Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Monday, February 29, 2016

Merate: unanimità per la mozione sullo '''studio Crosignani''. Silvia Villa: è fondamentale per conoscere il rischio di ammalarsi di chi è sano

Merate: unanimità per la mozione sullo '''studio Crosignani''. Silvia Villa: è fondamentale per conoscere il rischio di ammalarsi di chi è sano
   
        
La mozione presentata al consiglio comunale dal gruppo "Merate prospettiva comune" per chiedere l'avvio di una analisi epidemiologica col metodo Crosignani così da vincolare e subordinare la concessione di autorizzazioni a Italcementi ai risultati dello studio, ha visto un intervento articolato e molto puntuale della dottoressa Silvia Villa, consigliere di Sei Merate e apprezzata oncologa di lungo corso dell'azienda ospedaliera lecchese.

"Il nostro obiettivo" ha spiegato il capogruppo Massimo Panzeri prima di lasciare la parola ai colleghi "non è certo quello di impedire una legittima attività privata. Vogliamo però che la stessa si svolga con tutte le necessarie prescrizioni e cautele possibili. L'analisi epidemiologica che chiediamo sia prescritta all'operatore serve a garantire la tutela salute della popolazione attraverso un metodo scientifico, basato su una tecnica georeferenziata caso-controllo, già sperimentata in altre realtà con problematiche simili. Noi chiediamo come Comune di Merate alla provincia di Bergamo di eseguire un'analisi epidemiologica sulla popolazione prima di rilasciare la concessione di utilizzo di css ad Italcementi. Posto che, come è ovvio, la salute non ha prezzo anche i costi eventualmente da sostenere non sarebbero assolutamente proibitivi.

La dottoressa Silvia Villa, esponente di Sei Merate
"E' impensabile che l'aumento di attività del cementificio non comporti quantomeno dei rischi che è doveroso dover valutare" ha esordito la dottoressa Silvia Villa "ed è molto importante quindi che vengano fatti degli studi epidemiologici. Nelle rilevazioni dell'agenzia europea dell'ambiente la situazione all'interno della pianura padana è allarmante ed è quella con i livelli massimi di inquinamento rispetto ai dati europei. Se poi si vanno a guardare le singole aree si scopre che l'asse Lecco-Bergamo è quello con una concentrazione di polveri sottili, rispetto al 2013, alle stelle. Situazioni così sono pochissime. Qualcosa di simile lo si trova in alcune aree della Russia e poi basta. Tra i fattori che sono da annoverare come cause ci sono il traffico intenso di automobili, la presenza di industrie di un certo peso e non ultimo la conformazione morfologica che impedisce un riciclo dell'aria, rendendola stagnante".

La bontà del metodo Crosignani è riconosciuta per diverse ragioni: lo studio è sul breve termine e quindi si vedono i primi risultati già dopo un paio di anni, i dati vengono confrontati con i parametri europei e con un lavoro che è stato fatto sulla città di Milano, realtà non troppo diversa dalla nostra, e soprattutto permette di valutare in poco tempo l'andamento della mortalità e i ricoveri. "Questa analisi ci dà anche l'aumento di quante persone non considerate a rischio malattia, lo potrebbero diventare per colpa dell'inquinamento. E questo è molto importante e determinante perchè non si studia solo il peggioramento di chi è già malato ma si guarda al possibile precipitare negli anni della situazione: di chi cioè stava bene e non aveva predisposizioni a contrarre determinate patologie e invece potrebbe tendere ad ammalarsi con più probabilità".

"Gli effetti a breve termine non sono una semplice anticipazione di eventi che sarebbero comunque accaduti" cita proprio lo studio e "la realtà non è che potrebbe peggiorare chi già sta male ma le persone sane che si ammalerebbero per l'inquinamento" ha proseguito la dottoressa Villa "e con il metodo Crosignani si riescono a calcolare queste proporzioni. Gli effetti a lungo termine dell'inquinamento sono poi di gran lunga peggiori di quelli a breve termine perchè si sommano i soggetti che non si sarebbero mai ammalati senza inquinamento a quelli già predisposti. Inquinamento che, tra l'altro, potrebbe agire provocando un crollo della salute di tutta la popolazione e per la quale vanno studiate le assenze da lavoro e da scuola ad esempio e non solo la mortalità o l'aumento di ricoveri in ospedale". Ad interessare poi è la media annuale della concentrazione di polveri sottili e non tanto gli sforamenti occasionali, seppur elevati. "Quando si superano i limiti per più volte, ma comunque in maniera sempre episodica, non è grave quanto invece una condizione permanente oltre i 50microgrammi su metro cubo. Il problema grosso è il cambio di salute di tutta la popolazione e non solo, come nel caso della Terra dei fuochi, il picco di tumori e leucemie nei bambini che comunque resta un dato drammatico. Questo studio epidemiologico a breve termine ci porterà ad avere in mano dei dati nel giro di qualche anno anche perchè quelli che ASL e Regione pubblicano sono del 2010 e continuano a essere in fase di elaborazione. Avere dunque qualcosa di più aggiornato e recente sarebbe utilissimo".

