Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Monday, October 28, 2013

Rifiuti nei cementifici? Sale il rischio-tumore

Ambiente Il dato registrato per chi risiede in un raggio di 3 chilometri

Rifiuti nei cementifici? Sale il rischio-tumore 
Il 22 ottobre la Camera ha adottato una mozione di maggioranza, favorevole alla combustione di Css nei forni. Ma uno studio pubblicato negli Usa dalla rivista "Environmental Health"evidenzierebbe una correlazione positiva tra le emissioni di diossine e l'insorgere di Linfomi non-Hodkin per chi vive nei pressi di questi impianti 

di Luca Martinelli - 24 ottobre 2013


In Italia chi si oppone alla combustione deicombustibili solidi secondari (Css) negli altiforni dei cementifici lo farebbe "per ideologia o superstizione", come ha commentato un esponente del governo dopo che il 22 ottobre scorso alla Camera è stata votata una mozione presentata dalla maggioranza.

Tuttavia un articolo pubblicato qualche mese fa negli Usa daEnvironmental Healt, una delle più autorevoli riviste scientifiche per quanto riguarda l'analisi del rapporto tra ambiente e salute degli esseri umani -"Residential proximity to industrial combustion facilities and risk of non-Hodgkin lymphoma: a case–control study"-, documenterebbe "per la prima volta nella letteratura internazionale che esisterebbe una correlazione positiva tra vivere in un raggio di tre chilometri da cementificiche bruciano rifiuti e il rischio di contrarre un Linfoma non-Hodgkin (Lnh)"spiega Agostino Di Ciaula, dell'Associazione medici per l'ambiente-ISDE Italia.

La stessa correlazione, aggiunge Di Ciaula, "era già stata riportata in letteratura, ma solo per chi viveva vicino agli inceneritori. Secondo il gruppo di ricercatori che ha curato l'articolo, il rischio sarebbe da mettere in relazione alle emissioni di diossine. Lo stesso gruppo in precedenza aveva pubblicato un altro studio in cui avrebbe dimostrato la presenza di quantità importanti di diossine nella polvere di casa degli appartamenti prossimi a dei cementifici/inceneritori".

Il Linfoma non-Hodgkin, oggetto dell'analisi, è un tipo di tumoreabbastanza raro, e rappresenta -afferma Di Ciaula- "solo la punta di un iceberg: bisognerebbe superare la visione cancro-centrica delle patologie -spiega il medico dell'Isde-, ma esistono tutta un'altra serie di patologie che sono dovute ad altri inquinanti, e che sono correlate a problemi respiratori, cardio-circolatori, neuro-motori. Il LNH fa impressione, perché è un tumore, ma in termine di 'danni' non è l'aspetto più importante".

Lo studio ha coinvolto ricercatori del National Cancer Institute, del Cancer Research Center, dell'United States Environmental Protection Agency (EPA) e di numerose università degli Stati Uniti d'America, ed ha preso in rassegna numerose tipologie di impianti (tra gli altri, inceneritori ed acciaierie), compresi i cementifici che bruciano rifiuti

Thursday, July 11, 2013

CONSIGLIO COMUNALE: DAL SINDACO RISPOSTE INSODDISFACENTI SU ITALCEMENTI

La nostra amministrazione pare totalmente disinteressata alle vicende legate alla cementeria.
Ecco la nostra opinione dopo gli scambi avuti con il Sindaco di Calusco.

Durante il consiglio comunale del 29 aprile Lineacomune ha presentato un’interrogazione per chiedere all’Amministrazione un aggiornamento sullo stato dei lavori previsti dall’ultima Convenzione sottoscritta con Italcementi la scorsa primavera.
(Ricordiamo che la Convenzione è relativa all’utilizzo di combustibili derivanti da rifiuti -CDR- nello stabilimento di Calusco, e prevede il completamento dei lavori di riapertura del raccordo ferrioviario interno allo stabilimento entro la fine del 2013)
Le risposte del Sindaco ci hanno soddisfatto solo parzialmente, e lasciano intendere una scarsa attenzione della nostra Amministrazione nei confronti delle attività di Italcementi.
 
