Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Friday, January 31, 2003

L'ECO DI BERGAMO 31 01 03

Attivati i nuovi forni, fumi sotto controllo
Costituito un gruppo di lavoro per monitorare la linea di cottura dell'Italcementi

Le torri del nuovo impianto di cottura all'Italcementi di Calusco d'Adda. Il Comune ha costituito un gruppo di lavoro per monitorare i fumi della cementeria
CALUSCO D'ADDA Con la «messa in servizio» della nuova linea di cottura della cementeria Italcementi di Calusco d'Adda e dei reparti connessi, avvenuta il 27 dicembre 2002, l'Amministrazione comunale ha ritenuto opportuno costituire un gruppo di lavoro formato da rappresentanti della Regione Lombardia, l'Arpa, l'istituto Ecopolis-Agenda 21, la società Italcementi e la rappresentanza dei lavoratori per la sicurezza della cementeria.
«L'obiettivo principale del gruppo di lavoro è di accompagnare questa fase di transizione attraverso riunioni e confronti finalizzati alla verifica, all'approfondimento, all'esame delle problematiche che via via emergeranno, e alle conseguenti indicazioni di proposte utili per affrontarle, con particolare riguardo alla questione ambientale - spiega il sindaco di Calusco d'Adda, Rinaldo Colleoni -. L'invito all'Italcementi di partecipare al gruppo di lavoro corrisponde a una scelta, o meglio, a una conferma di un metodo di lavoro che privilegia lo stile del confronto costruttivo tra le parti piuttosto che la loro contrapposizione. È lo spirito di Agenda 21 cui appartiene sia il comune di Calusco d'Adda sia la stessa società, in base al quale vi è un comune e reciproco riconoscimento delle esigenze di crescita dello sviluppo e dell'economia da un lato e della contemporanea salvaguardia e protezione dell'ambiente dall'altro». Con la messa in servizio del nuovo impianto dell'Italcementi a fine dicembre, per prove e collaudi, seguirà quello del ciclo tecnologico vero e proprio. Dopo circa due mesi di rodaggio (cioè a fine febbraio o nel caso di imprevisti per la metà marzo), il nuovo impianto entrerà definitivamente in funzione e i quattro forni che guardano sulla via Vittorio Emanuele verranno fermati.
Tutta la produzione della cementeria avverrà attraverso i nuovi impianti, anche se alcune fasi del processo produttivo, che è complesso, continueranno a essere realizzate in parti minori negli impianti esistenti. Questa fase di avvio definitivo della nuova produzione è la messa a regime, e con essa inizieranno anche le verifiche e i controlli da parte degli organismi istituzionalmente preposti ad accertare ogni adempimento previsto dalle norme, in particolare quelle attinenti le misure di prevenzione e protezione contro l'inquinamento atmosferico.
«In tale impostazione metodologica, il gruppo opererà in un atteggiamento di approfondimento e ricerca che possa andare anche oltre gli stessi vincoli di legge nello sforzo continuo di equilibrio fra le due esigenze: economica e di protezione dell'ambiente - informa il sindaco Colleoni -. Nella prima riunione, avvenuta lunedì 27 gennaio al municipio di Calusco d'Adda, il tema prevalentemente affrontato è stato quello delle emissioni atmosferiche. Il rappresentante del Servizio struttura protezione aria della Regione Lombardia ha precisato forme e modi degli interventi e dei controlli regionali, anche attraverso l'Arpa, che saranno effettuati in base al Dpr 203/88 e alla delibera di Giunta regionale n. 40670 del 5/8/1993, che conserva intatta tutta la sua validità e la sua valenza come documento di riferimento per le emissioni atmosferiche. Detta delibera è stata ripresa e approfondita dal gruppo di lavoro nelle sue parti più significative, specie quelle riguardanti i tre principali tipi di inquinamento (polveri, anidride solforosa e ossidi di azoto), i limiti fissati e i valori reali effettivamente attesi. È stato inoltre evidenziato come la nuova tecnica di filtrazione delle emissioni, tramite filtri a tessuto, oltre a una rilevante riduzione delle emissioni, consentirà un'azione filtrante e continua anche durante le operazioni di manutenzione».
Il gruppo di lavoro si è dato appuntamento martedì 4 febbraio allo stabilimento per una visita ai nuovi impianti. L'Amministrazione comunale di Calusco d'Adda si impegna inoltre a dare informazione sui dati e risultati che via via emergeranno. Sono previsti tre livelli di incontri: coi sindaci dei paesi limitrofi, con i cittadini di Calusco attraverso assemblee pubbliche, e con associazioni e gruppi ambientalisti.
Angelo Monzani
http://www.ecodibergamo.it/ecowebquotidiano/transfer.asp?string=/EcoWebQuotidiano/input/2003/01/31/27_a.shtml

Thursday, January 30, 2003

L'ECO DI BERGAMO 30 01 03

L'allarme all'inceneritore? Pannoloni
DALMINE Sono stati i pannoloni di pazienti che avevano ricevuto trattamenti con sostanze radioattive a far scattare martedì il secondo allarme in quattro giorni all'inceneritore della Rea (Rifiuti energia e ambiente) di Dalmine. Anche il primo era scattato a causa di tracce di urina di degenti sottoposti a scintigrafie o altri esami simili.
Il carico sospetto era stato bloccato l'altro giorno dopo il rilevamento di materiale radioattivo da parte delle speciali apparecchiature. Al termine delle analisi dei tecnici, ieri il settore ambiente della Provincia di Bergamo ha comunicato che si trattava di rifiuti urbani non pericolosi (i pannoloni).
A confermare la presenza del materiale radioattivo è l'ingegnere responsabile degli agenti fisici dell'Arpa (Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente): «I tecnici dell'agenzia, dopo aver eseguito una spettrometria di gamma, hanno rilevato una piccola quantità di iodio 131 (comunque sufficiente a far scattare l'allarme) utilizzato ormai in maniera diffusa per scopi diagnostici o terapeutici. Le modalità di smaltimento dello iodio radioattivo riguardano essenzialmente i tempi: la sostanza ha infatti un tempo di decadenza di circa otto giorni, durante i quali i rifiuti interessati devono essere bloccati per poi essere destinati alla termodistruzione».
Il caso è dunque simile a quello verificatosi venerdì scorso, quando fu segnalata la presenza di materiale radioattivo, costituito probabilmente da urina o altri liquidi corporei di pazienti.
Giuseppe De Beni, direttore generale dell'impianto della Rea, sull'ex statale 525, dichiara: «La situazione è rimasta comunque sotto controllo, sono partite subito le relative procedure di sicurezza e questa mattina (ieri, ndr) le procedure di analisi sono state concluse. Certo – continua De Beni – può risultare strano il fatto che, dopo nove mesi di attività dell'impianto, scattino due allarmi nel giro di così pochi giorni. C'è da sottolineare però che dall'inizio del 2003 il flusso dei rifiuti è aumentato, visto che siamo diventati l'impianto di smaltimento di riferimento per la provincia».
Per gli inceneritori di rifiuti, comunque, nessuna legge prevede l'installazione di sistemi di rilevamento delle sostanze radioattive. Precauzione comunque presa dalla Rea che ha utilizzato fin dall'apertura dell'impianto un portale di rilevamento della radioattività.
L'ECO DI BERGAMO 27 01 03


«Allarme» all'inceneritore ma alla fine era solo pipì
DALMINE L'«allarme» è scattato alle 17,10 di venerdì, anche se la notizia si è saputa solo ieri. Il rilevatore di radioattività installato nel nuovissimo inceneritore della Rea, a Dalmine, ha segnalato improvvisamente la presenza di materiale sospetto tra i rifiuti diretti verso la termodistruzione. Immediatamente sono partite le procedure di sicurezza e della situazione è stato avvisato anche il Comune di Dalmine, che ha provveduto a mobilitare l'Arpa, l'Agenzia regionale protezione ambiente. E sono stati proprio i tecnici dell'Arpa, arrivati sul posto per verificare la situazione, a rassicurare il personale dell'inceneritore e il Comune. Il rilevatore di radioattività aveva segnalato la presenza di materiale «attivo» all'interno di contenitori provenienti da un laboratorio medico e contenenti urina. Con tutta probabilità, ma non ci sono ancora conferme ufficiali, si tratta di urina di pazienti che hanno subito qualche trattamento terapeutico con sostanze radioattive. I valori rilevati risultano minimi e non pericolosi per l'ambiente, ma i tecnici dell'Arpa hanno provveduto comunque a isolare il materiale al sicuro, in un locale all'interno dell'inceneritore stesso, e hanno consentito ai dipendenti di continuare la consueta attività. I contenitori, nonostante non costituiscano un serio pericolo per l'attività degli impianti, non possono essere smaltiti secondo le consuete procedure.
Ieri non è stato possibile accedere all'interno dell'edificio, presidiato come sempre dagli agenti di sorveglianza, e l'azienda si è riservata di dare in un secondo tempo eventuali comunicazioni.
Il sindaco di Dalmine Francesca Bruschi è comunque decisa a non sottovalutare l'accaduto. «Non siamo in grado di valutare la gravità di quanto è successo all'inceneritore perché non è nostro compito – ha detto –. Chiederemo a chi di dovere di spiegare che cosa è successo e come possa essere accaduto».
L'inceneritore della Rea, attivo da qualche mese, dispone di due linee di smaltimento e ha un potenziale massimo di utilizzo di 200 tonnellate al giorno.
P. D.
L'ECO DI BERGAMO 29 01 03

Rifiuti radioattivi, altro allarme a Dalmine
All'inceneritore bloccato e isolato un altro carico sospetto destinato alla termodistruzione
DALMINE Secondo allarme in quattro giorni all'inceneritore di Dalmine: ieri, attorno alle 13.30, il rilevatore di materiale radioattivo installato nell'inceneritore della Rea (Rifiuti energia ambiente), ha segnalato la presenza di materiale sospetto nel carico di un camion.
Dal servizio di sicurezza dell'impianto per la termodistruzione dei rifiuti sono state subito attivate le procedure previste in questi casi. È stata avvertita l'Arpa (Agenzia regionale protezione ambiente) che è intervenuta con alcuni tecnici: venerdì scorso, per la prima segnalazione, era arrivata anche una squadra d'emergenza. L'allarme è poi stato "girato" anche al comando della polizia municipale di Dalmine e al sindaco Francesca Bruschi che ha firmato l'ordinanza per bloccare il carico sospetto.
Il camion è stato bloccato appena prima che il materiale trasportato fosse scaricato nella fossa dell'inceneritore per la termodistruzione. L'autista ha dovuto riportare il proprio mezzo nel piazzale dell'impianto per permettere ad un responsabile della Rea e ai tecnici dell'Arpa di eseguire le prime rilevazioni.
Gli specialisti impegnati nelle operazioni non hanno fatto sapere che tipo di rifiuti trasportava l'autoveicolo; nessuna dichiarazione è stata rilasciata dai responsabili della Rea. È certo comunque che per tutta la giornata di ieri il materiale sospetto è rimasto bloccato e messo in sicurezza, segno che le rilevazioni hanno lasciato dei dubbi. Dopo che il carico è stato isolato, i lavori dei dipendenti dell'inceneritore hanno potuto continuare.
Attorno alle 18 la polizia municipale e i tecnici dell'Arpa erano ancora sul posto. Oggi continuerà il controllo del materiale, così da decidere il da farsi. Se dovesse essere rilevato materiale radioattivo di particolare pericolosità, occorrerà anche procedere ad individuare le eventuali responsabilità dell'azienda che ha inviato il carico. Nel caso in cui, invece, si trattasse di un allarme da ricondurre a sostanze attive ma non pericolose per l'ambiente, il materiale dovrà essere comunque smaltito tramite procedure diverse dal consueto. Come si è verificato venerdì scorso per le sostanze attive che erano all'interno di contenitori provenienti da un laboratorio di medicina: si trattava con tutta probabilità di urina di pazienti sottoposti a trattamenti che prevedono l'uso di sostanze radioattive (ad esempio scintigrafie), o la somministrazione di iodio radioattivo.
L'inceneritore della Rea è attivo da circa nove mesi: prima di questi ultimi due casi, l'allarme per la presenza di sostanze radioattive non era mai scattato.
Armando Di Landro
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO 29 01 03

