Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Friday, December 28, 2007

La Repubblica della mafia Riconosciuta dalle banche

La Repubblica della mafia Riconosciuta dalle banche

di Stefano Lorenzetto - giovedì 27 dicembre 2007, 09:10



La chiusura di sette impianti e la sospensione di ogni attività in Sicilia, decisa dalla Italcementi di Bergamo (quinto produttore di cemento al mondo) nel timore di infiltrazioni mafiose, è una buonissima notizia. Segnala un cambiamento di mentalità. Un tempo questi colossi industriali avevano un’unica preoccupazione: non finire sui giornali. Adesso alcuni loro dirigenti condannati o incriminati per collusioni con Cosa nostra diventano un caso da prima pagina proprio grazie al proficuo intervento dell’azienda. Un mio collega, assunto negli Anni 60 come cronista di nera a La Notte, quotidiano del pomeriggio che apparteneva a Carlo Pesenti, proprietario della Italcementi, un giorno segnalò al direttore Nino Nutrizio un incidente mortale avvenuto in un cantiere. «Che cantiere?», chiese il leggendario giornalista dalmata. «Della Italcementi», rispose il mio collega. Replica di Nutrizio, che pure aveva come unico padrone il lettore: «I dipendenti della Italcementi godono tutti di ottima salute». E la notizia fu cestinata.

Basterà la dirompente decisione della Italcementi a cambiare le cose in Sicilia? Ne dubito molto. Per il semplice motivo che l’atteggiamento prevalente di chi scende dal Nord per operare al Sud è ben diverso da quello del gruppo bergamasco. Mi spiego. In questi giorni è venuto a trovarmi un imprenditore che per 40 anni ha ricoperto posizioni di vertice in una delle principali società di costruzioni italiane, ramo appalti pubblici (aeroporti, autostrade, ferrovie, porti, ospedali, carceri). Adesso che è in pensione, questo settantenne - sincero, rispettoso delle leggi, politicamente orientato, per nulla interessato ai soldi - è andato in Sicilia a curare gli affari di una società quotata in Borsa: un modo per sentirsi ancora utile, visto che il lavoro, e non il guadagno, è stato l’hobby della sua vita. Non posso svelarne il nome perché desidero che torni a farmi gli auguri di Natale anche l’anno prossimo.

«All’inizio non ci credevo nemmeno io», mi ha confidato, «ma poi nel giro di pochi mesi ho capito come funziona laggiù. La mafia è lo Stato, è l’economia, produce reddito, dà lavoro a tutti. Se si ferma la mafia, si ferma la Sicilia. Quella è una repubblica a parte. E guardi che glielo dice uno che non ha avuto né richieste di pizzo, né minacce, né impedimenti, niente di niente».
Gli ho chiesto di farmi qualche esempio concreto. «Molto semplice», ha aperto il portafoglio. «Li vede questi assegni circolari? Quanti saranno? Venti? Trenta? Tutti posdatati. Lunedì li presenterò alla mia banca, che li accetterà e mi verserà il corrispettivo sul conto. Ecco, guardi questo: è di un istituto di credito delle sue parti, Selvazzano Dentro, provincia di Padova. Vede la data? 5 maggio 2008. Ottomila euro. In Italia è reato. In Sicilia è contante. Le cambiali là non esistono, nessuno le usa. Chi si fa pagare con una cambiale, puzza già di cadavere. Solo assegni posdatati. Le banche li custodiscono nei caveau e li tirano fuori nel giorno stabilito. Una contabilità clandestina, accettata da tutti. Altrimenti non lavori».