L’unica nota positiva è che finalmente (dopo un anno!) il Comune ha individuato come spendere i 15.000 euro di sponsorizzazione previsti dalla convenzione: attrezzature per l’area a verde nella nuova zona residenziale della Capora.
Certo, l’Amministrazione lamenta continuamente la scarsità di fondi disponibili, e poi impiega un anno per decidere come spendere 15.000 euro? Speriamo siano più celeri nel realizzare le opere!
Quanto allo scalo ferroviario, in Consiglio scopriamo che Italcementi avrebbe già richiesto, ma non ancora ottenuto, le autorizzazioni per rimettere in funzione lo scalo, e che proprio in questi giorni si incontrerà con l’Amministrazione per presentare i relativi progetti. (Èun caso che l’incontro avvenga proprio dopo l’interrogazione di Lineacomune?)
I lavori però non sono ancora iniziati, ed è quindi molto improbabile che il raccordo ferroviario venga riaperto entro la fine dell’anno. Su questo anche il Sindaco sembra d’accordo con noi, ma ci ripete che nell’accordo è prevista una fidejussione di 600.000 euro che i Comuni potranno incassare se i lavori non verranno realizzati entro la fine dell’anno. Interrogato sulla questione (“quindi il primo gennaio il nostro Comune chiederà l’incasso della fidejussione?”), il Sindaco abbandona l’inflessibilità dimostrata durante la scorsa campagna elettorale, si mostra ora più accomodante e sembra concedere tempo ad Italcementi. Insomma, adesso per il Sindaco è sufficiente che la ditta abbia richiesto i permessi e faccia vedere che vuole veramente realizzare l’opera: sulle tempistiche si può discutere.
Del resto la cosa non dovrebbe stupirci: basti pensare alla pista ciclabile di Vanzone, che Italcementi avrebbe dovuto realizzare entro il 2010 e ad oggi (siamo nel 2013!) non è ancora stata ultimata.
Ma quello che più ci preoccupa è il disinteresse generale che questa Amministrazione sta dimostrando verso Italcementi!

Il Sindaco non ha saputo dirci cosa stia bruciando oggi Italcementi, non sa quanti e quali tipi di combustibile da rifiuto vengano utilizzati, né quali siano le emissioni in atmosfera della cementeria. Per di più, sul sito del Comune di Calusco non esiste più il collegamento con il sistema di monitoraggio emissioni di Italcem
enti, e a quanto pare nessuno in Amministrazione lo sapeva!
Ma non è tutto: il Sindaco dice di non avere nessuna intenzione di aggiornare i componenti del Tavolo che nelle ultime settimane hanno chiesto aggiornamenti sullo stato dei lavori (dobbiamo affidarci solo alle interrogazioni della minoranza, per avere informazioni dal Sindaco?), né di riconvocare il Tavolo Italcementi, considerato dal nostro Sindaco inutile ed inconcludente. A nostro parere invece il Tavolo serve ad unire le forze e tenere aperto un continuo dialogo fra Italcementi ed il territorio, e per questo chiediamo all’Amministrazione di promuoverne il ripristino.
Lineacomune chiede con forza al Sindaco e all’Amministrazione di dimostrare maggior interesse verso questa importante realtà produttiva presente nel nostro Comune, e di farsi promotori di una continua informazione verso i cittadini ed il territorio, che hanno il diritto di essere informati sulle attività svolte e sulla qualità dell’aria che tutti respiriamo.http://www.lineacomunecalusco.it/Bookmark and Share

Tumori al polmone, prima conferma del legame diretto con l'inquinamento

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Tumori al polmone, prima conferma del legame diretto con l'inquinamento

Su Lancet l'esito della maxiricerca condotta su 300mila persone di 9 paesi europei, seguite per tredici anni di fila: la presenza delle polveri sottili tossiche nell'aria delle città fa aumentare drammaticamente il rischio di cancro polmonare, soprattutto per quanto riguarda l'adenocarcinoma. Per l'Italia sono stati monitorati cittadini di Torino, Varese e Roma e la situazione è risultata tra le peggiori d'Europa
ROMA - Arriva la prima conferma della stretta relazione fra inquinamento atmosferico e tumori del polmone. Il risultato si deve a una ricerca europea pubblicata sulla rivista Lancet Oncology alla quale partecipa anche l'Italia con un gruppo di ricerca dell'Istituto nazionale dei tumori di Milano, guidato da Vittorio Krogh.

Il tumore del polmone rappresenta la prima causa di morte nei Paesi industrializzati. Solo in Italia nel 2010 si sono registrati 31.051 nuovi casi. La ricerca mostra che più alta è la concentrazione di inquinanti nell'aria maggiore è il rischio di sviluppare un tumore al polmone. Inoltre dalla misurazione delle polveri sottili, l'Italia è risultata essere tra i paesi europei più inquinati.

