Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Monday, December 20, 2004

No ai residui pericolosi nei forni

Il Comune: «No ai residui pericolosi nei forni»

L'Italcementi ha presentato la richiesta giovedì, il Consiglio si oppone. La società: daremo tutte le informazioni
L'Italcementi ha chiesto al Comune di poter utilizzare combustibile derivato da rifiuti speciali pericolosi


CALUSCO Brusca frenata nei rapporti tra il Comune di Calusco e l'Italcementi: nella serata di venerdì il Consiglio comunale ha votato all'unanimità un ordine del giorno contro la decisione della cementeria di utilizzare, come combustibile per alimentare il forno, anche un derivato da rifiuti speciali pericolosi.«È stata una scelta inopportuna in questo momento nel quale la popolazione sta ancora superando l'impatto psicologico della nuova cementeria - ha detto il sindaco Rinaldo Colleoni -. Si sapeva che l'Italcementi voleva utilizzare combustibili alternativi al carbone, ma avevo chiesto di rimandare tutto al 2005. Invece nella mattinata di giovedì scorso due funzionari della cementeria hanno recapitato al Comune due scatoloni contenenti la richiesta per il futuro impiego di due combustibili derivanti da rifiuti speciali pericolosi: l'Ecofluid, già impiegato nello stabilimento di Calusco, e il Rasf (residui altobollenti stiroloci e fenolici). Questo comportamento di non collaborazione e la modalità inconsueta di comunicazione e informazione della richiesta di autorizzazione all'uso di questi due combustibili sono stati un atto di mancanza di rispetto e sensibilità verso l'intera comunità di Calusco d'Adda».La cementeria a fine ottobre aveva trasmesso un plico in Comune per avviare la richiesta di autorizzazione a usare per il 15% come combustibile alternativo il Cdr, ovvero un combustibile derivato dai rifiuti non pericolosi. Questa richiesta era ancora all'esame quando giovedì scorso l'Italcementi ha fatto avere la documentazione relativa alla richiesta di altri due combustibili alternativi derivanti da rifiuti pericolosi: l'Ecofluid e il Rasf. Coprirebbero il 40% del combustibile per far funzionare il forno della cementeria, il restante 45% resterebbe al carbone.Il modo e i tempi usati dalla cementeria per la nuova richiesta non sono stati graditi dall'Amministrazione comunale di Calusco d'Adda che nella serata di venerdì ha esposto il problema all'intero Consiglio comunale, proponendo di votare un documento di protesta. Tutti i consiglieri hanno concordato su un documento unitario nel quale hanno fatto delle richieste precise. «L'Amministrazione comunale non accetterà in nessun modo decisioni aziendali, su una questione così importante, che la escludono da un previo e obbligato coinvolgimento – è stato scritto nel documento -. Sarebbe stato più proficuo utilizzare il già collaudato gruppo di lavoro che aveva recentemente accompagnato l'avvio dei nuovi impianti e attraverso il quale l'Italcementi e le istituzioni avevano positivamente affrontato complesse problematiche col costruttivo metodo del confronto nello spirito di Agenda 21, improntato sul cosiddetto “sviluppo sostenibile” volto alla ricerca di soluzioni per la contemporanea soddisfazione di esigenze di sviluppo da un lato e di salvaguardia ambientale dall'altro, spirito che la stessa società ha sempre dichiarato di condividere. Pertanto – conclude il documento – si chiede a Italcementi di sospendere le richieste autorizzative già avviate e indire un'apposita riunione con codesto Consiglio comunale, i sindaci dei 14 Comuni limitrofi, la Cib, gli esponenti della Regione Lombardia, le Province di Bergamo, Lecco e Milano, l'Arpa e le associazioni ambientaliste locali per presentare e illustrare il loro intendimento relativo all'uso alternativo dei nuovi combustibili invece del carbone».Alla decisione del Consiglio, risponde l'Italcementi: «La società manterrà sempre aperto il dialogo con l'Amministrazione comunale e con tutte le realtà del territorio in uno spirito di massima collaborazione, così come è stato già fatto per il passato, quali gli incontri con l'Amministrazione comunale di Calusco d'Adda e paesi limitrofi in concomitanza con l'avviamento del nuovo impianto. Quando riceveremo la delibera del Comune ci metteremo a disposizione per un confronto aperto e trasparente dando tutte le informazioni necessarie».


Angelo Monzani

Saturday, December 11, 2004

Ferito nel tunnel sotto il monte Giglio

L'ECO DI BERGAMO 10 DICEMBRE 2004


Ferito nel tunnel sotto il monte Giglio


Operaio è stato urtato da una macchina in movimento. Ricoverato con due costole fratturate

L'ingresso del tunnel Italcementi a Calusco (foto Magni)
CALUSCO Momenti di apprensione ieri pomeriggio nel tunnel per il trasporto di materiale estrattivo in costruzione sotto il monte Giglio a Calusco e il colle Pedrino a Palazzago: un operaio è stato colpito da un macchinario in movimento.
L'incidente si è verificato alle 13,50: è rimasto infortunato Giovanni La Spina, 52 anni, salernitano, ora ricoverato al Policlinico San Pietro con una prognosi di 35 giorni per la frattura di due costole. L'operaio è un dipendente dell'impresa edile Seli di Roma, che sta realizzando per conto dell'Italcementi un tunnel che sarà adibito al trasporto di materiale estrattivo utilizzato dalla cementeria di Calusco. Il cinquantaduenne stava lavorando e, per cause ancora in corso d'accertamento, è stato colpito dal braccio di un macchinario semovente impiegato per lo spostamento del materiale. Subito l'operaio è stato soccorso dai colleghi di lavoro ed è scattato l'allarme: il ferito è stato caricato sul treno di servizio nel tunnel che, percorsi sette chilometri e mezzo, ha raggiunto la base del cantiere di Calusco. Qui è stato visitato dal personale medico del 118 che ha ritenuto opportuno ricoverarlo al Policlinico San Pietro.
I medici dell'ospedale dopo gli esami hanno emesso una prognosi di 35 giorni per la frattura di due costole. Sul posto, a una profondità di 200 metri, i tecnici dell'Asl di Bergamo (Ufficio prevenzione infortuni sul lavoro di Bonate Sotto) che hanno effettuato un sopralluogo.
Remo Traina
leggi l'articolo in formato pdf

Friday, December 10, 2004

Due infortuni sul lavoro a Grassobbio e Calusco

L'ECO DI BERGAMO 09 DICEMBRE 2004

Due infortuni sul lavoro a Grassobbio e Calusco


Due infortuni sul lavoro si sono verificati in altrettante aziende della provincia.
A Grassobbio, un elettricista sedicenne di Pradalunga, in servizio presso una ditta di Nembro, è stato investito da una bobina di lamiera. È accaduto verso le 15, nel magazzino di una ditta che produce lamierati, la Comal srl di Grassobbio.


La bobina, del peso di circa 1 quintale, è rotolata mentre il giovane stava lavorando alla manutenzione dell'impianto elettrico con un collega. Investito alle gambe, lo stagista ha riportato traumi alla tibia e alla caviglia, guaribili in pochi giorni. Subito soccorso dal collega e dagli operai della Comal, il sedicenne è stato al pronto soccorso delle Cliniche Gavazzeni con un'ambulanza del 118.
Il secondo infortunio è avvenuto a Calusco d'Adda nel cantiere per la realizzazione di un tunnel di circa 9 chilometri, commissionato dalla società Italcementi, tra il monte Giglio e il colle Pedrino. L'infortunato è un operaio salernitano di 52 anni, dipendente di una ditta di Roma che ha l'appalto dei lavori. Mentre si trovava nel tunnel, a circa 7 chilometri e mezzo, l'uomo è stato colpito da un mezzo semovente. Soccorso e trasportato al Policlinico San Pietro, all'operaio è stata riscontrata la frattura di due costole. Guarirà in 35 giorni. Sul luogo dell'infortunio sono intervenuti anche i tecnici dell'Asl, ufficio prevenzione infortuni sul lavoro, di Bonate Sotto.

(09/12/2004)



Saturday, December 04, 2004

Sostenibilità, non solo ambiente

L'ECO DI BERGAMO 03 DICEMBRE2004

Sostenibilità, non solo ambiente


Progetto per unire finanza, ecologia e impatto sociale in un unico bilancio Sestini: incoraggiamo questa sensibilità. L'esempio del «rapporto Italcementi»

Oltre che alla riduzione dell'inquinamento la sostenibilità ambientale punta a un nuovo rapporto azienda-territorio
Il tema della sostenibilità interessa sempre di più le imprese che si stanno lanciando alla ricerca di nuovi strumenti specifici che le supportino in una gestione aziendale capace di mettere d'accordo gli aspetti economici con quelli ambientali e sociali.
A distanza di oltre vent'anni dalle prime prese di posizione a livello mondiale su questo argomento, la necessità adesso è quella di disegnare un percorso reale: l'impresa favorevole alle strategie di sviluppo sostenibile deve rendersi pienamente consapevole del proprio ruolo sociale e tradurre la propria politica in programmi e azioni concrete, basate non più solo su teorie e buoni propositi ma su indicatori condivisi e «target» misurabili.
Un passo avanti nella storia delle imprese, dunque, che adesso è possibile compiere grazie ad un nuovo strumento che affianca il bilancio economico-finanziario e che risulta molto più ampio rispetto al report ambientale e a quello sociale. La sostenibilità, quindi, adesso è indipendente, staccata dal tema ambientale, da sempre considerato una specie di suo alter ego, comincia a camminare con le proprie gambe, rendendosi misurabile con il «report sviluppo sostenibile» che riunisce in un unico mezzo di comunicazione strategica i bilanci economico-finanziario, ambientale e sociale.
«Da tempo - ha spiegato Cristina Rapisarda Sassoni, coordinatrice del Network Sviluppo sostenibile nel corso di un incontro organizzato ieri dall'Unioncamere Lombardia e dalle Camere di Commercio di Bergamo e Milano sul tema dello sviluppo sostenibile - le aziende utilizzano con successo strumenti specifici per la gestione ambientale d'impresa quali il sistema Emas, l'Iso 14001 e l'Ecolabel, ma questi strumenti esauriscono solo la questione ambientale mentre adesso c'è bisogno di sistemi che considerino tutti e tre gli aspetti che caratterizzano la sostenibilità». L'impresa, quindi, deve diventare attore che non solo tutela l'ambiente ma che esprime anche un principio di responsabilità sociale e una produzione di valore diffuso per la comunità: «Anche la parte di produzione economica dell'azienda viene rivisitata - ha continuato Rapisarda Sassoni - in funzione della sua capacità di garantire valore alla comunità di riferimento in cui l'impresa è insediata».
E la sostenibilità è diventata anche un indice importante per le aziende che vogliono ottenere finanziamenti dai sistemi bancari; esiste infatti un Dow Jones Sustainability Index che valuta le imprese in termini di sviluppo sostenibile: «Oggi più che mai la banca per concedere un finanziamento deve capire chi ha di fronte - ha sottolineato Cristina Rapisarda Sassoni - e non valuta più soltanto in termini di pura consistenza economica finanziaria ma anche in termini di responsabilità ambientale e sociale. È interessante notare che sono escluse dalla possibilità di applicare il Dow Jones "sostenibile" industrie come quella del tabacco».
Anche nella nostra provincia l'attenzione a questo tema è alta, la Camera di commercio da sempre sostiene la crescita delle imprese orobiche in questo senso: «Da anni puntiamo a sensibilizzare le imprese su questo tema - ha spiegato Roberto Sestini, presidente della Camera di commercio di Bergamo - abbiamo promosso numerose iniziative che vanno in questa direzione nella speranza che l'importanza della sostenibilità venga percepita non solo dal settore industriale ma anche da quello sociale e dall'artigianato». Un esempio concreto di azienda bergamasca che ha fatto della sostenibilità un punto di forza è l'Italcementi Group, che nel 2000 è diventato membro del World Business Council for Sustainable Development (Wbcsd), organismo al quale aderiscono 170 gruppi internazionali che condividono gli stessi principi in merito allo sviluppo sostenibile e che nel luglio 2002 ha sottoscritto con le principali società produttrici di cemento un protocollo d'intesa, l'Agenda for Action, con l'obiettivo di coniugare lo sviluppo industriale con la tutela degli interessi collettivi.
Inoltre, l'Italcementi Group ai primi di settembre ha pubblicato il suo primo Rapporto sullo Sviluppo sostenibile relativo al 2003: «Il rapporto illustra i risultati delle azioni economiche, ambientali e sociali intraprese nel mondo - ha sottolineato Rodolfo Danielli, direttore generale di Italcementi Group - e rappresenta un passo importante nell'attuazione del concetto di sviluppo sostenibile».

