Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Saturday, January 26, 2013

Sì definitivo al revamping Italcementi Via libera del Consiglio di Stato

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L CASO

Sì definitivo al revamping ItalcementiVia libera del Consiglio di Stato

Monselice, vittoria dopo tre anni di battaglie. Ma l'azienda non esulta: «Valuteremo se rimanere»

PADOVA — E alla fine ha vinto Italcementi. L’azienda che voleva investire 160 milioni di euro a Monselice, garantire il lavoro per 28 anni con il revamping del suo stabilimento nella Bassa Padovana, ora potrà farlo. Lo dice il Consiglio di Stato, che giovedì ha emesso una sentenza identica a quella di un anno fa: era febbraio 2012 quando i giudici accoglievano il primo ricorso presentato dal colosso bergamasco. L’hanno fatto accogliendo il secondo ricorso presentato da Italcementi contro la decisione del Tar del Veneto che - stavolta su spinta dei Comuni di Este e Baone - il 9 maggio 2012 bollava come «illegittima» l’autorizzazione paesaggistica rilasciata il 13 dicembre 2010 dall’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei, e la delibera della Giunta Provinciale di Padova del 29 dicembre 2010, con cui si dichiarava compatibile il progetto di revamping con il Parco. Tutti discorsi che ora non valgono più a nulla: il revamping - ovvero la dismissione degli attuali tre forni di cottura e la costruzione di un unico forno e di una torre alta 89 metri, capace di ridurre le emissioni del 70% - si può fare.
Sempre che la ditta, che nel frattempo viste le lungaggini e le opposizioni da più parti (comitati e Comuni in testa) ha deciso di spostare l’investimento, lo ritenga ancora opportuno. Ma intanto il Consiglio di Stato ha accolto la tesi di Italcementi e messo la parola fine ad una vicenda giudiziaria lunga tre anni. E che a conti fatti ha avuto come effetto quello di allontanare dallo stabilimento di Monselice il progetto di riammodernamento e spostare l’investimento da 160 milioni di euro nell’impianto di Rezzato, in provincia di Brescia. Ma il Consiglio di Stato ha confermato la piena legittimità delle procedure seguite dalla società e degli atti emessi dalla Provincia di Padova. Il Consiglio di Stato ha confermato come il revamping sia «la via più semplice per mitigare le condizioni esistenti, soprattutto in presenza di una grave situazione economica come quella attuale, sia per le attività d’impresa sia per i bilanci pubblici». Non solo perché il piano della proprietà prevede un «adeguamento degli impianti definendo le modalità e i tempi di prosecuzione dell’attività, i tempi di dismissione e i programmi di intervento, coordinando le azione di contenimento dell’impatto ambientale e paesistico». Dato che, si legge ancora nelle otto pagine di sentenza, «la sostituzione di rilevanti strutture (i tre forni, ndr) comporterà un impatto globale notevolmente migliorativo dell’esistente» Oltretutto, sottolineano ancora i giudici, «l’impegno finanziario di Italcementi non può che costituire un ulteriore aspetto finalizzato al miglioramento della situazione ambientale».
Una sentenza che però sembra arrivare tardi visto che a metà dicembre con la presentazione del piano strategico 2015, Italcementi ha declassato a centro di macinazione lo stabilimento di Monselice. Firmando la cassa integrazione per 70 operai a partire dal primo febbraio e garantendo il lavoro nei prossimi anni a soli 33 dipendenti. Cosa succederà ora, vista la sentenza favorevole? «Spiace - rispondono da Bergamo -. In ogni caso l’azienda potrà ora trarre le sue valutazioni sul revamping basandosi sull’andamento del mercato, sull’opportunità di finanziare in modo sostenibile l’intervento e dal dialogo costruttivo tra il territorio e l’impianto». Delusione anche nelle parole del sindaco di Monselice Francesco Lunghi: «Ora possiamo dire che è finita. L’iter era corretto fin da subito, non c’era nessuna illegittimità. L’unico risultato di tutto questo? Dilatare i tempi del progetto che doveva essere pronto a inizio 2014. Situazioni che hanno spinto l’azienda a trasformare l’impianto produttivo di Monselice in un centro di macinazione. Ciò che alcuni sindaci e comitati volevano».
Dello stesso avviso Marco Benati di Fillea Cgil e Rudi Perpignano della Cisl. «Ci avevano accusato di sostenere un progetto fuori dalla legalità del piano del Parco Colli. Purtroppo i sindaci hanno osteggiato il revamping senza entrare nel merito. La domanda che faremo con un presidio sotto Comune di Este è "e adesso noi lavoratori cosa facciamo se perderemo posto di lavoro?"». Promette battaglia invece Francesco Miazzi, promotore dei comitati popolari: «Non vogliamo fare dietrologia e con rammarico accettiamo anche questo responso. Ciò non significa che ci arrendiamo di fronte all'idea di veder morire questo territorio per effetto della presenza di tre cementifici, del loro carico inquinante, soprattutto della loro trasformazione in smaltitori di rifiuti». Esprime «rammarico per la decisione» il sindaco di Este Giancarlo Piva ma pone l’attenzione su «quanto accadrà d’ora in poi. Il futuro di Monselice dipenderà dalle leggi di mercato».

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