Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Tuesday, February 25, 2003

LA STAMPA 25 02 03

Borgo e Fossano
In un anno bocciate due richieste simili

25/2/2003

BORGO SAN DALMAZZO

Dibattiti, la nascita di un Comitato territoriale, cortei, cartoline di protesta spedite alla Regione: tutto questo aveva scatenato, circa un anno fa, il progetto della mega centrale termoelettrica che l´Italgen (società dell´Italcementi) voleva costruire in centro città, a pochi metri dalle scuole medie. Mesi dopo a tremare furono i fossanesi. L´Italgen mise gli occhi su un terreno in frazione Loreto, di proprietà comunale dove poter costruire la mega centrale (800 megawatt) osteggiata dal Comune di Borgo. Forti riserve furono espresse dagli stessi amministratori fossanesi che proprio ieri sera durante il Consiglio comunale hanno ribadito il loro «no» all´impianto. Pier Paolo Varrone, sindaco di Borgo San Dalmazzo: «Sulla mega centrale per il momento non c´è nulla di nuovo. L´Italcementi a `´voce´´ ci ha comunicato che il sito di Borgo non interesserebbe più l´Italgen. Ma sono solo parole, noi non abbiamo intenzione di abbassare la guardia». E conclude: «Come Comune abbiamo bocciato quel progetto e per adesso la società non ne ha presentato un altro, che verrebbe ugualmente rifiutato». Un «no», quello di Borgo, motivato da una serie di considerazioni, avvalorate dal parere degli esperti: la mega centrale andrebbe a incidere sulla qualità della vita, sulla salute.

a. f.

Monday, February 24, 2003

L’ECO DI BERGAMO 24 02 03


Calusco, circonvallazione per deviare i camion
CALUSCO Il nuovo impianto del cementificio Italcementi è approdato venerdì in Consiglio comunale a Calusco. E le comunicazioni del sindaco Rinaldo Colleoni (lista civica «Lineacomune») sono state talmente numerose che la riunione è finita all'una di notte. Per dibattere i primi otto punti all'ordine del giorno, tra cui il bilancio, ci sono volute due ore; altrettante per l'illustrazione sul cementificio. Il sindaco ha ricordato l'avvio a fine dicembre del nuovo impianto di cottura che dovrebbe entrare a regime, dopo un periodo di prove e collaudi, entro la metà di marzo. La prima concessione edilizia risale al 1992, che aveva autorizzato addirittura una torre alta ben 140 metri, contro gli attuali 110. Colleoni ha aggiunto: «I quattro forni vecchi cesseranno a metà marzo, quando entrerà a regime il nuovo impianto di cottura. Abbiamo chiesto all'Italcementi di demolirli. Gli attuali 18 camini verranno sostituiti da uno solo di emissione, quello di color giallo, mentre i sei mulini di macinazione del sasso proveniente dalla cava, saranno rimpiazzati da un solo grande mulino. I silos prospicienti via Marconi verranno demoliti, secondo l'accordo, nei prossimi vent'anni. Questo nuovo impianto porta un grosso vantaggio ambientale: le emissioni saranno del 30% in meno. E poi verrà impiegata una moderna tecnologia, limitando le emissioni dei tre inquinanti: polveri, biossidi di zolfo e azoto». Un gruppo di lavoro sarà la «sentinella» sull'impianto.
Si è poi affrontato il problema da risolvere al più presto: la viabilità, ovvero la circonvallazione a sud che dirotti i circa 650 camion che quotidianamente percorrono la centralissima via Marconi, e una nuova strada di accesso alla cava a Monte Giglio, in quanto l'attuale verrà distrutta dalla rotatoria della nuova strada Villa d'Adda-Calusco-Carvico in zona Valtulina. «La nuova variante a sud dell'abitato è di estrema urgenza – ha ribadito il sindaco –. Il Comune è da tempo attivo con la Provincia, il Comune di Solza e la stessa Italcementi per arrivare alla soluzione. Esiste la difficoltà del tracciato, che passa per Solza: è servito uno studio di impatto ambientale del traffico, arrivato proprio in questi giorni».
«L'altro problema – aggiunge Colleoni – è la strada comunale che porta alla cava di Monte Giglio. Si è pensato a un sovrappasso o a un sottopasso. La soluzione è stata trovata con l'approvazione del piano di lottizzazione "Monte Giglio", nel quale inseriremo la nuova strada. Per questo si deve immediatamente inserire il progetto nel piano regolatore generale». A breve verranno organizzati un incontro con tutti i sindaci dei paesi limitrofi, con le associazioni ambientaliste, e un'assemblea pubblica, appena verranno forniti i primi dati relativi al nuovo impianto della cementeria, entro metà marzo.
Angelo Monzani

Saturday, February 15, 2003

MERATEONLINE 14 02 03

Il Comitato dell'Isola:
"Concessioni edilizie irregolari
per le Torri Italcementi"

Oggetto: Memoria scritta dell´incontro serale del 23/12/2002 tra Sindaco, assessori e Comitati locali per discutere la Ristrutturazione della Cementeria Italcementi di Calusco d´Adda.

All´incontro erano presenti da un parte il sindaco Colleoni, il vice sindaco e un assessore, dall´altra i rappresentanti della segreteria povinciale di Rifondazione Comunista, l´ing. Brusa e la prof.ssa Stefanini coordinatrice dei Comitati locali, tre rappresentanti del "Comitato dell´Isola per la difesa dell´Ambiente e della Salute" e quattro rappresentanti di gruppi locali. Il sindaco sottolinea che l´argomento in discussione sarebbe più di "cosa loro" che non dei Comitati e per questo ha in mente di provvedere a formare un comitato tecnico ristretto al rappresentante dell´U.T. del Comune, della Ditta e dell´Arpa. In un secondo tempo verrà indetta una assemblea pubblica per una informativa generale sull´impianto da parte dei tecnici del Comitato ristretto. Dopo il sindaco interviene la sig.ra Stefanini per spiegare i motivi della presenza dei comitati, preoccupati della situazione. Il dibattito prosegue con l´intervento del Prof. Previtali del Comitato dell´Isola il quale, avendo analizzato tutta la documentazione messa a disposizione dal Comune, trae spunti per una critica puntuale alla conduzione del procedimento di autorizzazione del nuovo impianto. I contenuti più significativi di questo intervento sono i

1. CONCESSIONI EDILIZIE

La prima istanza di C.E. da parte della ditta per "Ristrutturazione e Ammodernamenti" del cementificio esistente di Calusco è del 24/2/1992, la C.E. è del 19/06/1992, l´autorizzazione regionale ai sensi del DPR 203/88 per le emissioni del 5/08/1993. Il progetto autorizzato prevedeva fin da allora il parallelepipedo di cemento alto più di 100 metri. Eppure andò tutto liscio, nessuna critica, nessuna nota di merito o di demerito da parte di nessuno (Parco Adda Nord, ambientalisti, consiglio comunale, commissione edilizia) proprio come di fronte alla sorte toccata alla torre del castello del Monte Giglio. Torre che va, torre che viene. Passano anni e le C.E. in scadenza vengono prorogate immotivatamente e quindi illegittimamente nel 1993 (R.C. 147/93), nel 1997 (R.C. 15/97) con un vuoto di 15 giorni, nel 1997 (R.C. 5/97), nel 1998 (R.C. 48/98) e nel 2000 (R.C. 16/00). I lavori di ristrutturazione iniziano con la D.I.A. del 18/04/2001. A luglio del 2002 la "Torre di alimentazione forno" si staglia nell´orizzonte, frutto della <> secondo la Ditta, un mostro ambientale che "buca" il cielo secondo altri. A chi la vede sorge spontanea una reazione che è forte sulla sponda destra dell´Adda (Brianza) ma debole sulla sponda sinistra (Isola Bergamasca), nulla da parte del Parco. Eppure la Torre domina, come la Tour Eiffel domina Parigi, del Parco tutta la parte più sensibile, quella che va sotto il nome di Monumento Naturale "Area Leonardesca" (Art. 20 delle NTA). L´inquietudine è giustificata? Ai posteri l´ardua sentenza perché c´è anche un altro punto di vista.
L´attività del cementificio iniziata nel 1907 potrebbe esaurirsi entro il XXI secolo e la Torre farebbe parte dell´archeologia industriale futura con probabile destinazione a museo o a belvedere da assoggettare quindi alla conservazione più che più alla demolizione, esattamente come dovrebbe essere trattato il ponte di S.Michele qualora si decidesse di sostituirlo con un altro più adatto ai tempi, alla moderna tecnologia e a

2. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE

A preoccuparsi c´è anche il Comune, il quale nel 1997 si chiedeva se l´opera è da sottoporre alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) giusto per avere un sostegno da parte dalla regione, autorità competente a giudicare se "quel mostro di cemento" fosse compatibile o incompatibile con l´ambiente circostante. In effetti dal 1996, il DPR 12/4/1996, art. 10, sottopone il nuovo impianto a verifica di procedura VIA. Però essendo di competenza regionale, nel 1997 il servizio VIA regionale non era ancora attrezzato. Lo sarebbe stato solo dal 2/11/1998 (DGR n. VI/39305 del 2/11/1998). Interpellato, il responsabile dell´Ufficio Ambiente del Settore Tecnico del Comune in data 10/09/1998 nega che l´opera sia da sottoporre a VIA. Non lo nega la ditta che però fa presente che la Regione non è operativa. Noi diciamo che, volendo, i termini per far svolgere la procedura di verifica VIA c´erano tutti visto che successivamente al 2 novembre 1998 è stata rilasciata la CE n. 48/98 in data 28/05/1999. Ma a parte la contestazione delle scadenze perché si è abbandonata l´idea del VIA quando il 18 aprile 2001, con il servizio regionale VIA a regime, è stata presentata la DIA per l´inizio vero e proprio dei lavori di ristrutturazione che sostituisce ad ogni effetto la concessione edilizia?