ZONA INDUSTRIALE
Situazione esplosiva tra i capannoni. Dopo il sequestro Petitpierre...
Amianto, ordinata un'altra bonifica
Il sindaco di Modugno: «Trenta giorni per sicurezza e risanamento all'Italcementi»

San Paolo, zona Cecilia, Modugno, Bitetto: la zona industriale di Bari è una polveriera. Fioccano le segnalazioni di inquinamento prodotto da capannoni in disuso, rifiuti abbandonati, operazioni superficiali di trattamento di materiali pericolosi per la salute. Dopo il sequestro dei terreni esterni ai capannoni della Petitpierre, a cavallo tra i territori di Bari e Modugno, ecco alla ribalta la «dipendenza» locale di una grande azienda nazionale, l'Italcementi.
Del caso si occupa la magistratura. Il sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale, Roberto Rossi, ha disposto una consulenza di parte, affidandola ad un tecnico esperto. Si tratta di avere una dimensione precisa di quantità e tipo di materiali pericolosi presenti all'interno e all'esterno dei capannoni. Materiali che, stando alla relazione dei vigili del Nota (Nucleo operativo per la tutela dell'ambiente) della Provincia di Bari, mostrano una grande preponderanza di materiali contenenti amianto: sul nastro trasportatore, i filtri di depolverazione del reparto macinazione, i rivestimenti, i condotti e i cicloni di abbattimento del reparto forni, nonché le tubazioni e il serbatoio di contenimento della sala caldaie.
Il Comune di Modugno è corso subito ai ripari. In ossequio al dettato del decreto ministeriale 471 del 1999, il sindaco, Giuseppe Rana, ha disposto che l'azienda provveda immediatamente (nell'arco di trenta giorni dalla data della notifica dell'ordinanza) alle operazioni di messa in sicurezza d'emergenza prima e di bonifica successivamente. Il provvedimento sindacale è partito ieri mattina da palazzo Santa Croce destinazione la direzione generale della Italcementi spa di Bergamo. E una copia è stata trasmessa anche alla Procura della Repubblica, che come abbiamo detto ha già disposto accertamenti sui rischi per la salute (dei lavoratori e dei residenti) presenti nell'area inquinata.
L'Italcementi si trova in uno dei tipici stabilimenti che si sono occupati nel recente passato di lavorazioni insalubri e che, con l'espansione urbanistica, sono stati di fatto inglobati dalle case. La dislocazione urbanistica è quella che desta maggiore preoccupazione, giacché le strutture in amianto dello stabilimento (come di tutti gli stabilimenti in queste condizioni) sono soggette a degrado e a potenziale rilascio di fibre dall'elevato potere cancerogeno. Il caso emblematico, in tal senso, pur non trattandosi di un cementificio, è quello della Fibronit di via Caldarola, al quartiere Japigia, azienda insalubre di prima classe nata in una zona periferica che poi è diventata ad altissima densità abitativa.
Stando ai rapporti stilati nel tempo sullo stabilimento dell'Italcementi, l'azienda avrebbe presentato un primo piano di lavori per la bonifica in base alla vecchia normativa di riferimento, nel 1999. Il dipartimento di prevenzione e Polizia sanitaria dell'Asl di Modugno, poi, ha prodotto una relazione nella quale risulterebbe l'intenzione dei proprietari dello stabilimento di presentare una nuova idea progettuale sulla base della normativa più recente.
Ma il sopralluogo degli agenti del Nota della Provincia di Bari, successivo a questo verbale dell'Asl, ha verificato una situazione nella quale «i capannoni visitati sono igienicamente inaccessibili. A parte le macerie esistenti all'interno e le tubazioni smontate, rivestite di amianto sgretolato, altro rischio è quello costituito dalle polveri diffuse dai pavimenti, saturi di polveri di cemento». Non sarebbe in buone condizioni neanche l'amianto usato per rivestimento all'interno dei capannoni. «Elevato appare il rischio - concludono gli agenti coordinati dal maresciallo Michele Caiati - di rilascio di fibre a causa di correnti e flussi d'aria in grado di sollevare la polvere dal suolo».
Gli accertamenti disposti dalla magistratura, adesso, aiuteranno a fare ulteriore chiarezza. Ma intanto, per il Comune di Modugno, preme l'urgenza della messa in sicurezza a tutela della salute di tutti. Il conto alla rovescia è già iniziato.



Giuseppe Armenise

Wednesday, January 29, 2003

ALTOADIGE 28 01 03

Il deposito di Villalagarina rifornisce l'intero Nordest. Scarso invece l'utilizzo nei trasporti pubblici del Trentino
Gasolio bianco contro le polveri sottili
Il Gecam prodotto da Petrolvilla riduce l'inquinamento del 50 per cento


TRENTO. La Petrolvilla & Bortolotti ne produce 20 mila tonnellate l'anno ed entro il 2004 conta di arrivare a 30 mila tonnellate. Si tratta del "Gecam", il gasolio bianco in grado di abbattere del 50 per cento le emissioni inquinanti. Ma il Trentino lo consuma con una certa parsimonia.
«Il Gecam è la soluzione a portata di mano per l'abbattimento di buona parte delle emissioni inquinanti, polveri sottili comprese» spiega Sergio Bortolotti, amministratore delegato del gruppo Petrolvilla «lo stanno perciò utilizzando numerose aziende di trasporto venete e molti privati. In Trentino da un anno è in corso una sperimentazione in Vallagarina».
Il Gecam, la cui produzione è iniziata alla fine del 1999, è tornato d'attualità la scorsa settimana con l'annuncio, dato da Marco Tronchetti Provera (Camfin, del gruppo Pirelli, detiene il brevetto), della sua distribuzione "alla pompa" entro il 2003. In Italia la produzione - si tratta di un'emulsione di gasolio ed acqua, stabilizzata con un additivo perfezionato dalla Cam Tecnologie del gruppo Pirelli - per ora è affidata a nove centri, uno dei quali è la Petrolvilla di Villagarina.
«Grazie ad un accordo di concessione in esclusiva, riforniamo l'intero Nordest, da Bolzano a Triste, passando per Mantova, Modena, Reggio Emilia, Padova» conferma Bortolotti «e delle 20 mila tonnellate 19 mila sono assorbite dal Veneto, le cui amministrazioni comunali ne hanno disposto l'uso per le aziende di trasporto, mentre la Regione Veneto ha elaborato una legge a sostegno delle società che lo utilizzano».
I contratti della Petrolvilla assicurano all'erario - e indirettamente al bilancio della Provincia - circa 500 mila euro d'accise al mese. «Ma se si realizzerà la vendita alla pompa, dovremo rivedere all'insù l'obiettivo delle 30 mila tronnellate nel 2004» calcola l'amministratore.
In Trentino il consumo è tuttavia ridotto rispetto alle potenzialità. Una prudenza, soprattutto da parte delle aziende di trasporto pubblico, forse eccessiva. «Capisco che l'obiettivo finale è di passare all'autotrazione a metano, meno inquinante, ma prima di realizzarlo passeranno molti anni, forse una decina. Nel frattempo il Gecam aiuterebbe a contenere l'inquinamento ed eviterebbe i blocchi della circolazione a causa della concentrazione delle polveri Pm10». Il costo del Gecam è pari, grazie ad una riduzione delle imposte, a quello del gasolio. Contenendo tuttavia una parte di acqua, la sua resa è inferiore, ma alla fine il costo d'esercizio - assicura la Petrolvilla - non supera quella del gasolio normale. Tant'è che è utilizzato permanentemente dai mezzi dell'Italcementi e da numerose ditte nel settore del movimento terra. A conferma che, non c'è calo di né di potenza, né di resa. A guadagnarci, invece, è la salute di tutti.

L'ECO DI BERGAMO 28 01 03

Municipio a energia solare
CALUSCO D'ADDA Entro un paio di mesi l'energia elettrica utilizzata dal Comune di Calusco d'Adda sarà prodotta dal sole.
L'Amministrazione caluschese ha infatti ottenuto dalla Regione un finanziamento per la realizzazione di un impianto solare fotovoltaico in grado di produrre energia elettrica. La richiesta è stata formulata nell'ambito di un apposito bando di concorso in materia di energie rinnovabili, rivolto sia a enti pubblici che a privati.
Come spiegano dall'Ufficio tecnico del Comune, l'impianto avrà una potenza di 12 Kwp, e sarà posizionato sul tetto della palazzina ex Ussl adiacente al palazzo del Comune, che prossimamente verrà completamente ristrutturata. Il costo dell'intervento sarà di 88.830 euro, finanziati nella misura del 75 per cento dalla Regione.
Nel dettaglio, si tratta un impianto fotovoltaico di tipo «grid connected» – ossia in grado di convertire direttamente l'energia solare in energia elettrica – collegato alla rete pubblica di distribuzione e senza batterie di accumulo.
Tutta l'energia prodotta dovrebbe venire utilizzata dagli edifici e dalle strutture comunali, anche se in questo tipo di impianto, l'eventuale energia prodotta e non utilizzata può essere riversata nelle rete pubblica Enel, ottenendo un corrispondente «sconto» sulla bolletta pari alla differenza tra l'energia prelevata dalla rete e quella ceduta. La durata prevista dell'impianto è di circa 25 anni, e i costi di manutenzione sono estremamente ridotti.
A prescindere dal risparmio economico che può derivare dall'installazione di un simile impianto, va considerato che il costo iniziale non è certo indifferente, ma l'iniziativa del Comune di Calusco rappresenta un atto concreto di tutela dell'ambiente, tenendo conto che l'energia elettrica prodotta deriva dal sole ed è completamente «pulita».
R. Z.

Sunday, January 26, 2003

LA STAMPA 25 01 03

Progetto bocciato da tre Valli
Impianto previsto a Borgo S. Dalmazzo ma tutta la popolazione si è opposta


Il progetto dell´Italgen di realizzare una centrale termoelettrica (800 megawatt) nell´area «Italcementi» di Borgo San Dalmazzo, era stato fortemente osteggiato dai Comuni delle Valli Vermenagna, Gesso e Stura. Nell´arco di poche settimane erano state raccolte oltre 10 mila cartoline, indirizzate al presidente del Piemonte, Enzo Ghigo. Il 25 luglio scorso si era tenuta anche una manifestazione di protesta a Torino, davanti alla sede della Regione, alla quale avevano partecipato sindaci, amministratori e abitanti delle valli.

c. g.