S’è sorpreso per il mio sbigottimento. «Si stupisce? Non è che un esempio. Gliene faccio un altro, che coinvolge sempre le banche, del Nord come del Sud, senza differenze. L’altro giorno si presenta un impresario edile al quale fornisco materiale per la costruzione di uno splendido albergo sul mare. Mi deve già 30.000 euro. Se non mi paga, io smetto le consegne, gli ho detto. “Le va bene un acconto?”, mi fa lui. E sia, mi dia questo acconto. Compila un assegno, ovviamente posdatato. Leggo in calce: aveva firmato con nome e cognome di un’altra persona. Scusi, ma che cos’è ’sta roba? “Non c’è problema”, risponde quello. Allora consegno l’assegno alla segretaria, perché lo spedisca per fax alla banca. Dalla filiale le rispondono: “Tutto ok, identità e specimen corrispondono”. Capito? In Sicilia parecchi conti correnti hanno un intestatario di comodo e la firma depositata è di un altro che usa i blocchetti degli assegni».
Mi ha raccontato queste illegalità con la massima naturalezza. L’idea di denunciarle in Procura o alla Guardia di finanza non lo sfiorava nemmeno. S’era semplicemente adattato, a differenza della Italcementi, all’andazzo generale. Business is business, no? Ha ragione da vendere Giuseppe Bortolussi, segretario e direttore della combattiva Cgia di Mestre, quando denuncia che «lo Stato lascia quattro regioni in mano alla criminalità organizzata» e che «mentre commercianti, artigiani e liberi professionisti hanno la targa, sono noti, riconoscibili, di un quinto dell’Italia non si sa nulla». Ma lo sconcerto aumenta andando a esaminare la situazione dell’ordine pubblico in questo Stato parallelo controllato dalla mafia.
Premetto che sarebbe molto interessante un confronto fra la presenza di immigrati irregolari in Sicilia rispetto al Nord, giacché a memoria non mi pare che i clandestini sull’isola abbiano molte occasioni per esprimere la loro attitudine a delinquere. Ma limitiamoci ai dati ufficiali dell’ultimo Rapporto sulla criminalità in Italia del ministero dell’Interno. «La Sicilia», leggo, «è la regione che registra la diminuzione percentuale più consistente dei tassi di rapine, rispetto al 1991». Più precisamente, nell’ultimo quindicennio le rapine sono calate del 97,7%. Invece in Emilia Romagna sono aumentate del 47,2, in Toscana del 46,1, in Piemonte del 38,1, nel Veneto del 32,2, in Lombardia del 23,6.

Non meno sorprendente la situazione dei furti in appartamento. In Sicilia sono 192 ogni 100.000 abitanti (in diminuzione del 51,5% rispetto a dieci anni fa, 12° posto nella graduatoria nazionale). In Val d’Aosta 369, Piemonte 355, Emilia Romagna 331, Lombardia 324, Liguria 287, Toscana 282, Lazio 254, Veneto 232. Lo stesso dicasi per gli scippi, che sempre nel periodo 1996-2006 in Sicilia sono calati del 38%. Oggi sull’isola se ne registrano 57 ogni 100.000 abitanti, grosso modo come nel Lazio (50), molto meno che in Campania (97). Quanto ai borseggi, il record spetta non alla Sicilia bensì alla Liguria (727), seguita da Lazio (521), Piemonte (451), Emilia Romagna (382) e Lombardia (361).

Persino per i furti d’auto la Sicilia si rivela una regione più tranquilla di altre parti d’Italia: 5,4, sempre ogni 100.000 abitanti. Di poco sopra la media nazionale (4,8), quasi come in Lombardia (4,8), meno che in Campania (10,5) e nel Lazio (8,2).

Si obietterà che in Sicilia avvengono, proprio a opera di Cosa nostra, i più efferati delitti. Macché: «Nel 2006 la regione presenta valori che si assestano sulla media italiana, con poco più di un omicidio ogni 100.000 abitanti». Si osserverà che sta dando i suoi frutti l’azione di contrasto della criminalità da parte delle forze dell’ordine e della magistratura e che queste statistiche sono fortemente influenzate dal senso civico degli abitanti delle regioni prese in esame, visto che le autorità possono registrare un reato solo in due modi: quando c’è la flagranza oppure affidandosi alle denunce dei cittadini. D’accordo, teniamo pure presente il cosiddetto «numero oscuro», cioè i reati di cui non si viene a conoscenza. Però è lo stesso rapporto del Viminale a evidenziare che «difficilmente non si denuncia un furto in appartamento o quello di un’auto, soprattutto se in presenza di polizza assicurativa».
A questo punto, non so perché, mi tornano in mente le parole che il professor Gianfranco Miglio, l’insigne costituzionalista che fu per un trentennio preside della facoltà di scienze politiche alla Cattolica di Milano, mi disse poco prima di morire: «Io sono per il mantenimento della mafia. Il Sud deve darsi uno statuto poggiante sulla personalità del comando. Che cos’è la mafia? Potere personale, spinto fino al delitto. Io non voglio ridurre il Meridione al modello europeo, sarebbe un’assurdità. C’è anche un clientelismo buono che determina crescita economica. Insomma, bisogna partire dal concetto che alcune manifestazioni tipiche del Sud hanno bisogno di essere costituzionalizzate». Le banche hanno già provveduto.

Thursday, December 27, 2007

Italcementi quitte la Sicile pour ne pas "se soumettre" à la Mafia

Italcementi quitte la Sicile pour ne pas "se soumettre" à la Mafia
LE MONDE | 25.12.07 | 17h13 • Mis à jour le 25.12.07 | 17h13
(Rome, correspondant)


Dix-huit mois après le début d'une enquête sur les activités de certains des dirigeants de sa filiale sicilienne Calcestruzzi, le groupe italien de construction Italcementi a décidé, lundi 24 décembre, de fermer les sept centrales de production de béton exploitées dans l'île pour "marquer son refus de se soumettre ou de faire acte de complaisance vis-à-vis de la criminalité organisée". Seuls les contrats en cours et la maintenance des sites seront désormais assurés par les 26 salariés de Calcestruzzi dans l'île.



