Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Wednesday, October 27, 2004

Ok della Regione alle varianti di Calusco e Cisano

L'ECO DI BERGAMO 26 10 04

Ok della Regione alle varianti di Calusco e Cisano


Parere favorevole della Giunta regionale, su proposta dell'assessore alle Infrastrutture e Mobilità, Massimo Corsaro, ai progetti delle varianti di Cisano e di quella da Calusco a Terno d'Isola, inserite tra gli interventi della «Legge Obiettivo». Ora i progetti passeranno al Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica) per l'approvazione definitiva.
«Le due varianti - ha detto Corsaro - costituiscono opere complementari alla Pedemontana e si inseriscono in un ampio programma di riqualificazione degli itinerari di attraversamento est-ovest della Regione Lombardia, per garantire collegamenti con il territorio lecchese e con la Valtellina. Sui due progetti preliminari la Regione ha espresso sia valutazioni tecniche, tenendo conto delle osservazioni degli enti locali interessati, sia valutazioni di compatibilità ambientale, prescrivendo interventi di mitigazione».
In particolare, per la variante di Cisano che rappresenta un'alternativa all'attraversamento del centro, a seguito dei pareri espressi dal Comune di Pontida, dal Parco Adda Nord e da alcuni privati proprietari di aree interessate dai lavori, è stata valutata l'ipotesi di spostare più a sud la rotatoria di innesto sulla provinciale 169, in corrispondenza dell'area di Cascina Broseta, per tutelare particolari aspetti ambientali, paesistici e culturali del luogo.
Per quanto riguarda invece la variante da Calusco d'Adda a Terno d'Isola si è posta attenzione all'inserimento ambientale dell'opera, con particolare riferimento agli aspetti di tutela del paesaggio. La Regione ha prescritto lo spostamento del tracciato verso est, con alternanza di tratti in galleria e all'aperto, al limite dei boschi, nei comuni di Calusco, Medolago, Terno d'Isola, e verso sud, in località Monte Orfano, in Comune di Chignolo, in modo da garantire un impatto paesaggistico e ambientale minore. Dopo diversi incontri con gli enti locali coinvolti, per evitare di intaccare in maniera consistente l'area boschiva si è valutata anche la possibilità di spostare a nord la rotatoria prevista tra le cascine Budriago e Cà Cavicchio, mentre per salvaguardare l'antico complesso rurale della cascina Cà Cavicchio è stato proposto di eseguire una leggera modifica della bretella di collegamento tra la rotatoria con le provinciali 167 e 166.
«Questi interventi - ha concluso l'assessore Corsaro - sono inseriti nell'Intesa generale quadro Stato-Regione Lombardia dell'aprile 2003 tra le opere complementari al sistema viabilistico pedemontano». Il potenziamento del collegamento Lecco-Bergamo è composto da altri tre interventi: variante di Calolzio, variante di Vercurago, collegamento Calco-Ponte di Brivio-Cisano.

Thursday, October 21, 2004

«Sullo smog test inadeguati»

AMBIENTE|La rivelazione dell’Agenzia europea

«Sullo smog test inadeguati»


Tubo di scarico L'aria dei paesi europei è più inquinata di quanto dicano i monitoraggi. Soprattutto a causa delle auto, di cui si misurano male le emissioni. E l'obiettivo di Kyoto sembra compromesso
Fumi? No, vivo in città
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L'aria dei paesi europei è ben più inquinata di quanto dicano gli strumenti di controllo, soprattutto a causa delle auto, le cui emissioni pericolose sono misurate in maniera inadeguata. Lo afferma l'Agenzia europea per l'ambiente (Aea) che in un report dal titolo Ten key transport and environment issues for policy-makers (Ambiente e trasporti: dieci questioni chiave per i politici) lancia l'allarme sull'impatto eccessivo dei trasporti sulle emissioni dei gas a effetto serra nell'Ue. Secondo gli esperti di Copenaghen, «test non abbastanza accurati portano a sottovalutare le emissioni pericolose delle nuove auto».

A causa delle errate misurazioni, l'obiettivo stabilito dal Protocollo di Kyoto per i paesi dell'Unione europea (ridurre di un quarto i gas a effetto serra dovuti al trasporto entro il 2008) sembra compromesso. Gli effetti più devastanti dei reali livelli di emissioni, spiega l'Agenzia in un comunicato http://org.eea.eu.int/documents/newsreleases/TERM2004-en , si fanno sentire soprattutto nei centri urbani, dove «l'inquinamento dovuto ai trasporti causa decine di migliaia di morti premature». Nel mirino dell'Agenzia ci sono soprattutto i gas emessi dagli impianti di aria condizionata delle nuove auto, che non sono contabilizzati nelle attuali misurazioni, e i motori diesel super potenti, che aumentano sensibilmente le emissioni di sostanze dannose ad effetto serra.