Anche l'assessore Maria Silvia Sesana ha citato esempi di applicazione del metodo Crosignani, sottolineandone la bontà e l'efficacia, e l'aula con l'ulteriore "rafforzativo" del sindaco Andrea Massironi, ha accolto all'unanimità la mozione.

Monday, February 01, 2016

Fischi al sindaco Colleoni

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Calusco: 500 persone in sala civica per ascoltare medici e esperti su Italcementi

Calusco: 500 persone in sala civica per ascoltare medici e esperti su Italcementi


  
Nei giorni più delicati della trattativa tra i sindaci del meratese e della bergamasca e l'azienda Italcementi per la firma del protocollo d'intesa che dovrebbe poi essere inserito come punto fermo nell'Autorizzazione Integrata Ambientale della Provincia di Bergamo, i comitati sono tornati a far sentire la loro voce e quella di moltissimi cittadini con una assemblea medico-informativa sulle possibili conseguenze sanitarie dell'incenerimento dei rifiuti.
I dottori Edoardo Bai, Marco Caldiroli e Patrizia Gentilini
I temi della tutela della salute pubblica e della salvaguardia ambientale - come dimostrato anche dalla manifestazione del 7 novembre che portò in piazza più di 500 persone per dire no alla trasformazione dell'impianto di Calusco d'Adda in un inceneritore - sono più che mai sentiti, e nella serata di venerdì la navata della chiesa vecchia di Calusco, oggi sala civica, ha faticato a contenere quanti non sono voluti mancare all'incontro promosso da Rete Rifiuti Zero Lombardia, La Nostra Aria di Solza e Aria Pulita Centro Adda. L'evento, d'altra parte, ha visto la partecipazione di esperti sul tema come il dottor Paolo Crosignani, responsabile dell'unità di Epidemiologia Ambientale dell'Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, la dottoressa Patrizia Gentilini, medico oncologo e membro del comitato scientifico ISDE Italia (Associazione Medici per l'Ambiente), il dottor Marco Caldiroli, chimico e vice presidente di Medicina Democratica ed il dottor Edoardo Bai, epidemiologo e membro di ISDE Italia. "Questa è l'ultima tappa di un lungo percorso iniziato nel ottobre del 2014, quando Italcementi fece richiesta alla Provincia di Bergamo di passare da 30mila a 110mila tonnellate di rifiuti bruciati nello stabilimento di Calusco d'Adda. Un percorso che dalle prime interrogazioni nei consigli comunali è arrivato fino al parlamento", ha spiegato, in rappresentanza dei comitati, Marco Benedetti per introdurre la serata.
Da sinistra Attilio Agazzi, Raffaella Zigon, Marco Benedetti, dr. Edoardo Bai, dr. Marco Caldiroli, dr.ssa Patrizia Gentilini, dr. Paolo Crosignani
"C'è stata una mobilitazione meravigliosa da parte del nostro territorio e di un'intera comunità non solo per tutelare la salute e l'ambiente ma anche per far valere il dovere civico e la responsabilità decisionale sul proprio futuro da parte dei cittadini. Ricordo in proposito la raccolta firme che ha visto partecipare più di 10mila persone, un risultato storico contro leggi ingiuste che permettono ai cementifici di inquinare fino a 9 volte più degli inceneritori pubblici senza nessun beneficio per la popolazione". Una posizione quest'ultima condivisa dal primo esperto chiamato a prendere la parola, il dottor Marco Caldiroli: "Partiamo da un dato di fatto - ha chiarito il vice presidente di Medicina Democratica - in qualunque modo vengano bruciati i rifiuti si fa un errore perché si entra in un circolo vizioso che porta all'inquinamento e ad un'economia dello spreco. Attualmente, tuttavia, sono 164mila le tonnellate di rifiuti bruciate ogni anno in Italia nei cementifici, e se venissero concesse le autorizzazioni attualmente richieste si triplicherebbe questa capacità di incenerimento. Non è un caso che negli ultimi 6 mesi molti cementifici si siano interessati alla combustione dei rifiuti o alla possibilità di aumentarne la quantità: nella Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea è stata infatti pubblicata una normativa, in vigore da metà gennaio, che impone ai cementifici di adeguarsi alle migliori tecnologie ambientali e di diminuire le emissioni inquinanti. Chi produce cemento ha così approfittato di questo obbligo per sostituire i normali combustibili con i rifiuti, molto più a buon mercato. Già oggi però lo stabilimento di Calusco è vicino al valore richiesto dall'Unione Europea di 450 milligrammi al metro cubo per le emissioni degli ossidi di azoto e non ha quindi motivo di appellarsi alla combustione dei rifiuti quando parla di ridurre l'inquinamento". "Il petcoke che Italcementi utilizza per dare energia ai forni è il peggior derivato dal petrolio reperibile e ci vuol quindi poco per aspettarsi da una sua sostituzione un miglioramento a livello di emissioni", ha continuato il dottor Caldiroli. "La pubblicistica prodotta dai cementifici sta però cercando di far passare un rospo, il Combustibile Solido Secondario, come un principe. In realtà tra i Css rientrano diverse tipologie di rifiuti urbani e speciali, alcuni non trasformabili, e per quanto riguarda gli standard qualitativi per diversi parametri sono addirittura peggiori rispetto ai vecchi Cdr (combustibile da rifiuto) che Italcementi già utilizza nell'impianto di Calusco d'Adda. La tendenza è poi quella di un aumento del fattore di emissione dei metalli sottili in corrispondenza alla quantità di Css utilizzato; ma questi dati non sono monitorati da soggetti terzi e sono gli stessi cementifici che li producono e li rielaborano per sostenere le loro tesi". Il riferimento del dottor Caldiroli è allo studio prodotto da Italcementi e riconosciuto da Arpa Lombardia a sostegno del minore impatto ambientale che deriverebbe dall'utilizzo dei Css.