Cette décision intervient deux semaines après la condamnation d'un salarié de Calcestruzzi à six ans de prison pour "association mafieuse". L'entreprise s'est toujours déclarée étrangère aux faits, mais elle est au coeur d'une instruction menée depuis l'été 2006 par le parquet de Caltanissetta (centre de la Sicile) sur des "infiltrations mafieuses" dans le BTP. Plusieurs salariés ont été arrêtés et des chantiers mis sous séquestre, comme celui du palais de justice de Gela. Les juges soupçonnent Calcestruzzi d'avoir fourni du béton de moindre qualité que prévu et d'avoir pratiqué une double comptabilité.

En regard des 5,85 milliards d'euros de chiffre d'affaires d'Italcementi, les activités de Calcestruzzi sont une goutte d'eau (3 % du marché sicilien, pour un chiffre d'affaires de 7 millions d'euros). Mais l'effet d'image étant désastreux, le géant du béton a pris les devants : il a dénoncé à la magistrature les "irrégularités" constatées, pris des sanctions disciplinaires et fermé ses implantations en Sicile.

"MESURE INDISPENSABLE"

Pour l'entreprise, "ce n'est pas une reddition", mais "une mesure indispensable" afin "que soient clarifiés tous les aspects des affaires suspectes et que soient modifiées les règles et les procédures de production de manière à ce que de tels épisodes ne se reproduisent plus". Italcementi a demandé à trois sages, dont l'ex-procureur national anti-Mafia Pierluigi Vigna, de former "un pool pour la gestion du secteur du béton".

L'initiative du cimentier a été accueillie favorablement par la Confindustria, l'organisation patronale de Sicile, qui a déclaré la guerre aux infiltrations mafieuses dans l'industrie depuis septembre, menaçant d'exclusion toute entreprise payant le pizzo. Cet impôt mafieux représenterait entre 2 % et 4 % de chaque chantier dans le secteur du BTP en Sicile.

Italcementi lascia la Sicilia per non sottomettersi alla

Italcementi lascia la Sicilia per non sottomettersi alla
mafia

Diciotto mesi dopo l’avvio di un’inchiesta sulle attività
di alcuni dipendenti della sua filiale siciliana
Calcestruzzi, il gruppo edile Italcementi ha deciso di
lasciare la Sicilia. Il 24 dicembre ha annunciato la
chiusura dei sette impianti presenti sull’isola per
ribadire l’intenzione di “rifiutare qualsiasi contiguità o
compiacenza con fenomeni di criminalità organizzata”.
Italcementi garantirà solo i contratti già stipulati. Due
settimane fa un dipendente di Calcestruzzi era stato
condannato a sei anni di carcere per “associazione
mafiosa”.

Le Monde, Francia [in francese]

Calcestruzzi ferma le attività in Sicilia

Calcestruzzi ferma le attività in Sicilia

La Calcestruzzi Spa - che fa parte del Gruppo Italcementi - ha deciso di sospendere in via cautelativa le attività in Sicilia. La decisione della Calcestruzzi giunge dopo verifiche interne «messe in atto a seguito delle indagini della Procura di Caltanissetta in taluni impianti di betonaggio in Sicilia, hanno individuato delle irregolarità che sono state denunciate da Calcestruzzi alla magistratura».

La Calcestruzzi Spa è indagata dalla Procura distrettuale antimafia di Caltanissetta per associazione mafiosa.

Quella operata dalla Calcestruzzi Spa - ha commentato il prefetto Pierluigi Vigna - è «una vera svolta nella lotta alla mafia», perchè «prima Confidustria impone di non pagare il pizzo, e poi, si arriva a una sorta di autospensione per evitare infiltrazioni mafiose in azienda. Speriamo che questo codice venga applicato anche da altri».