I volumi crescenti di trasporto stanno provocando un aumento della pressione sull'ambiente, in particolare rispetto al cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità. Gli sforzi attuali per neutralizzare queste tendenze nel migliore dei casi stanno soltanto rallentando il tasso di aumento. E se è vero che i progressi tecnologici stanno ridimensionando l'inquinamento atmosferico da trasporto su strada malgrado l'aumento dei volumi di traffico, diventa quanto mai necessario risolvere il problema dell'inquinamento atmosferico urbano. "Accertarsi che i veicoli rientrino negli standard di emissioni dovrebbe essere una priorità" ha commentato Jacqueline McGlade, direttore esecutivo di EEA,

20 ottobre 2004

Monday, October 18, 2004

Cementi ad Azione Fotocatalitica

WWW.ITALCEMENTI.IT 18 10 04


Realizzazioni - Pavimentazione piazzale cementeria di Calusco




Introduzione
Una nuova sperimentazione tesa a verificare l’efficacia dei leganti fotoattivi nell’abbattimento degli ossidi di azoto (NOx) presenti nell’ambiente da parte di una struttura orizzontale è stata condotta nel mese di Marzo 2003 mettendo in opera 8.000 m2 di masselli cementizi prefabbricati dalla Cementi tubi (Gruppo Magnetti) in una porzione del piazzale del nuovo cementificio Italcementi di Calusco. Il massello bistrato utilizzato aveva lo strato superficiale di
7 mm realizzato con cemento fotocatalitico grigio TX Millennium.

1. La sperimentazione
L'efficacia del rivestimento fotoattivo è stata verificata con il LUXMETRO 545 della ditta Testo, con l'Anemometro a filo caldo 425 della ditta Testo, con il Nitrogen Oxides Analyzer Model AC 32 M della Environnement S.A.
I dati sono stati immagazzinati in PC portatili.
Gli analizzatori di NOx sono stati collocati rispettivamente nel settore centrale della pavimentazione fotocatalitica (Analizzatore 188) e vicino ai serbatoi (Analizzatore 189) a circa una ottantina di metri, nella parte di pavimentazione asfaltata.


L'italiae' un paese in declino?

LA PROVINCIA DI LECCO 16 10 04

lo sfogo L'Italia è un Paese in declino? Industriali pessimisti e delusi

BRUXELLES Il declino industriale in Italia? «Io sono pessimista»: lo afferma il consigliere delegato di Italcementi, Carlo Pesenti, a margine del consueto incontro annuale del gruppo, che quest'anno si svolge a Bruxelles con la presenza di 130 top manager della società sparsi in 19 paesi. Al termine della prima giornata degli incontri, Pesenti ha ricordato alla stampa alcuni dei temi principali affrontati nei lavori e, ad una domanda sull'evoluzione dell'industria italiana, ha detto di essere «pessimista», fra l'altro per problemi di «dimensione economica» e di presenza nei «mercati internazionali», oltre che per «la poca tecnologia». Circa l'impatto della Cina sull'economia, Pesenti ha ricordato che per quel che riguarda il cemento, quello del colosso asiatico è un mercato chiuso «in cui non entra nessuno dei grandi protagonisti del settore, ad eccezione dei giapponesi e dei coreani». Commentando diversi aspetti dello sviluppo sostenibile - che sono al centro dei lavori del gruppo di quest'anno - Pesenti ha ricordato che tale scelta da parte di Italcementi «è in realtà una conferma, visto per esempio che già negli ultimi anni circa il 20% degli investimenti del gruppo andavano all'area ambiente». Ma le paure dell'imprenditoria italiana sono diffuse, tra i grandi come tra le aziende minori. E proprio i piccoli imprenditori ieri hanno bocciato l'azione del Governo: «Ci penalizza», ha risposto il 50,9% degli oltre 300 industriali che hanno partecipato al Forum della Piccola di Confindustria. Il sondaggio ha messo in luce come, rispetto alle aspettative suscitate dal programma del centrodestra, forte è la delusione per gli effetti che le politiche messe in campo hanno avuto per le piccole e medie imprese. Solo il 15,5% dei piccoli imprenditori ha sostenuto che l'azione del Governo li ha avvantaggiati. Il restante 33,6% si è detto «indifferente». «È vero - si è difeso il vice ministro dell'Economia, Mario Baldassarri - anche noi siamo insoddisfatti rispetto alle aspettative che avevamo nel 2001, ma questo dipende da come è cambiata inaspettatamente la congiuntura economica e internazionale».

