambientali in tempo reale, al fine di garantire ai cittadini effettive ed efficaci forme di tutela della salute e assieme dell'ambiente, anche con la prescrizione di precise procedure tecniche che impongano agli operatori l'obbligo di rendere disponibili on line i dati raccolti; a prevedere adeguati strumenti di informazione e consultazione in relazione ai progetti di utilizzo, nell'ambito dei singoli cementifici, dei combustibili alternativi, tra cui i CSS, in luogo dei combustibili tradizionali (carbone, pet-coke, eccetera), in particolare prevedendo forme di coinvolgimento delle Regioni interessate a tali processi; a garantire la completa e verificata applicazione della normativa ambientale relativa all'esercizio degli impianti di produzione di cemento a ciclo completo, nonché di prevedere norme ad hoc per garantire la completa trasparenza e aderenza alle severe norme comunitarie in materia di emissioni, nei processi di autorizzazione, che, nel caso di istanza da parte del gestore dell'impianto di utilizzo, dovranno essere considerati uno ad uno dall'autorità competente; a procedere rapidamente alla costituzione del comitato di vigilanza e controllo previsto all'articolo 15 del decreto ministeriale n. 22 del 2013; a definire linee guida atte a verificare che gli impianti utilizzatori del CSS posseggano tecnologie di processo e di trattamento degli effluenti gassosi, liquidi e solidi, tali da garantire la qualità e la quantità delle emissioni nel rispetto delle normative di settore», si chiede di sapere: se e come il Governo abbia attuato gli impegni impartiti dall'Assemblea del Senato a seguito dell'approvazione della mozione 1-00135 del 12 settembre 2013 e se nella ricognizione dello stato di utilizzo del CSS da parte dei cementifici sul territorio nazionale sia stato preso in considerazione l'impianto Italcementi di Calusco d'Adda; se i Ministri in indirizzo non intendano assumere le opportune iniziative a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, anche utilizzando l'ARPA e il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, per verificare lo stato dei luoghi e il livello d'inquinamento dell'area in cui sorge il cementificio, nonché il tipo di CSS utilizzato dall'azienda (se CSS o CSS-combustibile ossia combustibile certificato e di qualità), la tracciabilità del combustibile, la quantità e qualità degli inquinanti che si prevede l'impianto possa emettere a seguito all'incremento di utilizzo di CSS, nonché i monitoraggi previsti.
nella seduta n. 394 ARRIGONI- Ai Ministri dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare e della salute. - Premesso che: in recenti articoli di stampa è emersa l'intenzione da parte di Italcementi SpA di utilizzare nello stabilimento sito a Calusco d'Adda come combustibile alternativo rifiuti catalogati come CSS (combustibile solido secondario), con un enorme aumento di tonnellate utilizzate, passando da 30.000 a 110.000 tonnellate annue; tale incremento del combustibile utilizzato incrementerebbe dall'attuale 15 per cento al 62 per cento la fornitura di energia alternativa ai combustibili fossili per la produzione di cemento; il progetto modificherebbe sensibilmente il protocollo d'intesa sottoscritto nel maggio 2012 con le amministrazioni locali del territorio e potrebbe causare un notevole aumento delle emissioni di ossidi di azoto e polveri sottili (PM 10 e PM 2.5) nell'aria; ricerche svolte sul territorio regionale dall'università degli studi di Milano hanno rilevato correlazione tra picchi di inquinamento atmosferico (ossidi di azoto, PM10) e impatti sulla salute degli abitanti del territorio; infatti, l'area di ubicazione del cementificio ricade in zona classificata di classe A dal piano di risanamento dell'inquinamento atmosferico della Regione Lombardia e ciò evidenzia un elevato inquinamento di fondo; pertanto, il contributo quantitativo e qualitativo di inquinanti sul territorio attuato da Italcementi dovrebbe essere oggetto di una maggiore e costante attenzione e controllo, per tutelare la salute degli abitanti e degli ecosistemi presenti, anche in considerazione