"Il problema di quello studio è che più si aumenta il combustibile più aumenta la portata dei fumi emessi: non ci si può quindi riferire soltanto alla concentrazione di inquinanti per metro cubo ma anche al flusso giornaliero che varierebbe notevolmente; considerazioni assenti nello studio di impatto ambientale presentato dalla società", ha spiegato ancora il relatore. "Inoltre la tossicità delle sostanze non è tutta uguale. L'azienda spinge tanto sull'abbattimento degli NOx grazie ai Css, ma si è guardata bene dal fare rilevazioni su contaminanti molto più importanti come i metalli pesanti: l'incremento di un milligrammo di mercurio, ad esempio, in termini di tossicità equivale a più di 3 tonnellate di ossidi di azoto. Mettersi a bruciare rifiuti introduce dunque nel processo produttivo del cemento elementi che non hanno niente a che fare con il materiale e che hanno un impatto sul territorio e sul prodotto finito. Le scorie finiscono nel cemento e, quindi, nelle nostre case; ed è per questa ragione che Medicina Democratica si è rivolta al Ministero della Sanità perché anche il cemento prodotto con la combustione dei rifiuti sia sottoposto ad analisi sulla tossicità come qualunque altra sostanza chimica immessa sul mercato europeo". La parola è poi passata alla dottoressa Patrizia Gentilini che ha affrontato il tema dell'incenerimento dei rifiuti in base alle ricadute sulla salute. Partendo dalle analisi condotte nell'area del forlivese, l'oncologo ha poi citato le più recenti ricerche in ambito medico scientifico. "Dati che preoccupano notevolmente noi oncologi sono quelli riguardanti la probabilità di diagnosi di cancro nel corso della vita: un uomo su due, oggi, si ammala di tumore e lo stesso avviene per un terzo delle donne. 30 anni fa i dati erano molto diversi e nella mia carriera professionale ho visto ammalarsi persone sempre più giovani", è stata l'amara considerazione della dottoressa Gentilini. "Nei registri dei tumori italiani, considerando la fascia di età da 0 a 14 anni, per ogni milione di bambini 190 si ammalano di cancro ed è riscontrato un aumento del 2% all'anno dei casi durante l'adolescenza. Sono dati strettamente legati alle polveri sottili e alle diossine, sostanze classificate come certamente cancerogene dall'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, prodotte dai processi di combustione. Le esposizioni ambientali portano ad una rottura dell'equilibrio metabolico che avviene attraverso il respiro, la pelle, il cibo e l'acqua, condizionando la funzione di organi delicatissimi come il pancreas, il fegato, i polmoni ed il cervello". L'attenzione del medico si è rivolta in particolare ai bambini e alle donne in gravidanza, i soggetti più esposti agli inquinanti: "Con i processi di combustione le sostanze tossiche che si formano passano dalla madre al feto nel momento più delicato nello sviluppo del nascituro. Sostanze estranee si trovano anche nel cordone ombelicale ed il New England Journal of Medicine analizzando il problema dell'incremento dei tumori nei bambini lo ha messo in relazione a queste esposizioni prima e dopo il parto". "Negli studi che come ISDE abbiamo svolto in Emilia Romagna nelle aree interessate dalla presenza degli 8 inceneritori della regione abbiamo rilevato nei soggetti residenti entro 4 km dagli impianti un aumento del 70% dei nati prematuri ed un rischio del 44% in più dell'abortività spontanea", ha continuato la dottoressa Gentilini. "Gli effetti della presenza di particolato e polveri sottili nell'aria non si fermano qui: la letteratura medica recente ne ha infatti evidenziato il legame con possibili gravi problemi durante lo sviluppo cognitivo nell'infanzia". "Per quanto riguarda alcuni inquinanti i limiti di legge sono un compromesso tra le conoscenze scientifiche e gli interessieconomici, e soprattutto non sono pensati su soggetti in via di sviluppo come i neonati", ha detto la dottoressa al termine del suo intervento. "In proposito medici per l'ambiente ha pubblicato documenti molto duri contro le scelte dell'attuale governo che, secondo il nostro parere, non vanno nell'interesse della popolazione". Per tutte queste ragioni i comitati stanno agendo per informare i cittadini sui potenziali rischi per la salute e per evitare che un nuovo flusso di rifiuti sia destinato ad essere bruciato in un'area, la vicina bergamasca, già sottoposta ad un forte stress ambientale.
Matteo Fratangeli
© www.merateonline.it - Il primo network di informazione online della provincia di Lecco