Valentina Zenoni

Monday, November 29, 2004

Paderno Italcementi: «Le emissioni di fumo? Innocue»

LA PROVINCIA DI LECCO 28 NOVEMBRE 2004


Paderno Italcementi: «Le emissioni di fumo? Innocue»

La Italcementi rassicura: le emissioni di fumo bianco della scorsa estate sono innocue per la salute

PADERNO (l. per.) Sarebbero innocue le emissioni di fumo bianco emesse la scorsa estate dalle torri del nuovo forno inceneritore dell'Italcementi di Paderno. A sostenerlo è l'ingegner Andrea Monti, della direzione della cementeria bergamasca, che è intervenuto dalle pagine del nuovo notiziario comunale distribuito dal comune di Paderno in tutte le case dei padernesi. E per il futuro c'è la promessa di blindare e chiudere ermeticamente il deposito del clinker da dove sono fuoriuscite le polveri. «È un fenomeno dovuto all'emissione di polvere di clinker dal capannone di deposito per l'alimentazione dei molini di cemento della vecchia cementeria, e non da condizioni anomale della nuova linea di cottura o di altri camini dello stabilimento». Molti padernesi hanno accolto con sollievo la notizia, ma altri non hanno gioito all'idea di colonne di polvere che si sollevano in aria e poi vanno a depositarsi tutto intorno, in parte anche a Paderno. «I dati rilevati dal continuo sistema di monitoraggio – rassicura Monti – delle emissioni del forno di cottura non hanno evidenziato anomalie nei valori medi giornalieri. La polverosità diffusa è stata invece dovuta a una non corretta applicazione delle procedure di avvio delle macchine, seguita ad una fermata prolungata dei sistemi di messa a deposito del clinker. Tutto questo si è del resto reso necessario per attuare interventi migliorativi degli impianti stessi. La ricaduta di questo inconveniente si è comunque contenuto all'interno del nostro stabilimento (e questa è la buona notizia). Verranno adottati anche nuovi accorgimenti tecnici per escludere il ripetersi del fenomeno, inoltre tutto il personale è stato richiamato ad una maggiore attenzione. Abbiamo allo studio la possibilità di installare nel capannone dei carriponte automatici per spostare i materiali».




I 140 ANNI DEL GRUPPO PESENTI

I 140 ANNI DEL GRUPPO PESENTIRicerca scientifica, nasce la Fondazione Italcementi


«Una fondazione per sostenere l’istruzione e la ricerca». Così Carlo e Giampiero Pesenti hanno presentato, a conclusione delle celebrazioni per i 140 anni della Italcementi, la nascita della Fondazione dedicata a Carlo Pesenti, scomparso vent’anni fa. Alla presentazione della Fondazione, che parte con una dote iniziale di 500 mila euro, ma ha disponibilità fino a 2 milioni, erano presenti, tra gli altri, Giovanni Bazoli, Gabriele Galateri, Salvatore Ligresti, Luigi Lucchini, Carlo Salvatori, Gerardo Braggiotti, Giorgio Fossa, Mario Greco, Francesco Merloni, oltre a Luca Cordero di Montezemolo e a Savino Pezzotta che hanno animato una tavola rotonda.

«Impegno per lo sviluppo sostenibile»

Impegno per lo sviluppo sostenibile»

La Fondazione Italcementi-Cavaliere del lavoro Carlo Pesenti sosterrà la ricerca La presentazione dell'iniziativa ha chiuso le celebrazioni per i 140 anni del gruppo

Carlo Pesenti, con la moglie e due dei cinque figli, insieme a Luca Cordero di Montezemolo (foto Bedolis)
Con la presentazione della Fondazione Italcementi Cavaliere del Lavoro Carlo Pesenti e la consegna della legion d'onore al presidente dell'Italcementi Giampiero Pesenti, durante una cerimonia al Teatro Donizetti, si sono concluse le celebrazioni per i 140 anni del gruppo, iniziate ad aprile con l'inaugurazione della nuova cementeria di Calusco.«Abbiamo voluto presentare la nostra fondazione secondo un copione vivo e attuale, secondo una direttrice di lungo periodo: rileggere il passato per affrontare coscienti il futuro» - ha commentato Giampiero Pesenti, che è anche vicepresidente della Fondazione intitolata al padre, scomparso esattamente vent'anni fa.La Fondazione, che è senza fini di lucro, è stata costituita a giugno, con sede a Bergamo, ma senza limiti di ambito territoriale nello svolgimento dell'attività, da Italcementi e dalla controllante Italmobiliare, che hanno messo a disposizione della Fondazione una dotazione iniziale di 500 mila euro, con disponibilità di arrivare fino a 2 milioni di euro.Lo scopo della Fondazione è, come ha ricordato il suo primo presidente Giovanni Giavazzi (che è anche presidente onorario di Italcementi), la promozione dell'istruzione e della ricerca scientifica rivolte in particolare alla sostenibilità dello sviluppo economico e sociale delle imprese compatibile con l'uso delle risorse e con la crescita etica, sociale e culturale delle comunità.Tra le attività previste dallo Statuto figurano il sostegno, sia direttamente, sia con l'organizzazione di convegni e seminari e la promozione di saggi e pubblicazioni, della ricerca scientifica e dell'innovazione tecnologica per lo sviluppo economico e sociale del territorio. «La creazione di questa Fondazione è un richiamo alla tradizione di Italcementi e uno stimolo per il futuro. È una tradizione di sensibilità e partecipazione che prosegue nel presente, spaziando dall'assistenza alla promozione, dalla cultura alla ricerca, dalle esigenze sociali a quelle strutturali del territorio. La nascita della Fondazione è un segno di fiducia, un'espressione di speranza e anche un'assunzione di responsabilità» - ha commentato Giavazzi, secondo il quale è sempre più necessario «coniugare il risultato economico con un progetto di sviluppo sociale e di uso consapevole delle risorse naturali nell'assetto ambientale».«Dando vita a questa Fondazione vogliamo testimoniare l'importanza di quei fattori che sono sempre stati fondamentali per la nostra azienda assicurandone nel tempo la prosperità: l'adozione di prospettive di lungo periodo, l'attenzione al contesto esterno e l'eccellenza tecnico-professionale del management - ha aggiunto Carlo Pesenti, consigliere delegato dell'Italcementi, figlio di Giampiero e quindi esponente della sesta generazione imprenditoriale della famiglia -. Attualmente questi concetti vengono declinati attraverso i principi dello sviluppo sostenibile, ma a ben vedere anche ieri, nel costante lavoro teso ad assicurare le condizioni di perennità, si tendeva - sia pure in forme e in modi meno codificati - al raggiungimento del medesimo obiettivo».Tra le prime attività della Fondazione figura il sostegno al lavoro coordinato da Vera Zamagni, docente di storia economica all'Università di Bologna, sulla storia dell'Italcementi, vista come un'interprete dello sviluppo industriale dell'Italia tra il 20° e il 21° secolo. «La storia dell'Italcementi - ha ricordato ieri la professoressa Zamagni - può essere vista in parallelo con la storia dell'Italia, che ha solo tre anni più della società».

Stefano Ravaschio

Thursday, November 25, 2004

A chiusura delle celebrazioni per i 140 anni della nascita di Italcementi, il
27 novembre 2004 sarà presentata al Teatro Donizetti di Bergamo la Fondazione Italcementi Cavaliere del Lavoro Carlo Pesenti.
La Fondazione ha lo scopo di promuovere la ricerca, l'etica e la cultura per diffondere i principi e i valori dello sviluppo sostenibile delle imprese.
Costituita come istituzione autonoma, indipendente e senza fini di lucro, condurrà la propria attività in collaborazione con organizzazioni ed enti privati e pubblici in Italia e all'estero.

***

Programma della presentazione della
Fondazione Italcementi Cav. Lav. Carlo Pesenti
Bergamo, 27 novembre 2004 - Teatro Donizetti

Ore 10.00
Saluto di benvenuto
Giampiero Pesenti, Presidente di Italcementi

Presentazione della Fondazione Italcementi Cav. Lav. Carlo Pesenti
Giovanni Giavazzi, Presidente della Fondazione

Ore 10.30
Italcementi, un'interprete dello sviluppo
Vera Zamagni, Docente di Storia Economica - Università di Bologna

Ore 11.00
Le nuove sfide per il sistema industriale: vincoli e opportunità
Introduce Carlo Pesenti, Consigliere Delegato di Italcementi
Luca Cordero di Montezemolo, Presidente di Confindustria
Savino Pezzotta, Segretario Generale Cisl
intervista Antonio Calabrò, Editorialista, Direttore di ApCom

Ore 12.00
Bergamo, imprese oltre i confini
Andrea Moltrasio, Presidente Unione Industriali di Bergamo

***

Al termine S.E. l’Ambasciatore di Francia in Italia, Loïc Hennekinne, consegnerà a Giampiero Pesenti l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine
della Legion d’Onore conferita lo scorso luglio, con decreto
del Presidente della Repubblica Francese Jacques Chirac

Pesenti: «Le risorse umane punto focale dell’impresa»

CORRIERE DELLA SERA 24 11 04


Pesenti: «Le risorse umane punto focale dell’impresa»


BERGAMO - «Le risorse umane sono sempre state un punto focale della mia esperienza di imprenditore. Ho sempre rilevato che le tecnologie si possono acquistare, i finanziamenti si possono trovare, ma gli uomini, le loro conoscenze, la loro passione sono merce rara che va coltivata giorno dopo giorno». Nel giorno in cui ha ricevuto dall’Università di Bergamo la laurea honoris causa in Ingegneria gestionale il presidente e consigliere delegato di Italmobiliare Giampiero Pesenti ha spiegato qual è una delle componenti fondamentali del successo di una carriera che lo ha visto portare il Gruppo ereditato dal padre Carlo alla leadership mondiale.
La sua «lectio magistralis», di fronte al corpo accademico e a colleghi e amici come Cesare Romiti, Alberto Bombassei e Andrea Moltrasio, si è così trasformata in una sorta di analisi-riflessione sui fattori necessari per reggere le sfide di un mercato sempre più aperto. Italcementi, ha raccontato Pesenti, ha strutturato la sua organizzazione su squadre internazionali.
«Qui a Bergamo, ad esempio, abbiamo nella direzione controllo di gestione di gruppo 5 italiani, 2 francesi, un greco, un franco-cambogiano e una tailandese». La valorizzazione delle risorse umane va poi affiancata da una lettura dei mercati. Di qui, la politica di espansione in aree con forti tassi di sviluppo (Cina e Asia). Ma nel futuro, ha concluso Pesenti, ci deve essere anche l’attenzione allo sviluppo sostenibile. «Dobbiamo sviluppare nuove tecnologie per ridurre l’uso di risorse non rinnovabili e preservare l’ambiente».
La consegna della laurea ad honorem ha suggellato l’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo bergamasco che, sotto la guida del rettore Alberto Castoldi, ha fatto registrare una forte crescita. Ora le facoltà sono cinque e 28 i corsi di laurea, mentre gli studenti sono più di 13 mila.

Cesare Zapperi

Wednesday, November 24, 2004

Bergamo, oggi in università laurea ad honorem a Pesenti

CORRIERE DELLA SERA 23 11 04


Bergamo, oggi in università laurea ad honorem a Pesenti

Sabato il presidente di Italmobiliare riceverà la Legion d’Onore dall’ambasciatore francese


BERGAMO - L’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Bergamo, stamattina al Centro Congressi Giovanni XXIII, sarà arricchita dalla cerimonia di conferimento della laurea honoris causa in Ingegneria gestionale a Giampiero Pesenti. Un riconoscimento che premia la lungimiranza dell’imprenditore bergamasco. Pesenti, presidente e consigliere delegato di Italmobiliare (la holding che controlla Italcementi, l’azienda di famiglia, e detiene partecipazioni in diver- si settori), laureato in Ingegneria meccanica nel 1958 al Politecnico di Milano, ha dimostrato nella conduzione del Gruppo capacità tecniche ed economiche, di organizzazione e di gestione delle imprese. E’ stato inoltre un precursore della nuova figura di professionista che si prepara in quella Facoltà di Ingegneria gestionale che oggi, per mano del professor Lucio Cassia, gli consegnerà l’importante riconoscimento.
Questa cerimonia vuol anche rinsaldare un antico legame con l’ateneo, perché Pesenti ne guidò il consiglio di amministrazione fra il settembre ’91 e il dicembre ’92, il periodo cruciale del passaggio da istituto privato a pubblico. Ma la laurea è soprattutto un omaggio a un imprenditore che ha portato il gruppo ereditato dal padre Carlo alla leadership internazionale. Italcementi è il quinto gruppo al mondo nel settore del cemento e dei materiali da costruzione. E’ presente in 19 Paesi, ha 17 mila dipendenti e un fatturato di 4.300 milioni di euro.
Intanto la società festeggia i 140 anni di vita e sabato al Teatro Donizetti, ospiti il presidente di Confindustria Luca di Montezemolo e il segretario della Cisl Savino Pezzotta, le celebrazioni si chiuderanno con un convegno incentrato sulle nuove sfide del sistema industriale italiano. Al termine Giampiero Pesenti riceverà dall’ambasciatore francese l’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine della Legion d’Onore conferitagli già l’estate scorsa dal presidente Jacques Chirac.