della presenza del parco Adda nord con le tutele ambientali che ne conseguono; da notizie di stampa si apprende che come CSS saranno utilizzati fanghi derivati da trattamento delle acque reflue, plastiche e gomme, come pneumatici usati e scarti d'imballaggi di plastica non riciclabili; mercoledì 11 febbraio 2015 si è tenuto il primo incontro della conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Bergamo per confrontarsi con gli enti interessati sulla richiesta di Italcementi di aumentare i rifiuti CSS bruciati nello stabilimento di Calusco d'Adda. Alla conferenza, oltre a Italcementi, alla Provincia di Bergamo, all'ASL e all'ARPA (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente) e al Comune di Calusco, hanno partecipato i sindaci o i loro delegati dei Comuni di Paderno d'Adda, Imbersago, Robbiate, Verderio e Solza, che nel dicembre 2014 avevano chiesto alla Provincia di Bergamo, tramite una lettera pubblica, di prendere parte alla procedura di verifica di impatto ambientale sul progetto di Italcementi, nonché del Comune di Merate che ha partecipato in qualità di semplice uditore; secondo il parere degli amministratori coinvolti si è trattato di un incontro interlocutorio, il primo di un percorso che ricomincerà il 6 marzo 2015 e che, in quella data, vedrà i Comuni del meratese portare sul tavolo della Provincia di Bergamo le proprie osservazioni tecniche; i punti principali in discussione riguardano la tracciabilità e la qualità dei rifiuti bruciati, che il territorio chiede che vengano garantiti da un ente terzo, così come i controlli sulle emissioni; un altro punto ha riguardato lo scalo ferroviario tra lo stabilimento e la stazione di Calusco d'Adda della cui costruzione, secondo gli accordi del 2012, Italcementi si sarebbe dovuta occupare e sui quali, invece, lamenta difficoltà con le Ferrovie dello Stato che non si interessano per pareggiare il potere calorifico del carbone occorrono 1,8 chilogrammi di CSS per ciascun chilogrammo di carbone; pertanto, l'incremento della produzione dell'impianto in combinazione con la mancata realizzazione dello scalo ferroviario e il minor potere calorifico del carbone creerà senz'altro un incremento cospicuo del traffico indotto dal trasporto del combustibile su gomma che incrementerà gli impatti sulle matrici ambientali atmosfera e rumore; recentemente, il Governo, con l'articolo 35 del decreto-legge 12 settembre 2014, n. 133, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 novembre 2014, n. 164, ha previsto un piano nazionale per individuare la capacità complessiva di trattamento di rifiuti urbani e assimilati degli impianti di incenerimento in esercizio o autorizzati a livello nazionale e uno dei requisiti posti per il funzionamento degli impianti è stato il rispetto delle disposizioni sulla qualità dell'aria di cui al decreto legislativo 13 agosto 2010, n. 155; inoltre, il decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare 14 febbraio 2013, n. 22, recante "Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto di determinate tipologie di combustibili solidi secondari (CSS), ai sensi dell'articolo 184-ter, comma 2, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, e successive modificazioni", all'articolo 15, prevede l'istituzione di un comitato di vigilanza e controllo, presso il Ministero, con il compito, tra gli altri, di garantire il monitoraggio della produzione e dell'utilizzo del CSS-combustibile ai fini di una maggiore tutela ambientale nonché la verifica dell'applicazione di criteri di efficienza, efficacia ed economicità e, inoltre, di intraprendere le iniziative idonee a portare a conoscenza del pubblico informazioni utili o opportune in relazione alla produzione e all'utilizzo del CSScombustibile, anche sulla base dei dati trasmessi dai produttori e dagli utilizzatori; peraltro, il 4 settembre 2013, l'Assemblea del Senato ha discusso una serie di mozioni presentate da tutti gruppi parlamentari, sull'utilizzo del CSS e sulle implicazioni che ciò comporta per la salute dei cittadini, e il 12 settembre 2013 ha approvato una mozione (1-00135) che, tra l'altro, impegna il Governo: «ad avviare i necessari approfondimenti tecnici per verificare se e a quali condizioni l'utilizzo del CSS nei cementifici non determina rischi per la salute e per l'ambiente, con particolare riferimento alle effettive emissioni di sostanze inquinanti derivanti dall'uso dei rifiuti come combustibili, che tengano conto non solo del funzionamento degli impianti a regime e in condizioni di massima sicurezza, ma anche dei possibili rischi derivanti da malfunzionamenti o errori in fase di gestione; a fornire, a seguito di tali accertamenti preliminari, un quadro aggiornato sull'attuazione, da parte dei settori industriali coinvolti, del potenziale costituito dal CSS fornendo anche informazioni circa i processi autorizzativi avviati a seguito dell'entrata in vigore del decreto ministeriale n. 22 del 2013, nonché a rendere alle competenti Commissioni parlamentari ogni necessaria informativa relativa alle verifiche tecniche attuate e al vaglio dei risultati di tali verifiche, nonché ai dati di utilizzo del CSS, anche sulla base delle comunicazioni annuali previste dall'articolo 14 del decreto ministeriale n. 22 del 2013 a carico dei produttori e degli utilizzatori di CSS; ad adottare tutte le iniziative necessarie a tutela della salute e dell'ambiente, anche integrative o, se necessario, di modifica del decreto ministeriale n. 22 del 2013; a rafforzare con ogni strumento a disposizione, in particolare in materia di emissioni inquinanti, il processo di costruzione di un moderno ed efficace sistema di controlli ambientali in tempo reale, al fine di garantire ai cittadini effettive ed efficaci forme di tutela della salute e assieme dell'ambiente, anche con la prescrizione di precise procedure tecniche che impongano agli operatori l'obbligo di rendere disponibili on line i dati raccolti; a prevedere adeguati strumenti di informazione e consultazione in relazione ai progetti di utilizzo, nell'ambito dei singoli cementifici, dei combustibili alternativi, tra cui i CSS, in luogo dei combustibili tradizionali (carbone, pet-coke, eccetera), in particolare prevedendo forme di coinvolgimento delle Regioni interessate a tali processi; a garantire la completa e verificata applicazione della normativa ambientale relativa all'esercizio degli impianti di produzione di cemento a ciclo completo, nonché di prevedere norme ad hoc per garantire la completa trasparenza e aderenza alle severe norme comunitarie in materia di emissioni, nei processi di autorizzazione, che, nel caso di istanza da parte del gestore dell'impianto di utilizzo, dovranno essere considerati uno ad uno dall'autorità competente; a procedere rapidamente alla costituzione del comitato di vigilanza e controllo previsto all'articolo 15 del decreto ministeriale n. 22 del 2013; a definire linee guida atte a verificare che gli impianti utilizzatori del CSS posseggano tecnologie di processo e di trattamento degli effluenti gassosi, liquidi e solidi, tali da garantire la qualità e la quantità delle emissioni nel rispetto delle normative di settore», si chiede di sapere: se e come il Governo abbia attuato gli impegni impartiti dall'Assemblea del Senato a seguito dell'approvazione della mozione 1-00135 del 12 settembre 2013 e se nella ricognizione dello stato di utilizzo del CSS da parte dei cementifici sul territorio nazionale sia stato preso in considerazione l'impianto Italcementi di Calusco d'Adda; se i Ministri in indirizzo non intendano assumere le opportune iniziative a tutela dell'ambiente e della salute dei cittadini, anche utilizzando l'ARPA e il Nucleo operativo ecologico dei Carabinieri, per verificare lo stato dei luoghi e il livello d'inquinamento dell'area in cui sorge il cementificio, nonché il tipo di CSS utilizzato dall'azienda (se CSS o CSS-combustibile ossia combustibile certificato e di qualità), la tracciabilità del combustibile, la quantità e qualità degli inquinanti che si prevede l'impianto possa emettere a seguito all'incremento di utilizzo di CSS, nonché i monitoraggi previsti.
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