Il parere di esperti sugli studi epidemiologici e il loro valore


Il parere di esperti sugli studi epidemiologici e il loro valore


La principale richiesta dei comitati promotori dell’incontro di venerdì sera a Calusco d’Adda è quella un’indagine epidemiologica da svolgere sul territorio per avere un quadro completo della situazione sanitaria della popolazione. A spiegare di cosa si tratta e quali dati potrebbe far emergere ci hanno pensato il dottor Edoardo Bai e, soprattutto, il dottor Paolo Crosignani che ha illustrato ai circa 500 presenti i casi dello stabilimento di Italcementi di Mazzano Rezzato e della centrale termoelettrica di Vado Ligure.
Raffaella Zigon, Marco Benedetti, dr. Edoardo Bai, dr. Marco Caldiroli, dr.ssa Patrizia Gentilini, dr. Paolo Crosignani
“Gli studi epidemiologici che abbiamo svolto sulle aree di Rezzato e Vado Ligure sono stati commissionati dai sindaci di quei territori – ha spiegato il dottor Crosignani – e prendendo come riferimento determinate malattie abbiamo diviso le zone di esposizione alle emissioni degli inceneritori: zona a bassa esposizione, media o alta, per valutare secondo un modello la probabilità di ammalarsi delle persone a contatto con gli stabilimenti rispetto ai non esposti. Per quanto riguarda il cementificio di Rezzato evidenziammo il 37% di possibilità in più di contrarre le malattie considerate per le persone che risiedevano nell’area a più alta esposizione e ben l’87% in più per i bambini. A Vado Ligure, invece, abbiamo fatto uno studio sull’aumento dei ricoveri ospedalieri e sulla mortalità che ha portato la magistratura a chiudere l’impianto”.
Il dr. Paolo Crosignani
Il dottor Crosignani ha poi parlato anche del caso del termovalorizzatore di Filago, dove i dati dello studio epidemiologico non sono stati attribuiti alla presenza dell’inceneritore da parte dell’Asl di Bergamo nel suo rapporto alla conferenza dei servizi. Al Comune di Madone, rappresentata in quella sede dal medico, non è rimasto altro da fare che appellarsi alla Procura della Repubblica che ha aperto un fascicolo contro ignoti e preteso che l’Asl redigesse un nuovo studio tenendo conto delle diverse sorgenti di emissione degli inquinanti.
“I nostri risultati e le responsabilità del termovalorizzatore sono stati così confermati e segnalati alla conferenza dei servizi”, ha sottolineato l’epidemiologo. “Ora non sappiamo cosa farà la procura e come si svilupperà la vicenda”.
“L’impianto di Rezzato è molto simile a quello di Calusco e lì gli studi epidemiologici hanno trovato dati critici”, ha aggiunto il dottor Edoardo Bai. “A mio parere la valutazione del rischio sanitario fatta da Italcementi sullo stabilimento di Calusco è completamente sbagliata e volta a minimizzare il rischio per rientrare nei parametri di legge”, è stata la forte dichiarazione da parte del medico.
Il dr. Edoardo Bai
