Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Monday, February 01, 2016

Il parere di esperti sugli studi epidemiologici e il loro valore


Il parere di esperti sugli studi epidemiologici e il loro valore


La principale richiesta dei comitati promotori dell’incontro di venerdì sera a Calusco d’Adda è quella un’indagine epidemiologica da svolgere sul territorio per avere un quadro completo della situazione sanitaria della popolazione. A spiegare di cosa si tratta e quali dati potrebbe far emergere ci hanno pensato il dottor Edoardo Bai e, soprattutto, il dottor Paolo Crosignani che ha illustrato ai circa 500 presenti i casi dello stabilimento di Italcementi di Mazzano Rezzato e della centrale termoelettrica di Vado Ligure.
Raffaella Zigon, Marco Benedetti, dr. Edoardo Bai, dr. Marco Caldiroli, dr.ssa Patrizia Gentilini, dr. Paolo Crosignani
“Gli studi epidemiologici che abbiamo svolto sulle aree di Rezzato e Vado Ligure sono stati commissionati dai sindaci di quei territori – ha spiegato il dottor Crosignani – e prendendo come riferimento determinate malattie abbiamo diviso le zone di esposizione alle emissioni degli inceneritori: zona a bassa esposizione, media o alta, per valutare secondo un modello la probabilità di ammalarsi delle persone a contatto con gli stabilimenti rispetto ai non esposti. Per quanto riguarda il cementificio di Rezzato evidenziammo il 37% di possibilità in più di contrarre le malattie considerate per le persone che risiedevano nell’area a più alta esposizione e ben l’87% in più per i bambini. A Vado Ligure, invece, abbiamo fatto uno studio sull’aumento dei ricoveri ospedalieri e sulla mortalità che ha portato la magistratura a chiudere l’impianto”.
Il dr. Paolo Crosignani
Il dottor Crosignani ha poi parlato anche del caso del termovalorizzatore di Filago, dove i dati dello studio epidemiologico non sono stati attribuiti alla presenza dell’inceneritore da parte dell’Asl di Bergamo nel suo rapporto alla conferenza dei servizi. Al Comune di Madone, rappresentata in quella sede dal medico, non è rimasto altro da fare che appellarsi alla Procura della Repubblica che ha aperto un fascicolo contro ignoti e preteso che l’Asl redigesse un nuovo studio tenendo conto delle diverse sorgenti di emissione degli inquinanti.
“I nostri risultati e le responsabilità del termovalorizzatore sono stati così confermati e segnalati alla conferenza dei servizi”, ha sottolineato l’epidemiologo. “Ora non sappiamo cosa farà la procura e come si svilupperà la vicenda”.
“L’impianto di Rezzato è molto simile a quello di Calusco e lì gli studi epidemiologici hanno trovato dati critici”, ha aggiunto il dottor Edoardo Bai. “A mio parere la valutazione del rischio sanitario fatta da Italcementi sullo stabilimento di Calusco è completamente sbagliata e volta a minimizzare il rischio per rientrare nei parametri di legge”, è stata la forte dichiarazione da parte del medico.
Il dr. Edoardo Bai
“In particolare mi riferisco alle sostanze cancerogene prese in considerazione dall’azienda: l’arsenico, il cadmio, la diossina ed il benzopirene. Nei suoi studi Italcementi ha sommato gli effetti di queste sostanze sulla salute ed ha ottenuto il risultato che il rischio di cancro è di 3 casi su 10 milioni. Le emissioni più pericolose sono però quelle delle polveri sottili ed in particolare le pm 2,5; secondo la relazione di Italcementi queste hanno effetto cancerogeno zero, e lo stesso errore clamoroso riguarda il cromo”, ha continuato il dottor Bai.
Secondo l’opinione dell’esperto la relazione dell’azienda non dovrebbe essere quindi valida e nel caso in cui la conferenza dei servizi dovesse concedere l’autorizzazione integrata ambientale, il suo suggerimento ai comitati e alle amministrazioni del territorio è quello di rivolgersi al Tar.

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