Svolto su oltre 300.000 persone residenti in 9 paesi europei, lo studio è il primo lavoro sulla relazione tra inquinamento atmosferico e tumori al polmone che interessa un numero così elevato di persone, sottolinea l'Istituto nazionale dei tumori, con un'area geografica di tale estensione e un rigoroso metodo per la misurazione dell'inquinamento. E' stato misurato in particolare l'inquinamento dovuto alle polveri sottili tossiche presenti nell'aria (particolato Pm 10 e Pm 2,5) dovute in gran parte alle emissioni di motori a scoppio, impianti di riscaldamento, attività industriali.

Lo studio ha permesso di concludere che, per ogni incremento di 10 microgrammi di Pm 10 per metro cubo presenti nell'aria, il rischio di tumore al polmone aumenta di circa il 22%. Tale percentuale sale al 51% per una particolare tipologia di tumore, l'adenocarcinoma, l'unico tumore che si sviluppa in un significativo numero di non fumatori. Inoltre si è visto che se nell'arco del periodo di osservazione un individuo non si è mai spostato dal luogo di residenza iniziale, dove si è registrato l'elevato tasso di inquinamento, il rischio di tumore al polmone raddoppia e triplica quello di adenocarcinoma.

Le attuali normative della Comunità europea in vigore dal 2010 stabiliscono che il particolato presente nell'aria deve mantenersi al di sotto dei 40 microgrammi per metro cubo per i Pm 10 e al di sotto dei 20 microgrammi per i Pm 2,5. Questo studio, tuttavia, sottolinea l'Istituto nazionale dei tumori, dimostra che anche rimanendo al di sotto di questi limiti, non si esclude del tutto il rischio di tumore al polmone, essendo l'effetto presente anche al di sotto di tali valori.

Il lavoro ha riguardato persone di età compresa tra i 43 e i 73 anni, uomini e donne provenienti da: Svezia, Norvegia, Danimarca, Olanda, Regno Unito, Austria, Spagna, Grecia e Italia. In Italia le città interessate dal monitoraggio sono state Torino, Roma, Varese. Le persone sono state reclutate negli anni Novanta e sono state osservate per un periodo di circa 13 anni successivi al reclutamento, registrando per ciascuno gli spostamenti dal luogo di residenza iniziale. Del campione monitorato hanno sviluppato un cancro al polmone 2.095 individui. (Ansa)

Sunday, May 26, 2013

Riattivazione del raccordo ferroviario di Calusco d’Adda - Principali attività svolte

Egregi componenti Tavolo Territoriale
Il Point21 ha provveduto a richiedere alla ditta lo stato di avanzamento delle attività per la realizzazione del raccordo ferroviario; di seguito trovate la risposta fatta pervenire in data odierna dalla Ditta.
Riattivazione del raccordo ferroviario di Calusco d’Adda - Principali attività svolte
Dopo avere superato positivamente una prima fase valutativa iniziata nel 2012 - che ha comportato diverse difficoltà - da parte delle strutture RFI di Milano, Italcementi ha dato inizio in parallelo anche alle attività relative alle procedure autorizzative degli Enti Locali, fermo restando il fatto che le stesse sono in parte vincolate all’ottenimento del benestare finale del progetto da parte di RFI.
L’iter procedurale RFI prevede una seconda fase valutativa da parte delle strutture RFI di Roma e, quale atto finale, dopo l’ottenimento del benestare, la stipula di un contratto tra RFI ed Italcementi per l’esercizio del raccordo.
Procedure autorizzative con RFI:
27 09 2012          Invio a RFI Milano (Direzione Direttrice Asse Orizzontale) della relazione preliminare modificata secondo le osservazioni RFI evidenziate nell’incontro del 7 09 2012.
10 10 2012          Benestare di RFI Milano per procedere con il progetto definitivo.
20 02 2013          Incontro con RFI Milano per la presentazione e la consegna del progetto definitivo. Il progetto riceve il benestare di RFI Milano e risulta trasmesso, nel giro di alcuni giorni, a RFI Roma per il completamento delle procedure autorizzative.
20 05 2013          Il progetto, secondo informazioni ricevute da RFI Milano, risulta in attesa dell’autorizzazione finale da parte di RFI Roma.
Procedure autorizzative con Enti Locali:
04 03 2013          Assegnazione dell’incarico ad un professionista locale per la stesura del progetto esecutivo e dell’elaborazione delle pratiche autorizzative delle opere complementari del raccordo relativo al piazzale di movimentazione dei mezzi per lo scarico dei containers dai vagoni comprendente le opere strutturali, l’illuminazione e la raccolta e lo smaltimento delle acque meteoriche.
03 05 2013          Incontro di Italcementi con l’Ufficio Tecnico del Comune di Calusco per la definizione degli aspetti legati alle autorizzazioni urbanistiche.
20 05 2013          Incontro di Italcementi con Hydrogest per la definizione degli aspetti legati allo smaltimento delle acque meteoriche.
24 05 2013          Incontro di Italcementi con i Vigili del Fuoco per l’aggiornamento del CPI derivante dalla modifica della viabilità interna della cementeria nella zona dl raccordo.
Le attività in corso fanno ritenere di poter concludere - in linea di massima - l’intervento secondo i tempi stabiliti nel protocollo.
Cordiali saluti
Angelo Monti