“In particolare mi riferisco alle sostanze cancerogene prese in considerazione dall’azienda: l’arsenico, il cadmio, la diossina ed il benzopirene. Nei suoi studi Italcementi ha sommato gli effetti di queste sostanze sulla salute ed ha ottenuto il risultato che il rischio di cancro è di 3 casi su 10 milioni. Le emissioni più pericolose sono però quelle delle polveri sottili ed in particolare le pm 2,5; secondo la relazione di Italcementi queste hanno effetto cancerogeno zero, e lo stesso errore clamoroso riguarda il cromo”, ha continuato il dottor Bai.
Secondo l’opinione dell’esperto la relazione dell’azienda non dovrebbe essere quindi valida e nel caso in cui la conferenza dei servizi dovesse concedere l’autorizzazione integrata ambientale, il suo suggerimento ai comitati e alle amministrazioni del territorio è quello di rivolgersi al Tar.

Fischi al sindaco Colleoni

Fischi al sindaco Colleoni: "la verità non è in questa assise"

Al termine dell’assemblea sono stati tanti gli interventi da parte del pubblico per chiedere ulteriori informazioni o per esprimere semplicemente un parere sulla vicenda.
Tra gli altri, durante il dibattito, hanno preso la parola anche alcuni sindaci del territorio che hanno illustrato il lavoro svolto dalle amministrazioni in questi mesi.
Il sindaco di Verderio Alessandro Origo
Dopo gli interventi dei sindaci di Suisio e Carvico, anche il sindaco di Verderio Alessandro Origo ha cercato di fare il punto della situazione: “In questi mesi le amministrazioni dei comuni vicini allo stabilimento di Calusco d’Adda hanno affrontato un percorso di confronto politico intenso con le istituzioni, e non abbiamo riscontrato da parte della Regione Lombardia nessuna disponibilità a sollecitare azioni sui limiti emissivi dei cementifici normati a livello europeo. Abbiamo poi richiesto all’Asl di Bergamo un’indagine epidemiologica senza successo e redatto documenti, firmati da 7 sindaci, contenenti richieste molto dettagliate per la conferenza dei servizi”, ha spiegato il Sindaco. “A fronte di questo impegno è risultato evidente che la Provincia di Bergamo avrebbe concesso a Italcementi l’Autorizzazione Integrata Ambientale senza sostanziali miglioramenti per la salute pubblica. La strada scelta dai sindaci è stata quindi quella del protocollo d’intesa con l’azienda e oggi c’è la possibilità di arrivare ad alcuni miglioramenti tra cui il non utilizzo di fanghi industriali, norme più restrittive sulla scelta dei Css, la definizione di una soglia minima del loro potere calorifico e la riduzione delle emissioni di NOx entro 3 anni per arrivare a 300 milligrammi per metro cubo. Si poteva magari fare qualcosa di più, ma la cosa più importante è che non ci fermeremo al protocollo d’intesa e che l’Isola bergamasca e la Provincia di Lecco hanno preso accordi con le Asl di Bergamo e Lecco per successive indagini epidemiologiche mirate sul territorio”.
È spettato quindi al dottor Caldiroli rispondere nel merito alle osservazioni: “Secondo la mia esperienza il modo migliore per ottenere qualcosa in sede di conferenza dei sindaci è quello di esprimere un parere contrario e motivato, perché a quel punto la conferenza dei servizi si dovrebbe fermare e spetterebbe alla Presidenza del Consiglio dei Ministri risolvere il conflitto tra gli enti”.
VIDEO