Wednesday, December 26, 2007

Calcestruzzi, stop contro la mafia

Calcestruzzi, stop contro la mafia


ANTONIO PRESTIFILIPPO Caltanissetta. Paura d'infiltrazioni mafiose irreversibili, di pericolose derive di alcuni dipendenti sui quali vi sono sospetti e indagini in corso. Così, con una decisione clamorosa che si inserisce in un certo senso nel nuovo corso antimafia e antiracket inaugurato da Confindustria Sicilia dopo gli ultimi episodi che si sono verificati a Catania (le intimidazioni e gli attentati subiti da Andrea Vecchio, presidente dell'Ance) e Caltanissetta (l'irruzione nella sede dell'associazione industriali), la società Calcestruzzi ha sospeso da ieri l'attività dei suoi sette impianti di betonaggio nell'isola in cui lavorano 26 persone. Non solo. Oltre a denunciare alla magistratura gli episodi che l'azienda stessa ha accertato con indagini interne e che adesso sono oggetto di una inchiesta della magistratura di Caltanissetta, la stessa Calcestruzzi ha adottato una serie di misure disciplinari a carico dei soggetti sospettati di condotte irregolari. La decisione dell'azienda del gruppo Italcementi, spiega una nota, «giunge dopo verifiche interne messe in atto a seguito delle indagini della Procura di Caltanissetta in taluni impianti di betonaggio in Sicilia». E la decisione di sospendere l'attività «appare doverosa, in quanto la società - spiegano alla Calcestruzzi - ritiene che debbano essere chiariti tutti gli aspetti delle vicende irregolari, allontanati i responsabili, modificate le regole, le procedure e le modalità di produzione in termini tali da impedire il ripetersi di tali episodi». «La sospensione dell'esercizio - spiegano ancora alla Calcestruzzi - sarà attuata con la fermata delle attività, limitando temporaneamente l'operatività esclusivamente alle forniture per le quali la società ha obblighi contrattuali vincolanti». E le commesse vincolanti? Saranno portate a termine comunque, ma sotto il controllo di funzionari provenienti da altre sedi che assicureranno il corretto presidio delle centrali di betonaggio. I soli dipendenti che non saranno oggetto di provvedimento disciplinare verranno impegnati in lavori di manutenzione e in corsi di formazione sulle regole generali che disciplinano l'attività e, ovviamente, su tutte le nuove procedure produttive che saranno messe in atto; a loro verrà assicurato il regolare trattamento economico. L'attività in Sicilia sarà ripresa solo dopo la corretta implementazione delle procedure operative. Nel frattempo, proprio per sottolineare la propria linea netta di rifiuto di qualsivoglia contiguità o compiacenza con fenomeni di criminalità organizzata, la Calcestruzzi ha costituito un pool per la «governance» nel settore del calcestruzzo composta da esperti. Tra questi vi sono Pier Luigi Vigna, già procurartore nazionale antimafia, Giovanni Fiandaca, ordinario di diritto penale dell'Università di Palermo e Donato Masciandaro, ordinario di economia della regolamentazione finanziaria all'Università Bocconi di Milano.

Tuesday, December 25, 2007

Infiltrazioni mafiose, Calcestruzzi spa sospende attività in Sicilia

Infiltrazioni mafiose, Calcestruzzi spa sospende attività in Sicilia

«Verifiche interne messe in atto, a seguito delle indagini della Procura di Caltanisetta in taluni impianti di betonaggio in Sicilia, hanno individuato alcune irregolarità che sono state denunciate da Calcestruzzi alla magistratura e che hanno indotto l'azienda a sospendere l'attività nell'isola».

È affidata a un laconico comunicato la grave decisione della Calcestruzzi s.r.l., azienda del gruppo Italcementi, di bloccare l'attività dei suoi sette impianti siciliani. Ma dietro al provvedimento c'è molto di più dell'accertamento di qualche irregolarità: è il rischio di infiltrazioni mafiose a indurre l'azienda ad adottare una misura così drastica.

La nota della Calcestruzzi ne accenna quando parla dell'indagine della dda di Caltanissetta, che, nel 2006, iscrisse la società nel registro degli indagati per associazione mafiosa e falso in bilancio, e dell'intenzione della proprietà di «rifiutare qualsiasi contiguità o compiacenza con fenomeni di criminalità organizzata».

È stata proprio l'inchiesta dei pm nisseni, che arrestarono anche un dipendente della Calcestruzzi e sequestrarono gli impianti di produzione di Riesi e Gela, paventando il rischio di infiltrazioni mafiose in alcuni rami dell'attività, a spingere i responsabili a fare gli accertamenti interni.

E dalle ispezioni sarebbero emerse una serie di irregolarità, commesse da alcuni dipendenti in relazione alla fabbricazione del calcestruzzo: il materiale prodotto dagli impianti dell'isola in alcuni casi sarebbe di qualità inferiore a quella indicata nei capitolati d'appalto delle opere pubbliche.