Sunday, October 17, 2004

L'ECO DI BERGAMO 16 10 04


Pesenti: «Industria troppo dipendente dal mercato interno»

BRUXELLES L'industria italiana «è troppo dipendente dalla ciclicità del mercato nazionale e non ha una sufficiente dimensione di scala». Lo ha dichiarato il consigliere delegato di Italcementi, Carlo Pesenti, conversando con i giornalisti in occasione della convention dei manager del gruppo in corso a Bruxelles.E a proposito della discussione in corso sul rischio di declino del sistema industriale dell'economia italiana, Pesenti si è dichiarato «pessimista». A suo parere comunque «possiamo farcela se l'industria riuscirà a trovare le dimensioni che le consentano di sfruttare al meglio i vantaggi dell'internazionalizzazione». Necessario però anche affrontare il problema dell'attuale «poca tecnologia».Nella convention, che vede riuniti in Belgio 130 manager in rappresentanza di aziende di 19 Paesi, sono stati affrontati i temi delle strategie del gruppo, che realizza il 70% del business fuori dai confini nazionali. Il consigliere delegato di Italcementi ha spiegato che l'intera strategia del gruppo «tiene conto delle necessità di avere uno sviluppo sostenibile». «Questa scelta da parte di Italcementi è in realtà una conferma, visto per esempio che già negli ultimi anni circa il 20% degli investimenti andavano all'area ambiente - ha aggiunto -: ora abbiamo dato un approccio organico, strategico e di lungo periodo a questi orientamenti».Sui contrasti e problemi tra temi ambientali e necessità industriale, Pesenti ha detto di essere «tendenzialmente a favore del protocollo di Kyoto» sulla riduzione delle emissioni di anidride carbonica nell'atmosfera, anche perché vincoli forti possono essere di stimolo alle imprese «per trovare nuove soluzioni innovative».Sulle iniziative prese in questi anni da parte della Commissione Ue, Pesenti si è dichiarato «a favore della "emission trading"» (la direttiva europea sul mercato delle emissioni inquinanti».«Secondo noi - ha peraltro aggiunto Pesenti - la Commissione Europea manifesta un'attitudine eccessivamente burocratica e vincolistica in alcuni campi per quanto riguarda l'ambiente». Alcune leggi di Bruxelles «sono giuste, altre no, come per esempio - ha sottolineato - la normativa Reach» sul controllo dei prodotti chimici.Per quanto riguarda il mercato del cemento, Pesenti ha spiegato che il boom cinese non preoccupa il settore. «Il mercato cinese è chiuso e neppure i maggiori player internazionali vi hanno interesse - ha continuato -. È un mercato molto frazionato e, in parte, sotto il controllo dello Stato». La pressione sui prezzi, infine, deriva anche dalle pressioni tariffarie dei noli marittimi.Il tema ambientale è stato centrale all'interno dell'incontro dei manager Italcementi, appuntamento annuale che viene ospitato a turno nei principali Paesi in cui è attivo il gruppo, per analizzare gli scenari di sviluppo economico e politico in cui opera la società e condividere gli obiettivi di scelte strategiche di ogni filiale.L'Italcementi Group partecipa all'Agenda for Action del World Business Council for Sustainable Development, il programma sottoscritto dai principali operatori mondiali del cemento. L'impegno di Italcementi in questo contesto, oltre alla realizzazione del primo Sustainable Development Report, si è focalizzato sull'analisi dello sviluppo sostenibile e dei suoi impatti a livello economico, sociale e ambientale, quest'ultimo anche alla luce dei recenti sviluppi dell'adesione al protocollo di Kyoto da parte della Russia.Durante i lavori sono intervenuti come relatori Sergio Romano, Francesco Giavazzi, Jeffrey Currie di Goldman Sachs e Luigi Passamonti, senior advisor della Banca Mondiale, che ha presentato le prospettive di crescita dei Paesi in via di sviluppo, area in cui Italcementi è impegnata a rafforzare la sua presenza.

Saturday, October 16, 2004

Quelli del via Carnate, pendolari dimenticati

L'ECO DI BERGAMO 15 10 04

Quelli del via Carnate, pendolari dimenticati


Viaggio in treno verso Milano tra ritardi, poca informazione, carrozze sporche e strapiene I passeggeri: «Sembrano convogli merci». Le Ferrovie: «I disagi non superano i 10 minuti»