Poco prima dei saluti conclusivi e dell’invito, rivolto ai presenti, a fare rete da parte dei responsabili dei comitati ambientalisti, il sindaco di Calusco d’Adda Roberto Colleoni ha chiesto di prendere la parola. I toni della discussione, fino a quel momento molto pacati, si sono velocemente esasperati e non sono mancati i fischi e le grida rivolte al primo cittadino che più volte ha dichiarato di voler firmare, anche da solo, il protocollo d’intesa con Italcementi.
Raffaella Zingon con il sindaco Roberto Colleoni
“Quello che fa più impressione è il voler mettere continuamente in discussione la buona fede e l’onestà intellettuale delle persone. Con gli altri sindaci del territorio, nonostante mi sia trovato spesso in contrasto con le loro posizioni, abbiamo lavorato con fatica per arrivare a dei risultati. Mi sembra strano che a difendere il nostro territorio vengano chiamati in causa altri, mentre credo che sia il primo interesse delle amministrazioni coinvolte”, ha dichiarato il sindaco Colleoni. “Come medico ho visto spesso piegare i risultati della scienza secondo il momento e le fantasie di chi li interpreta e i dati che ho sentito questa sera non fanno eccezione. È giusto che facciate la vostra battaglia ma la verità non risiede in questa assemblea”, ha concluso il sindaco di Calusco voltando le spalle a quanti gli chiedevano spiegazioni sulle sue decisioni e, soprattutto, dati a supporto delle sue parole.
M.F.

'Italcementi': studi autorevoli

'Italcementi': studi autorevoli escludono i rischi. I Css opportunità di miglioramento

Il progetto di utilizzo dei CSS è perciò un’opportunità di migliorare l’impatto ambientale della cementeria.

Combustibili alternativi, studi autorevoli escludono rischi. Per l’Europa, il cemento è più “verde” con l’utilizzo dei CSS
Una ricerca del Politecnico di Milano afferma che le emissioni con i CSS non variano rispetto ai combustibili tradizionali. Secondo uno studio scientifico coordinato dall’Università degli Studi di Pavia, inoltre, non emergono rischi per la salute. I prodotti che utilizzano i combustibili alternativi, infine, hanno una certificazione ambientale migliore

Calusco d’Adda (BG), 30 gennaio 2016 – L’Europa considera più “verde” il cemento prodotto utilizzando i combustibili alternativi. L’utilizzo dei CSS (Combustibili Solidi Secondari) è infatti giudicato preferibile rispetto ai combustibili tradizionali e questo è tenuto in considerazione anche nella classificazione dei prodotti finali.
I combustibili alternativi consentono quindi al cemento di ottenere un punteggio migliore nella certificazione EPD (Environmental Product Declaration), la dichiarazione degli impatti ambientali associati al ciclo di vita di un prodotto, che sono valutati secondo le linee guida delle norma UNI EN ISO 14040 – Valutazione del Ciclo di Vita. Tale normativa valuta la performance ambientale di un prodotto, di un processo o di un’attività durante tutto il suo ciclo di vita, dall’estrazione delle materie prime, alla produzione, all’utilizzo, fino a quando il prodotto esaurisce la sua funzione. I combustibili alternativi concorrono quindi all’ottenimento di un miglior “indice ambientale” del cemento, in quanto riducono l’utilizzo di combustibili fossili tradizionali non rinnovabili, che devono essere importati da paesi lontani.
L’utilizzo dei CSS è dunque una soluzione promossa dall’Europa. I combustibili alternativi sono infatti utilizzati largamente e da decenni, specialmente nei paesi del Nord, noti per la loro attenzione all’ambiente e alla salute. La richiesta di Italcementi all’esame degli enti preposti è dunque quella di adeguare il tasso di sostituzione e la tipologia dei materiali ai livelli europei.