Cesare Zapperi

Esordì da impiegato, ha rilanciato Italcementi

L'ECO DI BERGAMO 23 11 04


Esordì da impiegato, ha rilanciato Italcementi

Laurea honoris causa in ingegneria gestionale a Giampiero Pesenti, nel gruppo di famiglia dal 1958 Alle redini dai primi Anni '80: da un debito di 1.000 miliardi di lire al balzo internazionale e al risanamento


Era il 1958, primo lavoro da impiegato di secondo livello all'Italcementi, dopo la laurea in Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano. E Giampiero Pesenti, per andare alla cementeria di Monselice prendeva il treno, anche se la famiglia era allora proprietaria della Lancia, perché appariva sconveniente rispetto ai colleghi andare al lavoro in auto. Se per molti imprenditori il «basso profilo» è una scelta snobistica, per la famiglia Pesenti la riservatezza è uno stile di vita consolidato.
In effetti fuori da Bergamo solo gli addetti ai lavori sanno chi è Giampiero Pesenti quando, a 53 anni - è nato a Milano il 5 maggio del 1931, unico figlio maschio di Carlo Pesenti e Rosalia Radici - diventa consigliere delegato di Italcementi e di Italmobiliare (dove viene nominato anche presidente), dopo la morte del padre che per quasi mezzo secolo ha retto e impersonificato l'Italcementi. L'attività di Giampiero è stata tutta all'interno del gruppo, lontano dai riflettori: all'Italcementi, dopo l'ingresso alla direzione tecnica centrale, diventa capo ufficio progetti nel 1965 e condirettore tecnico nel 1971. Intanto nel 1967 è entrato nel consiglio d'amministrazione dell'Italcementi e di Italmobiliare (la finanziaria che diventerà poi la capofila del gruppo). Solo nel 1983 è nominato direttore generale dell'Italcementi e l'anno dopo appunto consigliere delegato, carica che ha lasciato nello scorso maggio al figlio Carlo per assumere quella di presidente.
Quando Giampiero, esponente della quinta generazione imprenditoriale dei Pesenti, prende le redini del gruppo riceve un'eredità pesante. Il gruppo ha seri problemi causati da un insieme di fattori: l'espansione disordinata dei decenni precedenti, la congiuntura, l'onerosa lotta sostenuta per contrastare la scalata tentata da Sindona, il coinvolgimento nel Banco Ambrosiano e altri problemi finanziari.
La decisione di risolvere la situazione con la cessione delle partecipazioni bancarie viene presa quando era ancora vivo Carlo Pesenti, che sapeva di dover vendere, ma sperava di poterlo in qualche modo evitare. Di fronte a un debito che nel 1983 supera i 1.000 miliardi di lire dell'epoca, le vendite sono però una scelta obbligata: Bpl va al San Paolo, la quota in Efibanca alla Bnl e nell'estate del 1984 l'esposizione è dimezzata, anche se la situazione resta critica.
Dopo la morte di Carlo Pesenti, nel settembre 1984, diversi analisti erano convinti che il gruppo fosse al capolinea, isolato e con molti che vi avevano messo gli occhi sopra. Giampiero però smentisce chi lo vedeva come un'ombra del padre: subito allaccia relazioni con Enrico Cuccia - in un'intervista ricorda che è stato suo padre a dirgli «Quando c'è qualcosa di importante rivolgiti a Cuccia» -, che ne apprezza lo spirito imprenditoriale e combina la cessione delle assicurazioni Ras ad Allianz, perno del risanamento del gruppo rifocalizzato sul cemento. Che ci fossero barriere ideologiche con Mediobanca Giampiero Pesenti lo smentisce in una delle sue rare interviste («Non parlo perché non mi va di ripetere sempre le stesse cose», ha spiegato una volta): «È assurdo distinguere tra finanza cattolica e finanza laica - disse nel 1989 a Giancarlo Mazzuca -. Per quanto mi riguarda, mantengo rapporti cordiali con tutti e sono anche profondamente cattolico».
La politica delle alleanze o comunque dei buoni rapporti con l'establishment economico finanziario, prima con Enrico Cuccia e poi con Gianni Agnelli che, dice a Giampaolo Pansa, è stato consultato nel momento di difficoltà del gruppo «come si ascolta un re», favoriscono il definitivo risanamento.
Nel 1986, dopo la cessione ad Acqua Marcia della quota Bastogi, non solo il debito è annullato, ma c'è anche liquidità per nuove acquisizioni.
Quando è da un anno alla guida dell'impero, il giornalista economico Giuseppe Turani vede così la strategia avviata da Giampiero Pesenti: «Niente colpi di testa, viaggiare sotto costa e tenersi in costante contatto con l'establishment finanziario, curare gli impianti e le fabbriche e quando capiterà fare qualche buon colpo». È quello che avviene, puntando soprattutto su «cemento e dintorni». Nel 1987 cede una quota nella Montedison ed entra nella Calcestruzzi (che poi acquisirà 10 anni dopo), mentre nel 1989 prende il controllo del gruppo Fingres.
Gli Anni Novanta sono quelli del grande balzo. Sfuggono la privatizzazione di Cementir (che va a Caltagirone) e della greca Herakles (che va a Ferruzzi), ma riesce un affare ancora più grosso: la conquista, con l'appoggio di Mediobanca, di Ciments Français, gruppo con un fatturato allora doppio rispetto a quello dell'Italcementi (l'equivalente di 1,8 miliardi di euro contro 750 milioni), ma anche con problemi finanziari legati alle forti acquisizioni degli anni precedenti. È una sfida, come ha ricordato lo stesso Pesenti, in quanto è «la più rilevante acquisizione industriale realizzata all'estero da un gruppo italiano e il più rapido aumento di dimensioni, mai registrato da una società industriale italiana». Peraltro nel 1993 il gruppo passa da un utile di 17 a una perdita di 65 milioni di euro (per effetto dei risultati negativi per 99 milioni della società francese), mentre la posizione finanziaria consolidata passa dall'attivo a un indebitamento di 1,86 miliardi di euro.
Per il rilancio Pesenti adotta una strategia simile a quella utilizzata quasi 10 anni prima per il gruppo Italmobiliare: riduzione dell'indebitamento con la cessione di attività non fondamentali e focalizzazione sugli aspetti industriali e sul core business del cemento. La cura funziona: il bilancio del gruppo torna in utile del 1995 e l'indebitamento scende progressivamente dando nuova spinta, dal 1997, alla crescita internazionale dell'«Italcementi Group». Con l'acquisizione tra il 1997 e il 2003 di impianti in Bulgaria, Kazakistan, Thailandia, India, Marocco ed Egitto, la capacità produttiva del gruppo nei Paesi emergenti è passata dal 10 ad oltre il 40%.
Se per il padre la finanza era diventata la vera passione, per Giampiero, che continua a ritenersi «soprattutto un uomo d'industria», l'orizzonte è un po' diverso: «Un grande gruppo - dice - non può disinteressarsi della finanza». E di fatto completato il risanamento dell'Italcementi - anche se per crescere nel cemento non esita a cedere altre partecipazioni industriali, come Franco Tosi, Natro Cellulosa o Sab Autoservizi - c'è stato un ritorno nel credito. Non più controllo di banche, ma quote di minoranza in istituti solidi, in grado di remunerare il capitale e con buone compagnie.
Le capacità di tessere buone relazioni lo fanno emergere come un buon mediatore, rigoroso e stimato da tutti, rispettato per la sua riservatezza e perché si occupa soprattutto della sua azienda, senza partecipare alla «finanza corsara». Lo riconosce anche il gruppo Agnelli che già a metà agli Anni Ottanta lo fa entrare nel consiglio Fiat. Nel 1999 diventa poi presidente di Gemina e dal 21 giugno 2004 è presidente del patto di sindacato di Rcs Media Group.
Convinto che «gli industriali devono parlare tra loro e cementare le intese, perché non si devono condurre le battaglie da isolati e men che meno si può essere sempre in guerra» spicca come un candidato ideale per la presidenza di Confindustria. Nel 1988 viene proposto per la successione a Luigi Lucchini, ma declina per gli impegni all'interno del gruppo. Lo stesso fa quattro anni dopo, quando viene indicato tra i possibili successori di Sergio Pininfarina. Verrà poi nominato Luigi Abete che lo chiama a vicepresidente, carica che ricopre dal 1992 al 1996: siede comunque tuttora nella Giunta sia di Confindustria, sia dell'Unione industriali di Bergamo.
Sono impegni, questi, che si assommano alle varie presenze nei consigli d'amministrazione del gruppo (tra l'altro con la vicepresidenza di Ciments Francais) e di altre società, come Pirelli, Ras, Gim e Mittel.
Tanti impegni lavorativi portano anche qualche problema. «Un dispiacere e rimorso per i sacrifici imposti alla famiglia, la cosa più bella che c'è» ammette nel 1989, quando è insignito dall'onorificenza di Cavaliere del lavoro (nel 1977 era stato nominato Grand'ufficiale) e dedica il riconoscimento «ai collaboratori, senza il cui apporto non avrei potuto riceverlo, e alla famiglia, vista l'eterna lotta a cui sono da sempre costretto per quanto riguarda il tempo da trascorrere al lavoro o tra i miei cari».
Sposato da 43 anni con Franca Natta, figlia del Nobel per la chimica Giulio, cerca per quanto gli è concesso di dedicare più tempo possibile ai nipoti (sono nove: sei maschi e tre femmine) figli di Giulia, Carlo e Laura.
La famiglia, insomma, come occupazione preferita al di fuori dal lavoro. Socio del Rotary Bergamo, degli Amici dell'Accademia Carrara, del Fondo italiano per l'ambiente, nel tempo libero gioca a golf al circolo dell'Albenza e quando può, e il tempo lo permette, pratica il ciclismo. Ama la musica classica, Beethoven in particolare.
È un esperto velista, anche se trascorre gran parte dei periodi di riposo in montagna: scia d'inverno - alla fine degli Anni Cinquanta ha dato vita al circolo sciatori Bergamo - e fa lunghe passeggiate d'estate.
Normalmente schivo dagli appuntamenti mondani, questa settimana dovrà salire sulla ribalta per due riconoscimenti. Il primo oggi, per la consegna della laurea honoris causa in Ingegneria gestionale da parte dell'Università di Bergamo (che tra l'altro ha presieduto tra il 1991 e il 1993): il secondo sabato quando in una cerimonia al Teatro Donizetti, l'ambasciatore francese gli consegnerà ufficialmente l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore della quale è stato insignito lo scorso 6 luglio con decreto a firma del presidente della Repubblica francese Jacques Chirac.
Stefano Ravaschio