Ore 7,40 di ieri mattina, piazzale Marconi. La stazione ferroviaria è affollata come sempre: studenti e lavoratori pendolari sono a centinaia e di tutte le età. Parecchi di loro ogni mattina prendono il treno per Milano via Carnate. Si autosoprannominano gli «eterni dimenticati». Più volte hanno fatto sentire la loro voce, ma la situazione non è mai migliorata. L'elenco dei problemi che lamentano è quasi interminabile: ritardi, poca informazione, carrozze sporche e strapiene, temperature «bizzarre» e scarsa igiene, solo per dirne alcuni.
Già all'inizio il viaggio non promette bene: se alla biglietteria non c'è la coda, una volta saliti sul convoglio i minuti cominciano a passare senza che il regionale 10468 - sei carrozze di seconda classe più la motrice - si sposti dal binario tre. Alla fine la partenza, prevista per le 7,53, slitta alle 8,02. Nove minuti di ritardo. Suvvia, non è un'eternità. «Fosse sempre così poco - dice Sara Brozzoni, 24 anni di Zogno, studentessa universitaria -. È capitato di aspettare anche un'ora filata. E senza avere un'informazione precisa. Già, perché uno dei principali problemi è proprio quello delle notizie sui ritardi, che arrivano a spizzichi e bocconi. Prima ci dicono che il treno ritarderà cinque minuti, poi se ne aggiungono altri dieci e altri ancora all'infinito. Intanto si perdono coincidenze e appuntamenti senza poter avvertire in modo preciso quando si arriverà. Quelli, come me, che salgono a Bergamo, che è la stazione di partenza, possono dirsi in parte fortunati, perché hanno quasi sempre la possibilità di sedersi. Il problema è quando si raggiungono le ultime fermate: la gente è stipata in piedi e, alcune volte, è capitato che qualcuno non riuscisse a salire».
Per altri pendolari i problemi cominciano ancora prima di salire sul convoglio per Milano via Carnate. È il caso di Roberta Rivellini, 29 anni di Bolgare, dipendente del Comune di Calusco: «Prendo il treno tutte le mattine da Montello e la situazione è davvero incredibile. Veniamo trattati come se fossimo su un treno merci. Trovare un biglietto è quasi impossibile. La biglietteria automatica non va, l'edicola è spesso sprovvista, così dobbiamo salire sul treno senza biglietto. Col rischio di pagare 25 euro di multa, come previsto dai nuovi regolamenti. Inutile parlare dei ritardi: spesso perdiamo anche le coincidenza». Nella stessa situazione si trova anche Stefano Gafforelli, studente universitario di 25 anni di Bolgare: «Le carrozze sono strapiene e la situazione è invivibile. Quando non riusciamo a comprare il biglietto viaggiamo col rischio di essere multati: questo nuovo provvedimento, che prevede una sanzione di 25 euro, è un'esagerazione, oltre che un'ingiustizia». Nel frattempo il treno supera le altre stazioni della Bergamasca: Ponte, Terno e Calusco. Il tempo vola e sono già le 8,23: il convoglio rallenta per oltrepassare lo scricchiolante ponte di Paderno. Dal ponte il panorama è suggestivo, ma quasi nessuno dei pendolari guarda fuori. Sicuramente non i passeggeri - e sono già numerosi alla metà del viaggio - che si trovano in piedi nel corridoio del vagone. Superato l'Adda si entra nel Milanese.
«Se è vero che le Ferrovie hanno problemi di bilancio - sottolinea Luca Pizzi, studente universitario di 25 anni di Dalmine - aumentino i controlli. Sembra quasi che le Ferrovie puntino sulla qualità solo nei grandi progetti e si disinteressino dei nostri problemi». Un altro aspetto è l'igiene: su molti sedili ci sono macchie oppure scritte. Indescrivibile il gabinetto. Tant'è che, sotto l'insegna «wc» affissa sulla porta, qualche pendolare che, nonostante tutto, non ha perso il senso dell'umorismo, ha scritto in pennarello «guasto». «Molte carrozze sono sporche - aggiunge Margherita Gardinetti, 20 anni, studentessa universitaria di Curno - e i sedili lasciano spesso a desiderare. Per non parlare del riscaldamento: in alcune carrozze la temperatura è al massimo, in altre invece si gela». «L'aspetto più allucinante sono i ritardi - fa eco Federica Brena, 20 anni, studentessa di Colognola - visto che siamo riusciti ad aspettare anche un'ora. Certe volte non si riesce nemmeno a salire sui treni. È capitato di perdere lezioni e, qualche volta, anche degli esami». Trenitalia e Rete ferroviaria italiana non nascondono i problemi, pur sottolineando che stanno facendo di tutto per risolverli: «Per quanto riguarda la carenza di posti - spiegano dall'ufficio Relazioni esterne delle due società - il massimo afflusso sulla linea Bergamo-Milano via Carnate si registra nei dieci minuti delle ultime fermate. Il problema quindi esiste, ma è limitato a un tratto di pochi minuti. Comunque si sta lavorando per migliorare. Per i riscaldamenti sono stati già attivati tutti gli interventi di manutenzione: segnalazioni di grossi problemi non ne sono pervenute». Buone notizie, secondo le Ferrovie, anche sul fronte dei ritardi: «Rispetto al settembre 2003, quest'anno abbiamo guadagnato 7 punti nella puntualità. È un traguardo importante. Entro l'anno, inoltre, prevediamo miglioramenti nel settore della manutenzione. Con maggiori interventi di manutenzione saranno minori i disagi e i ritardi provocati da guasti oppure dal malfunzionamento del riscaldamento. Un'ultima novità è entrata in vigore proprio oggi (ieri per chi legge, ndr.): si tratta del nuovo Cento operativo di Trenitalia e Rete ferroviaria italiana, al quale faranno riferimento tutti i dirigenti delle varie tratte per pianificare meglio gli interventi, monitorare le situazioni con un punto di vista più ampio e garantire maggiore tempismo in caso di problemi».
Mentre per tutto il viaggio non si è vista nemmeno l'ombra di un controllore che verificasse il possesso del biglietto da 3 euro e 40 centesimi, il treno raggiunge la stazione milanese di Porta Garibaldi: sono le 9,01. Otto i minuti di ritardo sulla tabella di marcia. Le porte delle carrozze si aprono e i passeggeri sono sopraffatti dallo smog del capoluogo lombardo. E anche da qualche goccia d'acqua in testa. Strano, visto che non piove. Infatti si tratta di una perdita dal tetto della pensilina: le gocce cadono proprio nel punto in cui si è aperta la porta. Dopo un viaggio così, mancava solo la beffa all'arrivo.