3. DICHIARAZION DI COMPATIBILITA´ AMBIENTALE

Viene fatto presente che la procedura di "Dichiarazione di Compatibilità Ambientale", un surrogato del VIA, che il "Titolo III del Regolamento locale di igiene tipo" al punto 3.1.6 prevede che venga espletata per "impianti destinati alla produzione di cemento" non è stata presa in considerazione benché fosse in vigore dal 1989 (DGR n.4/45266 del 25/07/1989). Data la sua importanza si raccomanda vivamente che venga attuata da parte della Ditta su richiesta del Sindaco previo parere della ASL. Essa fa parte della documentazione da presentare per la domanda di nulla-osta per l´esercizio dell´attività.

4. AUTORIZZAZIONE REGIONALE ALLE EMISSI

Leggendo tra le carte si nota la preoccupazione se l´autorizzazione regionale del 1993 ai sensi del DPR 203/88 fosse ancora valida. Tutti la ritengono valida perché la ditta dichiara che il ciclo tecnologico non è stato modificato anche se una parte interessante del complesso, cioè la produzione di energia elettrica, nel progetto della DIA 2001 viene soppresso.
Da parte dei comitati non è stato possibile verificare la veridicità della dichiarazione della ditta in quanto l´impiantistica del ciclo, Layout e diagrammi di flussi circuito aria-fumi non è stato riscontrabile né nei progetti né presso l´U.T. del Comune. La domanda è: è sempre la "migliore tecnica disponibile" quella che si realizza dieci anni dopo? Comunque, in considerazione che molti cambiamenti si sono verificati nel corso di 10 anni sia nella normativa sia nella situazione ambientale del sito, (con DGR n. 7/6501 del 19/10/2001 tutti i comuni dell´Isola Bergamasca vengono inclusi nella "zona di risanamento di tipo A") non potrebbe che rassicurare tutti se la Ditta rivolgesse il quesito alla Regione stessa. Si consideri anche che il punto 8, paragrafo II del DPCM del 21/07/1989 recita: <>.


 L´ing. Brusa apre una parentesi per dire che in Italia ci sono le migliori leggi del mondo ma, diversamente dai paesi nordici dell'Europa, qui da noi difficilmente vengono rispettate.  Interviene anche l´ing. Botti del Comitato dell´Isola per sottolineare la gravità della situazione sanitaria con dati alla mano sulla mortalità per tumore nel territorio dell´Isola presi da uno studio pubblicato dalla Regione. Dati che il vicesindaco non ha mai approfondito prima di questo incontro, per cui si spera non voglia in futuro tacciare il Comitato di ecoterrorismo come per il passato e che i sindaci dell´Isola abbiano più coraggio e onestà nell´accettare la triste realtà piuttosto di coccolarsi nell´illusione che i dati esposti nello studio citato non siano conosciuti o non siano veritieri. In cima ai pensieri degli amministratori locali non c´è la te dell´estendersi a macchia d´olio delle attività produttive, con tutto quel che segue, che loro autorizzano con le varianti infinite ai Piani Regolatori. In tanti anni di attività cementifera agli atti si trovano i risultati analitici, anch´essi parziali, di due soli controlli delle emissioni di inquinanti tradizionali. Uno del 1993 a cura del P.M.I.P. che non campiona le polveri e uno del 2002 a cura dell´Arpa che non campiona gli ossidi di azoto e di zolfo e di anidride carbonica.

5. AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE

Si tratta di un argomento oggetto di una normativa ancora in svolgimento sconosciuta a molti compreso il Comune. Ci si riferisce al Dlgs 04/08/1999 n. 372 e al D.M. 23/11/2001. Secondo l´art.4 del D.M. le imprese hanno l´obbligo di comunicare all´autorità competente, Regione e ARPA, per il rilascio dell´autorizzazione integrata ambientale, i dati identificativi del complesso e i dati relativi alle emissioni in aria e/o acqua (Vedi Questionario dell´Allegato 1 e 2 del D.M. 23/11/2001) entro il 1 giugno 2002 e a partire dal 2003 antro il 30 aprile di ogni anno .
E´ sottinteso che per il rilascio dell´autorizzazione il funzionamento dell´impianto va adeguato (art.4 del Dlgs) alle disposizione del decreto stesso al fine di conseguire un livello adeguato di protezione ambientale nel suo complesso. Ai fini della presentazione della domanda possono essere utilizzate le informazioni raccolte per le certificazioni ambientali secondo la norma ISO 14001 o secondo il regolamento EMAS II se già acquisite dalla ditta. In sostanza la normativa sull´ecoqualità dell´Emas II non si applica solo agli stabilimenti industriali ma anche alle Pubbliche Amministrazioni, provinciali e comunali. Si coglie l´occasione per dire che per la CIB (Comunità dell´Isola Bergamasca di 19 comuni) la certificazione Emas II può rappresentare un importante strumento di qualificazione e sviluppo sostenibile del territorio che ricade sotto la sua responsabilità. Viene citato l´esempio dei 12 comuni del Basso Sebino i cui
Emas II su scala territoriale.
Ritornando al D.lgs 4/8/99 n. 372, poiché gli obblighi che valgono per gli impianti esistenti verranno estesi anche a quelli nuovi o a quelli sostanzialmente modificati , visto che l´autorizzazione integrata ambientale "sostituisce ad ogni effetto ogni altro visto, nulla osta, parere o autorizzazione in materia ambientale previsti dalle disposizioni di legge o dalle relative norme di attuazione..." (art.4, comma 10), il Comitato è dell´avviso che la richiesta dell´espletamento di questa procedura potrebbe sostituire la procedura VIA, la dichiarazione di compatibilità ambientale, e l´autorizzazione regionale alle emissioni presentate ai punti 2, 3, 4 della presente memoria.

6. CLASSIFICAZIONE ACUSTICA

Nel territorio comunale di Calusco è in vigore una zonizzazione acustica obsoleta perché normata in via transitoria dal DPCM del 1/3/1991 legislativamente superato e parzialmente abrogato. La normativa da applicare è regolata dalla legge quadro n. 447/95 e dai successivi decreti attuativi per quanto riguarda le competenze dello Stato, Regioni e Provincie. Per gli obblighi dei comuni il quadro normativo è stato reso operativo dalla L.R. del 10/8/2001 n.13 e dalla DGR n. 9772 del 12/7/2002, documento di approvazione dei criteri tecnici di dettaglio per la "classificazione acustica del territorio comunale", in base ai quali i comuni entro il 15 luglio 2003 devono adottare la suddetta classificazione o adeguare quella esistente ai criteri come definiti dalla delibera testé citata. Se messa in atto subito si potrebbe verificare che le fonti sonore dei nuovi impianti non siano a norma per cui la ditta sarebbe costretta, successivamente, all´adeguamento attraverso piani di risanamento in vista della domanda di nulla-osta all´esercizio dell´attività.