Italmobiliare: 18 mila dipendenti e 4,5 miliardi di fatturato


Come presidente e amministratore delegato dell'Italmobiliare, cariche che ricopre da poco più di vent'anni, Giampiero Pesenti è a capo di un gruppo con quasi 18.000 dipendenti, un fatturato atteso a fine anno di circa 4,5 miliardi di euro (realizzato per due terzi fuori dall'Italia) e un utile totale vicino al 10%. Il gruppo ha una media negli ultimi cinque esercizi di 700 milioni di investimenti all'anno (300 milioni all'anno di soli investimenti industriali nel settore cemento).
L'Italmobiliare, che fa capo alla stessa famiglia Pesenti ed è quotata in Borsa dal 1980, è stata fondata nel 1946 dall'Italcementi come società finanziaria destinata ad operare nei settori non strettamente cementieri. I rapporti si sono poi invertiti alla fine degli Anni Settanta ed è stata l'Italmobiliare a prendere il controllo dell'Italcementi (attualmente con una quota vicina al 59% del capitale ordinario).
La principale partecipazione di Italmobiliare è l'Italcementi, azienda che ha preso il via 140 anni fa dal piccolo impianto di cemento a Scanzo della Società Bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica, e poi attraverso l'unione con altre società del settore (tra le quali nel 1906 proprio la Fratelli Pesenti, che nel 1878 aveva iniziato a produrre cemento a Nese), acquisizioni e costituzione di nuove società (come Cementeria di Sardegna e Cementerie Siciliane, costituite negli Anni Cinquanta e incorporate nel 1996/97) è diventata il leader italiano del settore.
Nello scorso decennio il grande balzo internazionale, in particolare con la conquista del controllo nel 1992 della Ciments Français, attraverso la quale sono poi state effettuate altre acquisizioni, soprattutto nei Paesi emergenti (Bulgaria, Kazakistan, India, Egitto e Thailandia). Italcementi Group è così diventato un gruppo globale con presenza in 19 Paesi di quattro continenti, che può contare su 60 cementerie, 150 cave e 500 impianti di calcestruzzo.
Al di fuori del cemento, la storia dell'Italmobiliare vede la finanziaria prendere il controllo, a cavallo del 1950, della Banca Provinciale Lombarda e del Credito Commerciale, mentre è del 1952 l'acquisizione della Ras, seconda maggiore compagnia assicuratrice italiana. Nel gruppo entrano anche la Franco Tosi e tra il 1962 e il 1965 otto istituti bancari di medie e piccole dimensioni del gruppo di Teresio Guglielmone, che diedero vita all'Ibi, Istituto Bancario Italiano. Infine la società si assicura la quota della Bastogi già detenuta dalla Montedison.
La forte espansione porta però a un deterioramento della situazione finanziaria e si rende necessario un piano di smobilizzi per riequilibrare i conti. Alla fine degli Anni Settanta il Credito Commerciale viene ceduto al Montepaschi. Poi l'Ibi passa alla Cariplo; nel 1984 è la volta della vendita della Bpl all'Istituto Bancario San Paolo di Torino e della quota in Efibanca alla Bnl. A novembre 1984 viene avviata anche la graduale cessione ad Allianz della Ras, completata nel 1987, mentre all'incirca un anno dopo il gruppo cede anche la quota Bastogi, a completamento del risanamento finanziario del gruppo.
Nel 1990 Franco Tosi cede l'attività industriale ad Abb, con la quale era stata già stretta un'alleanza due anni prima: il gruppo reinveste nell'imballaggio e isolamento alimentare (Sirap Gema) e nel ciclo integrato dell'acqua e della distribuzione gas (con la Crea, poi ceduta a inizio 2000), ma anche in partecipazioni, non più di controllo, nel sistema bancario.
Attualmente nel settore industriale, a parte l'Italcementi Group, la principale partecipazione è il gruppo dell'imballaggio e isolamento alimentare Sirap Gema: nel portafoglio dell'Italmobiliare figurano attualmente anche quote in Gim (4,33%), Gemina (4,38%) e nella nuova aggregazione cartaria Burgo-Marchi.
Nel settore editoriale, dove il gruppo in passato è stato presente anche con «Il Tempo» e «La Notte», sono da ricordare le quote nella Società Editrice Siciliana (33%), nella Poligrafici Editoriale del gruppo Riffeser-Monti (4,77%) e in Sesaab (10%), editore de «L'Eco di Bergamo», oltre che in Rcs Media Group (dove la partecipazione è salita recentemente al 7,19%). Nel settore bancario-finanziario l'Italmobiliare controlla il gruppo svizzero Finter Bank e un piccolo istituto monegasco, oltre ad avere partecipazioni in Unicredito italiano (1,36%), Mediobanca (2,65%), Banca Intesa (0,25%), Banche Popolari Unite (1,5%) e Mcc (1%).
S. R.



Tuesday, November 02, 2004

Il ponte di Paderno sfavillerà nella notte

LA PROVINCIA DI LECCO 01 11 04

Paderno Dopo anni di sforzi l'amministrazione sembra a buon punto sulla strada dei finanziamenti per il progetto Luci per il ponte: spuntano gli sponsor Pronte Italcementi e Ferrovie dello Stato, mentre Enel Sole si farebbe carico del progetto esecutivo

Il ponte di Paderno sfavillerà nella notte: le sue arcate saranno illuminate da luci azzurre e verdi che ben si inseriscono nel contesto cromatico dell'Adda foto Cardini


PADERNO Dopo anni di sforzi l'amministrazione comunale di Paderno sembra a buon punto sulla strada del finanziamento del progetto di illuminazione del ponte San Michele, l'opera che darebbe l'assetto finale alla sistemazione della valle dell'Adda, iniziata con il rifacimento dell'alzaia e con l'apertura dell'ecomuseo. Il quadro preciso va ancora delineato, ma le speranze sono buone: metà della cifra necessaria arriverebbe dal Master Plan della regione Lombardia sul recupero dei Navigli e della loro navigabilità. L'illuminazione del ponte vi sarebbe inserita come opera accessoria, mentre alcune imprese si sono dette disponibili a contribuire anche se non hanno quantificato la propria partecipazione. «Sono l'Italcementi e le Ferrovie dello Stato, mentre Enel Sole, che ha già steso il progetto preliminare, si occuperebbe del progetto esecutivo. È un'opera a cui tiene molto anche perchè in cambio ne avrebbe anche un ritorno di immagine non indifferente», commenta il sindaco Valter Motta. Rispetto alla scorsa estate, quando ancora nessuno si era fatto avanti, il quadro è in netto miglioramento ma il finanziamento non è ancora del tutto sicuro: 135mila dalla Regione, forse 50mila dagli sponsor attuali, anche se la cifra potrebbe salire, restano fuori circa 70mila euro che potrebbero essere coperti con una cordata tra varie istituzioni: Unione commercianti, Unione Industriali, Vera Brianza, Artigiani, sindacati di Bergamo e di Lecco. La giunta padernese aveva inserito nel bilancio 2003 uno stanziamento di 200.000 euro per questo progetto, anche se il sindaco lo riteneva «virtuale» perché non vuole che le spese gravino sulla finanza pubblica. Il progetto, in linea con le norme anti inquinamento luminoso, prevede un'illuminazione azzurra e verde delle arcate, per inserirle nel contesto cromatico circostante: cielo, alberi e fiume. Le linee guida prevedono l'indirizzamento del flusso luminoso verso l'alto, passività ambientale dell'impianto e risparmio energetico. La strada sarà illuminata con 62 lampioni a due lampade al sodio alta pressione da 70 watt; altri ottanta fari da 54 watt cadauno inonderanno di luce la galleria ferroviaria, lungo l'arcata del ponte ce ne saranno 60 mentre i piloni saranno illuminati da 18 fari a fascio stretto, con lampade alogene da 150 watt. La logica di regolazione e di accensione degli impianti sarà flessibile, per una potenza totale installata di 9,5 kilowatt per l`illuminazione funzionale e 11,8 kilowatt per l`illuminazione architettonica
Lorenzo Perego

Wednesday, October 27, 2004

Ok della Regione alle varianti di Calusco e Cisano

L'ECO DI BERGAMO 26 10 04

Ok della Regione alle varianti di Calusco e Cisano


Parere favorevole della Giunta regionale, su proposta dell'assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Massimo Corsaro, ai progetti delle varianti di Cisano e di quella da Calusco a Terno d'Isola, inserite tra gli interventi della «Legge Obiettivo». Ora i progetti passeranno al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) per l'approvazione definitiva.
«Le due varianti - ha detto Corsaro - costituiscono opere complementari alla Pedemontana e si inseriscono in un ampio programma di riqualificazione degli itinerari di attraversamento est-ovest della Regione Lombardia, per garantire collegamenti con il territorio lecchese e con la Valtellina. Sui due progetti preliminari la Regione ha espresso sia valutazioni tecniche, tenendo conto delle osservazioni degli enti locali interessati, sia valutazioni di compatibilità ambientale, prescrivendo interventi di mitigazione».
In particolare, per la variante di Cisano che rappresenta un'alternativa all'attraversamento del centro, a seguito dei pareri espressi dal Comune di Pontida, dal Parco Adda Nord e da alcuni privati proprietari di aree interessate dai lavori, è stata valutata l'ipotesi di spostare più a sud la rotatoria di innesto sulla provinciale 169, in corrispondenza dell'area di Cascina Broseta, per tutelare particolari aspetti ambientali, paesistici e culturali del luogo.
Per quanto riguarda invece la variante da Calusco d'Adda a Terno d'Isola si è posta attenzione all'inserimento ambientale dell'opera, con particolare riferimento agli aspetti di tutela del paesaggio. La Regione ha prescritto lo spostamento del tracciato verso est, con alternanza di tratti in galleria e all'aperto, al limite dei boschi, nei comuni di Calusco, Medolago, Terno d'Isola, e verso sud, in località Monte Orfano, in Comune di Chignolo, in modo da garantire un impatto paesaggistico e ambientale minore. Dopo diversi incontri con gli enti locali coinvolti, per evitare di intaccare in maniera consistente l'area boschiva si è valutata anche la possibilità di spostare a nord la rotatoria prevista tra le cascine Budriago e Cà Cavicchio, mentre per salvaguardare l'antico complesso rurale della cascina Cà Cavicchio è stato proposto di eseguire una leggera modifica della bretella di collegamento tra la rotatoria con le provinciali 167 e 166.
«Questi interventi - ha concluso l'assessore Corsaro - sono inseriti nell'Intesa generale quadro Stato-Regione Lombardia dell'aprile 2003 tra le opere complementari al sistema viabilistico pedemontano». Il potenziamento del collegamento Lecco-Bergamo è composto da altri tre interventi: variante di Calolzio, variante di Vercurago, collegamento Calco-Ponte di Brivio-Cisano.

Thursday, October 21, 2004

«Sullo smog test inadeguati»

AMBIENTE|La rivelazione dell’Agenzia europea

«Sullo smog test inadeguati»


Tubo di scarico L'aria dei paesi europei è più inquinata di quanto dicano i monitoraggi. Soprattutto a causa delle auto, di cui si misurano male le emissioni. E l'obiettivo di Kyoto sembra compromesso
Fumi? No, vivo in città
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L'aria dei paesi europei è ben più inquinata di quanto dicano gli strumenti di controllo, soprattutto a causa delle auto, le cui emissioni pericolose sono misurate in maniera inadeguata. Lo afferma l'Agenzia europea per l'ambiente (Aea) che in un report dal titolo Ten key transport and environment issues for policy-makers (Ambiente e trasporti: dieci questioni chiave per i politici) lancia l'allarme sull'impatto eccessivo dei trasporti sulle emissioni dei gas a effetto serra nell'Ue. Secondo gli esperti di Copenaghen, «test non abbastanza accurati portano a sottovalutare le emissioni pericolose delle nuove auto».

A causa delle errate misurazioni, l'obiettivo stabilito dal Protocollo di Kyoto per i paesi dell'Unione europea (ridurre di un quarto i gas a effetto serra dovuti al trasporto entro il 2008) sembra compromesso. Gli effetti più devastanti dei reali livelli di emissioni, spiega l'Agenzia in un comunicato http://org.eea.eu.int/documents/newsreleases/TERM2004-en , si fanno sentire soprattutto nei centri urbani, dove «l'inquinamento dovuto ai trasporti causa decine di migliaia di morti premature». Nel mirino dell'Agenzia ci sono soprattutto i gas emessi dagli impianti di aria condizionata delle nuove auto, che non sono contabilizzati nelle attuali misurazioni, e i motori diesel super potenti, che aumentano sensibilmente le emissioni di sostanze dannose ad effetto serra.

I volumi crescenti di trasporto stanno provocando un aumento della pressione sull'ambiente, in particolare rispetto al cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. Gli sforzi attuali per neutralizzare queste tendenze nel migliore dei casi stanno soltanto rallentando il tasso di aumento. E se è vero che i progressi tecnologici stanno ridimensionando l'inquinamento atmosferico da trasporto su strada malgrado l'aumento dei volumi di traffico, diventa quanto mai necessario risolvere il problema dell'inquinamento atmosferico urbano. "Accertarsi che i veicoli rientrino negli standard di emissioni dovrebbe essere una priorità" ha commentato Jacqueline McGlade, direttore esecutivo di EEA,

20 ottobre 2004

Monday, October 18, 2004

Cementi ad Azione Fotocatalitica

WWW.ITALCEMENTI.IT 18 10 04


Realizzazioni - Pavimentazione piazzale cementeria di Calusco




Introduzione
Una nuova sperimentazione tesa a verificare l’efficacia dei leganti fotoattivi nell’abbattimento degli ossidi di azoto (NOx) presenti nell’ambiente da parte di una struttura orizzontale è stata condotta nel mese di Marzo 2003 mettendo in opera 8.000 m2 di masselli cementizi prefabbricati dalla Cementi tubi (Gruppo Magnetti) in una porzione del piazzale del nuovo cementificio Italcementi di Calusco. Il massello bistrato utilizzato aveva lo strato superficiale di
7 mm realizzato con cemento fotocatalitico grigio TX Millennium.

1. La sperimentazione
L'efficacia del rivestimento fotoattivo è stata verificata con il LUXMETRO 545 della ditta Testo, con l'Anemometro a filo caldo 425 della ditta Testo, con il Nitrogen Oxides Analyzer Model AC 32 M della Environnement S.A.
I dati sono stati immagazzinati in PC portatili.
Gli analizzatori di NOx sono stati collocati rispettivamente nel settore centrale della pavimentazione fotocatalitica (Analizzatore 188) e vicino ai serbatoi (Analizzatore 189) a circa una ottantina di metri, nella parte di pavimentazione asfaltata.