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Saturday, April 27, 2013

Merate Online - Solza: il 6 incontro col comitato 'La Nostra Aria'

Merate Online - Solza: il 6 incontro col comitato 'La Nostra Aria'

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Ad un anno dall'accordo non si hanno notizie sulla ferrovia e nemmeno sulle casette dell'acqua

Rifiuti nel forno dell'Italcementi
Intesa dopo 7 anni, ma non unanime

Calusco: questa sera i Comuni firmano l'accordo sulle compensazioni ambientali
Entro il 2013 riattivato lo scalo ferroviario: via dalle strade ottomila mezzi pesanti

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  • Venerdì 04 Maggio 2012
  • PROVINCIA,
  • pagina 42
Lo stabilimento dell´Italcementi a Calusco d´Adda: stasera la firma del protocollo
Calusco
Angelo Monzani
Riattivazione del raccordo ferroviario dell'Italcementi a Calusco d'Adda, ottomila mezzi pesanti in meno sulle strade, sponsorizzazione di casette dell'acqua.
È quanto previsto dal protocollo d'intesa che il Tavolo territoriale, composto dai Comuni di Calusco d'Adda (capofila), Solza, Villa d'Adda, Carvico, Medolago, Imbersago, Verderio Superiore, Robbiate, Cornate d'Adda, Paderno d'Adda, nonché il Parco Adda Nord e Agenda 21 Isola Bergamasca, firmerà stasera a Calusco d'Adda con l'Italcementi.
Dopo sette anni si conclude l'annosa vicenda con l'Italcementi per l'attuazione delle compensazioni ambientali relative al processo di sostituzione, allo stabilimento di Calusco d'Adda, dei combustibili convenzionali con altri alternativi. La firma si terrà stasera alle 20,30 alla sala consiliare del comune di Calusco d'Adda.
Confronto e protocollo
La vicenda inizia nel novembre 2004 quando l'Italcementi chiese l'autorizzazione all'utilizzo di rifiuti pericolosi (Ecofluid e Rasf) nel forno della cementeria di Calusco d'Adda. Agenda 21 Isola Bergamasca Dalmine-Zingonia nel 2005 coordinò un Tavolo territoriale per lo studio dei progetti presentati da Italcementi e per la definizione di un sistema di compensazioni ambientali.
Iniziò così il confronto tra i componenti del Tavolo territoriale e l'Italcementi a suon di documenti, tra cui anche la proposta di una compensazione ambientale. L'Italcementi iniziò nel 2006 ad impiegare nel suo forno come combustibile il Cdr, ossia combustibile derivato da rifiuti, ottenuto dal recupero di plastica, carta, gomme e altro. Nel dicembre 2006 la cementeria rinunciò all'uso dell'Ecofluid e del Rasf, modificando il quadro delle richieste ambientali fatto dagli enti. Rimase però l'uso del Cdr e su questo si continuò la trattativa. Ma la crisi economica nel 2008 fece slittare l'accordo. Seguirono altri incontri nell'autunno 2008 e nella primavera 2010.
Ora l'atto finale, la firma del protocollo d'intesa, per il quale l'attuale amministrazione comunale di Calusco d'Adda, presieduta dal sindaco Roberto Colleoni, e Agenda 21 ci hanno lavorato sempre con costanza.
Col protocollo d'intesa Italcementi riattiverà lo scalo ferroviario entro dicembre 2013, togliendo dalla strade circa ottomila mezzi pesanti l'anno, sponsorizzerà le «case dell'acqua» o interventi analoghi del sistema di telerilevamento terrestre con controllo remoto e trasmissione dati via web per il monitoraggio e la prevenzione antincendio boschivo. Il tutto tutelato da una fidejussione bancaria se non si attuerà quanto convenuto.
I sindaci contrari
Due sindaci però non sono d'accordo, Carla Rocca di Solza e Valter Motta di Paderno: «Per noi firmare il protocollo che Italcementi ci presenta oggi, così com'è, non è possibile; sarebbe un'offesa al nostro ruolo di sindaci e un tradimento nei confronti del territorio di cui noi dobbiamo farci garanti e di cui Italcementi è ospite».
Il sindaco di Calusco ribatte: «L'accordo rappresenta un passo fondamentale nei rapporti tra impresa e Comuni, perché per la prima volta Italcementi, senza che vi sia alcun obbligo giuridico tra le parti, accetta e riconosce, firmando spontaneamente, un protocollo di compensazioni ambientali».
Anche Davide Fortini di Agenda 21 interviene sulla vicenda sollevata dai due sindaci dicendo che «il problema non esiste perché nulla era dovuto e non c'era nessun accordo coi sindaci». 
Il gruppo di opposizione Lineacomune ha così commentato la notizia: «Abbiamo visto venir meno tre aspetti in questo accordo: la data certa della realizzazione del raccordo ferroviario; vengono meno i controlli aggiuntivi attraverso il "tavolo tecnico"; l'ultimo punto della bozza di accordo individuava il "Tavolo territoriale" come elemento di riferimento fra Italcementi ed il territorio per la prosecuzione dell'attività di trasparente dialogo e concertazione delle compensazioni ambientali in funzione dei futuri sviluppi dell'attività. Ebbene questo punto è scomparso dall'accordo definitivo mettendo a rischio l'esistenza stessa del tavolo dei comuni che, in un modo o nell'altro, costringeva Italcementi ad un rapporto continuo con la cittadinanza».Bookmark and Share