Friday, January 24, 2003

Nel mirino politici e manager
Grillo contro tutti sbanca il Sistina
Spara sulla destra e sulla sinistra



--------------------------------------------------------------------------------


Roma - «Io vorrei essere un comico normale, come tanti: ma poi vedo quello lì e come faccio?». Così dice Beppe Grillo, scoprendo sul palcoscenico del Sistina la celebre foto di Silvio Berlusconi, immortalato mentre fa le corna con una mano nella foto ufficiale di un vertice internazionale. Grillo parla, grida, si agita e si spende in ogni modo per 150 minuti, tutti di seguito, tutti al galoppo; inonda di sudore e battute, di slogan e domande la platea. Il suo spettacolo non ha titolo, non invita i giornalisti per le recensioni, ma ha già esaurito la settimana in più (lasciata libera da Fiorello) del più grande teatro romano, incassando in anticipo 621 mila euro per dodici recite. E' la prima volta, a Roma, in un teatro. «Siete qui - dice al pubblico - non perchè sono bravo io, ma perchè siete pieni di dubbi voi». E inizia la sua corsa senza respiro tra idiozie nazionali e grandi mali terreni. Ce n'è per tutti: il traffico di Roma e un auditorium che gli pare spropositato, Alberto Tomba che falsifica la scadenza del suo passaporto col pennarello e l'iceberg che si scioglie modificando il clima della terra. In maglietta e calzonacci, con un microfono che non funziona per il sudore, Grillo arriva quasi subito al girone dantesco dei politici nazionali. L'on.Taormina? «Solo a nominarlo, ti viene voglia di denunciarlo» Umberto Bossi? «Come si fa a farne un ministro: col tricolore diceva di volercisi pulire il culo; adesso si lamenta che il tessuto gli sembra un po' ruvido». E Castelli? «Ma chi l'ha eletto uno così? Lo hanno fatto guardasigilli: e lui subito ha chiesto: ma dove sono i sigilli?». Quanto a Previti ricorre più volte nello spettacolo. «Previti - dice Grillo - vuole essere giudicato da un giudice che la pensi come lui. Ma se uno la pensa come Previti non farebbe il giudice, ma il delinquente!». Poi racconta l'episodio agghiacciante di quel giovane berlinese, che rispondendo ad una inserzione, ha accettato di farsi mangiare da un omosessuale. E Beppe Grillo commenta: «Secondo me mentre l'altro lo faceva a pezzi, gli chiedeva: mi consente?». Con furia iconoclasta, il terribile Grillo spara anche a sinistra. A D'Alema consiglia di andarsene in barca a fare il «velista per caso». A Fassino consiglia una cura ricostituente. A Bertinotti dà ragione, quando Cofferati fa marcia indietro sul referendum per l'articolo 18. E di Umberto Eco rimprovera che abbia scoperto solo recentemente il boicottaggio pubblicitario come arma politica: «E pensare che è il filosofo numero uno della sinistra, figurati come è il numero 2!». Rimpiange la tv di una volta, quella in bianco e nero, che «ci trattava come persone intelligenti». Si indigna che alla Libia - cioè a Gheddafi - sia stata assegnata la presidenza Onu per i diritti civili. «E' come nominare Pacciani direttore di un asilo; o magari Storace presidente della Regione Lazio!» Tagliando col macete dell'ironia, Grillo definisce «turboragionieri» i manager italiani delle prime pagine: da Colanino a Gnutti, da Fresco a Tronchetti Provera, senza risparmiare Umberto Agnelli. Se la prende con l'idea dissennata di costruire il ponte di Messina, che serve solo ai calabresi e ai siciliani, i quali si detestano da sempre e dunque è meglio lasciarli separati. Il meglio dello spettacolo, nel senso che più strettamente unisce la comicità e la proposta politica, è però nell'ampio capitolo dedicato all'ecologia. Soprattutto quando parla dei rivestimenti di ossido di carbonio, che abbassano il pericolo di cancro, che sono già diffusissimi in Giappone e che da noi sono chiusi nei cassetti della Italcementi, che ne detiene i diritti industriali. Così pure spende le sue energie e le sue battute senza risparmio nell'indicare la diffusione dei pannelli solari, che fanno risparmiare energia petrolifera, a Barcellona, come in Austria. Infine, menando diversi fendenti a Bush, consiglia Saddam di puntare bene i suoi missili Cruise su un punto preciso della cartina italiana, della quale fornisce la esatta latitudine e longitudine e che naturalmente è la localizzazione di Arcore.
Maurizio Giammusso

Wednesday, January 22, 2003

L'ECO DI BERGAMO 22 01 03

Alla scoperta del Parco del Canto
CARVICO Sono sessanta le persone che stanno partecipando al corso di formazione «Idee e metodi per leggere le trasformazioni del territorio» organizzato dal Gruppo territoriale di educazione ambientale del Parco del Canto e del Bedesco in collaborazione con l'Ufficio scolastico provinciale e l'Università di Bergamo.
Il corso è coordinato da Andrea Crippa e tra i partecipanti si contano in prevalenza docenti e rappresentanti di associazioni, cooperative no profit, amministratori e operatori sociali.
I primi quattro incontri si sono svolti negli ultimi due mesi del 2002, ma i lavori sono ripresi a inizio gennaio con «I paesaggi nella storia e nella mente: geografie del domani», un tema che ha avuto come relatori Lelio Pagani e Guido Viale
Domani si parlerà di «Economia e territorio, storia ed evoluzione delle colture e culture agricole locali».
Nei mesi di febbraio, marzo, aprile e maggio l'attenzione dei docenti e corsisti si sposterà sull'antropologia del territorio, l'ecologia urbana e territoriale, l'acqua e l'assetto idrogeologico, l'ambiente naturale e le biodiversità, il patrimonio storico-artistico locale, l'Agenda 21 e la sostenibilità.
Al termine del corso è in programma un'uscita sul territorio, la meta è il sentiero di S. Alberto, da S.Egidio in Fontanella al monastero benedettino di Pontida.
Il Gruppo territoriale di educazione ambientale del parco del Canto e del Bedesco – nel quale operano docenti degli Istituti Comprensivi di Carvico, Calusco d'Adda, Cisano Bergamasco, Mapello e Terno d'Isola e rappresentanti di associazioni e cooperative locali – promuove e coordina percorsi di conoscenza, censimento e adozione del territorio con attenzione ai diversi contesti: naturalistico, scientifico, storico-architettonico e antropologico. «Abbiamo attivato diverse iniziative sul territorio per costruire insieme alla gente il nuovo Parco – spiega Livio Mazzola, sindaco di Carvico, comune capofila del Parco del Canto e del Bedesco del quale fanno parte undici comuni –. Verranno organizzati anche corsi per gli operatori economici, come gli agricoltori ed enti che lavorano nell'ambito naturalistico, nella produzione e nella ristorazione. Il nostro Parco dovrà essere un'opportunità per migliorare la qualità dell'ambiente e della vita puntando sulla gestione e fruizione sostenibile del territorio».
Remo Traina
LA PROVINCIA PAVESE 22 01 03

«Giuste le nostre posizioni»
Ambiente, il Wwf Oltrepo sui casi aperti nella zona


BRONI. «Vorrei far notare che le prese di posizione di recente assunte dal sindaco Troysi, dal Pirocco fino alle ultime sull'Italcementi e lo scavo sotto il centro commerciale, sono tutte in linea con quelle che erano state le denunce presentate dagli ambientalisti. Alle cui richieste è stato prima detto no, salvo poi cambiare idea sempre tardi o in zona Cesarini. Non si poteva pensare e decidere prima in modo da fare scelte organiche e non contraddittorie?». Gilberto Pacchiarotti responsabile del Wwf Oltrepo è perplesso. «Certo, plaudo alle iniziative del sindaco, ma perché non ascoltarci prima? E' evidente, le proposte degli ambientalisti devono essere, per loro stessa natura, provocatorie per avere presa sull'opinione pubblica e sugli amministratori ma allora perché prima respingere le nostre proposte salvo poi fare marcia indietro? E perché escluderci sistematicamente da tutte le commissioni e respingere addirittura l'idea di riaprire quella sull'amianto?». Le perplessità di Pacchiarotti finiscono in un consiglio: «Vorrei offrire un suggerimento al sindaco: perché su problemi legati all'ambiente, come l'amianto ma anche le polveri o l'uso del Pet Coke dentro i forni dell'Italcementi che non ha però mai fornito risposte, non ci consultiamo prima per procedere poi di concerto?». Ma Pacchiarotti ha un'altra perplessità e questa volta riguarda l'onorevole Cesare Ercole. «Ercole ha detto di aver presentato un'interpellanza al ministro dell'ambiente. E' vero, ma vediamo che cosa ha risposto il ministro: siccome il territorio adiacente è soggetto alla bonifica condotta dalla Regione e al monitoraggio, azioni che comprendono elementi di controllo che possono individuare l'insorgere di condizioni aggiuntive di rischio, la Regione ha assicurato che qualora si verificassero tali condizioni, sarebbero immediatamente assunti provvedimenti correttivi di salvaguardia».
MERATEONLINE 22 01 03


Il gruppo di difesa ambientale e della salute ha elaborato un duro documento
contro l’Amministrazione comunale per irregolarità e omissioni
Torri Italcementi - Il Comitato dell’Isola:
”Le concessioni edilizie sono illegittime”

La proposta è di istituire un tavolo di lavoro e di confronto
esteso ad Amministrazione, Ditta associazioni, Regione, Asl
e Arpa per monitorare costantemente l’attività degli altiforni





Non risparmia critica e non concede nessuna attenuante all’Amministrazione di Calusco d’Adda il “Comitato dell’Isola per la difesa dell’ambiente e la salute”, sulla vicenda delle torri dell’Italcementi. I componenti del gruppo hanno diramato un documento che ripercorre l’iter con cui il Comune ha concesso l’autorizzazione al colosso bergamasco per la realizzazione dei due altiforni e della nuova linea di lavorazione del calcestruzzo che si scorge non solo dai paesi oltre Adda, ma anche da tutta la Brianza. Lo scritto, compilato dal professor Alessandro Previtali, riassume anche quanto emerso dall’incontro che si è svolto alla fine dello scorso dicembre tra i componenti del Comitato, gli amministratori e Maurizia Stefanini, coordinatrice dell’apposito gruppo di lavoro che si è costituito proprio per monitorare costantemente l’attività della Italcementi. Innanzitutto gli esponenti delle associazioni di difesa ambientale puntano il dito contro alcune omissioni riguardanti il rilascio delle necessarie concessioni edilizie. “La prima istanza da parte della Ditta per la ristrutturazione e gli ammodernamenti del cementificio esistente di Calusco è del 24 dicembre 1992 – si legge - Il progetto autorizzato prevedeva fin da allora il parallelepipedo di cemento alto più di 100 metri. Eppure andò tutto liscio, nessuna critica, nessuna nota di merito o di demerito da parte di nessuno”. Viene pure fatto notare che le concessioni sono state prorogate senza motivazione e “quindi illegittimamente nel 1993, nel 1997 con un vuoto di 15 giorni, ancora nel 1997, nel 1998 e infine nel 2000” dando inizio ai lavori il 18 aprile 2001. “A luglio del 2002 la torre di alimentazione del forno – prosegue lo scritto - si staglia nell’orizzonte, frutto della migliore tecnologia sul mercato secondo la Italcementi, un mostro ambientale che buca il cielo secondo altri”.