7. CONVENZIONE

Non viene affatto condivisa la linea seguita dalla Amministrazione Comunale tesa a conseguire solo vantaggi economici e nessuna garanzia per la tutela della salute e dell´ambiente. Si ritiene fuori luogo la pre realizzare un tratto di strada di interesse provinciale se non addirittura regionale qualora si ipotizzasse, come una infrastruttura strategia, il nuovo tracciato di collegamento tra la Brianza e l´Asse interurbano atteso dalle istituzioni brianzole in sostituzione del tracciato basso pedemontano e il nuovo ponte di cui esiste già lo "Studio Generale di Fattibilità" (1998) con doppio binario e doppia corsia di marcia, pur esso, il ponte, di preminente interesse nazionale.
Non è realistico pensare di caricare "il riassetto urbanistico del territorio" sulle spalle di un´impresa privata. Potrebbe avvalorare il concetto che Calusco non sia una municipalità ma la foresteria di un cementificio. Il fatto che la Torre sia passata sotto silenzio offre lo spazio a questa tesi quasi fosse la manifestazione della soprannaturalità tecnologica. E´ comprensibile che dopo quasi 100 anni di convivenza ci sia ancora il rischio che Calusco si identifichi non più nel monte Giglio ma col Italcementi, ma si spera anche che il paese si affranchi da una sudditanza anche solo apparente. Se ci si aspetta che la Ditta cacci 1,5 miliardi di vecchie lire per fare opere pubbliche non di sua competenza non si può pretendere come contropartita che essa si attivi anche per un´azione "volontaria" per la salvaguardia ambientale del territorio che vada oltre le proprie responsabilità dovute per legge. Ed è in cambio di questo onere finanziario che il Comune è costretto a rinunciare a qualsiasi richiesta ambientale e solo <<...ad attivarsi per ottenere e/o sollecitare dagli Enti competenti tutte le altre autorizzazioni e/o concessioni e/o pareri che fossero necessario per dette realizzazioni e costruzione.>> (art.12 della convenzione 1999 aggiornata al 28 gennaio 2002). Si può esigere che il Comune inverta l´ordine dei valori e anteponga la tutela della salute e dell´ambiente a questioni economiche? Se la risposta è positiva la convenzione va riscritta. Si da il caso che i Comitati hanno il compito di fare cambiare idee e interessi alle ammini elli più vicino ai veri bisogni della gente, e pretendere di dare forma alle evanescenti dichiarazioni di molti amministratori che, quando conviene, si riempiono la bocca di sviluppo sostenibile, di Agenda 21 .... Si da atto che l´incontro è stato franco e si è concluso con una stretta di mano.

8. PROPOSTA

Affinché il contributo dei Comitati sia produttivo, vista la disponibilità del sindaco e degli assessori, si auspica che si torni, a breve, a parlare degli argomenti suesposti possibilmente in un incontro più impegnativo e allargato a tutti gli attori interessati dalla ditta alla Regione, dall´Arpa alla ASL per chiarire le responsabilità reciproche, considerato che la storia del paese per altri 100 anni sarà scandita dalla presenza quasi ossessiva di una "Torre-Fabbrica" con effluvi inquinanti anche se controllati.


Memoria a cura del
Prof. Previtali

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Il primo giornale digitale
della provincia di Lecco Articolo del 14-02-2003 10:54
L'intervento 13 febbraio 2003

Il sindaco di Calusco d'Adda:
"Abbiamo agito sempre con disponibilità
e trasparenza e nel rispetto delle norme"


Pubblichiamo la replica del primo cittadino di Calusco d'Adda Rinaldo Colleoni al documento diramato dal Comitato dell'Isola sulla vicenda delle Torri Italcementi



Abbiamo ricevuto e letto attentamente il Vs. documento in oggetto e ringraziamo per quella parte di esso che vuol essere un sincero contributo alla costruzione di una sempre più efficace politica ambientale della nostra comunità. Ogni tipo di apporto e di partecipazione attiva, anche di Comitati, frutto di lodevoli approfondimenti su questioni certamente complesse, non può che essere ben accettato soprattutto quando rispettoso e costruttivo.
Purtroppo abbiamo preso atto che gran parte delle Vostre argomentazioni sono state imperniate su continui ed ingiusti abbandoni ad illazioni e commenti gratuiti, gravemente diffamanti nei confronti di chi ha onestamente amministrato e amministra questo Comune.
Un comportamento ben diverso è stato quello di codesta Amministrazione allorchè, ad ogni richiesta di documentazione, scambi telefonici, incontri personali e di gruppo da parte di componenti del Vs. Comitato, ha sempre risposto con gentilezza e trasparenza, mettendo a disposizione tempo, personale (partendo dal Sindaco in prima persona), ogni tipo di documento richiesto.
Una disponibilità che nel Vs. documento non avete potuto non riconoscere e che avrebbe dovuto pur avere un suo significato...
Una riprova che sul tema in oggetto non c’era proprio niente da nascondere sta nella presenza documentale di Regione, Arpa e Asl, nonchè nella pubblica informazione che nell’ottobre 1998, luglio 2001, maggio 2002 è stata fornita tramite pubblica assemblea, convegno con Agenda 21, articoli sul periodico interno “Agorà”.
Ci chiediamo pertanto quale sia lo scopo ultimo di una ricostruzione storica di cui non è ben chiaro se sia preminente l’argomentare “tecnico” e costruttivo, o il commentare a contorno che certamente contribuisce non al rispetto ma al discredito delle istituzioni o al disorientamento di una pubblica opinione la cui maggioranza ci ha confermato recentemente ancora una volta la propria fiducia.
Dopo tali precisazioni di metodo, rispondiamo ora sul piano dei contenuti.

1. CONCESSIONI EDILIZIE

Il Vs. corrispondente paragrafo solleva due questioni : il degrado ambientale visivo e le concessioni edilizie che l’ avrebbero consentito.
Per quanto riguarda queste ultime, non ne rifaremo qui certo la storia, anche perchè ognuno se la può fedelmente ricostruire (i documenti relativi sono a disposizione di tutti, come sempre)
Invece confermiamo ciò che è pacifico e incontestabile e cioè che il rilascio delle concessioni edilizie è avvenuto conformemente alla strumentazione urbanistica vigente comunale; il PRG ha individuato la zona esistente della cementeria Italcementi e le aree interessate dalla ristrutturazione ed ammodernamento quale zona industriale.
Nel contrastare vivamente le Vs. affermazioni circa le proroghe rilasciate, ribadiamo che esse sono motivate e legittime; le loro ragioni sono chiaramente esplicitate e descritte nelle richieste formulate da parte della Ditta che il Comune nella sua piena autonomia discrezionale e attraverso il rilascio dei relativi provvedimenti ha ritenuto valide.
Il vuoto di 15 gg tra la proroga 15/97 dell’ 08.04.1997 e la CE 5/97 dell’ 11.07.1997 è priva di qualsiasi rilievo significativo dovendosi considerare quest’ultima CE una nuova concessione edilizia.
L’altezza delle due torri era ed è una caratteristica strettamente connessa alla nuova tecnologia che non contrastava con le Normative Tecniche Comunali le quali, per quel tipo di azzonamento, non prevedono limiti di altezza per certi impianti tecnologici.
Mentre ricordiamo che la stessa altezza concorre alla diminuizione delle concentrazioni di inquinanti al suolo (quelle che effettivamente respiriamo), ci si è preoccupati di limitarne l’effetto visivo attraverso interventi di mitigazione alla base (vedi progetto di compatibilità ambientale dell’arch. Luigino Pirola) ed in sommità (modifica architettonica del coronamento e particolare colorazione delle torri per il miglior inserimento nell’habitat circostante).
Comunque per quanto riguarda l’impatto visivo, ognuno è libero di valutarlo secondo la propria sensibilità, ivi compresa la sensazione di un “mostro che buca il cielo”.
Questo “mostro” però non minaccia ne divora nessuno, al contrario consentirà due vantaggi epocali, soprattutto per il nostro paese:

- la chiusura ed il futuro abbattimento (anche se quest’ultimo non ancora concordato) degli attuali quattro forni con relativi diciotto camini di emissione che, se non hanno disturbato la vista dalle zone limitrofe, incombono quali “mostriciattoli ”, magari più piccoli ma per questo non meno sgradevoli, sul nostro centro abitato e sulla centralissima via Vittorio Emanuele. Ora il baricentro della cementeria si allontanerà sensibilmente dalla zona residenziale.
- una importante diminuizione dell’apporto di inquinamento atmosferico, quell’apporto che soprattutto Calusco d’Adda ha dovuto sempre subire e che Voi stessi implicitamente ipotizzate come possibile causa di quella situazione sanitaria della zona per la quale ci accusate disinvoltamente di incompetenza e menefreghismo. E’ proprio vero il contrario: questa preoccupazione è stato il motivo principale per cui le passate Amministrazioni di Calusco d’Adda hanno acconsentito alla ristrutturazione della cementeria, una scelta fatta non di “parole con cui riempirsi la bocca”, o di “evanescenti dichiarazioni”, ma coraggiosa perchè anche impopolare e tuttavia produttiva di veri e reali cambiamenti.