Inceneritori, ancora polemiche: «Rischi sottostimati per bimbi e anziani»

LA RICERCA MONITER CONTINUA A DIVIDERE

Inceneritori, ancora polemiche:
«Rischi sottostimati per bimbi e anziani»

Critiche dai medici dell'Isde. Pandolfi dell'Ausl: «Giusto seguire un principio di precauzione. Ma esistono problemi ambientali più urgenti»

BOLOGNA - A un anno e mezzo dalla pubblicazione dei suoi risultati, lo studio Moniter sull'effetto degli inceneritori sulla salute dei cittadini continua a far discutere. A sollevare di nuovo il tema, in commissione Sanità in Comune, sono i medici dell'Isde (associazione dei medici per l'ambiente) Agostino Di Ciaula e Patrizia Gentilini, chiamati a Palazzo D'Accursio su richiesta della ex M5s Federica Salsi. Secondo i due professionisti, lo studio Moniter avrebbe «sottostimato i rischi» che derivano dalle emissioni degli inceneritori.
LE ACCUSE - Quella che viene definita la «grossa lacuna» della ricerca, secondo Di Ciaula, è non aver preso in considerazione i legami con l'insorgere di deficit cognitivi nei bambini (a causa della concentrazione di metalli pesanti) né gli effetti su categorie deboli come anziani o malati cronici. Inoltre non sarebbe stata misurata in modo adeguata la concentrazione di diossine, soprattutto negli alimenti, e di metalli pesanti tossici come piombo, cadmio e mercurio. Moniter si concentrebbe poi solo sulle polveri sottili (pm10), che hanno «molte altre fonti», tralasciando invece la presenza e «gli effetti biologici legati ai picchi di esposizione alle polveri ultrafini - afferma Di Ciaula - frequenti negli inceneritori».
I RISCHI - Comunque, sottolineano i medici dell'Isde, i risultati dello studio Moniter segnalano rischi per la salute causati dagli inceneritori, in linea con le ricerche internazionali: aumenti di nascite pre-termine, aborti spontanei e malformazioni fetali; maggiore insorgenza di tumori a fegato, pancreas, vescica, colon, polmone, ovaio e linfoma non-Hodgkin; aumento di patologie cardiocircolatorie, vascolari e respiratorie. Malattie dovute non solo al forte inquinamento tipico della Pianura padana, afferma Di Ciaula, ma alla «concentrazioni di diossine e policlorobifenili» emessi dagli inceneritori.
AUSL: «IMPATTO PARI ALL'1% SULL'INQUINAMENTO» - Alla commissione di venerdì in Comune era presente anche Paolo Pandolfi, responsabile dell'Osservatorio epidemiologico dell'Ausl di Bologna, che ha contestato duramente i medici dell'Isde, per essersi prestati a un'audizione «senza contraddittorio» con gli autori del Moniter. Sul merito della ricerca, invece, Pandolfi ammette che «le conclusioni dello studio aprono una finestra per un approfondimento. Sono da prendere in considerazione per seguire il principio di precauzione». Pandolfi non dice che gli inceneritori vanno chiusi, però sostiene la necessità di fermare «nuove aperture di impianti» e di «spegnere progressivamente quelli più vecchi». Quindi sottolinea: «Esistono problemi ambientali più cogenti rispetto agli inceneritori, come il traffico, le emissioni da riscaldamento e da fonti industriali. L'impatto degli inceneritori sull'inquinamento atmosferico è pari all'1%, ma le emissioni vanno tenute sotto controllo». (fonte: Dire)
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Italcementi ferma alcuni stabilimenti in Italia

