Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Saturday, April 27, 2013

Merate Online - Solza: il 6 incontro col comitato 'La Nostra Aria'

Merate Online - Solza: il 6 incontro col comitato 'La Nostra Aria'

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Ad un anno dall'accordo non si hanno notizie sulla ferrovia e nemmeno sulle casette dell'acqua

Rifiuti nel forno dell'Italcementi
Intesa dopo 7 anni, ma non unanime

Calusco: questa sera i Comuni firmano l'accordo sulle compensazioni ambientali
Entro il 2013 riattivato lo scalo ferroviario: via dalle strade ottomila mezzi pesanti

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  • Venerdì 04 Maggio 2012
  • PROVINCIA,
  • pagina 42
Lo stabilimento dell´Italcementi a Calusco d´Adda: stasera la firma del protocollo
Calusco
Angelo Monzani
Riattivazione del raccordo ferroviario dell'Italcementi a Calusco d'Adda, ottomila mezzi pesanti in meno sulle strade, sponsorizzazione di casette dell'acqua.
È quanto previsto dal protocollo d'intesa che il Tavolo territoriale, composto dai Comuni di Calusco d'Adda (capofila), Solza, Villa d'Adda, Carvico, Medolago, Imbersago, Verderio Superiore, Robbiate, Cornate d'Adda, Paderno d'Adda, nonché il Parco Adda Nord e Agenda 21 Isola Bergamasca, firmerà stasera a Calusco d'Adda con l'Italcementi.
Dopo sette anni si conclude l'annosa vicenda con l'Italcementi per l'attuazione delle compensazioni ambientali relative al processo di sostituzione, allo stabilimento di Calusco d'Adda, dei combustibili convenzionali con altri alternativi. La firma si terrà stasera alle 20,30 alla sala consiliare del comune di Calusco d'Adda.
Confronto e protocollo
La vicenda inizia nel novembre 2004 quando l'Italcementi chiese l'autorizzazione all'utilizzo di rifiuti pericolosi (Ecofluid e Rasf) nel forno della cementeria di Calusco d'Adda. Agenda 21 Isola Bergamasca Dalmine-Zingonia nel 2005 coordinò un Tavolo territoriale per lo studio dei progetti presentati da Italcementi e per la definizione di un sistema di compensazioni ambientali.
Iniziò così il confronto tra i componenti del Tavolo territoriale e l'Italcementi a suon di documenti, tra cui anche la proposta di una compensazione ambientale. L'Italcementi iniziò nel 2006 ad impiegare nel suo forno come combustibile il Cdr, ossia combustibile derivato da rifiuti, ottenuto dal recupero di plastica, carta, gomme e altro. Nel dicembre 2006 la cementeria rinunciò all'uso dell'Ecofluid e del Rasf, modificando il quadro delle richieste ambientali fatto dagli enti. Rimase però l'uso del Cdr e su questo si continuò la trattativa. Ma la crisi economica nel 2008 fece slittare l'accordo. Seguirono altri incontri nell'autunno 2008 e nella primavera 2010.
Ora l'atto finale, la firma del protocollo d'intesa, per il quale l'attuale amministrazione comunale di Calusco d'Adda, presieduta dal sindaco Roberto Colleoni, e Agenda 21 ci hanno lavorato sempre con costanza.
Col protocollo d'intesa Italcementi riattiverà lo scalo ferroviario entro dicembre 2013, togliendo dalla strade circa ottomila mezzi pesanti l'anno, sponsorizzerà le «case dell'acqua» o interventi analoghi del sistema di telerilevamento terrestre con controllo remoto e trasmissione dati via web per il monitoraggio e la prevenzione antincendio boschivo. Il tutto tutelato da una fidejussione bancaria se non si attuerà quanto convenuto.
I sindaci contrari
Due sindaci però non sono d'accordo, Carla Rocca di Solza e Valter Motta di Paderno: «Per noi firmare il protocollo che Italcementi ci presenta oggi, così com'è, non è possibile; sarebbe un'offesa al nostro ruolo di sindaci e un tradimento nei confronti del territorio di cui noi dobbiamo farci garanti e di cui Italcementi è ospite».
Il sindaco di Calusco ribatte: «L'accordo rappresenta un passo fondamentale nei rapporti tra impresa e Comuni, perché per la prima volta Italcementi, senza che vi sia alcun obbligo giuridico tra le parti, accetta e riconosce, firmando spontaneamente, un protocollo di compensazioni ambientali».
Anche Davide Fortini di Agenda 21 interviene sulla vicenda sollevata dai due sindaci dicendo che «il problema non esiste perché nulla era dovuto e non c'era nessun accordo coi sindaci». 
Il gruppo di opposizione Lineacomune ha così commentato la notizia: «Abbiamo visto venir meno tre aspetti in questo accordo: la data certa della realizzazione del raccordo ferroviario; vengono meno i controlli aggiuntivi attraverso il "tavolo tecnico"; l'ultimo punto della bozza di accordo individuava il "Tavolo territoriale" come elemento di riferimento fra Italcementi ed il territorio per la prosecuzione dell'attività di trasparente dialogo e concertazione delle compensazioni ambientali in funzione dei futuri sviluppi dell'attività. Ebbene questo punto è scomparso dall'accordo definitivo mettendo a rischio l'esistenza stessa del tavolo dei comuni che, in un modo o nell'altro, costringeva Italcementi ad un rapporto continuo con la cittadinanza».Bookmark and Share