Fabio Conti

Friday, October 15, 2004

L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa ...

CORIERE DELLA SERA 14 10 04

L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa ...


L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa dell’orografia, di una circolazione dei venti difficile che provoca come conseguenza un ristagno delle immissioni. Milano non produce più inquinanti di una città tedesca come Amburgo però quest’ultima può beneficiare di una circolazione aerea più favorevole. Da noi invece c’è un accumulo che aggrava la situazione. L’aria stagnante nella valle del Po contribuisce ed esalta i valori dell’inquinamento tanto da risultare anche dieci volte superiori a quelli che hanno le stesse fonti, ma una circolazione aerea più normale.
In altre località del pianeta la situazione è per certi aspetti ancora più grave come la stessa fotografia del satellite europeo dimostra. Tutta l’area asiatica è costantemente ricoperta da un’immensa «nuvola nera» che estende sempre più i suoi tentacoli verso altri Paesi. E ciò è dovuto al fatto che la Cina è la nazione che più di altre fa ancora ricorso al carbone sfruttando le sue numerose e ricche miniere. Ma per il momento il «grande impero» è più impegnato a produrre e a svilupparsi e pochi sono i controlli esercitati sull’inquinamento cercando di limitarlo. Ed è per questo che si parla sempre più intensamente della necessità di una legislazione internazionale che stabilisca limiti alla distribuzione degli inquinanti.
Gli Stati Uniti, soprattutto lungo la costa ovest, sono sempre più preoccupati della «nuvola nera» asiatica perché questa ormai viaggia e si diffonde in più direzioni. E persino sugli oceani sono state fotografati addensamenti di particelle che finiscono per degradare l’aria di paesi molto lontani dal luogo d’origine. E questo è un problema perché i limiti di inquinamento di una nazione finiscono per essere superati non per attività propria, ma per l’arrivo delle particelle straniere dal cielo.
Per controllare il fenomeno sono necessarie indagini e verifiche che ancora non esistono o sono presenti in modo ristretto. Lungo la costa Est degli Stati Uniti le università hanno formato un consorzio e costruito una rete di rilevazione per valutare meglio la presenza delle sostanze incriminate e come queste si spostano alterando pure la meteorologia del luogo. Tanto che ora si comincia a parlare di previsioni chimiche per quanto riguarda il clima.
Intanto per contrastare il problema bisogna agire sul controllo delle emissioni nocive riducendole. Non c’è altra via. La mappa compilata con l’osservazione spaziale dimostra chiaramente che le aree più evolute della Terra soffrono tutte dello stesso male ambientale. E insieme devono convincersi della necessità di trovare un rimedio efficace, al di là delle molte parole spese inutilmente nelle periodiche assemblee mondiali.

Giovanni Caprara Guido Visconti

Il satellite boccia Milano «E’ la città più inquinata»

IL CORRIERE DELLA SERA 14 10 04

Il satellite boccia Milano «E’ la città più inquinata»