L'italiae' un paese in declino?

LA PROVINCIA DI LECCO 16 10 04

lo sfogo L'Italia è un Paese in declino? Industriali pessimisti e delusi

BRUXELLES Il declino industriale in Italia? «Io sono pessimista»: lo afferma il consigliere delegato di Italcementi, Carlo Pesenti, a margine del consueto incontro annuale del gruppo, che quest'anno si svolge a Bruxelles con la presenza di 130 top manager della società sparsi in 19 paesi. Al termine della prima giornata degli incontri, Pesenti ha ricordato alla stampa alcuni dei temi principali affrontati nei lavori e, ad una domanda sull'evoluzione dell'industria italiana, ha detto di essere «pessimista», fra l'altro per problemi di «dimensione economica» e di presenza nei «mercati internazionali», oltre che per «la poca tecnologia». Circa l'impatto della Cina sull'economia, Pesenti ha ricordato che per quel che riguarda il cemento, quello del colosso asiatico è un mercato chiuso «in cui non entra nessuno dei grandi protagonisti del settore, ad eccezione dei giapponesi e dei coreani». Commentando diversi aspetti dello sviluppo sostenibile - che sono al centro dei lavori del gruppo di quest'anno - Pesenti ha ricordato che tale scelta da parte di Italcementi «è in realtà una conferma, visto per esempio che già negli ultimi anni circa il 20% degli investimenti del gruppo andavano all'area ambiente». Ma le paure dell'imprenditoria italiana sono diffuse, tra i grandi come tra le aziende minori. E proprio i piccoli imprenditori ieri hanno bocciato l'azione del Governo: «Ci penalizza», ha risposto il 50,9% degli oltre 300 industriali che hanno partecipato al Forum della Piccola di Confindustria. Il sondaggio ha messo in luce come, rispetto alle aspettative suscitate dal programma del centrodestra, forte è la delusione per gli effetti che le politiche messe in campo hanno avuto per le piccole e medie imprese. Solo il 15,5% dei piccoli imprenditori ha sostenuto che l'azione del Governo li ha avvantaggiati. Il restante 33,6% si è detto «indifferente». «È vero - si è difeso il vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri - anche noi siamo insoddisfatti rispetto alle aspettative che avevamo nel 2001, ma questo dipende da come è cambiata inaspettatamente la congiuntura economica e internazionale».

Sunday, October 17, 2004

L'ECO DI BERGAMO 16 10 04


Pesenti: «Industria troppo dipendente dal mercato interno»

BRUXELLES L'industria italiana «è troppo dipendente dalla ciclicità del mercato nazionale e non ha una sufficiente dimensione di scala». Lo ha dichiarato il consigliere delegato di Italcementi, Carlo Pesenti, conversando con i giornalisti in occasione della convention dei manager del gruppo in corso a Bruxelles.E a proposito della discussione in corso sul rischio di declino del sistema industriale dell'economia italiana, Pesenti si è dichiarato «pessimista». A suo parere comunque «possiamo farcela se l'industria riuscirà a trovare le dimensioni che le consentano di sfruttare al meglio i vantaggi dell'internazionalizzazione». Necessario però anche affrontare il problema dell'attuale «poca tecnologia».Nella convention, che vede riuniti in Belgio 130 manager in rappresentanza di aziende di 19 Paesi, sono stati affrontati i temi delle strategie del gruppo, che realizza il 70% del business fuori dai confini nazionali. Il consigliere delegato di Italcementi ha spiegato che l'intera strategia del gruppo «tiene conto delle necessità di avere uno sviluppo sostenibile». «Questa scelta da parte di Italcementi è in realtà una conferma, visto per esempio che già negli ultimi anni circa il 20% degli investimenti andavano all'area ambiente - ha aggiunto -: ora abbiamo dato un approccio organico, strategico e di lungo periodo a questi orientamenti».Sui contrasti e problemi tra temi ambientali e necessità industriale, Pesenti ha detto di essere «tendenzialmente a favore del protocollo di Kyoto» sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, anche perché vincoli forti possono essere di stimolo alle imprese «per trovare nuove soluzioni innovative».Sulle iniziative prese in questi anni da parte della Commissione Ue, Pesenti si è dichiarato «a favore della "emission trading"» (la direttiva europea sul mercato delle emissioni inquinanti».«Secondo noi - ha peraltro aggiunto Pesenti - la Commissione Europea manifesta un'attitudine eccessivamente burocratica e vincolistica in alcuni campi per quanto riguarda l'ambiente». Alcune leggi di Bruxelles «sono giuste, altre no, come per esempio - ha sottolineato - la normativa Reach» sul controllo dei prodotti chimici.Per quanto riguarda il mercato del cemento, Pesenti ha spiegato che il boom cinese non preoccupa il settore. «Il mercato cinese è chiuso e neppure i maggiori player internazionali vi hanno interesse - ha continuato -. È un mercato molto frazionato e, in parte, sotto il controllo dello Stato». La pressione sui prezzi, infine, deriva anche dalle pressioni tariffarie dei noli marittimi.Il tema ambientale è stato centrale all'interno dell'incontro dei manager Italcementi, appuntamento annuale che viene ospitato a turno nei principali Paesi in cui è attivo il gruppo, per analizzare gli scenari di sviluppo economico e politico in cui opera la società e condividere gli obiettivi di scelte strategiche di ogni filiale.L'Italcementi Group partecipa all'Agenda for Action del World Business Council for Sustainable Development, il programma sottoscritto dai principali operatori mondiali del cemento. L'impegno di Italcementi in questo contesto, oltre alla realizzazione del primo Sustainable Development Report, si è focalizzato sull'analisi dello sviluppo sostenibile e dei suoi impatti a livello economico, sociale e ambientale, quest'ultimo anche alla luce dei recenti sviluppi dell'adesione al protocollo di Kyoto da parte della Russia.Durante i lavori sono intervenuti come relatori Sergio Romano, Francesco Giavazzi, Jeffrey Currie di Goldman Sachs e Luigi Passamonti, senior advisor della Banca Mondiale, che ha presentato le prospettive di crescita dei Paesi in via di sviluppo, area in cui Italcementi è impegnata a rafforzare la sua presenza.

Saturday, October 16, 2004

Quelli del via Carnate, pendolari dimenticati

L'ECO DI BERGAMO 15 10 04

Quelli del via Carnate, pendolari dimenticati


Viaggio in treno verso Milano tra ritardi, poca informazione, carrozze sporche e strapiene I passeggeri: «Sembrano convogli merci». Le Ferrovie: «I disagi non superano i 10 minuti»

Ore 7,40 di ieri mattina, piazzale Marconi. La stazione ferroviaria è affollata come sempre: studenti e lavoratori pendolari sono a centinaia e di tutte le età. Parecchi di loro ogni mattina prendono il treno per Milano via Carnate. Si autosoprannominano gli «eterni dimenticati». Più volte hanno fatto sentire la loro voce, ma la situazione non è mai migliorata. L'elenco dei problemi che lamentano è quasi interminabile: ritardi, poca informazione, carrozze sporche e strapiene, temperature «bizzarre» e scarsa igiene, solo per dirne alcuni.
Già all'inizio il viaggio non promette bene: se alla biglietteria non c'è la coda, una volta saliti sul convoglio i minuti cominciano a passare senza che il regionale 10468 - sei carrozze di seconda classe più la motrice - si sposti dal binario tre. Alla fine la partenza, prevista per le 7,53, slitta alle 8,02. Nove minuti di ritardo. Suvvia, non è un'eternità. «Fosse sempre così poco - dice Sara Brozzoni, 24 anni di Zogno, studentessa universitaria -. È capitato di aspettare anche un'ora filata. E senza avere un'informazione precisa. Già, perché uno dei principali problemi è proprio quello delle notizie sui ritardi, che arrivano a spizzichi e bocconi. Prima ci dicono che il treno ritarderà cinque minuti, poi se ne aggiungono altri dieci e altri ancora all'infinito. Intanto si perdono coincidenze e appuntamenti senza poter avvertire in modo preciso quando si arriverà. Quelli, come me, che salgono a Bergamo, che è la stazione di partenza, possono dirsi in parte fortunati, perché hanno quasi sempre la possibilità di sedersi. Il problema è quando si raggiungono le ultime fermate: la gente è stipata in piedi e, alcune volte, è capitato che qualcuno non riuscisse a salire».
Per altri pendolari i problemi cominciano ancora prima di salire sul convoglio per Milano via Carnate. È il caso di Roberta Rivellini, 29 anni di Bolgare, dipendente del Comune di Calusco: «Prendo il treno tutte le mattine da Montello e la situazione è davvero incredibile. Veniamo trattati come se fossimo su un treno merci. Trovare un biglietto è quasi impossibile. La biglietteria automatica non va, l'edicola è spesso sprovvista, così dobbiamo salire sul treno senza biglietto. Col rischio di pagare 25 euro di multa, come previsto dai nuovi regolamenti. Inutile parlare dei ritardi: spesso perdiamo anche le coincidenza». Nella stessa situazione si trova anche Stefano Gafforelli, studente universitario di 25 anni di Bolgare: «Le carrozze sono strapiene e la situazione è invivibile. Quando non riusciamo a comprare il biglietto viaggiamo col rischio di essere multati: questo nuovo provvedimento, che prevede una sanzione di 25 euro, è un'esagerazione, oltre che un'ingiustizia». Nel frattempo il treno supera le altre stazioni della Bergamasca: Ponte, Terno e Calusco. Il tempo vola e sono già le 8,23: il convoglio rallenta per oltrepassare lo scricchiolante ponte di Paderno. Dal ponte il panorama è suggestivo, ma quasi nessuno dei pendolari guarda fuori. Sicuramente non i passeggeri - e sono già numerosi alla metà del viaggio - che si trovano in piedi nel corridoio del vagone. Superato l'Adda si entra nel Milanese.
«Se è vero che le Ferrovie hanno problemi di bilancio - sottolinea Luca Pizzi, studente universitario di 25 anni di Dalmine - aumentino i controlli. Sembra quasi che le Ferrovie puntino sulla qualità solo nei grandi progetti e si disinteressino dei nostri problemi». Un altro aspetto è l'igiene: su molti sedili ci sono macchie oppure scritte. Indescrivibile il gabinetto. Tant'è che, sotto l'insegna «wc» affissa sulla porta, qualche pendolare che, nonostante tutto, non ha perso il senso dell'umorismo, ha scritto in pennarello «guasto». «Molte carrozze sono sporche - aggiunge Margherita Gardinetti, 20 anni, studentessa universitaria di Curno - e i sedili lasciano spesso a desiderare. Per non parlare del riscaldamento: in alcune carrozze la temperatura è al massimo, in altre invece si gela». «L'aspetto più allucinante sono i ritardi - fa eco Federica Brena, 20 anni, studentessa di Colognola - visto che siamo riusciti ad aspettare anche un'ora. Certe volte non si riesce nemmeno a salire sui treni. È capitato di perdere lezioni e, qualche volta, anche degli esami». Trenitalia e Rete ferroviaria italiana non nascondono i problemi, pur sottolineando che stanno facendo di tutto per risolverli: «Per quanto riguarda la carenza di posti - spiegano dall'ufficio Relazioni esterne delle due società - il massimo afflusso sulla linea Bergamo-Milano via Carnate si registra nei dieci minuti delle ultime fermate. Il problema quindi esiste, ma è limitato a un tratto di pochi minuti. Comunque si sta lavorando per migliorare. Per i riscaldamenti sono stati già attivati tutti gli interventi di manutenzione: segnalazioni di grossi problemi non ne sono pervenute». Buone notizie, secondo le Ferrovie, anche sul fronte dei ritardi: «Rispetto al settembre 2003, quest'anno abbiamo guadagnato 7 punti nella puntualità. È un traguardo importante. Entro l'anno, inoltre, prevediamo miglioramenti nel settore della manutenzione. Con maggiori interventi di manutenzione saranno minori i disagi e i ritardi provocati da guasti oppure dal malfunzionamento del riscaldamento. Un'ultima novità è entrata in vigore proprio oggi (ieri per chi legge, ndr.): si tratta del nuovo Cento operativo di Trenitalia e Rete ferroviaria italiana, al quale faranno riferimento tutti i dirigenti delle varie tratte per pianificare meglio gli interventi, monitorare le situazioni con un punto di vista più ampio e garantire maggiore tempismo in caso di problemi».
Mentre per tutto il viaggio non si è vista nemmeno l'ombra di un controllore che verificasse il possesso del biglietto da 3 euro e 40 centesimi, il treno raggiunge la stazione milanese di Porta Garibaldi: sono le 9,01. Otto i minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Le porte delle carrozze si aprono e i passeggeri sono sopraffatti dallo smog del capoluogo lombardo. E anche da qualche goccia d'acqua in testa. Strano, visto che non piove. Infatti si tratta di una perdita dal tetto della pensilina: le gocce cadono proprio nel punto in cui si è aperta la porta. Dopo un viaggio così, mancava solo la beffa all'arrivo.