E’ dunque inaccettabile la tesi di un Amministrazione volta solo a conseguire vantaggi economici senza alcuna garanzia di tutela della salute e dell’ambiente, o l’ipotesi di una municipalità che sia la foresteria di un cementificio o che, peggio ancora, si identifichi con la stessa Italcementi.
Ci chiediamo quale contributo queste affermazioni possano portare all’auspicio di costruire insieme qualcosa di utile e positivo per l’oggi e per il domani.
La salvaguardia della salute e dell’ambiente è sempre stato e continuerà ad essere per noi un traguardo prioritario rispetto al quale ogni sospetto di una nostra ricattabilità da parte della ditta è semplicemente assurdo.
Gli organismi pubblici Regione, Arpa, Asl, saranno necessariamente i garanti istituzionali di questo obiettivo, ma la stessa Italcementi sarà coinvolta in un processo di individuazione ed ottimizzazione degli standard ecologici e dei relativi sistemi di monitoraggio.
La nostra posizione nei confronti della società non è infatti di demonizzazione o di contrapposizione frontale, ma di realistica presa d’atto della sua esistenza; il problema vero diventa allora quello di una continua ricerca, anche se difficile e faticosa, di un equilibrio tra esigenze industriali ed esigenze ambientali, un equilibrio sempre più spostato nella direzione ecologica. E’ questo il cosidetto “sviluppo sostenibile”, sempre se ci è consentito ancora pronunciarlo.

2. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE E DICHIARAZIONE DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE

Il D.P.R. 12.04.1996 include nell’allegato B gli impianti destinati alla produzione di clinker (cemento) in forni rotativi con capacità di produzione superiore alle 500 t/giorno (3600 sono quelle della cementeria di Calusco d’Adda). Si tratta di impianti che devono essere sottoposti a procedura di VIA regionale, qualora rientrino, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette. Qualora non vi rientrino, devono essere sottoposti da parte dell’autorità competente a una procedura di verifica per valutare se le caratteristiche dei progetti richiedano o meno lo svolgimento della procedura di VIA.
La Regione Lombardia ha individuato con D.G.R. n. 6/39305 del 02/11/1998 l’organo tecnico competente allo svolgimento dell’iter istruttorio concernente le procedure previste dal D.P.R. 12 aprile 1996, ovvero l’ufficio VIA del Servizio sviluppo Sostenibile del territorio della Direzione Generale Urbanistica.
Nel medesimo provvedimento la Regione definisce l’iter previsto per la procedura di verifica e per la procedura di VIA regionale , iter successivamente dettagliato con D.G.R. n. 6/39975 del 27/11/1998 e quindi semplificato con D.G.R. n. 6/41269 del 05/02/1999.
Con L.R. n. 20 del 03/09/99 la Regione Lombardia ha quindi provveduto a riordinare la materia in esame.
Quest’ultima e decisiva legge pertanto non era in vigore nè in occasione dell’autorizzazione regionale n. 404670 del 1993 (che rimane valida perchè non sono più intervenute variazioni progettuali degli impianti), nè al rilascio della C.E.5/97 dell’11/07/1997 (non della 48/98 del 28/05/1999 che è stata solo una variante in corso d’opera della C.E. 5/97 per il trasferimento del deposito di clinker in nuova area)
Anche la DIA prot. 4554 del 18.04.2001 non sostituisce alcuna concessione edilizia nè determina l’inizio vero e proprio dei lavori, ma è solo una variante alla 48/98 e riguarda modifiche alle dimensioni dei fabbricati e l’eliminazione della progettata centrale termoelettrica per il recupero parziale di calore dei fumi in uscita dall’impianto di cottura, recupero principalmente diretto alla previa essicazione delle materie prime e del carbone (lo stesso calore destinato alla sopracitata centrale è stato comunque altrimenti utilizzato).
Tuttavia in assenza della normativa regionale il Comune non è rimasto inerte ma, per il rilascio della concessione edilizia 5/97 ha richiesto un progetto di compatibilità ambientale e paesistica che l’Italcementi ha fatto redigere ad un esperto paesaggista, il già menzionato arch. Luigino Pirola, progetto che è parte integrante della concessione edilizia e che probabilmente è sfuggito all’estensore della memoria. Pertanto nel rilascio della suddetta concessione è contemplata una relazione di compatibilità ambientale ed opere di mitigazione di impatto visivo come descritto nella documentazione integrativa della Ditta del 23/06/1997.
Inoltre la già citata variante 48/98 prevedeva per il suo rilascio parere favorevole dell’ ASL in ordine a tutte le valutazione di rilevanza ambientale ad igienico-sanitarie pertinenti all’intervento.
Tale parere, pur con l’indicazione di qualche intervento integrativo, è stato confermato con lettera ASL prot. 3362 del 26/03/1999 e così come formulato , altro non rappresenta che il sunto di una evidente compatibilità ambientale dell’intervento compiuto sulla scorta della documentazione prodotta dalla ditta, a meno di dubitare che anche l’organismo di cui si avvale il Comune, l’Azienda Sanitaria Locale (allora U.O.I.P.A.), non abbia considerato le rilevanze ambientali della ristrutturazione della cementeria secondo la normativa vigente ed in particolare secondo il R.L.I. tipo della Regione Lombardia.
Riteniamo che la non indifferente documentazione sopracitata relativa alla questione ambientale, possa sufficientemente sostituire quella Dichiarazione integrativa di compatibilità ambientale prevista dal “Titolo III del Regolamento Locale di Igiene Tipo” che poteva essere si facoltativamente richiesta, ma all’atto della domanda di concessione e/o autorizzazione.



3. AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE (IPCC)

La Direttiva CE n. 61 del 24/09/1996 sulla prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento (IPPC) ha introdotto l’Autorizzazione Integrata Ambientale intesa come strumento unico di autorizzazione ambientale alla realizzazione e all’esercizio di un impianto.
Tale provvedimento autorizzatorio include tutte le misure necessarie per assicurare un livello elevato di protezione dell’ambiente nel suo complesso attraverso una protezione “integrata” degli elementi ambientali aria, acqua e terreni; i valori limiti di emissione devono essere basati sull’esame delle migliori tecniche disponibili (le BAT).
Rientrano nell’ambito di applicazione della IPPC i cementifici aventi capacità di produzione superiore alle 500 tonnellate al giorno di clinker.
La menzionata Direttiva ha ad oggi trovato solo parziale attuazione nel contesto italiano.
In particolare, si segnala che il D. Lgs n. 372 del 04/08/1999 ha disciplinato il rilascio, il rinnovo e il riesame dell’autorizzazione integrata ambientale degli impianti esistenti , nonchè le modalità di esercizio degli stessi.
Il D.Lgs. ha tuttavia demandato alle autorità competenti la definizione del calendario delle scadenze per la presentazione delle domande.
Per il sito di Calusco d’Adda, l’autorità competente è la Regione che non ha ad oggi ancora provveduto all’emanazione del suddetto calendario attraverso apposito provvedimento.
Il rilascio delle autorizzazione ambientali integrate dovrà basarsi sull’esame delle BAT di settore, che saranno definite (come indicato all’art 3 del D.Lgs. 372/99) , tramite apposito decreto ministeriale. Ad oggi, anche tale decreto non è ancora stato emanato; si è comunque provveduto, con D.M. del 19/11/2002, all’istituzione della commissione di esperti che avrà la funzione di fornire il necessario supporto tecnico per la predisposizione del decreto sulle BAT.
E’ già stato predisposto a livello Commissione Europea un documento di supporto all’individuazione delle BAT per i cementifici. Appare di interesse segnalare che nello stesso documento si individua come BAT, a livello di selezione del processo produttivo, quella dell’impiego di forni basati su un processo a secco con preriscaldamento multi-stadi e precalcinatore. E’ il processo previsto nell’impianto Italcementi ristrutturato.

4. AUTORIZZAZIONE REGIONALE DELLE EMISSIONI


- a) ATTUALE LINEA DI PRODUZIONE (FORNI A SEMI-SECCO)

La Ditta ha presentato in Regione il 30.06.1989 richiesta di autorizzazione alle emissioni ex DPR 203/88, così come previsto dall’art 12 dello stesso decreto e congiuntamente ad esse, un progetto di adeguamento alle emissioni che sarà successivamente modificato con comunicazione 22/03/1994 in base al DM 12/07/1990.
I limiti fissati da tale Decreto erano (e sono tuttora) per i cementifici:
*50 mg/mc per le polveri totali
*600 mg/mc per gli ossidi zolfo (1500 per i forni a via umida)
*1800 mg/mc per gli ossidi di azoto
Attualmente i punti di emissione sono circa 120, di cui 18 quelli dei 4 forni. Quasi tutti sono già protetti da filtri a tessuto che garantiscono per la polvere un’ ottima protezione (20 mg/mc, contro i 50 di legge).
Invece i camini dei forni sono dotati dei filtri elettrostatici che hanno una minor capacità protettiva (50 mg/mc, al limite di legge). Ne consegue attualmente un emissione totale di polvere massima teorica autorizzata di quasi 60 Kg/h, di cui quasi la metà appartenente ai forni di cottura (ecco l’importanza della loro sostituzione).
La quantità di polvere invece realmente misurata è circa 20 Kg/h, di cui circa la metà dovuta ai soli camini (misurazione ARPA 2002). Si fa comunque notare la netta differenza tra emissione autorizzata e misurata. Anche per la SO2, il livello emissivo massimo autorizzato per lo stabilimento è di 440 Kg/h contro gli 80 Kg/h realmente misurati (concentrazione 130-230 mg/mc; concentrazione misurata dall’ ASL nel 1993 : 65 mg/mc).
Per gli NOx il livello autorizzato è di 1300 kg/h circa, quello misurato circa la metà, con una concentrazione di 1100-1500 mg/mc.
Si ricorda infine che nei forni tre e quattro, dagli inizi del 1997 al giugno 2002 e su autorizzazione regionale, è stato impiegato un combustibile non convenzionale, l’Ecofluid, quale sostituzione del 25% del carbone.
Le emissioni ai camini sono state misurate con cadenza trimestrale in tutte le loro componenti (polveri, ossidi, metalli, acidi) con risultati sempre entro i limiti di legge e comunque non superiori a quelli dell’impiego del carbone al 100%.