Il presidente della Fondazione per l’ambiente Ballarin: manca ricambio d’aria


Inquinata. Di più: in cima alla classifica delle città con l’aria più irrespirabile d’Europa (e non solo). Anche (e soprattutto) per la presenza di biossido d’azoto. È così che appare Milano (e la pianura Padana in generale) fotografata dal satellite Envisat dell’Agenzia spaziale europea Esa . Immagini, diffuse ieri, che hanno fatto scattare un nuovo allarme tra gli esperti. Antonio Ballarin Denti, responsabile del settore Aria e Clima della Fondazione Lombardia per l’Ambiente, paragona Milano a un’enorme vasca da bagno. Stracolma. «Le soluzioni da adottare per far sì che la situazione non degeneri sono due - spiega Ballarin -. Chiudere il rubinetto oppure aprire il tappo. Negli ultimi anni il rubinetto delle emissioni inquinanti è stato, almeno parzialmente, chiuso. Ma rimane il problema dello scarico. Bloccato». Fuori di metafora: i divieti di circolazione introdotti per le auto senza marmitta catalitica, gli incentivi per la sostituzione di caldaie a olio combustibile e gasolio con impianti a metano, le giornate di blocco al traffico hanno fatto migliorare la qualità dell’aria. «Ma la posizione geografica penalizza enormemente Milano e i suoi dintorni. Con le Alpi a Nord e a Ovest, e gli Appennini a Sud, non c’è ricambio d’aria».
Inquinamento alle stelle, dunque. All’assenza di vento s’aggiungono ancora il traffico, le industrie che immettono nell’atmosfera una quantità di solventi chimici, qualche riscaldamento che funziona ancora a olio combustibile (il metano è presente nell’80 per cento delle case lombarde, nel 16 per cento ci sono impianti a gasolio, nel restante 4 per cento ci sono caldaie a olio combustibile). Di qui le costanti preoccupazioni degli ambientalisti (e non solo): «La Milano dallo smog - osserva Ballarin - chiede un tributo in vite umane troppo alto». La settimana scorsa uno studio Apheis, presentato dalla Società italiana di medicina respiratoria, ha sottolineato che, riducendo le polveri sottili, solo a Milano ci sarebbero 400 vittime in meno ogni anno.
I dati della Fondazione Lombardia per l’Ambiente mostrano che gli ossidi di azoto sono a quota 60-70 microgrammi al metro cubo: «Oggi le normative europee segnano il limite a 60, nel 2010 la soglia d’allarme scenderà a 40 - commenta ancora Ballarin -. Per contro, dopo anni di diminuzione costante, adesso in Lombardia i suoi valori sono stabili. È un segnale negativo». Ma i veleni dell’aria milanese non finiscono qui. La concentrazione di ozono (pericoloso per la salute degli uomini e dannoso per la vegetazione) dal 1988 a oggi è triplicata: nell’arco di un anno la soglia di attenzione di 180 microgrammi al metro cubo viene superata almeno 50 volte. Il Pm10 ruota intorno a medie annuali di 50-60 microgrammi al metro cubo: «È stabile dal 1998 - dice Ballarin -, ma al di sopra dei limiti dei 40 microgrammi al metro cubo che richiede l’Unione europea». Le polveri sottili quest’autunno hanno già superato i limiti per sei giorni consecutivi: solo l’arrivo del temporale domenica ha fatto rientrare i valori entro le soglie.
In settimana la giunta della Regione Lombardia fisserà con una delibera le date delle domeniche senz’auto. «Con ogni probabilità, due giornate ecologiche cadranno tra il 10 gennaio e il 18 febbraio - osserva l’assessore all’Ambiente, Franco Nicoli Cristiani -. Le altre due scatteranno in caso di emergenza». Dal primo novembre al 29 febbraio ritorna il divieto di circolazione per i veicoli non catalizzati. «La lotta all’inquinamento - ribadisce Ballarin - deve diventare più dura». Per Ballarin, anche docente di Fisica ambientale all’Università Cattolica, sono necessarie tre misure: l’introduzione di divieti per le auto con motori a diesel, un migliore isolamento termico degli edifici (a partire dai doppi vetri alle finestre) per ridurre il consumo di energia e lo sviluppo del teleriscaldamento. Dello stesso avviso anche Andrea Poggio, presidente regionale di Legambiente, che ha proposto il limite di circolazione per i Diesel che hanno più di dieci anni.