Fabio Conti

Friday, October 15, 2004

L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa ...

CORIERE DELLA SERA 14 10 04

L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa ...


L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa dell’orografia, di una circolazione dei venti difficile che provoca come conseguenza un ristagno delle immissioni. Milano non produce più inquinanti di una città tedesca come Amburgo però quest’ultima può beneficiare di una circolazione aerea più favorevole. Da noi invece c’è un accumulo che aggrava la situazione. L’aria stagnante nella valle del Po contribuisce ed esalta i valori dell’inquinamento tanto da risultare anche dieci volte superiori a quelli che hanno le stesse fonti, ma una circolazione aerea più normale.
In altre località del pianeta la situazione è per certi aspetti ancora più grave come la stessa fotografia del satellite europeo dimostra. Tutta l’area asiatica è costantemente ricoperta da un’immensa «nuvola nera» che estende sempre più i suoi tentacoli verso altri Paesi. E ciò è dovuto al fatto che la Cina è la nazione che più di altre fa ancora ricorso al carbone sfruttando le sue numerose e ricche miniere. Ma per il momento il «grande impero» è più impegnato a produrre e a svilupparsi e pochi sono i controlli esercitati sull’inquinamento cercando di limitarlo. Ed è per questo che si parla sempre più intensamente della necessità di una legislazione internazionale che stabilisca limiti alla distribuzione degli inquinanti.
Gli Stati Uniti, soprattutto lungo la costa ovest, sono sempre più preoccupati della «nuvola nera» asiatica perché questa ormai viaggia e si diffonde in più direzioni. E persino sugli oceani sono state fotografati addensamenti di particelle che finiscono per degradare l’aria di paesi molto lontani dal luogo d’origine. E questo è un problema perché i limiti di inquinamento di una nazione finiscono per essere superati non per attività propria, ma per l’arrivo delle particelle straniere dal cielo.
Per controllare il fenomeno sono necessarie indagini e verifiche che ancora non esistono o sono presenti in modo ristretto. Lungo la costa Est degli Stati Uniti le università hanno formato un consorzio e costruito una rete di rilevazione per valutare meglio la presenza delle sostanze incriminate e come queste si spostano alterando pure la meteorologia del luogo. Tanto che ora si comincia a parlare di previsioni chimiche per quanto riguarda il clima.
Intanto per contrastare il problema bisogna agire sul controllo delle emissioni nocive riducendole. Non c’è altra via. La mappa compilata con l’osservazione spaziale dimostra chiaramente che le aree più evolute della Terra soffrono tutte dello stesso male ambientale. E insieme devono convincersi della necessità di trovare un rimedio efficace, al di là delle molte parole spese inutilmente nelle periodiche assemblee mondiali.

Giovanni Caprara Guido Visconti

Il satellite boccia Milano «E’ la città più inquinata»

IL CORRIERE DELLA SERA 14 10 04

Il satellite boccia Milano «E’ la città più inquinata»

Il presidente della Fondazione per l’ambiente Ballarin: manca ricambio d’aria


Inquinata. Di più: in cima alla classifica delle città con l’aria più irrespirabile d’Europa (e non solo). Anche (e soprattutto) per la presenza di biossido d’azoto. È così che appare Milano (e la pianura Padana in generale) fotografata dal satellite Envisat dell’Agenzia spaziale europea Esa . Immagini, diffuse ieri, che hanno fatto scattare un nuovo allarme tra gli esperti. Antonio Ballarin Denti, responsabile del settore Aria e Clima della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, paragona Milano a un’enorme vasca da bagno. Stracolma. «Le soluzioni da adottare per far sì che la situazione non degeneri sono due - spiega Ballarin -. Chiudere il rubinetto oppure aprire il tappo. Negli ultimi anni il rubinetto delle emissioni inquinanti è stato, almeno parzialmente, chiuso. Ma rimane il problema dello scarico. Bloccato». Fuori di metafora: i divieti di circolazione introdotti per le auto senza marmitta catalitica, gli incentivi per la sostituzione di caldaie a olio combustibile e gasolio con impianti a metano, le giornate di blocco al traffico hanno fatto migliorare la qualità dell’aria. «Ma la posizione geografica penalizza enormemente Milano e i suoi dintorni. Con le Alpi a Nord e a Ovest, e gli Appennini a Sud, non c’è ricambio d’aria».
Inquinamento alle stelle, dunque. All’assenza di vento s’aggiungono ancora il traffico, le industrie che immettono nell’atmosfera una quantità di solventi chimici, qualche riscaldamento che funziona ancora a olio combustibile (il metano è presente nell’80 per cento delle case lombarde, nel 16 per cento ci sono impianti a gasolio, nel restante 4 per cento ci sono caldaie a olio combustibile). Di qui le costanti preoccupazioni degli ambientalisti (e non solo): «La Milano dallo smog - osserva Ballarin - chiede un tributo in vite umane troppo alto». La settimana scorsa uno studio Apheis, presentato dalla Società italiana di medicina respiratoria, ha sottolineato che, riducendo le polveri sottili, solo a Milano ci sarebbero 400 vittime in meno ogni anno.
I dati della Fondazione Lombardia per l’Ambiente mostrano che gli ossidi di azoto sono a quota 60-70 microgrammi al metro cubo: «Oggi le normative europee segnano il limite a 60, nel 2010 la soglia d’allarme scenderà a 40 - commenta ancora Ballarin -. Per contro, dopo anni di diminuzione costante, adesso in Lombardia i suoi valori sono stabili. È un segnale negativo». Ma i veleni dell’aria milanese non finiscono qui. La concentrazione di ozono (pericoloso per la salute degli uomini e dannoso per la vegetazione) dal 1988 a oggi è triplicata: nell’arco di un anno la soglia di attenzione di 180 microgrammi al metro cubo viene superata almeno 50 volte. Il Pm10 ruota intorno a medie annuali di 50-60 microgrammi al metro cubo: «È stabile dal 1998 - dice Ballarin -, ma al di sopra dei limiti dei 40 microgrammi al metro cubo che richiede l’Unione europea». Le polveri sottili quest’autunno hanno già superato i limiti per sei giorni consecutivi: solo l’arrivo del temporale domenica ha fatto rientrare i valori entro le soglie.
In settimana la giunta della Regione Lombardia fisserà con una delibera le date delle domeniche senz’auto. «Con ogni probabilità, due giornate ecologiche cadranno tra il 10 gennaio e il 18 febbraio - osserva l’assessore all’Ambiente, Franco Nicoli Cristiani -. Le altre due scatteranno in caso di emergenza». Dal primo novembre al 29 febbraio ritorna il divieto di circolazione per i veicoli non catalizzati. «La lotta all’inquinamento - ribadisce Ballarin - deve diventare più dura». Per Ballarin, anche docente di Fisica ambientale all’Università Cattolica, sono necessarie tre misure: l’introduzione di divieti per le auto con motori a diesel, un migliore isolamento termico degli edifici (a partire dai doppi vetri alle finestre) per ridurre il consumo di energia e lo sviluppo del teleriscaldamento. Dello stesso avviso anche Andrea Poggio, presidente regionale di Legambiente, che ha proposto il limite di circolazione per i Diesel che hanno più di dieci anni.

Simona Ravizza

Ecco la Terra inquinata, dalla Cina alla Pianura Padana

FOTO DAL SATELLITE

Ecco la Terra inquinata, dalla Cina alla Pianura Padana

di GIOVANNI CAPRARA e GUIDO VISCONTI





Ciminiere sullo sfondo di Pechino, Cina (Ansa)
In un’immagine sola tutto l’inquinamento del pianeta. Una foto impressionante. Tante macchie rosso fuoco: è lì che la Terra è malata. E la malattia coincide con le regioni più industrializzate del mondo. C’è anche la Pianura Padana. Non è una sorpresa, lo sapevamo da tempo. Lo sviluppo industriale, la crescita della popolazione, il sempre più intenso uso dei mezzi di trasporto generano gas che finiscono nell'atmosfera, deteriorandola inesorabilmente. La fotografia raccolta dal satellite Envisat dell'agenzia spaziale europea ci mostra la distribuzione e la concentrazione del biossido di azoto secondo un valore medio uscito dalla continua osservazione condotta nelle ultime due stagioni invernali e durante l'estate. Questo gas è generato dai processi di combustione e quindi scaturisce dalle attività industriali, dai motori delle automobili, dalle centrali che producono energia.
Ma c'è anche un contributo naturale perché viene pure generato dal cadere di un fulmine. Le maggiori concentrazioni di biossido di carbonio si trovano sulla Valle Padana, nell'Europa settentrionale, sulla costa est degli Stati Uniti, in Sudafrica e nella estesa regione asiatica che comprende, oltre la Cina anche il Giappone e la Corea. Tutte zone dove lo sviluppo dell'attività umana è sempre più intenso. Ma ci sono poi delle aggravanti.
L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa dell’orografia, di una circolazione dei venti difficile che provoca come conseguenza un ristagno delle immissioni.
Milano non produce più inquinanti di una città tedesca come Amburgo però quest’ultima può beneficiare di una circolazione aerea più favorevole. Da noi invece c’è un accumulo che aggrava la situazione. L’aria stagnante nella valle del Po contribuisce ed esalta i valori dell’inquinamento tanto da risultare anche dieci volte superiori a quelli che hanno le stesse fonti, ma una circolazione aerea più normale.
In altre località del pianeta la situazione è per certi aspetti ancora più grave come la stessa fotografia del satellite europeo dimostra. Tutta l’area asiatica è costantemente ricoperta da un’immensa «nuvola nera» che estende sempre più i suoi tentacoli verso altri Paesi. E ciò è dovuto al fatto che la Cina è la nazione che più di altre fa ancora ricorso al carbone sfruttando le sue numerose e ricche miniere. Ma per il momento il «grande impero» è più impegnato a produrre e a svilupparsi e pochi sono i controlli esercitati sull’inquinamento cercando di limitarlo. Ed è per questo che si parla sempre più intensamente della necessità di una legislazione internazionale che stabilisca limiti alla distribuzione degli inquinanti.
Gli Stati Uniti, soprattutto lungo la costa ovest, sono sempre più preoccupati della «nuvola nera» asiatica perché questa ormai viaggia e si diffonde in più direzioni. E persino sugli oceani sono state fotografati addensamenti di particelle che finiscono per degradare l’aria di paesi molto lontani dal luogo d’origine. E questo è un problema perché i limiti di inquinamento di una nazione finiscono per essere superati non per attività propria, ma per l’arrivo delle particelle straniere dal cielo.
Per controllare il fenomeno sono necessarie indagini e verifiche che ancora non esistono o sono presenti in modo ristretto. Lungo la costa Est degli Stati Uniti le università hanno formato un consorzio e costruito una rete di rilevazione per valutare meglio la presenza delle sostanze incriminate e come queste si spostano alterando pure la meteorologia del luogo. Tanto che ora si comincia a parlare di previsioni chimiche per quanto riguarda il clima.
Intanto per contrastare il problema bisogna agire sul controllo delle emissioni nocive riducendole. Non c’è altra via. La mappa compilata con l’osservazione spaziale dimostra chiaramente che le aree più evolute della Terra soffrono tutte dello stesso male ambientale. E insieme devono convincersi della necessità di trovare un rimedio efficace, al di là delle molte parole spese inutilmente nelle periodiche assemblee mondiali.

Giovanni Caprara
Guido Visconti

Thursday, October 14, 2004

Azienda nera

BRUXELLES|Operazione trasparenza sugli inquinatori

Azienda nera


Dopo la carta d'identità on line delle imprese che causano emissioni inquinanti nell'acqua e nell'aria, arriva la proposta di costituire un registro che prenda in considerazione fino a 90 sostanze dannose per l'ambiente. Nella lista dei cattivi anche numerosi impianti italiani


La Commissione europea prosegue la sua operazione trasparenza sugli inquinatori europei. Dopo aver messo sul web la carta d'identità delle aziende di tutta Europa che causano emissioni inquinanti nell'acqua e nell'aria, lancia ora la proposta di costituire un registro ancora più accurato che prenda in considerazione fino a 90 sostanze dannose per l'ambiente

Porto Marghera
e la salute contro le 50 attuali.