Nessuna conseguenza sulle emissioni
Una delle ragioni per cui l’utilizzo dei CSS è ormai consuetudine in Europa è che non si verifica alcun cambiamento nelle emissioni, se non un miglioramento per quanto riguarda la CO2. Le alte temperature dei forni da cemento, infatti, garantiscono una combustione assolutamente efficiente e sicura, come certificato anche da una recente ricerca del Politecnico di Milano, che analizzando la bibliografia internazionale integrata con rilievi sul campo rileva come i valori emissivi rilevati con l’utilizzo dei combustibili tradizionali siano sostanzialmente gli stessi di quelli misurati durante l’esercizio con combustibili alternativi.
I limiti alle emissioni per i metalli pesanti e per molti parametri per una cementeria in caso di co-incenerimento sono gli stessi di quelli previsti per gli inceneritori, che sono i più rigorosi previsti dalla normativa ambientale. E i livelli emissivi riscontrati a Calusco utilizzando i migliori metodi di misura sono ampiamente inferiori ai limiti prescritti. In molti casi, sono talmente bassi da essere addirittura non determinabili anche con le strumentazioni più avanzate. Vale la pena di sottolineare anche che nel progetto presentato a Calusco è comunque previsto un protocollo di garanzia per la verifica delle prestazioni ambientali dell’impianto.
È importante sottolineare con chiarezza anche che non si attiva nessuna combustione aggiuntiva: l’utilizzo dei CSS avviene esclusivamente solo in parziale sostituzione dei combustibili fossili non rinnovabili normalmente utilizzati.

Salute: uno studio esclude i rischi
Nell’ambito della richiesta di Italcementi di incremento nell’uso di CSS, è stato anche condotto uno studio scientifico con la supervisione e il coordinamento dell’Università degli Studi di Pavia per valutare l’incidenza delle emissioni della cementeria sui soggetti potenzialmente esposti. Lo studio, condotto secondo rigorosi criteri scientifici, ha analizzato diversi soggetti e diverse vie di propagazione. Dall’analisi è emerso che non ci sono rischi per la salute umana nemmeno in caso di un ipotetico funzionamento continuo dell’impianto alle emissioni massime autorizzate. A maggior ragione, quindi, non ci sono rischi per il normale funzionamento di un impianto, quello di Calusco, che opera ben al di sotto dei limiti massimi di legge.

Raccordo ferroviario, proposta una compensazione ambientale
In merito al raccordo ferroviario ipotizzato nel 2012 per il trasporto di petcoke, rispetto al progetto iniziale sono decisamente mutate le condizioni di riferimento (possibilità di utilizzo della tratta solo nelle ore notturne), riducendo la stima di riduzione del traffico da 8.000 a 3.000 transiti all'anno, su una viabilità locale complessivamente interessata da circa 6 milioni di transiti all'anno. Proprio per questo motivo, è stato detto con trasparenza ai comuni del territorio che l’impegno per la realizzazione dello scalo non è più commisurato ai benefici attesi. Contestualmente, sono state proposte delle soluzioni alternative che potessero dare un beneficio maggiore e interessare tutto il territorio circostante. Le prestazioni ambientali dell’impianto sono già tra le migliori in Europa, ma l’azienda ha dato la sua disponibilità per la realizzazione di interventi tecnici sull’impianto per una ulteriore diminuzione del livello delle emissioni di ossidi di azoto (NOx), per cui a fronte di un limite di legge di 500 mg/Nm3, Italcementi ha avanzato la proposta di abbassare i livelli emissivi fino a 300 mg/Nm3. Così come richiesto dai comuni il risultato è da conseguire entro tre anni. Si tratta di una riduzione di circa il 40%, che potrà essere raggiunta a fronte di un importante impegno tecnico, economico e gestionale da parte della società. A questo impegno si aggiungono la rinuncia ad alcune tipologie di rifiuti, l’adozione di criteri di qualità sui CSS più stringenti e l’effettuazione di maggiori controlli per garantire la bontà del progetto avanzando per fasi, come previsto nello studio di impatto ambientale. Qualora il tasso di utilizzo dei CSS raggiungesse una percentuale di sostituzione sufficiente, è prevista inoltre l’installazione del sistema catalitico per la riduzione degli NOx. Il progetto di utilizzo dei CSS è perciò un’opportunità di migliorare l’impatto ambientale della cementeria.
Ufficio stampa Italcementi

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