Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Wednesday, January 22, 2003

MERATEONLINE 22 01 03


Il gruppo di difesa ambientale e della salute ha elaborato un duro documento
contro l’Amministrazione comunale per irregolarità e omissioni
Torri Italcementi - Il Comitato dell’Isola:
”Le concessioni edilizie sono illegittime”

La proposta è di istituire un tavolo di lavoro e di confronto
esteso ad Amministrazione, Ditta associazioni, Regione, Asl
e Arpa per monitorare costantemente l’attività degli altiforni





Non risparmia critica e non concede nessuna attenuante all’Amministrazione di Calusco d’Adda il “Comitato dell’Isola per la difesa dell’ambiente e la salute”, sulla vicenda delle torri dell’Italcementi. I componenti del gruppo hanno diramato un documento che ripercorre l’iter con cui il Comune ha concesso l’autorizzazione al colosso bergamasco per la realizzazione dei due altiforni e della nuova linea di lavorazione del calcestruzzo che si scorge non solo dai paesi oltre Adda, ma anche da tutta la Brianza. Lo scritto, compilato dal professor Alessandro Previtali, riassume anche quanto emerso dall’incontro che si è svolto alla fine dello scorso dicembre tra i componenti del Comitato, gli amministratori e Maurizia Stefanini, coordinatrice dell’apposito gruppo di lavoro che si è costituito proprio per monitorare costantemente l’attività della Italcementi. Innanzitutto gli esponenti delle associazioni di difesa ambientale puntano il dito contro alcune omissioni riguardanti il rilascio delle necessarie concessioni edilizie. “La prima istanza da parte della Ditta per la ristrutturazione e gli ammodernamenti del cementificio esistente di Calusco è del 24 dicembre 1992 – si legge - Il progetto autorizzato prevedeva fin da allora il parallelepipedo di cemento alto più di 100 metri. Eppure andò tutto liscio, nessuna critica, nessuna nota di merito o di demerito da parte di nessuno”. Viene pure fatto notare che le concessioni sono state prorogate senza motivazione e “quindi illegittimamente nel 1993, nel 1997 con un vuoto di 15 giorni, ancora nel 1997, nel 1998 e infine nel 2000” dando inizio ai lavori il 18 aprile 2001. “A luglio del 2002 la torre di alimentazione del forno – prosegue lo scritto - si staglia nell’orizzonte, frutto della migliore tecnologia sul mercato secondo la Italcementi, un mostro ambientale che buca il cielo secondo altri”.



Le perplessità si estendono però anche alle valutazioni di impatto ambientale (“Via”). In effetti dal 1996, il DPR 12/4/1996, art. 10, sottopone il nuovo impianto a verifica di procedura ““Via””; l’ente però in Regione Lombardia non era ancora stato istituito. “Noi diciamo – replicano tuttavia gli esponenti del Comitato - che volendo, i termini per far svolgere la procedura di verifica di valutazione di impatto ambientale c’erano tutti visto che successivamente al 2 novembre 1998 è stata rilasciata la concessione edilizia n. 48/98 in data 28/05/1999”. “Ma a parte la contestazione delle scadenze – si domandano - perché si è abbandonata l’idea del “Via” quando il 18 aprile 2001, con il servizio regionale a regime, è stata presentata la richiesta per l’inizio vero e proprio dei lavori di ristrutturazione?”.
I dubbi nascono anche dall’epoca in cui è stato concepito il progetto di ammodernamento della linea di produzione della Italcementi che risale agli inizi degli anni ’90. Da parte dei comitati non è infatti stato possibile verificare la veridicità della dichiarazione della Ditta in quanto l’impiantistica del ciclo, Layout e diagrammi di flussi circuito aria-fumi non è stato riscontrabile né nei progetti né presso l’Ufficio Tecnico del Comune.
“Non viene dunque affatto condivisa – conclude l’elaborato - la linea seguita dalla Amministrazione comunale tesa a conseguire solo vantaggi economici e nessuna garanzia per la tutela della salute e dell’ambiente. Si ritiene fuori luogo la pretesa che la Italcementi debba progettare e realizzare un tratto di strada di interesse provinciale se non addirittura regionale. Non è realistico pensare di caricare il riassetto urbanistico del territorio sulle spalle di un’impresa privata. Potrebbe avvalorare il concetto che Calusco non sia una municipalità ma la foresteria di un cementificio. Il fatto che la Torre sia passata sotto silenzio offre lo spazio a questa tesi quasi fosse la manifestazione della soprannaturalità tecnologica. E’ comprensibile che dopo quasi 100 anni di convivenza ci sia ancora il rischio che Calusco si identifichi non più nel monte Giglio ma con Italcementi, ma si spera anche che il paese si affranchi da una sudditanza anche solo apparente. Se ci si aspetta che la Ditta spenda 1,5 miliardi di vecchie lire per fare opere pubbliche non di sua competenza non si può pretendere come contropartita che essa si attivi anche per un’azione volontaria per la salvaguardia ambientale del territorio che vada oltre le proprie responsabilità dovute per legge. Ed è in cambio di questo onere finanziario che il Comune è costretto a rinunciare a qualsiasi richiesta ambientale”.
L’auspicio, per i promotori del Comitato dell’Isola, è che si torni, a breve, a parlare delle torri Italcementi possibilmente in un incontro più impegnativo e allargato a tutti gli attori interessati dalla Ditta alla Regione, dall’Arpa alla ASL per chiarire le responsabilità reciproche, considerato che la storia del paese per altri 100 anni sarà scandita dalla presenza quasi ossessiva di una “Fabbrica a Torre” con effluvi inquinanti anche se controllati.
Forte dell’esperienza pluriennale - il Comitato è un'associazione di cittadini sorta nel 1997 e ora presieduto da Lidia Biffi – la speranza di tutte le persone che sono impegnate sul fronte ambientale è che si riesca a far mutare idee e interessi alle amministrazioni e a pretendere di dare forma alle evanescenti dichiarazioni di molti amministratori che “che, quando conviene – si legge nello scritto del professor Alessandro Previtali - si riempiono la bocca di sviluppo sostenibile, di Agenda 21, di Parco Locale di Interesse Sovracomunali”.



Daniele De Salvo


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