In attesa di questo nuovo rapporto che potrebbe entrare in vigore dal 2007, dopo la ratifica degli stati membri, già il primo registro europeo delle emissioni inquinanti (Eper) consente a tutti gli interessati - compresi i singoli cittadini - di venire a conoscenza del livello di inquinamento di numerose aziende con un monitoraggio realizzato finora nei quindici vecchi stati membri, ma che da quest'anno fornirà la fotografia dei venticinque, oltre alla Norvegia che ha aderito volontariamente.

Si scopre così, ad esempio, che il 76% delle emissioni atmosferiche di ammoniaca - un gas che a concentrazioni elevate é tossico per le persone e l'ambiente - è dovuto a 2.780 allevamenti di maiali e volatili. Il mercurio, classificato come sostanza pericolosa, finisce nell'acqua soprattutto come scarto delle aziende chimiche (49%) e di quelle dei metalli (19%); mentre produce inquinamento dell'aria principalmente nella produzione di energia (39%).

Nella lista nera di aziende che da sole producono più del 10% delle emissioni totali rilevate in Europa per una determinata categoria di inquinante, figurano anche diverse società italiane. È il caso, ad esempio, dell'Ilva di Taranto per il monossido di carbonio o, per altre sostanze, della Radici chimica e dello stabilimento Syndial di Porto Torres per emissioni nell'aria. Per sostanze che finiscono invece nelle acque sono citati lo stabilimento di Porto Marghera e l'Enipower di Brindisi, ma anche un depuratore consortile e un impianto di trattamento chimico, fisico e biologico dei rifiuti.

Finora il registro ha coperto complessivamente 56 diverse attività industriali, mentre il nuovo rapporto intende ottenere una valutazione su 65 impianti. Bruxelles invita inoltre gli stati membri ad armonizzare i loro metodi di misurazione e calcolo dell'inquinamento, prendendo in considerazione anche le emissioni delle discariche che non tutti i paesi oggi rilevano.

A dimostrazione del successo, il registro degli inquinatori sul web in pochi mesi ha avuto, rileva l'esecutivo europeo, più di centomila visitatori. Come l'attuale, anche il nuovo rapporto, che dovrebbe comprendere anche altre fonti di inquinamento come il traffico stradale e aereo, i trasporti marittimi e l'agricoltura, sarà aggiornato ogni tre anni.

11 ottobre 2004

In Italia 1.105 impianti a rischio

DIRETTIVA SEVESO|Il ministero dell'Ambiente

In Italia 1.105 impianti a rischio


Petrolchimico Eni Oltre il 22% degli stabilimenti pericolosi sono concentrati in Lombardia. Elevata la presenza anche in Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Il punto sulla norma comunitaria che prevede il controllo sui pericoli di incidenti rilevanti/
Emissioni: un registro per i "cattivi"


Sono 1.105 gli stabilimenti a rischio in Italia e soggetti all'applicazione della direttiva Seveso. Lo dice un rapporto aggiornato elaborato dal ministero dell'ambiente e reso pubblico oggi in occasione della conferenza stampa di presentazione di un convegno nazionale dedicato alla valutazione e alla gestione del rischio negli insediamenti civili e


industriali in programma la prossima settimana a Pisa. L'aggiornamento sullo stato di attuazione della norma comunitaria che prevede il controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose viene condotto periodicamente e - come ha sottolineato il sottosegretario all'ambiente Francesco Nucara - «l'evento di Pisa rappresenta un momento di sereno confronto tra tutti i soggetti coinvolti nell'attuazione della norma sui rischi di incidenti rilevanti. Il ministero dell'ambiente si sta dotando di tutti gli strumenti al fine di attuare l'emendamento alla Direttiva Seveso che estende il campo di applicazione».

Infatti, nel dicembre 2003, anche a seguito degli incidenti di Baia Mare (2000, Romania), di Enschede (2000, Paesi Bassi) e di Tolosa (2001, Francia), il Parlamento ed il Consiglio europei hanno emanato la direttiva di modifica della direttiva Seveso, estendendone il campo di applicazione, essenzialmente per quanto riguarda le sostanze esplodenti, alcune attività minerarie, l'inserimento di nuove sostanze cancerogene e maggiore attenzione per le sostanze pericolose per l'ambiente, nonché l'inserimento di nuovi obblighi per gli Stati membri e per i gestori degli stabilimenti, al fine di garantire standard di sicurezza sempre più elevati. Proprio l'Italia, nel corso del semestre di turno alla presidenza dell'Unione europea, ha portato rapidamente a conclusione le procedure della conciliazione tra consiglio e Parlamento europeo.

Tornando al rapporto del dicastero guidato da Altero Matteoli, il numero complessivo degli stabilimenti a rischio presenti in Italia al 30 settembre 2004 è pari a 1.105, di cui 643 detengono quantitativi minori di sostanze pericolose (i cosiddetti a rischio) e 462 detengono quantitativi maggiori (ad alto rischio). Relativamente alla distribuzione degli stabilimenti soggetti a notifica sul territorio nazionale, si rileva che oltre il 22% sono concentrati in Lombardia, in particolare nelle province di Milano, Varese e Bergamo. Regioni con elevata presenza di industrie a rischio sono anche il Piemonte (circa 10%), l'Emilia-Romagna (circa 9%), ed il Veneto (circa 8%). Al Sud le regioni con maggior presenza di attività soggette a notifica risultano essere la Sicilia (circa 6%), la Puglia (circa 4%) e la Sardegna (circa 4%).

13 ottobre 2004



Friday, September 10, 2004

ALLA CEMENTERIA DI CALUSCO L’INCONTRO

MARKETPRESS 09 09 04

ALLA CEMENTERIA DI CALUSCO L’INCONTRO CON GLI ANALISTI CARLO PESENTI, CONSIGLIERE DELEGATO DI ITALCEMENTI, ILLUSTRA I RISULTATI DEL SEMESTRE E LE PROSPETTIVE PER L’ESERCIZIO 2004 IL TITOLO ORDINARIO NEL NUOVO INDICE DI BORSA S&P/MIB

Inviato da redazione Giovedì, 09 Settembre 2004 - 08:10





Calusco (Bergamo), 9 settembre 2004 - “Il primo semestre dell’anno ha messo in luce un significativo miglioramento dei risultati operativi in tutti i comparti di attività e nelle principali aree geografiche di presenza del gruppo. Nonostante il sensibile incremento dei costi, soprattutto quelli legati alle fonti energetiche – ha dichiarato Carlo Pesenti, Consigliere delegato di Italcementi - la continua attenzione alla ricerca dell’efficienza, unitamente ad un aumento dei volumi di vendita, ha permesso di registrare una crescita vicina al 10% del margine operativo lordo e di più del 15% del risultato operativo. Questa dinamica ha consentito di realizzare un risultato netto di 178,8 milioni di euro, in crescita di circa un quarto rispetto alla prima metà dello scorso anno.” Per quanto riguarda le attese sull’intero esercizio, il Consigliere delegato di Italcementi ha sottolineato che “lo scenario politico ed economico a livello internazionale rimane molto instabile e quindi non si possono escludere nuove tensioni sui mercati soprattutto quelli delle materie di base, in particolare quelle energetiche. E’ difficile poter prevedere un secondo semestre con un trend simile alla prima parte dell’anno e anche il settore delle costruzioni, che in alcuni paesi è stato favorito da positive condizioni meteo nei primi mesi, potrebbe registrare un rallentamento nella seconda parte dell’anno. Tuttavia, per quanto riguarda il Gruppo Italcementi, riteniamo che i progressi già messi a segno nei primi sei mesi dell’esercizio ci consentiranno di realizzare un risultato, prima delle componenti straordinarie, superiore a quello corrispondente del 2003, ovviamente senza l’effetto di eventi oggi non prevedibili”. La strategia di sviluppo del Gruppo, ha aggiunto Carlo Pesenti, punta a ulteriori miglioramenti dell’efficienza produttiva e della compatibilità ambientale del dispositivo industriale nei paesi maturi, sull’esempio di quanto già fatto a Calusco, e ad una nuova Pagina 2 crescita in alcuni paesi in via di sviluppo – in particolare India ed Egitto - con l’obiettivo di raggiungere un sostanziale bilanciamento dell’assetto produttivo tra le due macroaree. Per quanto riguarda le prospettive del titolo a Piazza Affari, l’inserimento nel nuovo indice S&p/mib pone Italcementi fra le principali 40 società italiane in Borsa per flottante e turnover. Il nuovo indice, che diventerà il benchmark di riferimento per i prodotti derivati a partire dal prossimo 20 settembre, garantirà così al titolo Italcementi un’ulteriore attrattiva di investimento e liquidità sui mercati. Nel corso dell’Analyst Meeting svoltosi ieri presso la cementeria di Calusco d’Adda, i vertici della società hanno illustrato alla comunità finanziaria i risultati del primo semestre 2004 di Italcementi Group. Il fatturato consolidato ha registrato un incremento del 6,5% a 2.262,1 milioni di euro, anche grazie al buon incremento dei volumi in tutti i settori di attività del gruppo. Il Margine operativo lordo è cresciuto del 9,6% a 538,2 milioni, mentre il risultato operativo è stato di 348,6 milioni (+15,8%). L’utile netto totale del semestre ha raggiunto 178,8 milioni (+23,9%), mentre quello di competenza è risultato di 129,4 milioni (+21,6%). La capogruppo Italcementi Spa ha realizzato nel periodo un utile netto di 83,3 milioni di euro, rispetto al risultato di 72,8 milioni di euro del 1° semestre 2003 (+14,4%). I ricavi sono stati pari a 484,1 milioni di euro con un incremento del 3,9% rispetto al 1° semestre 2003 (465,8 milioni di euro).

Italcementi: Calusco fa scuola

L'eco di Bergamo 09 09 04


Italcementi: Calusco fa scuola

«I progressi già messi a segno nei primi sei mesi dell'esercizio ci consentiranno di realizzare un risultato, prima delle componenti straordinarie, superiore a quello corrispondente del 2003, ovviamente senza l'effetto di eventi oggi non prevedibili». È il commento che è stato espresso dal consigliere delegato del gruppo Italcementi, Carlo Pesenti, nel corso di un incontro con gli analisti finanziari che si è tenuto alla cementeria di Calusco d'Adda.Proprio il nuovo impianto di Calusco è stato indicato da Carlo Pesenti come modello da esportare negli altri siti produttivi del gruppo dal punto di vista dei miglioramenti dell'efficienza produttiva e della compatibilità ambientale, in particolare per quanto riguarda le strutture nei Paesi maturi. Il gruppo punta inoltre ad una nuova crescita in alcuni Paesi in via di sviluppo - in particolare in India ed Egitto (ma non va dimenticata la Turchia visto come attraverso la controllata Ciments Français il gruppo si è candidato a rilevare alcuni stabilimenti del gruppo Uzan Rumelli) - con l'obiettivo di raggiungere un sostanziale bilanciamento dell'assetto produttivo tra le due macroaree.«Lo scenario politico ed economico a livello internazionale rimane molto instabile e quindi non si possono escludere nuove tensioni sui mercati soprattutto quelli delle materie di base, in particolare quelle energetiche - ha commentato Pesenti -. È difficile poter prevedere un secondo semestre con un trend simile alla prima parte dell'anno. Tuttavia a livello di gruppo riteniamo che i progressi già messi a segno nel primo semestre consentiranno di realizzare un risultato superiore a quello del 2003».

Thursday, August 05, 2004

Sì della Regione ai treni merci

L'ECO DI BERGAMO 04 08 04

Sì della Regione ai treni merci


ISOLA Un altro passo avanti per il progetto della dorsale merci ferroviaria dell'Isola bergamasca. La Giunta regionale, su proposta dell'assessore alle Infrastrutture e Mobilità Massimo Corsaro, ha espresso parere favorevole sul progetto preliminare presentato da Rete ferroviaria italiana (Rfi) inserendo miglioramenti che tengono conto anche delle osservazioni segnalate dagli enti locali sul cui territorio sorgerà la nuova infrastruttura.
L'opera consiste in una nuova linea ferroviaria di 9,5 chilometri destinata esclusivamente alle merci, che interesserà il territorio di 7 Comuni dell'Isola (zona compresa tra i fiumi Adda e Brembo) e servirà con brevi diramazioni le industrie della zona. Le principali aziende che chiedono l'utilizzo del raccordo sono la Sanpellegrino (acque minerali, stabilimento di Madone) e la Bayer (chimica, stabilimento di Filago).
La nuova infrastruttura si dirama da Terno d'Isola (linea Fs Bergamo-Carnate) e arriva fino a Filago. In posizione intermedia, a Chignolo d'Isola, è previsto un fascio binari per la composizione e scomposizione dei convogli ferroviari. Per la realizzazione è prevista la spesa di circa 31 milioni di euro. La Regione prevede di finanziare 10 milioni di euro. Il rimanente è a carico del gruppo Rfi (16 milioni) e delle imprese raccordate (5 milioni). «Con questo intervento - ha detto Massimo Corsaro - sarà possibile acquisire al trasporto su rotaia un volume di traffico stimato in circa un milione di tonnellate all'anno, togliendo dalla viabilità della zona circa 50.000 camion ogni anno».
L'esito della Conferenza di servizi sul progetto preliminare, previsto per il 15 settembre 2004, fornirà a Rfi le indicazioni per lo sviluppo del progetto definitivo e consentirà alla Regione di salvaguardare la destinazione urbanistica a zona ferroviaria per le aree interessate.