Inceneritori, ancora polemiche: «Rischi sottostimati per bimbi e anziani»

LA RICERCA MONITER CONTINUA A DIVIDERE

Inceneritori, ancora polemiche:
«Rischi sottostimati per bimbi e anziani»

Critiche dai medici dell'Isde. Pandolfi dell'Ausl: «Giusto seguire un principio di precauzione. Ma esistono problemi ambientali più urgenti»

BOLOGNA - A un anno e mezzo dalla pubblicazione dei suoi risultati, lo studio Moniter sull'effetto degli inceneritori sulla salute dei cittadini continua a far discutere. A sollevare di nuovo il tema, in commissione Sanità in Comune, sono i medici dell'Isde (associazione dei medici per l'ambiente) Agostino Di Ciaula e Patrizia Gentilini, chiamati a Palazzo D'Accursio su richiesta della ex M5s Federica Salsi. Secondo i due professionisti, lo studio Moniter avrebbe «sottostimato i rischi» che derivano dalle emissioni degli inceneritori.
LE ACCUSE - Quella che viene definita la «grossa lacuna» della ricerca, secondo Di Ciaula, è non aver preso in considerazione i legami con l'insorgere di deficit cognitivi nei bambini (a causa della concentrazione di metalli pesanti) né gli effetti su categorie deboli come anziani o malati cronici. Inoltre non sarebbe stata misurata in modo adeguata la concentrazione di diossine, soprattutto negli alimenti, e di metalli pesanti tossici come piombo, cadmio e mercurio. Moniter si concentrebbe poi solo sulle polveri sottili (pm10), che hanno «molte altre fonti», tralasciando invece la presenza e «gli effetti biologici legati ai picchi di esposizione alle polveri ultrafini - afferma Di Ciaula - frequenti negli inceneritori».
I RISCHI - Comunque, sottolineano i medici dell'Isde, i risultati dello studio Moniter segnalano rischi per la salute causati dagli inceneritori, in linea con le ricerche internazionali: aumenti di nascite pre-termine, aborti spontanei e malformazioni fetali; maggiore insorgenza di tumori a fegato, pancreas, vescica, colon, polmone, ovaio e linfoma non-Hodgkin; aumento di patologie cardiocircolatorie, vascolari e respiratorie. Malattie dovute non solo al forte inquinamento tipico della Pianura padana, afferma Di Ciaula, ma alla «concentrazioni di diossine e policlorobifenili» emessi dagli inceneritori.
AUSL: «IMPATTO PARI ALL'1% SULL'INQUINAMENTO» - Alla commissione di venerdì in Comune era presente anche Paolo Pandolfi, responsabile dell'Osservatorio epidemiologico dell'Ausl di Bologna, che ha contestato duramente i medici dell'Isde, per essersi prestati a un'audizione «senza contraddittorio» con gli autori del Moniter. Sul merito della ricerca, invece, Pandolfi ammette che «le conclusioni dello studio aprono una finestra per un approfondimento. Sono da prendere in considerazione per seguire il principio di precauzione». Pandolfi non dice che gli inceneritori vanno chiusi, però sostiene la necessità di fermare «nuove aperture di impianti» e di «spegnere progressivamente quelli più vecchi». Quindi sottolinea: «Esistono problemi ambientali più cogenti rispetto agli inceneritori, come il traffico, le emissioni da riscaldamento e da fonti industriali. L'impatto degli inceneritori sull'inquinamento atmosferico è pari all'1%, ma le emissioni vanno tenute sotto controllo». (fonte: Dire)
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Italcementi ferma alcuni stabilimenti in Italia

LA CRISI DEL CEMENTO

Italcementi ferma alcuni stabilimenti in Italia

Annuncio agli azionisti: i siti da 17 a 8. Il gruppo punta
sui Paesi emergenti. Pesenti: mercato a livelli degli anni 60