- b) PROSSIMA LINEA DI PRODUZIONE OGGETTO
DI RISTRUTTURAZIONE (FORNO A SECCO)

Sempre in relazione al DPR 203/88, la Ditta ha presentato il 24/02/1992 un progetto di ristrutturazione e ammodernamento della cementeria fondamentalmente basato su una nuova linea di cottura con un unico forno a secco e dunque con la sostituzione dei vecchi filtri elettrostatici con filtri a tessuto. E’ questa la grande novità tecnologica che migliora le capacità di filtraggio da 50 a 20 mg di polvere per ogni mc di aria emessa.
La Regione ha quindi rilasciato con DGR 5/40670 del 5/8/1993 l’autorizzazione richiesta , prevedendo per la principale fonte di emissione (il forno appunto, emissione N32) i seguenti limiti:
*20 mg/mc per le polveri totali
*300 mg/mc per gli ossidi di zolfo
*1000 mg/mc per gli ossidi di azoto
Come si nota la Regione ha dunque abbassato i limiti previsti dallo stesso DM 12/07/1990. Addirittura, per altri punti emissivi del nuovo impianto ha imposto per le polveri i limiti di 10 mg/mc (l’autorizzazione regionale è dunque di piena attualità).
Ne consegue che tra impianti attuali rimasti e quelli nuovi, la massima produzione di polvere teorica autorizzata scende a circa 35 Kg/h di cui 10 kg/h quelli del nuovo forno. Quando poi si effettueranno le misurazioni reali, ci si aspettano risultati ulteriormente e nettamente inferiori sia a livello totale che per il solo forno.
Sempre passando al nuovo complesso, anche per la SO2 il massimo livello emissivo autorizzato passa da 440 a 170 kg/h e per gli NOx da 1300 kg/h a circa la metà.
Per le emissioni reali, prevedibilmente ancora più basse, si attendono le misurazioni dei nuovi impianti appena a regime.
L’autorizzazione regionale prevede che gli impianti di abbattimento (filtri a tessuto) siano messi in esercizio contemporaneamente agli impianti produttivi. Gli impianti, quindi, dovranno essere messi a regime entro 60 giorni dalla data di messa in esercizio
La Ditta, entro 15 gg dalla messa a regime dell’impianto, dovrà comunicare all’ ARPA e Comune i controlli analitici relativi a 5 prelievi di un’ora ognuna in un periodo di 10 giorni..
Relativamente al monitoraggio di SO2, NOx e polveri si prevede l’installazione di sistemi di rilevazione in continuo per la menzionata emissione N32.
Le analisi di controllo dei punti di emissione dovranno essere inviate con cadenza annuale o semestrale, secondo il tipo di emissione, così come indicata nella delibera autorizzativa (per l’emissione N32 la cadenza è semestrale).
Relativamente alle misurazioni delle emissioni in continuo, Italcementi deve presentare con frequenza semestrale una relazione riassuntiva delle risultanze analitiche, tenendo comunque a disposizione delle Autorità competenti i dati registrati.
Nella DIA del 18 aprile 2001 in variante alla precedente CE 48/98 del 28/05/1999, Italcementi dichiara che non sono intervenute varianti sul ciclo tecnologico e sulla potenzialità degli impianti, essendo le uniche modifiche rappresentate dalla eliminazione della caldaia e dell’impianto turboalternatore per la produzione di energia elettrica. In merito in particolare delle emissioni atmosferiche, Italcementi dichiara che rispetto a quanto autorizzato dalla Regione non sono intervenute variazioni relative ai dati caratteristici delle stesse o degli impianti di abbattimento asserviti. Pertanto l’autorizzazione regionale del 1993 è da ritenersi sempre valida. In data 09 dicembre 2002 Italcementi ha comunicato a Regione e Comune il previsto inizio della messa in esercizio degli impianti, ormai completati a partire dal 27 dicembre 2002. Entro 60 gg, cioè entro la fine febbraio 2003, gli impianti entreranno in fase di definitivo regime.

- c) LIMITI DI EMISSIONE AUTORIZZATI E LIVELLI
DI EMISSIONE BAT

In merito all’opportunità di adeguamento dell’autorizzazione stessa a eventuali variazioni degli standard di riferimento di settore verificatesi nell’ultimo decennio, appare di sicuro interesse un confronto tra i limiti alle emissioni previsti nel provvedimento autorizzatorio e quanto indicato nel “Documento di riferimento sulle migliori tecniche disponibili nell’industria del cemento e della calce”, predisposto nel dicembre 2001 per conto della Commissione Europea da parte del gruppo Tecnico di Lavoro incaricato della definizione degli standard tecnici da assumersi come riferimento per l’attuazione della normativa IPPC (rilascio delle Autorizzazioni Integrate Ambientali). Nel menzionato Documento si indicano i seguenti livelli di emissione come conseguibili con le migliori tecniche disponibili (BAT = BestAvailableTechniques):
*ossidi di azoto: 200-800 mg/mc
*ossidi di zolfo : 200-400 mg/mc
*polveri totali : 20 - 30 mg/mc
Si evidenzia come i limiti imposti dall’autorizzazione regionale a Italcementi si collochino sui livelli BAT per quel che riguarda polveri e ossidi di zolfo, mentre per gli ossidi di azoto sono su quote superiori.



5. IL PROBLEMA SANITARIO

Per quanto riguarda più specificatamente la mortalità per tumori nell’Isola che la Vs. memoria pare indirettamente correlare con l’inquinamento industriale, noi preferiamo assumere un atteggiamento di maggior prudenza, anche se ovviamente un ambiente sempre più salubre rimane un obiettivo primario dell’Amministrazione.
Facciamo riferimento a due pubblicazioni riguardanti la mortalità per tumori:
“Dieci anni di mortalità nel territorio ex USSl 28” anni 1986-1995 del Dr. Michele Leone e la “Mortalità ecologica in Provincia di Bergamo” dell’ ASL di Bergamo (marzo 2000).Ne risulta che tale tipo di mortalità nella Regione è tra le più alte dell’intero paese e nella provincia di Bergamo tra le più alte delle province lombarde. Nell’ Isola le malattie oncologiche come causa di mortalità sono al primo posto per i maschi e al secondo posto per le femmine ed in particolare, il tipo di tumore più diffuso è quello polmonare per i maschi (30%) e mammario per le femmine(20%). All’interno della provincia le aree più colpite, soprattutto per i maschi, sono quelle più vicine alla provincia di Brescia e Cremona .L’altra fondamentale considerazione è però capire quali siano le cause e i principali fattori di rischio di tale fenomeno, e nel nostro caso, quale sia l’incidenza del fattore industriale. Sempre dai testi di cui sopra , per le neoplasie ai polmoni, pancreas etc la causa principale risulta essere il tabacco (30%), mentre l’inquinamento ambientale incide per il 2%; per i tumori alla mammella, apparato dirigente etc l’imputato principale è l’alimentazione (30%). Un’ulteriore conferma è data dalla stima dei tumori evitabili: una riduzione del 25-30% con l’abolizione del tabacco, del 5-8% con l’abolizione dell’alcool, del 2-8% con la riduzione dell’inquinamento ambientale e delle esposizioni ad inquinanti in ambito lavorativo. Da tali dati sembrerebbero dunque più gli stili di vita piuttosto che i fattori ambientali le principali cause del problema, anche se ciò, come già premesso , non autorizza a nessun abbassamento della guardia contro ogni forma di inquinamento esterno: industriale, veicolare, da riscaldamento.
Questi dati potrebbero anche trovare riscontri più o meno diversi in altri studi, ricerche, pubblicazioni. Crediamo tuttavia che ci orientino verso posizioni di prudenza nella ricerca di correlazione causa-effetto, pena il rischio di assumere e/o ingenerare convincimenti parziali e dunque poco corretti.