Le perplessità si estendono però anche alle valutazioni di impatto ambientale (“Via”). In effetti dal 1996, il DPR 12/4/1996, art. 10, sottopone il nuovo impianto a verifica di procedura ““Via””; l’ente però in Regione Lombardia non era ancora stato istituito. “Noi diciamo – replicano tuttavia gli esponenti del Comitato - che volendo, i termini per far svolgere la procedura di verifica di valutazione di impatto ambientale c’erano tutti visto che successivamente al 2 novembre 1998 è stata rilasciata la concessione edilizia n. 48/98 in data 28/05/1999”. “Ma a parte la contestazione delle scadenze – si domandano - perché si è abbandonata l’idea del “Via” quando il 18 aprile 2001, con il servizio regionale a regime, è stata presentata la richiesta per l’inizio vero e proprio dei lavori di ristrutturazione?”.
I dubbi nascono anche dall’epoca in cui è stato concepito il progetto di ammodernamento della linea di produzione della Italcementi che risale agli inizi degli anni ’90. Da parte dei comitati non è infatti stato possibile verificare la veridicità della dichiarazione della Ditta in quanto l’impiantistica del ciclo, Layout e diagrammi di flussi circuito aria-fumi non è stato riscontrabile né nei progetti né presso l’Ufficio Tecnico del Comune.
“Non viene dunque affatto condivisa – conclude l’elaborato - la linea seguita dalla Amministrazione comunale tesa a conseguire solo vantaggi economici e nessuna garanzia per la tutela della salute e dell’ambiente. Si ritiene fuori luogo la pretesa che la Italcementi debba progettare e realizzare un tratto di strada di interesse provinciale se non addirittura regionale. Non è realistico pensare di caricare il riassetto urbanistico del territorio sulle spalle di un’impresa privata. Potrebbe avvalorare il concetto che Calusco non sia una municipalità ma la foresteria di un cementificio. Il fatto che la Torre sia passata sotto silenzio offre lo spazio a questa tesi quasi fosse la manifestazione della soprannaturalità tecnologica. E’ comprensibile che dopo quasi 100 anni di convivenza ci sia ancora il rischio che Calusco si identifichi non più nel monte Giglio ma con Italcementi, ma si spera anche che il paese si affranchi da una sudditanza anche solo apparente. Se ci si aspetta che la Ditta spenda 1,5 miliardi di vecchie lire per fare opere pubbliche non di sua competenza non si può pretendere come contropartita che essa si attivi anche per un’azione volontaria per la salvaguardia ambientale del territorio che vada oltre le proprie responsabilità dovute per legge. Ed è in cambio di questo onere finanziario che il Comune è costretto a rinunciare a qualsiasi richiesta ambientale”.
L’auspicio, per i promotori del Comitato dell’Isola, è che si torni, a breve, a parlare delle torri Italcementi possibilmente in un incontro più impegnativo e allargato a tutti gli attori interessati dalla Ditta alla Regione, dall’Arpa alla ASL per chiarire le responsabilità reciproche, considerato che la storia del paese per altri 100 anni sarà scandita dalla presenza quasi ossessiva di una “Fabbrica a Torre” con effluvi inquinanti anche se controllati.
Forte dell’esperienza pluriennale - il Comitato è un'associazione di cittadini sorta nel 1997 e ora presieduto da Lidia Biffi – la speranza di tutte le persone che sono impegnate sul fronte ambientale è che si riesca a far mutare idee e interessi alle amministrazioni e a pretendere di dare forma alle evanescenti dichiarazioni di molti amministratori che “che, quando conviene – si legge nello scritto del professor Alessandro Previtali - si riempiono la bocca di sviluppo sostenibile, di Agenda 21, di Parco Locale di Interesse Sovracomunali”.



Daniele De Salvo


Friday, January 17, 2003

IL GIORNALE DI BRESCIA 17 01 03

Centinaia di persone all’assemblea di Nuvolento organizzata per dire «no» alla controversa ipotesi di apertura di un nuovo impianto
Contro il nuovo cementificio

Giuliano Maggini


--------------------------------------------------------------------------------

NUVOLENTO



--------------------------------------------------------------------------------

Oltre 300 persone erano presenti all’assemblea pubblica indetta l’altra sera da un Comitato spontaneo per discutere del cementificio che una ditta veneta avrebbe intenzione di costruire nella valle di Nuvolera, ma sul territorio di Nuvolento. «Sono due o tre mesi che se ne parla - dicono dal comitato - ma nelle amministrazioni comunali questo progetto gira da più di un anno fa ed ora siamo giunti alla stretta finale. Ecco perchè prima di farci sorprendere con atti definitivi vogliamo portare a conoscenza di tutti gli abitanti della zona il progetto e le conseguenze che tale opera potrà portare». Il nuovo «cementificio» dovrebbe essere costruito nella valle di Nuvolera, ma su territorio del comune di Nuvolento ed avrebbe dimensioni significative, dovendo ricavare dalla montagna, triturare e cuocere la pietra estratta. Durante l’assemblea si è peralato di un forno largo 65 metri, lungo 155, con un camino alto decine di metri, funzionante a gas metano (il più ecologico). Un forno di cottura capace di lavorare da 300 a 600 tonnellate al giorno. Oltre all’impatto ecologico ambientale, secondo quelli del Comitato, si dovrebbe tener conto anche del traffico, già di per sé caotico, in via dei Marmi, dei rumori, e delle polveri. I Comuni di Nuvolera, Paitone, Prevalle e Gavardo hanno peraltro già espresso il loro parere negativo; ora tocca a Nuvolento.

Broni, il sindaco blocca l'Italcementi
Il Comune si oppone allo smaltimento nei forni delle farine animali
INDUSTRIA E SALUTE

Miriampaola Agili

BRONI. Il sindaco Elisabetta Troysi non ha firmato il documento per la «definizione dei ruoli e delle competenze per l'utilizzo di farine animali come combustibile alternativo nel forno dell'Italcementi» che doveva essere siglato per dare il via alle procedure di attuazione della legge speciale. L'incontro era stato organizzato presso gli uffici della Provincia, a Pavia.
Vi hanno partecipato esponenti di Italcementi, Provincia su mandato della Prefettura, Asl, Arpa e Comune di Broni. Al momento di firmare il protocollo, però il sindaco Troysi si è rifiutata di firmare. Una decisione che ha provocato il blocco temporaneo delle procedure di applicazione della legge secondo cui alcuni cementifici scelti sul territorio dal Commissario speciale sono obbligati a distruggere le farine animali. Nonostante la perplessità dei presenti, il sindaco ha ribadito il proprio no e alzandosi, è uscita. La decisione di dare il via a questi termoimpianti spetta però alla Provincia coinvolta dalla Prefettura ad applicare la legge che non prevede il coinvolgimento diretto dell'autorità comunale. In pratica, la decisione arriva al Comune come una imposizione dall'alto. E' stata proprio questa la molla che ha provocato la reazione del sindaco Troysi. «Vorrei chiarire che non è una posizione contro l'Italcementi - spiega la Troysi commentando un gesto politico e amministrativo -. Comprendo bene che c'è un'emergenza. Ma avevamo già evidenziato il problema ambientale di Broni che ci pone in una situazione molto particolare. Inoltre non sono ancora conclusi i controlli sul documento che ci è stato fatto pervenire su questo protocollo e quindi ci sembra giusto e doveroso avere ancora un po' di tempo per verificarlo. Non c'è nessuna fretta. Soprattutto però non è accettabile che i sindaci vengano defraudati di ogni loro potere».
La critica della Troysi, infatti, parte da un sentimento di disagio sempre più diffuso fra i sindaci. «Non abbiamo alcun potere sul nostro territorio - prosegue la Troysi -; avevo già scritto al commissario Ambrosio sottolineando che ogni situazione deve essere valutata con i suoi lati positivi e negativi. Si trattava di una decisione per una legge speciale? Allora andavano sentiti i sindaci dei territori interessati prima di prendere una decisione che cala un ordine sulla loro testa. Avere il potere di dire di sì o di no, questo ci è stato tolto. E questo non si può accettare in un paese democratico e soprattutto quando si tratta di prendere decisioni che hanno delle importanti ricadute sociali sul territorio». Esautorata per ora, ma il sindaco pare proprio intenzionata a non abbandonare la battaglia anche se non vuole chiamarla così. «Non è una battaglia alle istituzioni. E' la denuncia di una mentalità che appartiene al passato. Se vogliamo parlare di autonomia locale, occorre decidere chi è davvero competente a decidere sul territorio tenendo conto del fatto che il sindaco è rappresentante di un territorio e tutore della salute pubblica».

Wednesday, January 15, 2003

Bergamo, 2 Gennaio 2003

Al Sig. Sindaco
del Comune di
24033 Calusco d’Adda (BG)

e p.c. Al Direttore dell’A.R.P.A.
Dipartimento di Bergamo
U.O. Aria
Via C. Maffei, 4
24121 Bergamo

e p.c. Alla Soc. Italcementi S.p.A.
via G.Camozzi 124
24121 Bergamo

e.p.c. Alla Regione Lombardia
Direzione Generale Qualità Ambiente
Servizio Protezione Aria
Via Stresa, 24
20125 Bergamo

e p.c. Alla A.S.L. della Provincia di Bergamo
U.O. Igiene, Sicurezza e Medicina Preventiva
Via Garibaldi, 15
24040 Bonate Sotto (BG)

e p.c. Al Parco Adda Nord
via Padre Benigno Calvi,3
20056 Trezzo sull’Adda

Oggetto: Memoria scritta dell’incontro serale del 23/12/2002 tra Sindaco, assessori e Comitati locali per discutere la Ristrutturazione della Cementeria Italcementi di Calusco d’Adda.

All’incontro erano presenti da un parte il sindaco Colleoni, il vice sindaco e un assessore, dall’altra i rappresentanti della segreteria povinciale di Rifondazione Comunista, l’ing. Brusa e la prof.ssa Stefanini coordinatrice dei Comitati locali, tre rappresentanti del “Comitato dell’Isola per la difesa dell’Ambiente e della Salute” e quattro rappresentanti di gruppi locali.
Il sindaco sottolinea che l’argomento in discussione sarebbe più di “cosa loro” che non dei Comitati e per questo ha in mente di provvedere a formare un comitato tecnico ristretto al rappresentante dell’U.T. del Comune, della Ditta e dell’Arpa. In un secondo tempo verrà indetta una assemblea pubblica per una informativa generale sull’impianto da parte dei tecnici del Comitato ristretto.
Dopo il sindaco interviene la sig.ra Stefanini per spiegare i motivi della presenza dei comitati, preoccupati della situazione.
Il dibattito prosegue con l’intervento del Prof. Previtali del Comitato dell’Isola il quale, avendo analizzato tutta la documentazione messa a disposizione dal Comune, trae spunti per una critica puntuale alla conduzione del procedimento di autorizzazione del nuovo impianto. I contenuti più significativi di questo intervento sono i seguenti.

1. CONCESSIONI EDILIZIE

La prima istanza di C.E. da parte della ditta per “Ristrutturazione e Ammodernamenti” del cementificio esistente di Calusco è del 24/2/1992, la C.E. è del 19/06/1992, l’autorizzazione regionale ai sensi del DPR 203/88 per le emissioni del 5/08/1993.
Il progetto autorizzato prevedeva fin da allora il parallelepipedo di cemento alto più di 100 metri.
Eppure andò tutto liscio, nessuna critica, nessuna nota di merito o di demerito da parte di nessuno (Parco Adda Nord, ambientalisti, consiglio comunale, commissione edilizia) proprio come di fronte alla sorte toccata alla torre del castello del Monte Giglio. Torre che va, torre che viene.
Passano anni e le C.E. in scadenza vengono prorogate immotivatamente e quindi illegittimamente nel 1993 (R.C. 147/93), nel 1997 (R.C. 15/97) con un vuoto di 15 giorni, nel 1997 (R.C. 5/97), nel 1998 (R.C. 48/98) e nel 2000 (R.C. 16/00). I lavori di ristrutturazione iniziano con la D.I.A. del 18/04/2001. A luglio del 2002 la “Torre di alimentazione forno” si staglia nell’orizzonte, frutto della <> secondo la Ditta, un mostro ambientale che “buca” il cielo secondo altri.
A chi la vede sorge spontanea una reazione che è forte sulla sponda destra dell’Adda (Brianza) ma debole sulla sponda sinistra (Isola Bergamasca), nulla da parte del Parco. Eppure la Torre domina, come la Tour Eiffel domina Parigi, del Parco tutta la parte più sensibile, quella che va sotto il nome di Monumento Naturale “Area Leonardesca” (Art. 20 delle NTA).
L’inquietudine è giustificata? Ai posteri l’ardua sentenza perché c’è anche un altro punto di vista.
L’attività del cementificio iniziata nel 1907 potrebbe esaurirsi entro il XXI secolo e la Torre farebbe parte dell’archeologia industriale futura con probabile destinazione a museo o a belvedere da assoggettare quindi alla conservazione più che più alla demolizione, esattamente come dovrebbe essere trattato il ponte di S.Michele qualora si decidesse di sostituirlo con un altro più adatto ai tempi, alla moderna tecnologia e ai bisogni di 115 anni dopo la sua costruzione.

2. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

A preoccuparsi c’è anche il Comune, il quale nel 1997 si chiedeva se l’opera è da sottoporre alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) giusto per avere un sostegno da parte dalla regione, autorità competente a giudicare se “quel mostro di cemento” fosse compatibile o incompatibile con l’ambiente circostante.
In effetti dal 1996, il DPR 12/4/1996, art. 10, sottopone il nuovo impianto a verifica di procedura VIA. Però essendo di competenza regionale, nel 1997 il servizio VIA regionale non era ancora attrezzato. Lo sarebbe stato solo dal 2/11/1998 (DGR n. VI/39305 del 2/11/1998).
Interpellato, il responsabile dell’Ufficio Ambiente del Settore Tecnico del Comune in data 10/09/1998 nega che l’opera sia da sottoporre a VIA. Non lo nega la ditta che però fa presente che la Regione non è operativa. Noi diciamo che, volendo, i termini per far svolgere la procedura di verifica VIA c’erano tutti visto che successivamente al 2 novembre 1998 è stata rilasciata la CE n. 48/98 in data 28/05/1999.
Ma a parte la contestazione delle scadenze perché si è abbandonata l’idea del VIA quando il 18 aprile 2001, con il servizio regionale VIA a regime, è stata presentata la DIA per l’inizio vero e proprio dei lavori di ristrutturazione che sostituisce ad ogni effetto la concessione edilizia?

3. DICHIARAZION DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE

Viene fatto presente che la procedura di “Dichiarazione di Compatibilità Ambientale”, un surrogato del VIA, che il “Titolo III del Regolamento locale di igiene tipo” al punto 3.1.6 prevede che venga espletata per “impianti destinati alla produzione di cemento” non è stata presa in considerazione benché fosse in vigore dal 1989 (DGR n.4/45266 del 25/07/1989).
Data la sua importanza si raccomanda vivamente che venga attuata da parte della Ditta su richiesta del Sindaco previo parere della ASL. Essa fa parte della documentazione da presentare per la domanda di nulla-osta per l’esercizio dell’attività.

4. AUTORIZZAZIONE REGIONALE ALLE EMISSIONI

Leggendo tra le carte si nota la preoccupazione se l’autorizzazione regionale del 1993 ai sensi del DPR 203/88 fosse ancora valida. Tutti la ritengono valida perché la ditta dichiara che il ciclo tecnologico non è stato modificato anche se una parte interessante del complesso, cioè la produzione di energia elettrica, nel progetto della DIA 2001 viene soppresso.
Da parte dei comitati non è stato possibile verificare la veridicità della dichiarazione della ditta in quanto l’impiantistica del ciclo, Layout e diagrammi di flussi circuito aria-fumi non è stato riscontrabile né nei progetti né presso l’U.T. del Comune. La domanda è: è sempre la “migliore tecnica disponibile” quella che si realizza dieci anni dopo?
Comunque, in considerazione che molti cambiamenti si sono verificati nel corso di 10 anni sia nella normativa sia nella situazione ambientale del sito, (con DGR n. 7/6501 del 19/10/2001 tutti i comuni dell’Isola Bergamasca vengono inclusi nella “zona di risanamento di tipo A”) non potrebbe che rassicurare tutti se la Ditta rivolgesse il quesito alla Regione stessa.
Si consideri anche che il punto 8, paragrafo II del DPCM del 21/07/1989 recita: <>.

 L’ing. Brusa apre una parentesi per dire che in Italia ci sono le migliori leggi del mondo ma, diversamente dai paesi nordici dell'Europa, qui da noi difficilmente vengono rispettate.
 Interviene anche l’ing. Botti del Comitato dell’Isola per sottolineare la gravità della situazione sanitaria con dati alla mano sulla mortalità per tumore nel territorio dell’Isola presi da uno studio pubblicato dalla Regione. Dati che il vicesindaco non ha mai approfondito prima di questo incontro, per cui si spera non voglia in futuro tacciare il Comitato di ecoterrorismo come per il passato e che i sindaci dell’Isola abbiano più coraggio e onestà nell’accettare la triste realtà piuttosto di coccolarsi nell’illusione che i dati esposti nello studio citato non siano conosciuti o non siano veritieri.
In cima ai pensieri degli amministratori locali non c’è la benché minima preoccupazione degli effetti sulla salute dell’estendersi a macchia d’olio delle attività produttive, con tutto quel che segue, che loro autorizzano con le varianti infinite ai Piani Regolatori.
In tanti anni di attività cementifera agli atti si trovano i risultati analitici, anch’essi parziali, di due soli controlli delle emissioni di inquinanti tradizionali. Uno del 1993 a cura del P.M.I.P. che non campiona le polveri e uno del 2002 a cura dell’Arpa che non campiona gli ossidi di azoto e di zolfo e di anidride carbonica.

5. AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

Si tratta di un argomento oggetto di una normativa ancora in svolgimento sconosciuta a molti compreso il Comune. Ci si riferisce al Dlgs 04/08/1999 n. 372 e al D.M. 23/11/2001. Secondo l’art.4 del D.M. le imprese hanno l’obbligo di comunicare all’autorità competente, Regione e ARPA, per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, i dati identificativi del complesso e i dati relativi alle emissioni in aria e/o acqua (Vedi Questionario dell’Allegato 1 e 2 del D.M. 23/11/2001) entro il 1 giugno 2002 e a partire dal 2003 antro il 30 aprile di ogni anno .
E’ sottinteso che per il rilascio dell’autorizzazione il funzionamento dell’impianto va adeguato (art.4 del Dlgs) alle disposizione del decreto stesso al fine di conseguire un livello adeguato di protezione ambientale nel suo complesso. Ai fini della presentazione della domanda possono essere utilizzate le informazioni raccolte per le certificazioni ambientali secondo la norma ISO 14001 o secondo il regolamento EMAS II se già acquisite dalla ditta.
In sostanza la normativa sull’ecoqualità dell’Emas II non si applica solo agli stabilimenti industriali ma anche alle Pubbliche Amministrazioni, provinciali e comunali. Si coglie l’occasione per dire che per la CIB (Comunità dell’Isola Bergamasca di 19 comuni) la certificazione Emas II può rappresentare un importante strumento di qualificazione e sviluppo sostenibile del territorio che ricade sotto la sua responsabilità. Viene citato l’esempio dei 12 comuni del Basso Sebino i cui sindaci hanno dato il via ad un piano per la certificazione Emas II su scala territoriale.
Ritornando al D.lgs 4/8/99 n. 372, poiché gli obblighi che valgono per gli impianti esistenti verranno estesi anche a quelli nuovi o a quelli sostanzialmente modificati , visto che l’autorizzazione integrata ambientale “sostituisce ad ogni effetto ogni altro visto, nulla osta, parere o autorizzazione in materia ambientale previsti dalle disposizioni di legge o dalle relative norme di attuazione…” (art.4, comma 10), il Comitato è dell’avviso che la richiesta dell’espletamento di questa procedura potrebbe sostituire la procedura VIA, la dichiarazione di compatibilità ambientale, e l’autorizzazione regionale alle emissioni presentate ai punti 2, 3, 4 della presente memoria.

6. CLASSIFICAZIONE ACUSTICA

Nel territorio comunale di Calusco è in vigore una zonizzazione acustica obsoleta perché normata in via transitoria dal DPCM del 1/3/1991 legislativamente superato e parzialmente abrogato.
La normativa da applicare è regolata dalla legge quadro n. 447/95 e dai successivi decreti attuativi per quanto riguarda le competenze dello Stato, Regioni e Provincie. Per gli obblighi dei comuni il quadro normativo è stato reso operativo dalla L.R. del 10/8/2001 n.13 e dalla DGR n. 9772 del 12/7/2002, documento di approvazione dei criteri tecnici di dettaglio per la “classificazione acustica del territorio comunale”, in base ai quali i comuni entro il 15 luglio 2003 devono adottare la suddetta classificazione o adeguare quella esistente ai criteri come definiti dalla delibera testé citata.
Se messa in atto subito si potrebbe verificare che le fonti sonore dei nuovi impianti non siano a norma per cui la ditta sarebbe costretta, successivamente, all’adeguamento attraverso piani di risanamento in vista della domanda di nulla-osta all’esercizio dell’attività.

7. CONVENZIONE

Non viene affatto condivisa la linea seguita dalla Amministrazione Comunale tesa a conseguire solo vantaggi economici e nessuna garanzia per la tutela della salute e dell’ambiente. Si ritiene fuori luogo la pretesa che la Soc. Italcementi debba progettare e realizzare un tratto di strada di interesse provinciale se non addirittura regionale qualora si ipotizzasse, come una infrastruttura strategia, il nuovo tracciato di collegamento tra la Brianza e l’Asse interurbano atteso dalle istituzioni brianzole in sostituzione del tracciato basso pedemontano e il nuovo ponte di cui esiste già lo “Studio Generale di Fattibilità” (1998) con doppio binario e doppia corsia di marcia, pur esso, il ponte, di preminente interesse nazionale.
Non è realistico pensare di caricare “il riassetto urbanistico del territorio” sulle spalle di un’impresa privata. Potrebbe avvalorare il concetto che Calusco non sia una municipalità ma la foresteria di un cementificio. Il fatto che la Torre sia passata sotto silenzio offre lo spazio a questa tesi quasi fosse la manifestazione della soprannaturalità tecnologica.
E’ comprensibile che dopo quasi 100 anni di convivenza ci sia ancora il rischio che Calusco si identifichi non più nel monte Giglio ma col Italcementi, ma si spera anche che il paese si affranchi da una sudditanza anche solo apparente.
Se ci si aspetta che la Ditta cacci 1,5 miliardi di vecchie lire per fare opere pubbliche non di sua competenza non si può pretendere come contropartita che essa si attivi anche per un’azione “volontaria” per la salvaguardia ambientale del territorio che vada oltre le proprie responsabilità dovute per legge. Ed è in cambio di questo onere finanziario che il Comune è costretto a rinunciare a qualsiasi richiesta ambientale e solo <<…ad attivarsi per ottenere e/o sollecitare dagli Enti competenti tutte le altre autorizzazioni e/o concessioni e/o pareri che fossero necessario per dette realizzazioni e costruzione.>> (art.12 della convenzione 1999 aggiornata al 28 gennaio 2002).
Si può esigere che il Comune inverta l’ordine dei valori e anteponga la tutela della salute e dell’ambiente a questioni economiche? Se la risposta è positiva la convenzione va riscritta.
Si da il caso che i Comitati hanno il compito di fare cambiare idee e interessi alle amministrazioni, quelli più vicino ai veri bisogni della gente, e pretendere di dare forma alle evanescenti dichiarazioni di molti amministratori che, quando conviene, si riempiono la bocca di sviluppo sostenibile, di Agenda 21 ….
Si da atto che l’incontro è stato franco e si è concluso con una stretta di mano.

8. PROPOSTA

Affinché il contributo dei Comitati sia produttivo, vista la disponibilità del sindaco e degli assessori, si auspica che si torni, a breve, a parlare degli argomenti suesposti possibilmente in un incontro più impegnativo e allargato a tutti gli attori interessati dalla ditta alla Regione, dall’Arpa alla ASL per chiarire le responsabilità reciproche, considerato che la storia del paese per altri 100 anni sarà scandita dalla presenza quasi ossessiva di una “Torre-Fabbrica” con effluvi inquinanti anche se controllati.