Simona Ravizza

Ecco la Terra inquinata, dalla Cina alla Pianura Padana

FOTO DAL SATELLITE

Ecco la Terra inquinata, dalla Cina alla Pianura Padana

di GIOVANNI CAPRARA e GUIDO VISCONTI





Ciminiere sullo sfondo di Pechino, Cina (Ansa)
In un’immagine sola tutto l’inquinamento del pianeta. Una foto impressionante. Tante macchie rosso fuoco: è lì che la Terra è malata. E la malattia coincide con le regioni più industrializzate del mondo. C’è anche la Pianura Padana. Non è una sorpresa, lo sapevamo da tempo. Lo sviluppo industriale, la crescita della popolazione, il sempre più intenso uso dei mezzi di trasporto generano gas che finiscono nell'atmosfera, deteriorandola inesorabilmente. La fotografia raccolta dal satellite Envisat dell'agenzia spaziale europea ci mostra la distribuzione e la concentrazione del biossido di azoto secondo un valore medio uscito dalla continua osservazione condotta nelle ultime due stagioni invernali e durante l'estate. Questo gas è generato dai processi di combustione e quindi scaturisce dalle attività industriali, dai motori delle automobili, dalle centrali che producono energia.
Ma c'è anche un contributo naturale perché viene pure generato dal cadere di un fulmine. Le maggiori concentrazioni di biossido di carbonio si trovano sulla Valle Padana, nell'Europa settentrionale, sulla costa est degli Stati Uniti, in Sudafrica e nella estesa regione asiatica che comprende, oltre la Cina anche il Giappone e la Corea. Tutte zone dove lo sviluppo dell'attività umana è sempre più intenso. Ma ci sono poi delle aggravanti.
L’area dell’Italia settentrionale è più vulnerabile a causa dell’orografia, di una circolazione dei venti difficile che provoca come conseguenza un ristagno delle immissioni.
Milano non produce più inquinanti di una città tedesca come Amburgo però quest’ultima può beneficiare di una circolazione aerea più favorevole. Da noi invece c’è un accumulo che aggrava la situazione. L’aria stagnante nella valle del Po contribuisce ed esalta i valori dell’inquinamento tanto da risultare anche dieci volte superiori a quelli che hanno le stesse fonti, ma una circolazione aerea più normale.
In altre località del pianeta la situazione è per certi aspetti ancora più grave come la stessa fotografia del satellite europeo dimostra. Tutta l’area asiatica è costantemente ricoperta da un’immensa «nuvola nera» che estende sempre più i suoi tentacoli verso altri Paesi. E ciò è dovuto al fatto che la Cina è la nazione che più di altre fa ancora ricorso al carbone sfruttando le sue numerose e ricche miniere. Ma per il momento il «grande impero» è più impegnato a produrre e a svilupparsi e pochi sono i controlli esercitati sull’inquinamento cercando di limitarlo. Ed è per questo che si parla sempre più intensamente della necessità di una legislazione internazionale che stabilisca limiti alla distribuzione degli inquinanti.
Gli Stati Uniti, soprattutto lungo la costa ovest, sono sempre più preoccupati della «nuvola nera» asiatica perché questa ormai viaggia e si diffonde in più direzioni. E persino sugli oceani sono state fotografati addensamenti di particelle che finiscono per degradare l’aria di paesi molto lontani dal luogo d’origine. E questo è un problema perché i limiti di inquinamento di una nazione finiscono per essere superati non per attività propria, ma per l’arrivo delle particelle straniere dal cielo.
Per controllare il fenomeno sono necessarie indagini e verifiche che ancora non esistono o sono presenti in modo ristretto. Lungo la costa Est degli Stati Uniti le università hanno formato un consorzio e costruito una rete di rilevazione per valutare meglio la presenza delle sostanze incriminate e come queste si spostano alterando pure la meteorologia del luogo. Tanto che ora si comincia a parlare di previsioni chimiche per quanto riguarda il clima.
Intanto per contrastare il problema bisogna agire sul controllo delle emissioni nocive riducendole. Non c’è altra via. La mappa compilata con l’osservazione spaziale dimostra chiaramente che le aree più evolute della Terra soffrono tutte dello stesso male ambientale. E insieme devono convincersi della necessità di trovare un rimedio efficace, al di là delle molte parole spese inutilmente nelle periodiche assemblee mondiali.

Giovanni Caprara
Guido Visconti

Thursday, October 14, 2004

Azienda nera

BRUXELLES|Operazione trasparenza sugli inquinatori

Azienda nera


Dopo la carta d'identità on line delle imprese che causano emissioni inquinanti nell'acqua e nell'aria, arriva la proposta di costituire un registro che prenda in considerazione fino a 90 sostanze dannose per l'ambiente. Nella lista dei cattivi anche numerosi impianti italiani


La Commissione europea prosegue la sua operazione trasparenza sugli inquinatori europei. Dopo aver messo sul web la carta d'identità delle aziende di tutta Europa che causano emissioni inquinanti nell'acqua e nell'aria, lancia ora la proposta di costituire un registro ancora più accurato che prenda in considerazione fino a 90 sostanze dannose per l'ambiente

Porto Marghera
e la salute contro le 50 attuali.

In attesa di questo nuovo rapporto che potrebbe entrare in vigore dal 2007, dopo la ratifica degli stati membri, già il primo registro europeo delle emissioni inquinanti (Eper) consente a tutti gli interessati - compresi i singoli cittadini - di venire a conoscenza del livello di inquinamento di numerose aziende con un monitoraggio realizzato finora nei quindici vecchi stati membri, ma che da quest'anno fornirà la fotografia dei venticinque, oltre alla Norvegia che ha aderito volontariamente.

Si scopre così, ad esempio, che il 76% delle emissioni atmosferiche di ammoniaca - un gas che a concentrazioni elevate é tossico per le persone e l'ambiente - è dovuto a 2.780 allevamenti di maiali e volatili. Il mercurio, classificato come sostanza pericolosa, finisce nell'acqua soprattutto come scarto delle aziende chimiche (49%) e di quelle dei metalli (19%); mentre produce inquinamento dell'aria principalmente nella produzione di energia (39%).