6. CLASSIFICAZIONE ACUSTICA

Confermiamo l’aggiornamento della nostra zonizzazione acustica entro il 15/07/2003.

7. INFORMAZIONE E PARTECIPAZIONE

Nel dicembre scorso il Sindaco si è incontrato con il Comitato Tutela Ambiente di Paderno d’Adda e con l’assessore all’ecologia dello stesso Comune, con Legambiente Circolo Meratese Italia Nostra, con il Comitato dell’Isola per la difesa dell’ambiente e della salute, al fine di attivare confronti aperti sul tema in questione.
In tali occasioni era stata preannunciata l’idea di un gruppo di lavoro “istituzionale” che seguisse questa delicata fase di transizione del cementificio e che individuasse proposte, soprattutto per l’inquinamento atmosferico, migliorative rispetto agli standards legislativi.
Tale gruppo, composto da rappresentanti di Regione, Arpa, Agenda 21, Italcementi e Rappresentante Lavoratori per la sicurezza dello stabilimento, si è ufficialmente riunito per la prima volta il 27/01/2003 iniziando i suoi lavori. Uno dei più importanti elementi emersi è stata la conferma, da parte del rappresentante regionale, della piena validità e attualità della DGR n. 670 del 05.08.1993 come documento base di riferimento e controllo delle future emissioni.
L’ A.C. prevede ulteriori livelli di informazione e confronto che si effettueranno in relazione ai dati e alle informazioni che via via saranno acquisiti:
*con i sindaci dei paesi limitrofi
*con le associazioni ambientaliste interessate
*con la cittadinanza.

Non ci sembra proprio un atteggiamento di chiusura e da “cosa nostra”.
Nell’augurio di aver fornito con la presente un contributo costruttivo, cogliamo l’occasione per porgere i migliori saluti.


Il Sindaco di Calusco d'Adda
Rinaldo Colleoni



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Il primo giornale digitale
della provincia di Lecco Articolo del 14-02-2003 10:55


Thursday, February 13, 2003

L'ECO DI BERGAMO 13 02 03





Sentenza Ue entro l'estate sul cartello del cemento
L'avvocato generale della Corte di giustizia europea, Ruiz Jarabo Colomer, ha chiesto ai giudici Ue di respingere i ricorsi contro la Commissione europea presentati da Italcementi, Buzzi Unicem e Cementir. Le tre società avevano impugnato la sentenza del Tribunale europeo di primo grado del 15 marzo 2000, che aveva confermato - pur riducendone l'ammenda - la decisione del 1994 della Commissione di condannare numerose imprese europee tra cui quelle italiane, per accordi e pratiche di cartello nel mercato del cemento. I giudici europei nel primo procedimento avevano ridotto la multa di Italcementi da 33.580.000 euro a 25.701.000: la somma è già stata accantonata in via preventiva nel bilancio della società. La sentenza della Corte europea è attesa entro l'estate.
Ieri intanto Ciments Francais, holding delle attività internazionali di Italcementi Group, ha annunciato di avere chiuso il 2002 con un utile netto consolidato in crescita del 15,3% a 208,1 milioni su un fatturato che sale del 4,7% a 2,93 miliardi. Il risultato operativo aumenta del 7,1% a 560 milioni e la capacità di autofinanziamento del 3,6% a 486,5 milioni. Il dividendo è di 1,5 euro. La strategia del 2003 è orientata ad aumentare gli sforzi di riduzione dei costi, per mantenere un livello di risultato comparabile al 2002, e perseguirà il proprio sviluppo in modo selettivo per rinforzare la posizione in Asia e Medio Oriente.

Tuesday, February 11, 2003

L'ECO DI BERGAMO 11 02 03



Qualità della vita: la sfida del mondo moderno
I problemi dell'inquinamento ambientale e le ricadute sulla nostra salute. Le possibili sanzioni

Dal 17 al 23 marzo all'Itc Vittorio Emanuele II di Bergamo è in programma l'edizione della «Settimana della cultura tecnologica e scientifica». L'argomento di quest'anno è particolarmente interessante, perché abbraccia vita, lavoro ed Europa. Noi de L'EcoG attendiamo tutti i vostro contributi in materia, nell'attesa vi proponiamo una riflessione su questo argomento.

C'è anche la salute e la qualità della vita tra i compiti essenziali dell'industria. E questo è un aspetto del più ampio tema «Qualità della vita e qualità del lavoro in un'ottica europea» attorno al quale ruoterà l'ottava edizione della «Settimana della cultura tecnologica e scientifica» in programma al «Vittorio Emanuele» dal 17 al 23 marzo.
Per fermare i disastri ecologici che minacciano il mondo, l'azione dei singoli Stati e delle loro magistrature non è più sufficiente. Secondo autorevoli personalità giuridiche servirebbe un tribunale penale internazionale per delitti contro l'ambiente, un'istituzione sovranazionale per difendere l'uomo attraverso la protezione del suo habitat. Su questo argomento – che vede in prima linea le responsabilità di molte industrie tese al solo profitto – hanno discusso, invitati dalla Commissione europea, numerosi magistrati riuniti qualche tempo addietro a Venezia, un luogo simbolo del rischio ambientale, una città minata dai rifiuti tossici delle aziende che «la accerchiano».
L'inquinamento ambientale provoca una serie di problemi per la salute, dalle allergie ai tumori. Inquinanti come pesticidi, diossine e Pbc (difenili policlorurati) possono provocare aborti spontanei, difetti congeniti o problemi di salute anche in età adulta. Il cambiamento climatico è una realtà confermata da prove scientifiche. Malgrado la riduzione di alcune emissioni nocive, la qualità dell'aria desta preoccupazioni. Le emissioni dei trasporti causano crescenti danni ambientali. La quantità di rifiuti smaltiti mediante le discariche e gli inceneritori contaminano il suolo e inquinano le acque. L'Unione europea, che da più di 30 anni emana normative, riconosce che il sostegno dell'industria alla protezione ambientale è cruciale. Dal 1992, dopo la Conferenza di Rio sull'ambiente, assegna ogni due anni premi a 4 imprese che si distinguono in questo campo; consulta le imprese al momento della stesura di nuove normative; cofinanza iniziative di ricerca; distribuisce ecoincentivi.
La protezione dell'ambiente dovrebbe essere altrettanto importante per le imprese quanto il soddisfacimento dei clienti e quanto la crescente tendenza verso una responsabilità sociale. La migliore azione è quella preventiva e volontaria. Nel 1998, per esempio, i costruttori europei di auto si sono impegnati a sviluppare nuovi motori che ridurranno le emissioni di anidride carbonica e miglioreranno del 25 per cento il rendimento del carburante tra il 1995 e il 2008. Migliaia di imprese si sono associate al regime di gestione ambientale e di audit Emas (Environmental Management and Audit Scheme) e pubblicano rapporti sulle situazioni ambientali. L'Emas dal 2001 è stato esteso a tutti i settori, compresa la Commissione europea.
Le imprese si rendono conto che l'adozione di tecnologie non inquinanti non solo riduce i costi ma promuove anche una migliore immagine e attira clienti. Compito dei singoli Stati è rafforzare il senso di responsabilità ambientale in modo che le industrie assumano le proprie responsabilità e non incorrano nelle sanzioni del diritto europeo sulla base del semplice principio che «chi inquina paga».
L'Agenzia europea per l'ambiente, che affianca l'Eurostat, fu istituita a Copenaghen nel 1990 per sostenere la qualità della vita: riunisce 660 organizzazioni ambientaliste, ha un ruolo cruciale per raccogliere informazioni e distribuirle in rete. «Sviluppo sostenibile» significa che il rispetto dell'ambiente riguarda davvero tutti.
Maria Elisabetta Brusa

Monday, February 03, 2003

L'ECO DI BERGAMO 03 02 03

Italcementi, 150 milioni di euro per rifare Calusco
Tecnologie d'avanguardia per la cementeria permetteranno riduzioni tra il 50 e l'80% delle emissioni