Memoria a cura del
Prof. Previtali





Wednesday, January 08, 2003


L'ECO DI BERGAMO 06 01 03

Controllo dello smog L'Arpa sbarcherà in 12 paesi
La valutazione dell'inquinamento atmosferico si fa ancora più capillare con il nuovo programma di monitoraggio con veicoli mobili. Ad affiancare l'attività alle centraline fisse saranno laboratori itineranti per il monitoraggio della qualità dell'aria e la promozione di 106 campagne periodiche, di durata non inferiore a 30 giorni, in punti strategici della Regione.
Queste sono in breve le linee generali per il 2003 stabilite dal settore Aria dell'Agenzia regionale per la protezione dell'ambiente della Lombardia. La proposta delle zone da monitorare è stata avanzata dai dipartimenti provinciali, tenendo conto delle segnalazioni dei Comuni, nonché in rapporto alla presenza di stazioni fisse.
A Bergamo un laboratorio mobile è già attivo da tempo e anche quest'anno è stato predisposto un programma itinerante. «Chiaro - dice Giacomo Gallinari, responsabile dell'Unità operativa aria dell'Arpa di Bergamo - che se ci fosse assegnato un nuovo mezzo potremmo raddoppiare il numero di paesi nei quali avviare l'attività». In ogni caso, questi saranno i paesi sottoposti all'esame nel corso del 2003: Dalmine a gennaio, Osio Sopra a febbraio, Capriate a marzo, Calusco ad aprile, Endine Gaiano a maggio, Martinengo a giugno, Cavernago a luglio, Parre ad agosto, Azzano San Paolo a settembre, Palazzago a ottobre, Treviglio a novembre e Fontanella al Piano a dicembre. Dalmine e Treviglio saranno monitorate in zone diverse da quelle in cui sono in funzione le centraline fisse.
Intanto, ieri per il terzo giorno consecutivo le polveri sottili hanno superato la soglia d'attenzione nell'area critica di Bergamo. Ma è probabile che la pioggia abbia abbassato lo smog al punto da scongiurare il blocco dei veicoli non catalizzati.


MERATEONLINE 04 01 03

Il vescovo di Bergamo e il prevosto del paese hanno criticato il colosso del cemento che con l’innalzamento delle due torri ha rovinato il panorama di tutta la zona e sminuito la cupola della chiesa parrocchiale
Calusco - Anche la Curia contro “il mostro”d ell’Italcementi
Durante i collaudi dell’impianto, i vecchi altiforni e la nuova linea di produzione funzionano contemporaneamente saturando l’aria di gas di scarico e di polveri fini

Anche per la Curia di Bergamo e lo stesso vescovo della diocesi d’oltre Adda Monsignor Roberto Amedei le due torri dei nuovi impianti di produzione dell’Italcementi di Calusco d’Adda sono uno scempio ambientale. Con i 120 metri di altezza gli altiforni rovinano infatti tutto il paesaggio che da oltre un secolo è stato dominato solo dall’immensa cupola della parrocchia del paese. La possente volta, sovrastata dalla statua rivestita d’oro di Maria Immacolata, è il simbolo del paese che si scorge da tutt’intorno e nelle giornate limpide anche dalle prealpi orobiche e dalla Città Alta grazie al sole che riflette sulla Vergine e illumina la sommità semisferica della basilica. Con il suo Vescovo è sceso in campo pure il curato di Calusco, don Roberto Trussardi. “Nessuno può negare che i due altiforni sono veramente orrendi esteticamente – dice – e che rovinano il panorama sia nella bergamasca sia nella confinante Brianza”. “Certo – precisa il sacerdote – le mie sono considerazioni personali, come quelle di Monsignor Roberto Amedei, ma in molti la pensano allo stesso modo”. Nessuno dunque mette in dubbio che la nuova linea di produzione in futuro diminuirà il tasso di inquinamento in paese e la presenza di polveri nocive, sebbene per un giudizio in merito associazioni ambientaliste, comitati civici di tutela del territorio e i residenti a ridosso degli stabilimenti dell’Italcementi preferiscono attendere i primi risultati delle analisi sulla qualità dell’aria. “Al momento – spiega don Roberto – non possiamo fare altro che delle rassicurazioni dei responsabili dell’Italcementi, ma credo comunque che occorra tenere continuamente monitorata la situazione ambientale”. La stessa richiesta è stata avanzata anche dai gruppi sorti contro il “mostro” di Calusco che mirano ad ottenere esami continui dell’aria e dei gas di scarico dei nuovi forni di cottura e di smaltimento dei residui della produzione di calcina che possono raggiungere temperature elevatissime.
Il prevosto non ha risparmiato critiche neanche all’Amministrazione comunale che “non ha fatto nulla per impedire la realizzazione delle torri e non ha adoperato gli strumenti in suo potere per evitare l’innalzamento degli altiforni”. “La Giunta attuale che si ispira all’Ulivo, ma anche la precedente – dichiara – si sarebbe certamente mobilitata convocando assemblee e presidi popolari per chiedere maggiori garanzie all’Italcementi se invece che al governo fosse stata all’opposizione”.
Ma i vertici della Curia bergamasca e il sacerdote di Calusco non sono gli unici ad lamentarsi. Anche numerosi cittadini hanno espresso forti critiche verso la Italcementi. Dal 27 dicembre infatti i nuovi impianti sono in fase di collaudo e funzionano in coppia con la vecchia linea di cottura provocando la saturazione dell’aria con i gas di scarico. Le operazioni di accensione e spegnimento dei moderni altiforni generalmente vengono compiute la sera pere verificare soprattutto la tenuta del materiale isolante, ma si sono verificati casi in cui i collaudi sono stati effettuati di giorno: una densa colonna di fumo grigio ha invaso il cielo e tutto il paese rendendo l’aria irrespirabile. Tra le persone più impegnate contro la Italcementi vi è Paolo Ghinzani, titolare dell’omonima concessionaria di automobili della Lancia. “Le macchine che espongo – si sfoga – sono praticamente cementate. Non mi preoccupo solo per le auto che devo vendere, ma soprattutto per quello che respiro e sono costretto ad ingoiare. E’ da anni che con il colosso bergamasco sto portando avanti una battaglia legale, ma sino ad ora senza nessun successo”.


Daniele De Salvo

© www.merateonline.it
Il primo giornale digitale della provincia di Lecco

MERATEONLINE 29 12 02

Il giorno dopo Santo Stefano il colosso bergamasco
ha effettuato una prova di accensione della nuova catena di produzione
Il “mostro di Calusco” è entrato in funzione il 27 dicembre ma gli ambientalisti vogliono maggiori garanzie per il futuro
Amministrazioni limitrofe e gruppi di tutela paesaggistica pretendono
severi controlli per il rispetto delle norme contro l’inquinamento

Hanno operato solo per poche ore, giusto il tempo di consentire ai tecnici specializzati di verificarne la corretta accensione e il rispetto delle procedure di avvio. Un brusio sommesso che nel volgere di alcuni minuti si è trasformato in un rombo dal suono grave e continuo. Poi un rumore metallico ha imposto nuovamente il silenzio e nelle campagne di Calusco, a ridosso del fiume Adda, è tornata la tranquillità. Tutto si è svolto regolarmente, senza incidenti né disguidi, almeno secondo la Italcementi che il 27 dicembre, come chiesto qualche settimana fa all’Amministrazione comunale, ha messo in moto i nuovi impianti produttivi. La paura tra alcuni cittadini e i responsabili delle associazioni ambientaliste resta tuttavia alta. Il nuovo forno, i cui comignoli si scorgono da tutta la Brianza e raggiungono un’altezza di 120 metri, può macinare 260 tonnellate di cemento crudo e 26 di combustibile all’ora con una linea di cottura di 36mila quintali di materiale che hanno la capacità di sviluppare temperature elevatissime, in grado di bruciare quasi tutte le sostanze, anche le più nocive.
Il colosso bergamasco garantisce tuttavia che la nuova linea di produzione avrà solo ripercussioni positive, sia sul fronte dell’inquinamento sia su quello della viabilità e quindi della qualità della vita dei cittadini. Due teleferiche sono state completamente smantellate e sostituite con un nastro che scorre sottoterra, tre mulini utilizzabili contemporaneamente hanno lasciato posto ad un unico molino crudo e invece di quattro forni ne funzionerà uno solo. Ciò dovrebbe portare ad una minore percentuale di fumi inquinanti, ad un ridotto dispendio energetico, al riciclo dell’acqua per il raffreddamento e soprattutto ad monitoraggi e controlli più stretti dei fumi di scarico.
Comitati civici sorti ovunque, sia sulla sponda bergamasca, sia sulla sponda lecchese dell’Adda, tuttavia non sembrano fidarsi ed esigono che gli stabilimenti della Italcementi vengano continuamente sottoposti a verifiche. Alcuni rappresentanti dei gruppi di tutela ambientale hanno incontrato il primo cittadino di Calusco proprio per domandare garanzie in merito e per spingere per l’installazione di apposite centraline che dovranno verificare il rispetto dei parametri delle polveri e delle altre sostanze disciolte nell’aria e a terra. Anche l’Amministrazione di Paderno si è mobilitata e il primo cittadino Angelo Rotta e il suo assessore Walter Motta hanno domandato una riunione con i colleghi d’oltre - fiume per sostenere la causa delle associazioni ambientaliste. “Ormai le due torri, come comunemente vengono chiamate – ha spiegato lo stesso Rotta – sono costruite e non si possono certo abbattere. Ora occorre solo vigilare e verificare che realmente il nuovo impianto diminuisca l’inquinamento. L’impatto ambientale non è certo dei migliori, ma se la qualità dell’aria ne trarrà giovamento credo che sia un prezzo ragionevole da pagare e con il trascorrere dei mesi ci abitueremo anche ai due enormi funghi di cemento”.
Non tutti però sembrano intenzionati a scendere a patti. Alcuni sostenitori delle associazioni di tutela paesaggistica stanno studiando tutti gli incartamenti per verificare la regolarità dei progetti, approvati agli inizi degli anni ’90 ma realizzati solo nel 2000, quando le norme per la salvaguardia del territorio sono diventate molto più restrittive. Non sono escluse neppure azioni legali e ricorsi al Tar contro la Italcementi o l’Amministrazione di Calusco se verrà accertato il mancato rispetto di leggi e regolamenti. Il Comitato dell’Isola, sorto proprio per contrastare l’innalzamento delle due torre, sta compilando in questi giorni un documento da consegnare ai vertici dell’azienda e del comune per suggerire soluzioni per fugare ogni dubbio di possibile inquinamento. “Di certo – ha spiegato Alessandro Previtali del gruppo ambientalista – l’Amministrazione ha peccato di leggerezza e ha dimostrato di non conoscere le procedure. Il danno ormai è stato fatto e i due forni non verranno più abbattuti. Vogliamo però garanzie almeno per il futuro”.
Daniele De Salvo


CORRIERE DELLA SERA 28 12 02

Piste ciclabili e parcheggi: dalla Regione 1,5 milioni di euro.
Centri storici più belli e accessibili
I finanziamenti a 14 Comuni e all’Unione commercio e turismo di Milano
MILANO - Abbattimento delle barriere architettoniche, piste ciclabili, parcheggi, riqualificazione dei centri storici, illuminazione scenografica di monumenti. E anche tutti quegli interventi finalizzati a migliorare la viabilità e gli accessi alle aree urbane in Lombardia. Su proposta dell'assessore al Commercio Mario Scotti, la Giunta regionale ha stanziato, allo scopo, un milione e 402 mila euro a favore di 14 Comuni e a un'associazione di categoria. Nel dettaglio, sono stati assegnati: 200 mila euro all'Unione Commercio Turismo di Milano, in provincia di Brescia 10.800 euro sono andati al Comune di Lozio, 62.729 euro a Monte Isola, 50.700 euro a Ome, 23.400 euro al Comune di Ceto, 131.239 a Borno. Nella Bergamasca il Comune di Borgo Terzo si è visto assegnare 197.788 euro, 179.700 euro sono andati a Calusco d'Adda, 77.518 euro ad Ardesio, 30.500 euro a Palazzago. In provincia di Sondrio, Morbegno riceve 115.560 euro, 54.861 euro vanno a Buglio in Monte in provincia di Lecco e 35.252 euro al Comune di Esino Lario. In provincia di Mantova 88.244 euro toccheranno a Suzzara, 143.839 euro al Comune di Pegognaga.
Lo stanziamento regionale, pari al 30 per cento della spesa ammissibile, oltre al miglioramento dell'arredo urbano, attraverso nuove pavimentazioni di strade, sistemazione di insegne commerciali e riqualificazione dei mercati comunali, rivolge una particolare attenzione a progetti frutto di collaborazione fra Comuni, associazioni e imprese.