Sunday, December 23, 2007

Calusco: si deve risolvere il problema del traffico sul ponte San Michele

Calusco: si deve risolvere il problema del traffico sul ponte San Michele
http://terradadda.splinder.com/
pontetreno1
Nell’Isola bergamasca si stanno facendo grandi passi per migliorare la viabilità. Molte cose sono state fatte (seppure in ritardo): asse interurbano, variante Carvico Villa d’Adda, una serie d i rotonde. Molte altre sono in fase di appalto: variante di Calusco - Terno, rotonde varie, Dorsale dell’Isola, Pedemontana, variante di Cisano. Resta irrisolto il problema più grande il collo di bottiglia che strozza il traffico sulla direttiva est – ovest, sul collegamento Isola – Brianza, vale a dire il ponte San Michele, detto anche Ponte di Paderno. Il pluricentenario ponte in ferro, capolavoro dell’ingegneria ottocentesca svolge ancora egregiamente il suo lavoro. Regge il traffico ferroviario (circa 38 convogli al giorno) e contemporaneamente il traffico automobilistico, in senso alternato e con limitazione per i veicoli pesanti.
pontetreno3Abbiamo appurato che i progetti i per il nuovo ponte sull’Adda che prevedevano un nuovo ponte a poche decine di metri a sud dell’attuale, con innesto sulla progettata tangenziale sud di Calusco, sono stati abbandonati. Quindi anche se oggi qualcuno decidesse di riprendere in mano il progetto del nuovo ponte - con progetti, impatto ambientale, trattative di ogni genere, appalti, durata dei lavori - passerebbero almeno quindici anni prima di avere un ponte nuovo. Ma per quanto ne sappiamo in Regione Lombardia di un nuovo ponte sull’Adda non ne vuole sapere nessuno dal momento che è in costruzione quello in località Sala di Calolziocorte e verrà costruito quello per la pedemontana a Cerro di Bottanuco (come abbiamo detto qui). Quindi bisogna trovare delle soluzioni alternative perché non si possono crocifiggere ogni giorno centinaia di automobilisti con lunghe code solo per passare il ponte e gravi ripercussioni sull’inquinamento. Code che con la nuova viabilità dell’Isola potranno solo aumentare perché sul ponte San Michele verrà inevitabilmente convogliato un maggiore flusso di traffico.
Premesso quindi che il ponte è quello e resterà quello, si possono trovare delle soluzioni ragionevoli, di costo contenuto che possono fluidificare il traffico (quello leggero ovviamente, automobili e piccoli autocarri) e in questo senso l’attuale amministrazione di Calusco d’Adda che davanti a sé ha cinque anni di mandato dovrebbe assumersi l’onere di trovare una soluzione dialogando con Provincia di Bergamo e di Lecco, i comuni delle riva lecchese e sopratutto con le Ferrovie dello Stato proprietarie del ponte che sono l’ostacolo più grande.
pontetreno2La soluzione più immediata, che abbiamo già anticipato altre volte, sarebbe quella di un ritorno al passato, vale a dire il ripristino del doppio senso di circolazione per il traffico automobilistico. I veicoli avrebbero sempre il via libero tranne quando passa il treno allora scatterebbe il rosso per impedire di sovraccaricare il ponte. Lo spazio per fare passare due veicoli contemporaneamente c’è, non sono necessari due marciapiedi (per i pedoni ne basta uno). Basterebbe istituire una velocità di transito ridotta, con videosorveglianza e multe salatissime per gli eventuali trasgressori. Eventualmente si potrebbe inserire uno spartitraffico centrale in plastica che impedisca i sorpassi o altra soluzione simile.
E poi in comune di Paderno, sull’altra sponda, bisognerebbe allargare la strada aggiungendo un altro tratto di viadotto sulla ferrovia, per dare modo a chi da Paderno vuole andare verso Verderio (e viceversa) di girare agevolmente senza intralciare con chi va e viene dal ponte.
Certo c’è da dire che comunque il ponte, e specialmente la carreggiata stradale, ha bisogno di una urgente manutenzione, ma questo a prescindere dalle soluzioni per il traffico.

Giornate splendide, smog alle stelle

Giornate splendide, smog alle stelle
Giornate belle e freddo che leggermente si attenua. Ma a preoccupare è l'inquinamento: le polveri sottili, infatti, sono in rapida ascesa. La concentrazione di Pm10 nell'aria è in questi giorni di molto superiore al valore limite di 50 microgrammi per metro cubo. A Bergamo, la centralina di via Meucci ha segnalato il 21 dicembre ben 116 microgrammi, mentre a Treviglio si sta ancora peggio: 124 microgrammi per metro cubo.
Cresce dunque lo smog. Nella «classifica» delle zone più inquinate dalle poveri sottili, dopo Treviglio e Bergamo Meucci si trova Osio Sotto, con 91, mentre Ponte San Pietro è appena un gradino più sotto: 89. Stanno meglio - si fa per dire - Filago Centro e Calusco: 66 microgrammi per metro cubo.