LA CRISI DEL CEMENTO

Italcementi ferma alcuni stabilimenti in Italia

Annuncio agli azionisti: i siti da 17 a 8. Il gruppo punta
sui Paesi emergenti. Pesenti: mercato a livelli degli anni 60

Da sinistra, Giampiero  e Carlo Pesenti (Imago) Da sinistra, Giampiero e Carlo Pesenti (Imago)
Pesante riduzione dell'attività italiana per Italcementi che intende fermare alcuni stabilimenti nel nostro paese portandoli dai 17 del 2012 a 8 nel 2015. A confermare i tagli «in linea» con il nuovo piano è stato direttore generale Giovanni Battista Ferrario all'assemblea degli azionisti a Bergamo. Per il 2013, il gruppo del cemento che fa capo alla famiglia Pesenti punta ai Paesi emergenti, come Thailandia, India, Marocco.
LA LETTERA - «Il mercato italiano del cemento continua a essere caratterizzato da una sovracapacità produttiva rispetto a una domanda che si è allineata ai livelli della fine degli anni Sessanta» hanno scritto in una lettera distribuita in avvio dell'assemblea di bilancio Giampiero Pesenti e il figlio Carlo, consigliere delegato. «L'anno scorso le aspettative di un'inversione della tendenza negativa che aveva caratterizzato il settore delle costruzioni a partire dal 2008 - afferma il presidente di Italcementi, - si sono allontanate a causa dell'aggravarsi dello scenario congiunturale, soprattutto in Europa, in alcuni fasi entrato in una fase di recessione, spostando l'attesa di segnali concreti di ripresa sono nel prossimo futuro». 
«RAZIONALIZZARE» - «A fronte di questa nuova realtà, che si prevede non possa più tornare agli elevati livelli pre-crisi», da Italcementi «è stato avviato un intervento con l'obiettivo di razionalizzare l'apparato industriale e distributivo nazionale, senza per questo ridurre le quote di mercato: il gruppo con il rigoroso controllo della gestione finanziaria continuerà una politica di mantenimento dell'indebitamento netto entro i prudenziali limiti che da sempre caratterizzano il profilo della società. Il 2013 - si legge ancora nella lettera dei vertici agli azionisti - inaugura la completa integrazione nella relazione finanziaria annuale di quella sulla sostenibilità e le strategie e le azioni intraprese quest'anno, pur a fronte di una volatilità che contraddistingue l'evoluzione dello scenario macroeconomico mondiale, determineranno per il gruppo nuove sfide e un impegno ancora maggiore affinché la nostra attività possa generare valore condiviso per tutti gli stake-holders» concludono Giampiero e Carlo Pesenti.
IL PIANO - Successivamente Giampiero Pesenti ha spiegato che la riduzione «è in linea con il piano annunciato, continuiamo nel progetto 2015». «Se non si vende il prodotto è inutile produrlo - ha aggiunto a margine dell'assemblea del gruppo a Bergamo. Nel dettaglio, questa è la situazione degli stabilimenti Italcementi in Italia: prima del piano annunciato alla fine dell'anno scorso erano 17 le cementerie a ciclo continuo e, di queste, una è stata venduta e due sono diventate centri di macinatura. Delle 14 rimanenti, 6 restano a ciclo completo, altre 3 vengono utilizzate come centri di macinazione e 5 rimangono in stand by in attesa delle richieste del mercato. Di queste 5 nel corso del 2013 Italcementi prevede di utilizzarne non più di 2, che sommate alle 6 assolutamente confermate danno la cifra finale di 8 cementerie sicuramente aperte.Bookmark and Share