Lifting per via Roma

L'ECO DI BERGAMO 0408 04

Lifting per via Roma

Previsti per fine mese i lavori vicino alla stazione

Via Roma a Calusco (foto Magni)
L'area della stazione ferroviaria di Calusco si sta pian piano trasformando per essere maggiormente accessibile, più servita da parcheggi, attrezzata con una pensilina coperta per motorini e biciclette, più decorosa e sicura grazie alla videosorveglianza, per evitare vandalismi e furti.
È un impegno che da anni l'Amministrazione comunale di Calusco sta portando avanti e dovrà concludersi con i lavori di riqualificazione urbanistica di via Roma.
In programma c'è la realizzazione dei marciapiedi e la sistemazione del lato ovest. L'obiettivo dell'Amministrazione comunale è quello di rendere la stazione ferroviaria un qualificato e attrezzato nodo di interscambio dei diversi servizi di mobilità urbana.
«L'ultimo intervento interesserà il lato ovest di via Roma, dove sono presenti i capannoni dell'Italcementi. – spiega l'assessore ai Lavori pubblici Ernesto Mazzoleni –. I lavori sono totalmente a carico della cementeria, secondo gli accordi previsti nella convenzione relativa alla ristrutturazione dello stabilimento, sottoscritta tra il Comune e la società. L'intervento prevede, dopo la demolizione parziale dei capannoni della cementeria, la realizzazione di un marciapiede che completi l'attuale, rendendolo più ampio e spazioso e con la possibilità di piantumare degli alberi. Inoltre, verrà realizzato un nuovo parcheggio, con aiuole, una nuova area da adibire a verde pubblico attrezzato con panchine, una pensilina per l'attesa dell'autobus e all'interno della proprietà dell'Italcementi una barriera verde per "nascondere" lo stabilimento e attutire il rumore».
«Ora – prosegue l'assessore ai Lavori pubblici – aspettiamo solo che prendano il via l'intervento sperando che possano concludersi il più presto possibile».
Dall'Italcementi si comunica che i lavori per la demolizione parziale dei capannoni inizieranno il 23 agosto e dovrebbero concludersi alla metà di settembre.
Dopodiché si passerà alla costruzione del marciapiede e del parcheggio.

Angelo Monzani

Monday, August 02, 2004

È salva la stazione ferroviaria No allo spostamento

LA PROVINCIA DI LECCO 01 0804


PADERNO Maggiore sicurezza per gli utenti a piedi e in bicicletta grazie a una serie di interventi È salva la stazione ferroviaria No allo spostamento, l'intera area verrà sistemata

PADERNO

E' salva la stazione di Paderno d'Adda. Il vecchio progetto della gronda ferroviaria ne prevedeva lo spostamento più a sud, in seguito alla realizzazione di un nuovo tracciato della Carnate-Bergamo con un nuovo ponte sull'Adda, alcune centinaia di metri dall'attuale San Michele. Ed invece con l'approvazione del nuovo progetto ferroviario Seregno – Bergamo da parte della Giunta della Regione Lombardia, su proposta degli assessori alle Infrastrutture e Mobilità, Massimo Corsaro, e dell`assessore all`Urbanistica e Territorio, Alessandro Moneta, la Carnate-Bergamo resta così com'è. Le centinaia di pendolari abituati a recarsi alla stazione di Robbiate-Paderno possono tirare un sospiro di sollievo, perché la nuova linea ferroviaria, destinata principalmente al trasporto delle merci provenienti dal valico del Gottardo, da Seregno raggiungerà l'interconnessione con la linea Bergamo-Treviglio. Il tracciato interessa prioritariamente l'area bergamasca ed il nodo di Milano, ma data la vicinanza con il Meratese – si tratta di appena 10 km – rappresenta un'opportunità strategica per l'economia e i passeggeri del basso lecchese. Il progetto prevede una linea a doppio binario da Seregno a Levate per il trasporto merci, collegata al tratta Chiasso-Monza quadruplicata; l`intero sistema è la naturale continuazione della linea transfrontaliera del Gottardo, il cui tunnel di base sarà aperto nel 2014, e si collegherà strettamente con il tracciato della Pedemontana. Avendo spostato più a sud questa gronda, la Carnate-Bergamo non viene toccata, quindi resterà la stazione. L'amministrazione comunale ha previsto un vasto progetto di sistemazione e ammodernamento di tutta l'area. Prima di tutto i sottoservizi: «A settembre partiranno i lavori della fognatura che dovranno passare sotto i binari per raggiungere la zona a sud», spiega il sindaco Valter Motta. Poi la sistemazione di tutto il parcheggio davanti al tabaccaio, sempre nella zona oltre binari, dove sarà anche realizzata un'area per le manovre degli autobus che ora si fermano sulla strada. Nella parte a nord, dove si trova la stazione, è prevista una radicale sistemazione viabilistica con un senso unico in via Roma, a salire dalla stazione verso il centro, con pista ciclabile e marciapiede: «Finalmente i pendolari saranno più sicuri». Il percorso inverso passa invece da via Foscolo. Inoltre è previsto un peduncolo di collegamento con la nuova strada di Robbiate, che dalla provinciale 54 scende verso sud e arriva in via Foscolo – la strada non è ancora aperta – e da qui alla stazione.

Lorenzo Perego

Friday, July 30, 2004

Inquinamento: aria e acqua le situazioni critiche

L'ECO DI BERGAMO 30 07 04


Inquinamento: aria e acqua le situazioni critiche


Inquinamento dell'aria e dell'acqua, meno critica invece la situazione per quanto riguarda rifiuti e radiazioni. Questi i risultati emersi dall'assemblea tenutasi nella sala civica San Fedele di Calusco in cui è stata presentata e discussa la relazione sullo stato dell'ambiente dell'area dell'Isola e Zingonia, realizzata da Agenda 21, in collaborazione con la Provincia, l'Arpa e l'Asl.
Agenda 21 è un gruppo di lavoro a cui hanno aderito sedici Comuni: Boltiere, Bonate Sotto, Bottanuco, Calusco, Carvico, Ciserano, Dalmine, Filago, Levate, Madone, Osio Sopra, Osio Sotto, Presezzo, Solza, Verdello e Verdellino per poter affrontare e risolvere problematiche ambientali.
Il progetto, iniziato a dicembre 2002 e terminato a giugno 2003, ha richiesto un fitto lavoro di raccolta dati e di confronto con le realtà produttive e sociali dei diversi Comuni, con il fine di individuare le principali aree critiche a livello ambientale e di apportare adeguati interventi.
«È necessaria innanzitutto un'integrazione tra la salute e l'ambiente» ha spiegato Pietro Imbrogno, medico dell'Asl di Bergamo e responsabile del servizio di Medicina ambientale, che ha effettuato uno studio molto capillare sul problema ambientale correlato a determinate patologie, fornendo dati di ricoveri ospedalieri e di mortalità, che si sono verificati durante gli ultimi vent'anni nella provincia di Bergamo.
A tale proposito, è stato notato come l'area dell'Isola e quella della zona di Zingonia siano piuttosto critiche, in quanto presentano molte industrie e un notevole livello di inquinamento atmosferico e acustico, determinato per lo più dal traffico.
A ciò si cerca di ovviare attraverso una politica di sensibilizzazione da parte dei Comuni, dell'Asl di competenza e da parte del gruppo «Isolinfa», composto da alcuni medici dell'Isola che si occupano dello studio di patologie ematiche.
La relazione sullo stato dell'ambiente, illustrata dal medico Vittorio Biondi, che n'è stato il curatore, si pone alcuni obiettivi, quali quello di aumentare la conoscenza dello stato dell'ambiente e delle risorse naturali in un determinato contesto territoriale, quello di definire politiche atte a ridurre, prevenire, monitorare i rischi e infine l'obiettivo di rivedere periodicamente i dati per controllare l'efficacia degli interventi e delle misure prese.
Per quanto riguarda la valutazione dell'aria, si riscontra un'elevata criticità determinata da una forte concentrazione di fonti di emissioni, sia industriali, sia dei trasporti; lo stesso accade relativamente all'acqua, che presenta una situazione a rischio, determinata dagli scarichi. All'inquinamento idrico si lega la valutazione pressoché negativa del suolo e del sottosuolo, su cui incide pesantemente il fatto che l'area in questione sia caratterizzata da una densità abitativa molto al di sopra della media provinciale.
Risultati più confortanti arrivano dall'analisi di rifiuti, della natura e biodiversità, dei campi elettromagnetici e radiazioni ionizzanti, che ha mostrato un livello sostanzialmente nella norma e rischi contenuti.
«È assolutamente necessario, dunque, porre rimedio a questa situazione» ha detto l'architetto Davide Fortini, tecnico dell'istituto Ecopolis e coordinatore di Agenda 21, che ha esposto i primi progetti di intervento realizzati dal gruppo in collaborazione con i Comuni.

Tuesday, July 20, 2004

Clima, Cnr: inquinamento atmosferico riduce precipitazioni

REPUBBLICA 19 07 04


Clima, Cnr: inquinamento atmosferico riduce precipitazioni

Aumenta l'inquinamento atmosferico e diminuiscono le piogge. A causa dell'inquinamento, infatti, le caratteristiche delle nubi e la loro capacità di dare luogo a precipitazioni sono notevolmente cambiate, riducendosi drasticamente.
E' quanto emerge dalla quattordicesima Conferenza internazionale su nubi e precipitazioni - organizzata dall'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr, l'International association of meteorology and atmospheric sciences e l'International union of geodesy and geophysicis - in corso a Bologna da oggi a venerdì 23 luglio.

Gli esperti lanciano l'allarme e parlano chiaro. Più si inquina e meno pioverà. La sempre più forte immissione di polveri dovute ai processi industriali, al traffico delle macchine e ad altre attività dell'uomo, ha infatti spiegato il ricercatore dell'Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr di Bologna (Isac) Sandro Fuzzi, potrebbero così compromettere una delle principali funzioni delle nubi, quella di assicurare l'acqua.

"Le nubi che si formano su aree molto inquinate, infatti, sono formate da goccioline molto più piccole rispetto a quelle presenti in aree non industrializzate. Di conseguenza - sostiene Fuzzi - le precipitazioni subiscono forti riduzioni". Un fenomeno che non si verifica solo in prossimità di insediamenti industriali o in zone altamente inquinate, ma anche in Amazzonia, il polmone della Terra. La conferma arriva da i recenti studi, che hanno dimostrato come i fumi provocati dagli incendi appiccati nella foresta pluviale, per ottenere così terre coltivabili, hanno di fatto causato la riduzione delle precipitazioni.


Saturday, July 17, 2004

Realizzazioni sperimentali

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Realizzazioni sperimentali



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Prove di laboratorio effettuate dal CTG hanno mostrato che è sufficiente un irraggiamento di soli tre minuti per ottenere una riduzione degli agenti inquinanti fino al 75%.
Verifiche sperimentali a grande scala hanno confermato, sia pure con percentuali inferiori di abbattimento, l’efficacia del materiale.

Due sono le principali sperimentazioni effettuate:

Segrate
Una malta fotocatalitica – Ecorivestimento prodotta da Global Engineering - a base di TX Millennium è stata utilizzata per rivestire la superficie asfaltata di un tratto di Via Moranti a Segrate (230 m per 7000 m2).
Il primo monitoraggio, eseguito nel novembre 2002 ha mostrato un abbattimento riduzione degli ossidi di azoto nell’ordine del 13%.
Una nuova misurazione, condotta nel Luglio 2003 ha fornito valori ben più significativi, l’abbattimento oscilla fra il 50,3 e il 60,4%, segno che la diversa luminosità ha una decisa influenza sull’abbattimento degli Nox.

Calusco
Masselli autobloccanti bistrato, il cui strato superficiale è a base di TX Millennium, sono stati posati sugli 8000 m2 del piazzale della nuova cementeria di Calusco.
La sperimentazione ha mostrato che nella zona ricoperta dai masselli la concentrazione di Nox misurata è nettamente inferiore rispetto alla zona di riferimento.
L’abbattimento calcolato sulla base dei valori medi dei risultati registrati è di circa il 45%.



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