Nella lista nera di aziende che da sole producono più del 10% delle emissioni totali rilevate in Europa per una determinata categoria di inquinante, figurano anche diverse società italiane. È il caso, ad esempio, dell'Ilva di Taranto per il monossido di carbonio o, per altre sostanze, della Radici chimica e dello stabilimento Syndial di Porto Torres per emissioni nell'aria. Per sostanze che finiscono invece nelle acque sono citati lo stabilimento di Porto Marghera e l'Enipower di Brindisi, ma anche un depuratore consortile e un impianto di trattamento chimico, fisico e biologico dei rifiuti.

Finora il registro ha coperto complessivamente 56 diverse attività industriali, mentre il nuovo rapporto intende ottenere una valutazione su 65 impianti. Bruxelles invita inoltre gli stati membri ad armonizzare i loro metodi di misurazione e calcolo dell'inquinamento, prendendo in considerazione anche le emissioni delle discariche che non tutti i paesi oggi rilevano.

A dimostrazione del successo, il registro degli inquinatori sul web in pochi mesi ha avuto, rileva l'esecutivo europeo, più di centomila visitatori. Come l'attuale, anche il nuovo rapporto, che dovrebbe comprendere anche altre fonti di inquinamento come il traffico stradale e aereo, i trasporti marittimi e l'agricoltura, sarà aggiornato ogni tre anni.

11 ottobre 2004

In Italia 1.105 impianti a rischio

DIRETTIVA SEVESO|Il ministero dell'Ambiente

In Italia 1.105 impianti a rischio


Petrolchimico Eni Oltre il 22% degli stabilimenti pericolosi sono concentrati in Lombardia. Elevata la presenza anche in Piemonte, Emilia-Romagna e Veneto. Il punto sulla norma comunitaria che prevede il controllo sui pericoli di incidenti rilevanti/
Emissioni: un registro per i "cattivi"


Sono 1.105 gli stabilimenti a rischio in Italia e soggetti all'applicazione della direttiva Seveso. Lo dice un rapporto aggiornato elaborato dal ministero dell'ambiente e reso pubblico oggi in occasione della conferenza stampa di presentazione di un convegno nazionale dedicato alla valutazione e alla gestione del rischio negli insediamenti civili e


industriali in programma la prossima settimana a Pisa. L'aggiornamento sullo stato di attuazione della norma comunitaria che prevede il controllo dei pericoli di incidenti rilevanti connessi con determinate sostanze pericolose viene condotto periodicamente e - come ha sottolineato il sottosegretario all'ambiente Francesco Nucara - «l'evento di Pisa rappresenta un momento di sereno confronto tra tutti i soggetti coinvolti nell'attuazione della norma sui rischi di incidenti rilevanti. Il ministero dell'ambiente si sta dotando di tutti gli strumenti al fine di attuare l'emendamento alla Direttiva Seveso che estende il campo di applicazione».

Infatti, nel dicembre 2003, anche a seguito degli incidenti di Baia Mare (2000, Romania), di Enschede (2000, Paesi Bassi) e di Tolosa (2001, Francia), il Parlamento ed il Consiglio europei hanno emanato la direttiva di modifica della direttiva Seveso, estendendone il campo di applicazione, essenzialmente per quanto riguarda le sostanze esplodenti, alcune attività minerarie, l'inserimento di nuove sostanze cancerogene e maggiore attenzione per le sostanze pericolose per l'ambiente, nonché l'inserimento di nuovi obblighi per gli Stati membri e per i gestori degli stabilimenti, al fine di garantire standard di sicurezza sempre più elevati. Proprio l'Italia, nel corso del semestre di turno alla presidenza dell'Unione europea, ha portato rapidamente a conclusione le procedure della conciliazione tra consiglio e Parlamento europeo.

Tornando al rapporto del dicastero guidato da Altero Matteoli, il numero complessivo degli stabilimenti a rischio presenti in Italia al 30 settembre 2004 è pari a 1.105, di cui 643 detengono quantitativi minori di sostanze pericolose (i cosiddetti a rischio) e 462 detengono quantitativi maggiori (ad alto rischio). Relativamente alla distribuzione degli stabilimenti soggetti a notifica sul territorio nazionale, si rileva che oltre il 22% sono concentrati in Lombardia, in particolare nelle province di Milano, Varese e Bergamo. Regioni con elevata presenza di industrie a rischio sono anche il Piemonte (circa 10%), l'Emilia-Romagna (circa 9%), ed il Veneto (circa 8%). Al Sud le regioni con maggior presenza di attività soggette a notifica risultano essere la Sicilia (circa 6%), la Puglia (circa 4%) e la Sardegna (circa 4%).

13 ottobre 2004



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