(22/12/2007)

Wednesday, December 19, 2007

Isola: il tracciato della Pedemontana e della Dorsale

martedì, 18 dicembre 2007
Isola: il tracciato della Pedemontana e della Dorsale
Di Vercingetorix




E’ importante evidenziare le pesanti ripercussioni della Pedemontana sulla viabilità dell’Isola bergamasca, che interessano due aree. La prima (vedi prima immagine) è la parte terminale e meridionale dell’Isola bergamasca (comuni di Filago, Capriate e Bottanuco) che sarà attraversata dal tracciato della pedemontana vera e propria (il percorso è indicato con i bolli rossi). Ci sarà un nuovo casello autostradale in territorio di Osio Sotto, a meno di un chilometro a sud dell’Autostrada a4 (bollo giallo sulla destra in basso), subito dopo vi sarà un nuovo ponte sul fiume Brembo, e quindi vi sarà un’intersezione con l’attuale autostrada a4 (bolli blu) in comune di Filago, appena dopo il casello di Capriate (bollo verde), il tracciato prosegue verso nord aggirando l’abitato di Grignano sulla sinistra, attraversa la provinciale che da Capriate porta a Madone, e subito dopo verrà realizzato il nuovo casello autostradale di Filago (secondo bollo giallo) nel quale andrà anche a innestarsi la nuova dorsale dell’Isola (bollini viola). A questo punto la Pedemontana volgerà verso est passa sotto l’abitato della Frazione Cerro di Bottanuco per arrivare sul nuovo ponte sul fiume Adda (che è una delle opere più importanti e di maggiore impatto sull’ambiente) che sarà realizzato proprio là dove il fiume fa una piega secca (vedi la seconda immagine con la rappresentazione del ponte) e proseguirà in territorio di Colnago in provincia di Milano.
La dorsale dell’Isola

La seconda opera importante è la dorsale dell’Isola che spaccherà in due l’Isola con una linea da nord a sud. Nella mappa la strada indicata con i punti rossi. In pratica si tratta della congiunzione tra l’uscita in rotatoria dell’asse interurbano tra Bonate Sopra, la sovrapposizione con un tratto della nuova tangenziale sud di Terno d’Isola (bolli gialli, di cui abbiamo parlato qui) per proseguire con linea retta in direzione sud passando nei campi tra Chignolo e Bonate sotto, arrivando a lambire il comune di Madone in prossimità del torrente Dordo, per poi raccordarsi con il nuovo casello autostradale di Filago.
Come si vede un bel po’ di chilometri di strade e un bel po’ di superficie sottratta all’agricoltura, con grosse ripercussioni sull’ambiente dell’Isola, a fronte di un presumibile miglioramento della circolazione stradale in quest’area della Lombardia . Tutti coloro che sono proprietari di terreni nelle arre descritti farebbero bene a dare un’occhiata ai tracciati nelle mappe in alta risoluzione al sito della Pedemontana .

Isola: nel 2010 cantieri aperti per la Pedemontana
Dal sito della Provincia di Bergamo .
Si è avviata la fase di comunicazione finalizzata a garantire la conoscenza del progetto e lo stato di avanzamento del progetto. In questo senso, nel pomeriggio di mercoledì 12 dicembre, in Provincia, si è tenuto un incontro di presentazione del progetto rivolto alle parti sociali e ai sindaci del territorio.
All'incontro erano presenti: Valerio Bettoni, presidente Provincia di Bergamo; Felice Sonzogni, assessore provinciale al territorio e grandi infrastrutture; Raffaele Cattaneo, assessore regionale alle Infrastrutture e mobilità; Umberto Regaglia, direttore generale Autostrada Pedemontana Lombarda Spa; Antonio Rognoni, amministratore delegato Cal Spa; Fabio Terragni, presidente di Autostrada Pedemontana Lombarda Spa.
Il presidente Valerio Bettoni, manifestando la piena disponibilità alla collaborazione e al confronto con tutti gli enti coinvolti, ha evidenziato l'importanza dell'opera per il territorio bergamasco e lombardo e si è detto ottimista per quanto riguarda la chiusura dei cantieri prevista per il 2015.
Da parte sua, l'assessore regionale Raffaele Cattaneo, si è detto soddisfatto del lavoro fin qui fatto."Il nostro obiettivo è ambizioso ed è quello di trasferire la Pedemontana da simbolo dell'incapacità lombarda al suo esatto opposto, come esempio di lavoro fatto bene. Siamo fiduciosi per due motivi, il primo riguarda l'accordo di programma sottoscritto con il Ministro delle infrastrutture, il secondo l'approccio virtuoso e il fatto di essere riusciti a risparmiare 1,3 miliardi di euro di finanza pubblica rispetto al primo progetto approvato dal Cipe”.
Il sistema Pedemontano
Come ha sottolineato l'assessore Felice Sonzogni, il sistema Pedemontano si compone si un'autostrada che collega Busto Arsizio con l'autostrada A4, all'altezza di Osio Sotto, due tangenziali urbane (Varese e Como) e una fitta rete di interventi sulla viabilità minore, sia come nuove costruzioni che come riqualificazioni.
La tratta che interesserà la Bergamasca va da Vimercate a Osio Sotto, per 18,8 Km totali e comporta una spesa complessiva di 775 milioni di euro. L'opera più significativa sarà il ponte sul fiume Adda.
Il costo complessivo per la realizzazione di tutti i circa 150 km sarà di 4,1 miliardi di euro, di cui 1,2 di finanziamento pubblico. Il costo comprende anche gli interventi sulla rete stradale minore, le opere connesse, che per la Provincia di Bergamo riguardano la nuova strada denominata Dorsale dell'Isola e alcuni interventi di riqualificazione sull'asse rappresentato dalla strada provinciale 184 car (Capriate-Boltiere) e la strada comunale di via Europa a Zingonia.
"La sottoscrizione dell'accordo di programma tra il ministro alle Infrastrutture, i presidenti della Regione e delle Province, i sindaci e Autostrada Pedemontana Lombarda, impegna tutti sul fronte del fare - ha detto l'assessore Sonzogni -. Si avvia ora la fase di comunicazione finalizzata a garantire l'informazione sullo stato di avanzamento del progetto, l'illustrazione degli effetti concreti di miglioramento della mobilità e la conoscenza del progetto”.
Il tracciato sarà composto da: 66 km di autostrada a 2 corsie, 19 km a tre corsie e 70 km a una corsia.
Cronoprogramma della Pedemontana
nei primi mesi del 2008 saranno assegnati gli incarichi degli appalti di progettazione definiva del tracciato autostradale
nel 2009 approvazione dei progetti definitivi e avvio di 70 km di opere connesse e opere di compensazione ambientale
nel 2010 avvio dei cantieri dei sistemi Como - Varese
nel 2011 avvio dei cantieri dalla A9 a all'A4 (Osio Sotto)
nel 2013 apertura al traffico lotto 1, tangenziale di Como
nel 2014 apertura al traffico del lotto della tangenziale di Varese
nel 2015 apertura al traffico del sistema autostradale.
L'intera opera sarà percorsa in 60 minuti e le analisi hanno valutato le ricadute sui tempi di percorrenza in presenza e in assenza dell'autostrada Pedemontana al 2015: il tempo complessivo vedrebbe una riduzione degli spostamenti nell'area Pedemontana, di 45.000.000 ore all'anno che equivale a 700.000.000 di euro risparmiati.
Tutta la documentazione è sul sito della Pedemontana vedi qui.