Italcementi, al via i tagli: da 17 a 8 stabilimenti produttivi in Italia



Milano, 17 aprile 2013 - Italcementi ridurrà a breve da 17 a 8 gli stabilimenti produttivi in Italia. Lo ha annunciato il direttore generale del gruppo Giovanni Ferrario durante l'assemblea degli azionisti in svolgimento a Bergamo.

"SU REZZATO INVESTIMENTI" - Il gruppo Italcementi prevede di investire fino a 150 milioni di euro nello
stabilimento di Rezzato in provincia di Brescia
. Lo ha sottolineato Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi, nel corso dell'assemblea degli azionisti: "Rezzato per noi e' una pietra miliare, faremo impianti nuovi e sofisticati, con investimenti ridotti fino a 150 milioni. L'impatto sul mol - ha precisato Pesenti - e' stimato in circa 30 milioni all'anno a regime". Il consigliere delegato ha ribadito che il gruppo in Italia punta sullo sviluppo dei siti di Rezzato e Calusco considerati "stabilimenti chiave" per Italcementi.

"SI PROSEGUE PIANO RIDUZIONE COSTI FISSI" - "L'impegno principale del Progetto 2015 varato da Italcementi e' raggiungere migliori livelli di efficienza industriale e ambientale con significativi investimenti mirati al revamping della cementeria di Rezzato (Brescia) che faranno seguito agli interventi gia' realizzati nel recente passato a Calusco (Bergamo) e a Matera". E' quanto riportato nella lettera agli azionisti del gruppo Italcementi resa nota nel corso dell'assemblea. "A fianco degli impegni per conseguire un aumento del tasso di utilizzo degli impianti - prosegue il testo agli stakeholders - si muovera' anche il piano di riduzione dei costi fissi altresi' attraverso gli interventi sulle strutture centrali e sulla rete commerciale". Il gruppo -talcementi "continuera' una politica di mantenimento dell'indebitamento netto entro i prudenziali limiti che da sempre caratterizzano il profilo della societa'". Italcementi ha chiuso il 2012 in perdita di 362,4 milioni a fronte di ammortamenti per 456 milioni.Bookmark and Share

Monday, February 11, 2013

Presidio all'Italcementi «No all'uso dei rifiuti» REZZATO. Il comitato Antinocività contro le ipotesi del decreto Clini La norma riguarda l'incenerimento degli scarti

Presidio all'Italcementi «No all'uso dei rifiuti»

REZZATO. Il comitato Antinocività contro le ipotesi del decreto Clini
La norma riguarda l'incenerimento degli scarti

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L'ipotesi che i cementifici possano bruciare i rifiuti è un'eventualità che il gruppo «Rezzato Antinocività» vuole avversare a gran voce e con ogni strumento democratico possibile. Per farlo, comincia oggi con un presidio, il cui punto di ritrovo è la rotonda che porta all'ingresso del «colosso» industriale della zona: l'Italcementi.

Saturday, January 26, 2013

Sì definitivo al revamping Italcementi Via libera del Consiglio di Stato

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L CASO

Sì definitivo al revamping ItalcementiVia libera del Consiglio di Stato

Monselice, vittoria dopo tre anni di battaglie. Ma l'azienda non esulta: «Valuteremo se rimanere»

