Scoppio e incendio all’Italcementi: vigili del fuoco al lavoro
CALUSCO – Incendio alla Italcementi di Calusco d’Adda: nel primo pomeriggio di venerdì, uno scoppio, forse di una cisterna, avrebbe innescato il rogo che ha impegnato diverse squadre di pompieri, due giunte dal distaccamento di Merate.
Sul posto anche il personale sanitario. Una densa cortina di fumo nero, ben visibile da alcuni chilometri di distanza, si è levata dall’impianto. Secondo le informazioni emerse, l’incidente sarebbe avvenuto nel corso di un’operazione di svuotamento del serbatoio dell’olio combustibile che sarebbe stata effettuata da una azienda esterna e specializzata.
Nei giorni scorsi la questione Italcementi di Calusco d’Adda, connessa al rischio di inquinamento dell’aria e danni per la salute dei cittadini a causa dell’incremento di combustibili solidi secondari (CSS) per la produzione del cemento, era approdata in Parlamento.
Il senatore della Lega Nord Paolo Arrigoni ha presentato un’interrogazione a risposta scritta al Ministro dell’Ambiente finalizzata a sapere innanzitutto “se nella ricognizione dello stato di utilizzo dei combustibili solidi secondari da parte dei cementifici sul territorio nazionale sia stato preso in considerazione l’impianto Italcementi di Calusco d’Adda”.
In secondo luogo “se il Ministro non intenda assumere le opportune iniziative a tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, anche utilizzando l’ARPA e il NOE, per verificare lo stato dei luoghi e il livello d’inquinamento dell’area in cui sorge il cementificio, nonché il tipo di CSS utilizzato dall’Azienda (se CSS o CSS-Combustibile ossia combustibile certificato e di qualità), la sua tracciabilità, la quantità e qualità degli inquinanti che l’impianto prospetta di emettere a seguito all’incremento di utilizzo di CSS, nonché i monitoraggi previsti”.
L’intenzione da parte di Italcementi, spiega il senatore della Lega, “sarebbe quella di utilizzare nello stabilimento di Calusco d’Adda come combustibile alternativo rifiuti catalogati come CSS (fanghi derivati da trattamento delle acque reflue, plastiche e gomme, come pneumatici usati e scarti d’imballaggi di plastica non riciclabili) con un enorme aumento di tonnellate impiegate, passando da 30.000 a 110.000 tonnellate annue”.
L’aumento non sarebbe di non poco conto, anche considerato che “l’area dell’ubicazione del cementificio ricade in zona classificata di classe A dal Piano di Risanamento dell’Inquinamento Atmosferico della Regione Lombardia. Ciò evidenzia un elevato inquinamento di fondo – sottolinea il senatore del Carroccio – Pertanto il contributo quantitativo e qualitativo di inquinanti sul territorio attuato da Italcementi dovrebbe essere oggetto di una maggiore e costante attenzione e controllo, per tutelare la salute degli abitanti e degli ecosistemi presenti, anche in considerazione della presenza del Parco Adda Nord con le tutele ambientali che ne conseguono”.
Anche in Regione, questa volta i portavoce del Movimento 5 Stelle, il 17 febbraio hanno inviato Matteo Rossi, Presidente della Provincia di Bergamo, una lettera sul caso Italcementi.
“I Consiglieri Regionali Gianmarco Corbetta e Giampietro Maccabiani hanno raccolto e dato voce alle istanze dei cittadini del territorio meratese, fortemente contrari alla richiesta di Italcementi di bruciare fino a 110mila tonnellate annue di rifiuti come Combustibile Solido Secondario e preoccupati degli effetti di una simile pratica sull’ambiente e sulla salute degli abitanti – spiegano i pentastellati – La lettera vuole sollecitare una maggiore attenzione da parte della Provincia di Bergamo sul tema e suggerire delle proposte al fine di ridurre l’impatto ambientale generale di Italcementi, che è già adesso particolarmente pesante per il territorio dal punto di vista delle emissioni”.Scoppio e incendio all’Italcementi: vigili del fuoco al lavoro
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