Il nuovo sito dell'Italcementi a Calusco d'Adda che rinnova buona parte degli impianti della vecchia cementeria (foto Beppe Bedolis)
Sta scaldando i motori «Nuova Calusco», la cementeria destinata a rinnovare e sostituire nelle parti essenziali lo storico stabilimento di Calusco d'Adda dell'Italcementi.
Quello avviato dall'Italcementi nel 2000 ed ormai in fase di avanzata realizzazione è un progetto che comporta un investimento complessivo di 150 milioni di euro e che coniuga le esigenze industriali a quelle ecologiche. La logica all'origine di «Nuova Calusco» è quella di assicurare una prospettiva futura dello stabilimento Italcementi, che occupa circa 200 persone, in uno spirito di attenzione per lo sviluppo del territorio, con elevati standard di sicurezza, un miglioramento dell'igiene ambientale e l'ottimizzazione dell'interazione con il territorio attraverso il controllo continuo delle attività.
L'intervento è stato concluso a dicembre per quanto riguarda le strutture: il progetto è stato impostato dall'Italcementi (in particolare da Ctg-Centro tecnico di gruppo) e poi realizzato da un'associazione temporanea di imprese tra la giapponese Kobe Steeel, la tedesca Siemens e la bergamasca Lazzari Montaggi Industriali: diverse imprese anche della provincia sono poi intervenute per la realizzazione delle opere civili. Attualmente sono in corso le prove di funzionamento e di produzione che dovrebbero concludersi nel giro di un mese, con l'entrata a regime attesa entro marzo.
Il tunnel
È invece ancora in corso - e dovrebbe essere realizzata tra la fine di quest'anno e l'inizio del 2004 - la costruzione del tunnel lungo quasi dieci chilometri che permetterà, con un tappeto scorrevole destinato a sostituire le attuali teleferiche, l'arrivo alla cementeria del materiale estratto dalle cave: questo solo intervento richiede un investimento di circa 40 milioni di euro.
L'operazione «Nuova Calusco», che colloca lo stabilimento bergamasco ai primi posti a livello mondiale per tecnologia produttiva e «performance» ambientale, ha comportato lo spostamento degli impianti a maggior impatto ambientale, a partire dalla linea di cottura (il «cuore» della produzione), costruiti ex novo a sud della ferrovia, allontanandoli dal centro abitato, nell'area di 50mila metri quadrati ex-Sacelit (azienda sempre dell'Italcementi group).
Nella vecchia area dello stabilimento, alla quale si integra la «nuova», restano alcune attività per le quali non è previsto al momento il trasferimento, quali l'insacco, la macinazione e i depositi dei semilavorati, di minore impatto ambientale e per le quali erano già stati avviati negli ultimi anni interventi di modernizzazione e insonorizzazione
Nel dettaglio, nella «Nuova Calusco» sono stati realizzati un nuovo molino per la macinazione del «crudo» (marna e calcare, le materie prime per la formazione del clinker, base per il cemento), silos di deposito per materie prime e semilavorati, un nuovo molino per la macinazione del carbone da utilizzare come combustibile al forno e il nuovo forno, con una potenzialità produttiva di 3.600 tonnellate al giorno di cemento, pari a quella degli attuali quattro forni dello stabilimento «vecchio» che saranno dismessi.
L'intero progetto dal punto di vista della produzione è stato orientato al concetto della semplificazione del processo. In questo modo e grazie al migliore rendimento dato dalle tecnologie moderne è stato possibile intervenire con maggiore efficacia sui punti critici.
I vecchi sei mulini «crudo» sono stati convertiti in sei mulini «cemento» (per la produzione del materiale finito con l'aggiunta di gesso e additivi dopo la cottura delle materie prime) e sostituiti da un solo nuovo molino «crudo» di nuova concezione. Gli attuali quattro forni verranno disattivati e sostituiti da un solo nuovo forno. I tre molini del combustibile solido o «mulini carbone», che alimentano il forno, verranno disattivati e sostituiti da uno solo. Dei precedenti 10 molini cemento, quattro vengono disattivati e sei vengono mantenuti, ai quali si aggiungono i sei ex-molini crudo riconvertiti. Nel complesso, dai 19 molini del vecchio stabilimento si scende con il nuovo stabilimento a 14, e da 4 forni si passa ad uno solo.
Proprio grazie al nuovo unico forno sarà possibile a parità di produzione ridurre di circa un terzo la portata complessiva delle emissioni (che per oltre il 99,99% sono costituite da aria), da 850mila a 540mila metri cubi all'ora. La riduzione degli agenti critici, oltre che a questo primo dato legato ad un impianto di cottura di ultima generazione, è legata all'adozione di tecnologie avanzate per quanto riguardo il controllo delle emissioni e l'utilizzo di filtri a tessuto.
Così in complesso la nuova cementeria avrà un impatto notevolmente più basso sul territorio rispetto a quella precedente. Il nuovo forno consente un consumo più basso di energia termica e quindi l'impiego di una minore quantità di combustibile. La nuova linea e i nuovi impianti di abbattimento consentiranno una riduzione delle emissioni di sostanze soggette a controllo tra il 50% e il'80% rispetto agli standard e alle normative a cui era tenuto il vecchio impianto
In particolare per quanto riguarda le polveri, le emissioni, già attualmente pari a un terzo rispetto al limite autorizzato, registreranno una diminuzione del 55%. Per l'anidride solforosa (SO2) le emissioni che sono attualmente pari al 15% del limite autorizzato, verranno ridotte dell'81%, mentre per gli ossidi di azoto, già inferiori di oltre la metà rispetto al limite autorizzato, si registrerà un'ulteriore abbattimento del 68%.
La riduzione complessiva dei punti di emissione ha permesso di concentrare anche tutta l'attenzione su un unico obiettivo, permettendo un controllo in continuo delle emissioni di polveri, ossidi di zolfo e anidride solforosa. Si tratta di un intervento non richiesto dalla normativa che mette l'impianto all'avanguardia anche sotto questo campo.
Rumore ridotto
Attenzione è stata prestata anche sotto il profilo del rumore. Le opere di bonifica dell'impatto acustico finora attuate hanno consentito di contenere gli effetti dell'attività produttiva entro i limiti della normativa. La riduzione e la fermata di alcuni impianti e la delocalizzazione della linea di cottura, costruita secondo standard moderni, consentono di ridurre ulteriormente l'impatto acustico.
Gli impianti che restano nella parte vecchia del sito erano già stati interessati da processi di insonorizzazione. Per quanto riguarda i nuovi impianti, nell'area «Nuova Calusco» in fase progettuale sono stati simulati e analizzati con software particolare gli effetti che si otterranno nelle aree circostanti. È prevista quindi una riduzione delle emissioni sonore nei nuovi impianti rispetto ai vecchi che si abbinerà poi agli effetti dell'allontanamento degli impianti stessi rispetto al centro abitato.
Stefano Ravaschio