L'ECO DI BERGAMO 28 12 02

Fondi regionali per rilanciare i centri di Calusco, Ardesio, Palazzago e Borgo

La Regione ha stanziato un milione e 402 mila euro per opere di riqualificazione urbana in 14 Comuni lombardi.
Si tratta di interventi finalizzati all'abbattimento di barriere architettoniche, alla costruzione di piste ciclabili e alla realizzazione di parcheggi.
Sono stati inoltre finanziati progetti tesi alla riqualificazione dei centri storici sotto il profilo urbanistico attraverso l'installazione di impianti di illuminazione scenografica di edifici monumentali e opere di interesse artistico.
Nell'elenco dei paesi che hanno beneficiato dei fondi stanziati dalla giunta regionale su proposta dell'assessore al Commercio Mario Scotti, ci sono quattro paesi bergamaschi: Borgo di Terzo, Calusco, Ardesio e Palazzago. Nello specifico a Borgo di Terzo sono stati assegnati 197.788 euro, 179.700 euro a Calusco, 77.518 ad Ardesio e 30.500 a Palazzago.
Altre somme sono state destinate a Comuni delle province di Brescia (Lozio, Monte Isola, Ome, Ceto e Borno), Sondrio (Morbegno e Buglio in Monte), Lecco (Esino Lario), Mantova (Suzzara e Pegognaga) e all'Unione commercio e turismo di Milano.
Lo stanziamento regionale è pari al 30% della spesa ammissibile ed è finalizzato al miglioramento dell'arredo urbano attraverso nuove pavimentazioni di strade, sistemazione di insegne commerciali e riqualificazione dei mercati comunali.
Sono stati favoriti nella selezione dei tecnici regionali, i progetti che sono nati grazie alla collaborazione fra Comuni, associazioni e imprese.
«In questo modo –ha spiegato l'assessore Scotti – si offre un concreto supporto alle imprese commerciali lombarde per operare in un contesto urbano più accogliente ed efficiente e offrire così un servizio sempre più qualificato».







MERATEONLINE 14 12 02

Cresce il timore tra la popolazione per possibili incidenti
Calusco: Italcementi chiede di attivare i nuovi impianti a Natale.
Insorgono cittadini e associazioni ambientali

I gruppi di tutela del territorio hanno espresso perplessità sulla data di accensione della nuova linea di produzione e assicurano che vigileranno costantemente perché vengano rispettate le normative di sicurezza e i parametri di immissione nell’aria delle sostanze inquinanti

Con una lettera a sorpresa l’Italcementi ha chiesto all’Amministrazione comunale di Calusco d di poter attivare il 27 dicembre i nuovissimi impianti degli stabilimenti oltre Adda. Il colosso bergamasco entro la fine dell’anno intende dunque collaudare la nuova linea di produzione che sorge a sud della linea ferroviaria, proprio a ridosso del Parco Adda Nord e dell’imponente corso d’acqua, ad un centinaio di metri dal confine con Paderno.
Dalle due enormi ciminiere alte oltre un centinaio di metri, visibili da tutta la Brianza, presto saranno sormontate da una nuvola di fumo bianco.
Le nuove costruzioni fanno parte di un progetto per reimpostare completamente la linea di produzione della società bergamasca. Comprendono un tunnel sotterraneo, parchi polari, sili di deposito, molini per il crudo e per il combustibile solido e nuovi forni. Il tunnel, lungo circa 10 chilometri per un diametro di 4 metri, sostituisce le teleferiche che attualmente collegano le cave di colle Pedrino e Monte Giglio, evitando così anche il ricorso agli autotreni che quotidianamente transitano da Pontida a Calusco. I parchi polari sono invece due depositi circolari completamente chiusi realizzati in una cava per lo stoccaggio della marna, escavata e frantumata nella stessa cava. La nuova linea di cottura infine ha una capacità di 3.600 tonnellate al giorno ed è la parte più appariscente di tutto il progetto.
La Italcementi assicura che, grazie all'ammodernamento degli impianti, le emissioni in atmosfera subiranno un drastico calo con indubbi benefici per tutto l'ambiente, con un calo fino al 55 per cento di polveri, dell'81 per cento di zolfo e del 69 per cento gli scarichi di azoto. Verranno inoltre raccolte le acque meteoriche e di raffreddamento in circuito chiuso, riducendo il consumo del forno a via secca per il condizionamento dei fumi fino a 30mila mc all'anno rispetto agli oltre 200mila mq attuali. A ciò si aggiunge l'abbattimento dell'inquinamento acustico e il recupero dei rifiuti.
Insomma, le due nuovi torri servirebbero proprio per migliorare la qualità ambientale.
Ciò che però preoccupa è l'impatto con il paesaggio. Le due alte strutture si scorgono infatti ovunque e cambiano radicalmente il panorama non solo lungo l'Adda, ma in tutta la zona. Paradossalmente i Ministeri di Ambiente e Beni Culturali hanno detto no alla realizzazione del pozzo di trivellazione petrolifera dell'Agip a Paderno proprio perché di rilevante impatto ambientale. Nessuno però ha detto nulla per gli impianti della Italcementi, che pure sorge a ridosso del Parco Adda Nord, in una zona che si vorrebbe inserire nei luoghi di elevato interesse storico e ambientale tutelati dall'Unesco.

Le associazioni di tutela ambientale - Comitato di Paderno e Verderio che avevano lottato contro la realizzazione del pozzo Agip in località Sernovella e Legambiente in testa – hanno comunque espresso forte perplessità in merito alla decisione di azionare il nuovo impianto proprio nel periodo natalizio, quando anche gli uffici pubblici deputati a verificare la regolarità delle immissioni inquinanti sono chiusi o funzionano comunque a regime ridotto. Nonostante le rassicurazioni della Italcementi sulla riduzione delle polveri fini e dei fumi dannosi, le popolazione della zona, sia in provincia di Bergamo che in quella di Lecco, temono che qualcosa possa andare storto con possibili gravi danni sia all’ambiente sia alle persone. Le temperature elevate dei forni inoltre consentirebbero addirittura di bruciare sostanze altamente tossiche e non solo i rifiuti derivata dalla lavorazione del cemento.
Un gruppo di persone stanno comunque premendo per costringere l’importante gruppo industriale a passare il vaglio della Commissione Via – Valutazione Impatto Ambientale – prima di azionare l’interruttore di messa in funzione delle ciminiere e dell’intera linea di produzione. Lo stesso gruppo ha assicurato che vigilerà costantemente perché le immissioni inquinanti nell’aria siano realmente meno inquinanti di quelle rilasciate dal vecchio stabilimento e che non vengano superate le percentuali stabilite per legge attraverso l’installazione di apposite centraline di rilevamento.
Daniele De Salvo

L'ECO DI BERGAMO 07 NOVEMBRE 2002

Vetture coperte da polvere bianca


CALUSCO D'ADDA Nei giorni scorsi una polvere sottile, scura e consistente, ha coperto le circa cento auto presenti sul piazzale della concessionaria «Autoghinzani» di Calusco d'Adda.
Il danno registrato sulle auto ha obbligato il Comune a porsi qualche quesito sulla salute degli abitanti della zona: quale effetto avrà avuto sulla popolazione, considerando che la concessionaria di Paolo Ghinzani si trova a pochi metri dal popoloso quartiere sorto attorno al centro sportivo che conta circa 800 abitanti?
«Verificheremo con gli enti preposti alla tutela della salute pubblica e con la società Italcementi questa presenza di polveri, procedendo pure all'analisi di campionature di questa emissione», risponde il sindaco di Calusco d'Adda, Rinaldo Colleoni, che è stato informato via fax dall'autoconcessionaria martedì 5 novembre.
Qual è la causa di questa emissione? Il dito è subito puntato contro l'Italcementi, che a voce di un suo funzionario fa sapere che «nello stabilimento di Calusco d'Adda non si sono verificate anomalie nel funzionamento degli impianti», e quindi nessuna fuga di polveri dai camini. L'Autoghinzani dista dallo stabilimento dell'Italcementi circa una trentina di metri e quanto accaduto non è il primo episodio, dando vita nel luglio 2001 a una richiesta ufficiale di informazioni ai sensi della legge 241/1990 attraverso l'avvocato dell'autoconcessionaria Ghinzani. La lettera, inviata all'assessore dell'ambiente Lino Corti, allo studio tecnico, all'Arpa (Agenzia Regionale per l'Ambiente) e all'ASL di Bergamo Dipartimento Prevenzione di Bonate Sotto, informava sulle emissioni avvenute dall'Italcementi con conseguente deposito di polvere sulle autovetture presenti nel piazzale antistante l'autoconcessionaria.
«Nel febbraio 2001 si è verificata una nuova fuoriuscita. Il mio assistito, esasperato da questa situazione, ha provveduto a far analizzare i campioni delle polveri depositate sulle autovetture dallo studio "Polillo s.a.s." di Pavia. Dal referto - si legge nella lettera dell'avvocato Enrico Mastropiero - risulta che "i depositi riscontrati sulle autovetture sono riconducibili con sufficiente sicurezza alle emissioni del cementificio situato nelle vicinanze, in quanto l'alluminato tricalcico (celite) e l'allumosilicato di calcio e magnesio sono costituenti comuni di molti cementi". La lettera poneva il problema dei danni ma soprattutto "di accertare che non ci sia la possibilità di pericolo per la salute dei cittadini"». Paolo Ghinzani ha avvisato il Comune di Calusco d'Adda, l'Arpa e l'Asl inviando un fax in data 5 novembre, ma precedentemente aveva chiamato gli stessi enti non ottenendo soddisfazione, in quanto la competenza era rimandata ad altro ente. «Spero che ora con il fax inviato, con il quale chiedo una verifica della situazione e la verbalizzazione della presenza delle polveri, - fa sapere Paolo Ghinzani, mostrando la polvere presente sulle auto sollevando un tergicristallo dove è avvenuto un piccolo deposito - avvenga al più presto».

Angelo Monzani



MERATEONLINE 25 10 02

LEGAMBIENTE E COMITATO AMBIENTE SI ALLEANO SU ADDA E ITALCEMENTI

Il circolo meratese di Legambiente e il Comitato di tutela ambientale di Paderno e Verderio, archiviata la vicenda del pozzo Agip a ridosso del Parco Adda Nord, guardano alla sponda bergamasca del fiume, dove la Italcementi di Calusco ha realizzato i nuovi impianti di depurazione con due torri alte oltre 100 metri per lo smaltimento dei residui della lavorazione di calcestruzzo. “Guardiamo con preoccupazione – hanno spiegato i responsabili delle associazioni ambientaliste – ai nuovi impianti di Calusco, sia perchè deturpano irrimediabilmente il paesaggio sia perchè potrebbe mettere a repentaglio la qualità dell'aria di tutta la zona.
Legambiente e Comitato hanno deciso di allearsi anche per la realizzazione di un osservatorio di monitoraggio dell'Adda.
I due gruppi hanno inoltre diramato un documento comune con cui esprimono soddisfazione per la risposta del Ministro dell'Ambiente all'interrogazione presentata dagli onorevoli Realacci, Rusconi e Reduzzi sul pozzo “Sernovella 1”. “Vengono ribadite tutte le motivazioni che durante questi anni abbiamo sostenuto per impedire la realizzazione di uno scempio ambientale – dicono – quali la vicinanza ai centri abitati e al Parco Adda Nord e i rischi che potrebbero verificarsi a causa della fuoriuscita di greggio e di gas. La risposta del Ministro ci autorizza a considerare definitivamente archiviato la pratica del progetto dell'Agip di cercare idrocarburi lungo l'Adda”. L'occasione ha pure offerto ai responsabili del Comitato l'opportunità per ringraziare cittadini, sindaci, esponenti delle istituzioni e parlamentari europei che li hanno sostenuti negli anni di impegno per impedire l'installazione della torre metallica alta una sessantina di metri che, con la sua trivella, avrebbe raggiunto una profondità di oltre 6mila metri.