Saturday, December 08, 2007

CLIMA: LOTTA GAS-SERRA, ITALIA BOCCIATA; FA QUANTO CINA

Berlino, 13:37
CLIMA: LOTTA GAS-SERRA, ITALIA BOCCIATA; FA QUANTO CINA
L'Italia e' in ultima fila nella lotta ai cambiamenti climatici, alla pari con un gigante energivoro come la Cina. Lo rivela uno studio dell'organizzazione ecologista "Germanwatch", presentato oggi alla Conferenza delle Nazioni Unite a Bali, che prende in considerazione i dati dell'Agenzia internazionale per l'energia (Aie) sulle effettive emissioni di anidride carbonica e le politiche governative adottate per limitarle. Secondo la ricerca, l'Italia si piazza infatti al quarantunesimo posto, a pari merito con Pechino, su una classifica di 56 Paesi. Il piu' virtuoso e' la Svezia, il primo al mondo a fare di piu' per proteggere il clima. Segue, tra gli altri, al quinto posto l'India, l'altro grande gigante economico mondiale, la Turchia al ventunesimo, l'Iran al trentaquattresimo. I peggiori in assoluto sono l'Arabia Saudita, all'ultimo posto, preceduta da Stati Uniti, Australia e Canada. Gli autori dello studio hanno definito "particolarmente allarmanti" i cattivi risultati dei dieci Paesi, tra cui l'Italia, che da soli sono responsabili per oltre il 60 per cento delle emissioni di CO2. La lista dei maggiori consumatori di energia e' guidata dagli Stati Uniti, che da soli consumano il 20,47 per cento dell'energia prodotta nel mondo, seguiti da Cina (15,18%), Russia (5,66), India (4,70), Giappone (4,64), Germania (3,02), Canada (2,38), Gran Bretagna (2,05), Corea del Sud (1,87) e Italia (1,62). Lo studio di "Germanwatch" mette anche in evidenza che sul piano generale la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e' stata in parte dovuta al crollo dei regimi politici dell'est europeo con le loro industrie altamente inquinanti. L'organizzazione mette anche in guardia da un'ulteriore estensione delle centrali elettriche a carbone e sottolinea che in media ogni due settimane entra in servizio in Cina una centrale a carbone da 500 Megawatt.

Monday, December 03, 2007

CLIMA: AL GORE, SIAMO DI FRONTE A EMERGENZA PLANETARIA

CLIMA: AL GORE, SIAMO DI FRONTE A EMERGENZA PLANETARIA

(ANSA) - BERGAMO, 1 DIC - ''Siamo di fronte ad un emergenza planetaria, un'emergenza che minaccia il futuro della civilizzazione e il futuro dell'umanita'''. Lo ha detto il Premio Nobel per la Pace 2007, Al Gore, nel suo messaggio video, intervenendo al quarto convegno annuale della Fondazione Italcementi. ''I membri della comunita' imprenditoriale globale, i governi e la societa' civile - ha aggiunto - hanno tutti una responsabilita' per quello che concerne la crisi del clima''.