Da sinistra, Giampiero  e Carlo Pesenti (Imago) Da sinistra, Giampiero e Carlo Pesenti (Imago)
Pesante riduzione dell'attività italiana per Italcementi che intende fermare alcuni stabilimenti nel nostro paese portandoli dai 17 del 2012 a 8 nel 2015. A confermare i tagli «in linea» con il nuovo piano è stato direttore generale Giovanni Battista Ferrario all'assemblea degli azionisti a Bergamo. Per il 2013, il gruppo del cemento che fa capo alla famiglia Pesenti punta ai Paesi emergenti, come Thailandia, India, Marocco.
LA LETTERA - «Il mercato italiano del cemento continua a essere caratterizzato da una sovracapacità produttiva rispetto a una domanda che si è allineata ai livelli della fine degli anni Sessanta» hanno scritto in una lettera distribuita in avvio dell'assemblea di bilancio Giampiero Pesenti e il figlio Carlo, consigliere delegato. «L'anno scorso le aspettative di un'inversione della tendenza negativa che aveva caratterizzato il settore delle costruzioni a partire dal 2008 - afferma il presidente di Italcementi, - si sono allontanate a causa dell'aggravarsi dello scenario congiunturale, soprattutto in Europa, in alcuni fasi entrato in una fase di recessione, spostando l'attesa di segnali concreti di ripresa sono nel prossimo futuro». 
«RAZIONALIZZARE» - «A fronte di questa nuova realtà, che si prevede non possa più tornare agli elevati livelli pre-crisi», da Italcementi «è stato avviato un intervento con l'obiettivo di razionalizzare l'apparato industriale e distributivo nazionale, senza per questo ridurre le quote di mercato: il gruppo con il rigoroso controllo della gestione finanziaria continuerà una politica di mantenimento dell'indebitamento netto entro i prudenziali limiti che da sempre caratterizzano il profilo della società. Il 2013 - si legge ancora nella lettera dei vertici agli azionisti - inaugura la completa integrazione nella relazione finanziaria annuale di quella sulla sostenibilità e le strategie e le azioni intraprese quest'anno, pur a fronte di una volatilità che contraddistingue l'evoluzione dello scenario macroeconomico mondiale, determineranno per il gruppo nuove sfide e un impegno ancora maggiore affinché la nostra attività possa generare valore condiviso per tutti gli stake-holders» concludono Giampiero e Carlo Pesenti.
IL PIANO - Successivamente Giampiero Pesenti ha spiegato che la riduzione «è in linea con il piano annunciato, continuiamo nel progetto 2015». «Se non si vende il prodotto è inutile produrlo - ha aggiunto a margine dell'assemblea del gruppo a Bergamo. Nel dettaglio, questa è la situazione degli stabilimenti Italcementi in Italia: prima del piano annunciato alla fine dell'anno scorso erano 17 le cementerie a ciclo continuo e, di queste, una è stata venduta e due sono diventate centri di macinatura. Delle 14 rimanenti, 6 restano a ciclo completo, altre 3 vengono utilizzate come centri di macinazione e 5 rimangono in stand by in attesa delle richieste del mercato. Di queste 5 nel corso del 2013 Italcementi prevede di utilizzarne non più di 2, che sommate alle 6 assolutamente confermate danno la cifra finale di 8 cementerie sicuramente aperte.Bookmark and Share

Italcementi, al via i tagli: da 17 a 8 stabilimenti produttivi in Italia



Milano, 17 aprile 2013 - Italcementi ridurrà a breve da 17 a 8 gli stabilimenti produttivi in Italia. Lo ha annunciato il direttore generale del gruppo Giovanni Ferrario durante l'assemblea degli azionisti in svolgimento a Bergamo.

"SU REZZATO INVESTIMENTI" - Il gruppo Italcementi prevede di investire fino a 150 milioni di euro nello
stabilimento di Rezzato in provincia di Brescia
. Lo ha sottolineato Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi, nel corso dell'assemblea degli azionisti: "Rezzato per noi e' una pietra miliare, faremo impianti nuovi e sofisticati, con investimenti ridotti fino a 150 milioni. L'impatto sul mol - ha precisato Pesenti - e' stimato in circa 30 milioni all'anno a regime". Il consigliere delegato ha ribadito che il gruppo in Italia punta sullo sviluppo dei siti di Rezzato e Calusco considerati "stabilimenti chiave" per Italcementi.

"SI PROSEGUE PIANO RIDUZIONE COSTI FISSI" - "L'impegno principale del Progetto 2015 varato da Italcementi e' raggiungere migliori livelli di efficienza industriale e ambientale con significativi investimenti mirati al revamping della cementeria di Rezzato (Brescia) che faranno seguito agli interventi gia' realizzati nel recente passato a Calusco (Bergamo) e a Matera". E' quanto riportato nella lettera agli azionisti del gruppo Italcementi resa nota nel corso dell'assemblea. "A fianco degli impegni per conseguire un aumento del tasso di utilizzo degli impianti - prosegue il testo agli stakeholders - si muovera' anche il piano di riduzione dei costi fissi altresi' attraverso gli interventi sulle strutture centrali e sulla rete commerciale". Il gruppo -talcementi "continuera' una politica di mantenimento dell'indebitamento netto entro i prudenziali limiti che da sempre caratterizzano il profilo della societa'". Italcementi ha chiuso il 2012 in perdita di 362,4 milioni a fronte di ammortamenti per 456 milioni.Bookmark and Share

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