MERATEONLINE 02 07 02
Venerdì si conclude la maratona contro il pozzo Agip
COMITATO DI TUTELA AMBIENTALE E LEGAMBIENTE
IN ALLERTA PER LE DUE TORRI DI CALUSCO D'ADDA


Abbiamo scritto:
Calusco: 120 metri di cemento "bucano" il cielo.
Investiamo per l'ambiente, spiega l'Italcementi
Neppure il tempo di gustare la vittoria contro la realizzazione di un pozzo petrolifero al confine tra Paderno e Verderio, che il Comitato di tutela ambientale dei due paesi è già pronto ad impegnarsi in un'altra battaglia. Nel mirino del gruppo ambientalista questa volta sono finite le due enormi torri dell'Italcemneti spuntate come funghi nel giro di pochi mesi sull'altra sponda dell'Adda, a Calusco. Il Comitato si è riunito ieri sera, lunedì 2 luglio, per decidere la strategia da seguire ed alla fine della discussione è prevalsa l'ipote di aggregarsi a Legambiente che li ha già sostenuti per impedire la realizzazione dell'impianto petrolifero. Ovviamente nessuno pensa di abbattere i due forni, progettati nel 1992 e mai passati attraverso la Commissione Via - Valutazione Impatto Ambientale. Ormai svettano contro il cielo e non può certo tornare indietro. Non resta dunque che fidarsi delle assicurazione della Italcementi secondo cui le nuove torri abbatteranno l'immissioni di sostanze inquinanti e di polveri nell'aria. L'unica strada da seguire è quella di effettuare controlli continui per verificare effettivamente le percentuali di materiale nocivi rilasciato e soprattutto di premere affinché la promessa di mimetizzare attraverso particolari colori i due enormi edifici sia mantenuta. Ciò che infatti preoccupa di più il Comitato di tutela ambientale è l'impatto paesaggistico dei due forni che si scorgono da tutta la zona e che potrebbero spingere l'Unesco a non accogliere la richiesta di inserire il medico corso dell'Adda tra i siti protetti perché rilevanti dal punto di vista storico, culturale e panoramico. Non è comunque escluso che possano inviare una nuova petizione all'Unione Europea perché il Parlamento di Bruxelles si occupi del caso.
Durante un'assemblea pubblica congiunta tra il Comitato e Legambiente prevista per la sera di venerdì 5 luglio alle 21 presso la sala di paderno d'Adda, potrebbero comunque essere resi noti maggiori particolari in merito alla nuova campagna. Venerdì inoltre verrà ufficialmente conclusa la maratona "6.350 firme contro 6.350 metri di follia" che per tutta la primavera ha impegnato numerosi volontari per raccogliere sottoscrizioni contro il progetto dell'Agip. L'iniziativa è stata sospesa anzitempo per l'annuncio di Regione e dei Ministeri di Beni Culturali e delle Attività Produttiva della mancata concessione all'Agip per il pozzo di trivellazione. Sarà inoltre piantato un germoglio di gelso nel punto esatto dove la sezione petrolifera dell'Eni voleva installare la torre in ferro e la trivella.


D.D.S.


MERATEONLINE 01 07 02

Secondo l'azienda i nuovi impianti di produzione, trasporto e stoccaggio riducono le emissioni inquinanti ma l'enorme "torre" viene giudicata uno sfregio al paesaggio

CALUSCO: 120 METRI DI CEMENTO "BUCANO" IL CIELO INVESTIAMO PER L'AMBIENTE, SPIEGA L'ITALCEMENTI

Grande "riservatezza" circonda l'intero progetto. Introvabile il Responsabile tecnico comunale, silenzio dalla Regione, compresi i gruppi di minoranza, nessun commento da parte del Parco Adda Nord. Non è chiaro se il nucleo Valutazione Impatto Ambientale (Via) abbia dato un parere.

Si trovano a Calusco d'Adda, ma si vedono da Imbersago, Paderno, Robbiate, Montevecchia e persino da Verderio. Impossibile non notarle con i loro 120 metri di altezza e la forma cubica imponente alla cui base sorgono altri due edifici, ancora sormontati da gru perché l'intero complesso della Italcementi deve essere ultimato.
Le nuove costruzioni fanno parte di un progetto per reimpostare completamente la linea di produzione della società bergamasca. Comprendono un tunnel sotterraneo, parchi polari, sili di deposito, molini per il crudo e per il combustibile solido e nuovi forni. Il tunnel, lungo circa 10 chilometri per un diametro di 4 metri, sostituirà le teleferiche che attualmente collegano le cave di colle Pedrino e Monte Giglio, evitando così anche il ricorso agli autotreni che quotidianamente transitano da Pontida a Calusco. I parchi polari sono invece due depositi circolari completamente chiusi realizzati in una cava per lo stoccaggio della marna, escavata e frantumata nella stessa cava. La nuova linea di cottura infine prevede una capacità di 3.600 tonnellate al giorno ed è la parte più appariscente di tutto il progetto.
La Italcementi assicura che, grazie all'ammodernamento degli impianti, le emissioni in atmosfera subiranno un drastico calo con indubbi benefici per tutto l'ambiente, con un calo fino al 55 per cento di polveri, dell'81 per cento di zolfo e del 69 per cento gli scarichi di azoto. Verranno inoltre raccolte le acque meteoriche e di raffreddamento in circuito chiuso, riducendo il consumo del forno a via secca per il condizionamento dei fumi fino a 30mila mc all'anno rispetto agli oltre 200mila mq attuali. A ciò si aggiunge l'abbattimento dell'inquinamento acustico e il recupero dei rifiuti.

Insomma, le due nuovi torri servirebbero proprio per migliorare la qualità ambientale.
Ciò che però preoccupa è l'impatto con il paesaggio. Le due alte strutture si scorgono infatti ovunque e cambiano radicalmente il panorama non solo lungo l'Adda, ma in tutta la zona. Paradossalmente i Ministeri di Ambiente e Beni Culturali hanno detto no alla realizzazione del pozzo di trivellazione petrolifera dell'Agip a Paderno proprio perché di rilevante impatto ambientale. Nessuno però ha detto nulla per gli impianti della Italcementi, che pure sorge a ridosso del Parco Adda Nord, in una zona che si vorrebbe inserire nei luoghi di elevato interesse storico e ambientale tutelati dall'Unesco. In questo caso però nessuno si è ancora mosso per protestare.

Il presidente del Parco Adda Nord, il dottor Lecchi, interpellato sulla questione ha risposto dicendo che il complesso sorge al di fuori dei confini dell'ente e che quindi non rientra nelle sue competenze occuparsi della vicenda. "La questione - ha detto - non ci riguarda e nessuno ci ha mai domandato un parere in merito e quindi non vedo perché dovremmo fare qualcosa". In Regione Lombardia la risposta è ancora più drastica: nessuno si presta a rispondere alle domande ed anche i gruppi politici che solitamente sostengono le istanze ambientaliste non osano pronunciarsi. Stessa sorte a Calusco, dove il responsabile dell'Ufficio Tecnico pare sempre impegnato in sopralluoghi per il paese e non ha mai tempo per rispondere alle telefonate.

Solo il Comitato di tutela ambientale di Paderno e Verderio che ha sventato con successo il pericolo del pozzo di trivellazione dell'Agip, pare intenzionato a studiare la vicenda. Questa sera, lunedì 1 luglio, si riunirà proprio per decidere come comportarsi. Al gruppo infatti sono già giunte parecchie richieste di intervento o almeno di interessamento, anche se ormai le due torri sono costruite e indietro non si può più tornare. I responsabili del Comitato hanno comunque già preso contatti con diverse associazioni ambientaliste per valutare i margini di manovra e soprattutto per capire se i progetti della Italcementi sono stati approvati dalla Commissione Regionale Via - Valutazione Impatto Ambientale - oppure da qualche altro organismo di controllo, o se è bastata una semplice concessione del Comune di Calusco.

Tuesday, January 07, 2003

20. Proposta N. 2001/38 alla giunta provinciale di Bergamo

Tipo Proposta: Comunicazione
Oggetto: COMUNICAZIONE PREVENTIVA ALLA GIUNTA PROVINCIALE IN ORDINE ALL'ISTANZA INOLTRATA DALLE DITTE SED S.R.L. E ITALCEMENTI S.P.A. (INSEDIAMENTO DI CALUSCO D'ADDA) PER IL RINNOVO DELL'AUTORIZZAZIONE ALL'ESERCIZIO DI UN IMPIANTO DI MESSA IN RISERVA E DI RECUPERO ENERGETICO DI RIFIUTI SPECIALI PERICOLOSI (ART. 28 DEL D.LGS 22/97).

Assessore, Assente
Relatore: SALVI ARCH. ALESSANDRA
Note: La Giunta Provinciale prende atto
GRUMELLI PEDROCCA CONTE BONAVENTURA Vice Presidente Assente
MILESI GEOM. VALTER Assessore Assente



0

Sunday, January 05, 2003

IL GIORNALE DI MERATE

Controlli per il «gigante di cemento»
Paderno d'Adda (LC) 17/07/2002 - Cosa fare per limitare l’impatto ambientale delle torri che stanno sorgendo dagli impianti dell’«Italcementi»?
I volontari di «Legambiente» si stanno mobilitando per affrontare questa situazione che per il nostro territorio rappresenta una vera e propria «mazzata» dal punto di vista ambientale.
«Abbiamo chiesto all’Amministrazione comunale di Caslusco d’Adda di poter visionare il progetto - ha spiegato Alessandro Pozzi, presidente del Circolo meratese di Legambiente - Il problema principale è la mancanza di informazioni. Non si riesce a capire a cosa servirà questo impianto, cosa verrà bruciato e in quali quantità. Stiamo prendendo contatti con tutti gli enti interessati. Nei giorni scorsi ci siamo rivolti all’Amministrazione comunale di Bergamo affinchè installi delle centraline di rilevamento lungo l’Adda. Questo per diporre delle apparecchiature con le quali tenere sotto controllo la qualità dell’aria una volta che gli impianti entreranno in funzione a pieno regime». Per l’intervento avviato dall’«Italcementi» non si è resa necessaria l’elaborazione di una valutazione di impatto ambientale ( la cosidetta V.a.i.), poichè si tratta di un ampliamento di un impianto esistente.
«I lavori per realizzazione di questi impianti sono ormai a buon punto - ha continuato Pozzi - Ci fa rabbia pensare che per sei anni il Comitato per la tutela del territorio ha combattuto per scongiurare la realizzazione di un pozzo ed ora vengono realizzate torri alte il doppio. Il loro impatto dal punto di vista ambientale è davvero brutto. Si vedono da ogni altura del meratese. La zona del Ponte San Michele, con l’Adda ed i paesaggi leonardeschi è stata completamente rovinata. Circolano voci che queste torri potrebbero mettere a rischio il patrocinio dell’Unesco alle iniziative di valorizzazione culturale ed ambientale della zona». Insomma gli ambientalisti meratesi ma non solo, sono rimasti di stucco di fronte alla rapidità con la quale il progetto viene realizzato. «In meno di un anno sono già arrivati ad un buon punto con il cantiere- sostiene Pozzi - mancano ancora una ventina di metri e poi le torri saranno completate». Intanto il maltempo ha funestato la manifestazione per celebrare la vittoria contro il pozzo «Agip». Domenica scorsa i volontari del Comitato di tutela ambientale e l’Amministrazione comunale avrebbero dovuto piantare un gelso nell’area di via Festini dove l’«Eni» avrebbe voluto realizzare il proprio impianto di trivellazione. L’iniziativa è stata rimandata al 22 settembre. «Abbiamo deciso di organizzare una mega pedalata per il 22 settembre - hanno spiegato i responsabili del soldalizio - Questa precederà la piantumazione del gelso»

Labels