CLIMA:NOBEL STIGLITZ;POSSIBILE ECOSVILUPPO,SERVE SFORZO/ANSA


(ANSA) - BERGAMO, 1 DIC - Lo sviluppo sostenibile ''e' possibile'', ma c'e' bisogno di ''uno sforzo globale'' da parte del ''mondo sviluppato e di quello in via di sviluppo''. E' questo il messaggio inviato dal palco del Centro Congressi di Bergamo dal premio Nobel per l'Economia, Joseph E. Stiglitz, in occasione del quarto convegno annuale della Fondazione Italcementi Cavaliere del Lavoro Carlo Pesenti e dedicato quest'anno al tema ''Sviluppo Sostenibile: un percorso comune per i paesi maturi e le economie emergenti''. Ad aprire il convegno e' stato invece il Premio Nobel per la Pace del 2007, Al Gore, che in un video-messaggio inviato alle piu' di quattrocento persone in sala ha detto: ''Siamo di fronte ad un emergenza planetaria, un'emergenza che minaccia il futuro della civilizzazione e il futuro dell'umanita'''. E per questo Gore si e' rivolto ai membri della comunita' imprenditoriale globale, ai governi e alla societa' civile che ''hanno tutti una responsabilita' per quello che concerne la crisi del clima''. Prendendo la parola, Stiglitz, ha comunque ricordato che la globalizzazione economica e' una forza positiva, capace di incentivare la crescita e di migliorare le condizioni di vita delle popolazioni piu' povere del pianeta. E' quindi necessario un ripensamento degli accordi commerciali, delle politiche economiche imposte ai paesi in via di sviluppo, degli aiuti internazionali, del sistema finanziario globale. Queste e altre riforme permetterebbero alla globalizzazione di sviluppare tutte le sue potenzialita', nel rispetto della democrazia e della giustizia sociale''. Sulla stessa linea il professore della Bocconi, Tito Boeri, che su questi temi ritiene che sia necessaria ''una governance globale''. Boeri, affrontando poi il tema della riduzione delle accise, ha sostenuto che un eventuale taglio ''avrebbe conseguenze sull'ambiente: dobbiamo approfittare - ha detto - delle cattive notizie sul caro-petrolio per sviluppare la ricerca delle fonti alternative. L'eventuale riduzione delle accise andrebbe nella direzione opposta''. A chiudere il convegno sono stati i padroni di casa Giampiero e Carlo Pesenti, rispettivamente, presidente e consigliere delegato di Italcementi. In particolare, l'ad ha ricordato la coerenza delle politiche del gruppo con i principi della sostenibilita': ''Per noi questa scelta ha significato la creazione di un gruppo industriale capace di esprimere un pensiero moderno e innovativo''. ''E' un segno positivo della convergenza di straordinarie qualita' - ha concluso il presidente del gruppo, riferendosi a Stiglitz - il pensiero dell'autorevole economista, la sua vivacita' e generosita' intellettuale e lo spirito di iniziativa e di modernita' del nostro territorio''. Italcementi di recente e' entrata a fa parte del Dow Jones Sustainability World Index, l'indice mondiale per la responsabilita' sociale dell'impresa che raccoglie le societa' best performer su 2.500 societa' internazionali presenti negli indici Dow Jones Global, valutate secondo criteri economici, ambientali e sociali.

Saturday, December 01, 2007

Calusco per la pace, in consiglio

Calusco per la pace, in consiglio comunale scoppia la guerra


Tema in Consiglio comunale a Calusco: la pace. Svolgimento: botta e risposta tra maggioranza e minoranza, consiglieri che lasciano l'aula, battibecchi tra il sindaco Roberto Colleoni e il pubblico. Un confronto dai toni accessi che è proseguito anche dopo la seduta, nella piazza davanti al municipio. Tutto è cominciato quando all'ordine del giorno si è discusso il recesso dell'adesione dal Coordinamento provinciale e nazionale degli enti locali per la pace.

L'assessore alla Cultura Massimo Cocchi ha affermato: «Pacifista definisce una posizione politica». E ha sottolineato: «Tutti siamo delegati alla pace senza far parte di alcun coordinamento». Dall'altra parte Ettore Fanelli ha parlato di «scelta sconcertante» da parte dell'amministrazione. Il sindaco è intervenuto punzecchiando la minoranza e il botta e risposta si è infiammato estendendosi al pubblico. La revoca dell'adesione al Coordinamento è stata infine approvata con i voti della maggioranza.

(30/11/2007)

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