PADOVA — E alla fine ha vinto Italcementi. L’azienda che voleva investire 160 milioni di euro a Monselice, garantire il lavoro per 28 anni con il revamping del suo stabilimento nella Bassa Padovana, ora potrà farlo. Lo dice il Consiglio di Stato, che giovedì ha emesso una sentenza identica a quella di un anno fa: era febbraio 2012 quando i giudici accoglievano il primo ricorso presentato dal colosso bergamasco. L’hanno fatto accogliendo il secondo ricorso presentato da Italcementi contro la decisione del Tar del Veneto che - stavolta su spinta dei Comuni di Este e Baone - il 9 maggio 2012 bollava come «illegittima» l’autorizzazione paesaggistica rilasciata il 13 dicembre 2010 dall’Ente Parco Regionale dei Colli Euganei, e la delibera della Giunta Provinciale di Padova del 29 dicembre 2010, con cui si dichiarava compatibile il progetto di revamping con il Parco. Tutti discorsi che ora non valgono più a nulla: il revamping - ovvero la dismissione degli attuali tre forni di cottura e la costruzione di un unico forno e di una torre alta 89 metri, capace di ridurre le emissioni del 70% - si può fare.
Sempre che la ditta, che nel frattempo viste le lungaggini e le opposizioni da più parti (comitati e Comuni in testa) ha deciso di spostare l’investimento, lo ritenga ancora opportuno. Ma intanto il Consiglio di Stato ha accolto la tesi di Italcementi e messo la parola fine ad una vicenda giudiziaria lunga tre anni. E che a conti fatti ha avuto come effetto quello di allontanare dallo stabilimento di Monselice il progetto di riammodernamento e spostare l’investimento da 160 milioni di euro nell’impianto di Rezzato, in provincia di Brescia. Ma il Consiglio di Stato ha confermato la piena legittimità delle procedure seguite dalla società e degli atti emessi dalla Provincia di Padova. Il Consiglio di Stato ha confermato come il revamping sia «la via più semplice per mitigare le condizioni esistenti, soprattutto in presenza di una grave situazione economica come quella attuale, sia per le attività d’impresa sia per i bilanci pubblici». Non solo perché il piano della proprietà prevede un «adeguamento degli impianti definendo le modalità e i tempi di prosecuzione dell’attività, i tempi di dismissione e i programmi di intervento, coordinando le azione di contenimento dell’impatto ambientale e paesistico». Dato che, si legge ancora nelle otto pagine di sentenza, «la sostituzione di rilevanti strutture (i tre forni, ndr) comporterà un impatto globale notevolmente migliorativo dell’esistente» Oltretutto, sottolineano ancora i giudici, «l’impegno finanziario di Italcementi non può che costituire un ulteriore aspetto finalizzato al miglioramento della situazione ambientale».
Una sentenza che però sembra arrivare tardi visto che a metà dicembre con la presentazione del piano strategico 2015, Italcementi ha declassato a centro di macinazione lo stabilimento di Monselice. Firmando la cassa integrazione per 70 operai a partire dal primo febbraio e garantendo il lavoro nei prossimi anni a soli 33 dipendenti. Cosa succederà ora, vista la sentenza favorevole? «Spiace - rispondono da Bergamo -. In ogni caso l’azienda potrà ora trarre le sue valutazioni sul revamping basandosi sull’andamento del mercato, sull’opportunità di finanziare in modo sostenibile l’intervento e dal dialogo costruttivo tra il territorio e l’impianto». Delusione anche nelle parole del sindaco di Monselice Francesco Lunghi: «Ora possiamo dire che è finita. L’iter era corretto fin da subito, non c’era nessuna illegittimità. L’unico risultato di tutto questo? Dilatare i tempi del progetto che doveva essere pronto a inizio 2014. Situazioni che hanno spinto l’azienda a trasformare l’impianto produttivo di Monselice in un centro di macinazione. Ciò che alcuni sindaci e comitati volevano».
Dello stesso avviso Marco Benati di Fillea Cgil e Rudi Perpignano della Cisl. «Ci avevano accusato di sostenere un progetto fuori dalla legalità del piano del Parco Colli. Purtroppo i sindaci hanno osteggiato il revamping senza entrare nel merito. La domanda che faremo con un presidio sotto Comune di Este è "e adesso noi lavoratori cosa facciamo se perderemo posto di lavoro?"». Promette battaglia invece Francesco Miazzi, promotore dei comitati popolari: «Non vogliamo fare dietrologia e con rammarico accettiamo anche questo responso. Ciò non significa che ci arrendiamo di fronte all'idea di veder morire questo territorio per effetto della presenza di tre cementifici, del loro carico inquinante, soprattutto della loro trasformazione in smaltitori di rifiuti». Esprime «rammarico per la decisione» il sindaco di Este Giancarlo Piva ma pone l’attenzione su «quanto accadrà d’ora in poi. Il futuro di Monselice dipenderà dalle leggi di mercato».

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