Un tunnel di 10 chilometri sostituirà le teleferiche
L'operazione permetterà di togliere fino a 120 automezzi pesanti tra Pontida e Calusco d'Adda
La cementeria di Calusco d'Adda dell'Italcementi avrà un nuovo sistema di approvvigionamento dei prodotti da cava, materie prime essenziali per l'attività, e questo porterà un ulteriore vantaggio all'ambiente. L'operazione di fatto non coinvolge direttamente la produzione e riguarda solo indirettamente la cementeria: è forse però l'intervento più suggestivo e innovativo per la popolazione, non solo di Calusco.
Si tratta del tunnel in via di costruzione - lo scavo è iniziato nel luglio del 2001 - e che sarà presumibilmente completato tra la fine di quest'anno e l'inizio del prossimo, che andrà a sostituire le teleferiche che attualmente collegano le cave di Colle Pedrino, nel comune di Palazzago, e di Monte Giglio, a Calusco. Con un investimento complessivo da 40 milioni di euro, compresi all'interno dei 150 milioni destinati all'intero progetto, le attuali teleferiche verranno sostituite da un nastro trasportatore in galleria sotterranea.
Le due cave
La cementeria di Calusco d'Adda è infatti alimentata da due cave, quella di marna di Monte Giglio, a quasi due chilometri di distanza, è dalla metà degli anni Cinquanta collegata da un nastro trasportatore sotterraneo. La cava di calcare di Col Pedrino è invece collegata a Monte Giglio da una teleferica in due tronconi che ha già attualmente un problema di portata. Mentre il primo troncone è stato potenziato da tempo, per il secondo troncone il «raddoppio» di portata è stato bloccato. Questo ha comportato che solo parte del materiale scavato a Colle Pedrino (circa 700mila tonnellate all'anno, mentre un quantitativo pressoché analogo è quello scavato a Monte Giglio) può essere trasportato via teleferica. Per la parte restante l'Italcementi ha dovuto ricorrere a trasporto con autocarri che percorrono quotidianamente la strada tra Pontida e Calusco.
Il numero di camion è variabile, ma viene stimato in almeno 10 mila trasporti all'anno. Il tunnel, con l'eliminazione delle teleferiche e quindi del traffico integrativo, permetterà in ogni caso di togliere almeno 50 automezzi pesanti al giorno della strada, con punte di 120 in caso di fermata della teleferica bassa. Una decisa riduzione di traffico e di inquinamento collegato, con un beneficio considerevole per la viabilità generale dell'Isola.
L'Italcementi inoltre partecipa alla realizzazione di una strada provinciale di circonvallazione a Sud della ferrovia Bergamo-Lecco (alla quale lo stabilimento di Calusco è tra l'altro collegata con un raccordo) per il raccordo del traffico veicolare leggero dal ponte alla Rivierasca e per l'accesso da Sud di tutto il traffico pesnate che interessa la cementeria: questa soluzione dovrebbe ulterioremente ottimizzare il traffico veicolare.
Lo scavo per il tunnel è iniziato nel luglio del 2001. La galleria sotteranea è un'opera complessa che ha richiesto anche il superamento di ostacoli tecnici, dati da curve, tratti in salita e tratti in discesa per un dislivello complessivo di 700 metri,, secondo un tracciato che è stato individuato tenendo conto della topografia dei luoghi, dell'urbanizzazione intensiva del tratto attraversato e dell'impatto ambientale.
Alla fine il tunnel avrà una lunghezza di circa 9.600 metri con un diametro di 4,2 metri: al suo interno correrà un tappeto dalla portata di 600 tonnellate all'ora alla velocità di 2,5 metri al secondo, e sarà un'opera unica nel suo genere.
Il materiale delle due cave arriverà nei due nuovi «parchi polari», depositi circolari da 90 metri di diametro con capacità di circa 35.000 tonnellate ciascuno, realizzati alla cava Monte Giglio per lo stoccaggio della marna, scavata e frantumata nella stessa cava, e del calcare frantumato in arrivo da Col Pedrino via tunnel.
I depositi sono completamente chiusi e garantiscono la massima protezione ambientale in termini di eventuale polverosità e rumore: l'attività viene inoltre svolta direttamente dalla cementeria con un controllo centralizzato che non richiede presenza diretta di personale. Il materiale viene poi inviato da questi «parchi polari» alla cementeria tramite il nastro sotterraneo già esistente da diversi decenni che passa sotto il paese di Calusco d'Adda, senza necessità di ricorrere a trasporto stradale.
Questa parte dell'intervento di fatto non comporta cambiamenti per l'attività della cementeria, con la sola eccezione del fatto che la fase di omogeneizzazione delle materie prime viene spostata alla cava, in un processo di semplificazione che permette tra l'altro, riducendo la parte di trasporto in via esterna, di contenere la dispersione di polveri.
Il tunnel sarà costantemente monitorato con un sistema a fibre ottiche che, tra i vari compiti, ha anche quello di sincronizzare i motori che regolano l'andamento del nastro. Le nuove tecnologie e l'utilizzo delle fibre ottiche (che hanno il vantaggio di permettere la trasmissione di grandi pacchetti di informazione senza richiedere l'ingombro dei cavi tradizionali) hanno permesso una rivoluzione della struttura di controllo della cementeria, per quanto riguarda i controlli a distanza, la autodiagnostica e la verifica del corretto funzionamento, permettendo un «dialogo» costante con la centrale dello stabilimento. «Nuova Calusco» è all'avanguardia mondiale anche dal punto di vista dello «stabilimento cablato»: Italcementi Group aveva già avviato un'esperienza analoga nell'impianto francese di Rouen, ma limitatamente a un impianto di macinazione. L'esperienza di Rouen, seppure di dimensioni ridotte, è stata positiva ed ha indicato una strada sviluppata a Calusco sull'intero stabilimento, tunnel compreso.
Test a distanza
Le nuove tecnologie di processo, abbinate all'efficienza del controllo a distanza, hanno anche segnato un cambiamento di mentalità rispetto al passato che ha permesso la semplificazione della struttura produttiva. Puntando sull'affidabilità e sull'orientamento alla «best performance» (miglior risultato) è stato possibile non disperdere le risorse su due linee da tenere comunque aggiornate in caso che una avesse dei problemi. La sicurezza sul funzionamento dell'impianto, a partire dal forno, ha permesso di concentrare l'attenzione su un solo punto, con la possibilità di una maggiore facilità in futuro per l'adozione di nuovi accorgimenti tecnici. Eventuali evoluzioni tecniche o anche nuove richieste normative potrebbero essere adottate in maniera meno onerosa, con benefici sia relativi alla produzione, sia relativi all'ambiente.
S. R.

La «Portland e Calci» costruisce in paese i primi forni. Era il 1908
Dura da quasi un secolo il rapporto tra Calusco d'Adda e il cemento. Era il 1908 infatti quando la Società anonima cementi Portland e Calci costruì i primi forni a Calusco. L'impianto è stato poi rilevato e potenziato nel primo dopoguerra dalla Società Italiana Cementi, incorporata nel 1927 nella Italcementi. Sul finire degli anni Venti (quando vengono anche collegate via teleferica le cave di Monte Giglio e di Burligo) gli stabilimenti sociali ed in concessione all'Italcementi erano in tutto 33: di questi, ben nove (Albino, Alzano Lombardo, Bergamo, Comenduno, Gorlago, Nembro, Riva di Solto e Villa d'Almè, oltre a Calusco) si trovavano in provincia di Bergamo. A seguito di progressive dismissioni, quello di Calusco è rimasto l'unico polo produttivo per il cemento in Bergamasca del gruppo, che ha in Italia 18 cementerie: ad Albino è invece attivo un centro di consegna.
Negli anni Quaranta a Calusco si è realizzato il primo importante cambiamento tecnologico, con la trasformazione dei due forni da via umida a via semisecca. Viene inoltre aperta la nuova cava di calcare di Colle Pedrino, collegata con una teleferica.
Nel 1955 viene realizzato il nastro di collegamento tra cava Monte Giglio e la cementeria, con installazione dei nuovi impianti di filtrazione.
Gli anni Sessanta vedono l'avvio dell'ultima fase di potenziamento degli impianti, che arrivano di fatto alla capacità produttiva attuale di 1,3 milioni di 1,3-1,4 milioni di tonnellate di cemento all'anno. A metà degli anni Sessanta la cementeria occupa circa 400 persone e costituisce insieme alla Sacelit (prefabbricati in cemento), sorta durante l'ultima guerra, e alla Officine elettrochimiche trentine (OET), la principale attività industriale del paese.
Negli anni proseguono gli investimenti e gli ammodernamenti destinati anche alla sicurezza e alla tutela ambientale. Nel solo decennio 1992-2001, in particolare, sono stati investiti circa 26 milioni di euro in nuovi impianti e manutenzioni plurienniali. Tra gli interventi per il miglioramento ambientale figurano la depolverizzazione del processo produttivo e degli ambienti di lavoro, la insonorizzazione degli impianti e delle aree di lavoro, il controllo delle acque e il recupero ambientale delle cave.
Nel 1998 la cementeria ottiene la certificazione ISO 9002 e nel 2000, ad aprile, prendono il via i lavori della «Nuova Calusco», ultimati a dicembre 2002 con l'avviamento della nuova linea. La prossima tappa, prevista entro l'anno, è l'ottenimento della certificazione ambientale secondo la norma ISO 14001


Un esperto del colore per ambientare la torre

Il disegno dell'impianto «Nuova Calusco» a conclusione dei lavori
Italcementi ha messo a punto con Jorrit Tornquist uno studio per l'applicazione del colore e per il coordinamento cromatico dei nuovi impianti di Calusco d'Adda. L'obiettivo è quello di inserire in maniera armoniosa l'impatto visivo e architettonico della nuova costruzione nel territorio circostante.
Tornquist, austriaco, ma ormai italiano di adozione, è un esperto di ricerca sul colore. Docente alla facoltà di architettura al Politecnico di Milano, ha collaborato per progetti di arredo paesaggistico con diverse società, tra le quali l'Asm di Brescia, per l'inceneritore che si vede dall'autostrada, e la Lafarge di Tavernola.
L'attenzione principale per l'intervento di Calusco è stata prestata alla torre di preriscaldamento alta 103 metri (107 includendo il camino) che di fatto rappresenta il cuore dell'impianto, anche dal punto di vista dell'impatto visivo, oltre ad essere la principale «novità» rispetto al vecchio impianto. Lo sviluppo verticale, anziché orizzontale, è da tempo la «regola» nella costruzione delle cementerie, perché permette l'applicazione delle tecnologie che consentano l'ottimizzazione dei risultati, anche dal punto di vista ambientale.


Un colosso mondiale con 18.000 dipendenti e una presenza in 15 Paesi
L'Italcementi (attualmente controllata per il 57,4% dalla Italmobiliare del gruppo Pesenti) è uno dei principali operatori internazionali nel settore del cemento, con una presenza mondiale in 15 Paesi e oltre 18.000 dipendenti. La sua attività è integrata con la produzione di calcestruzzo e inerti, anche se è focalizzata sul cemento, che assicura circa il 64% del fatturato (pari nel 2001 a 4.062 milioni di euro, mentre nei primi nove mesi del 2002 ha raggiunto i 3.227 milioni, con una crescita di oltre il 5% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente).
Al gruppo fanno capo attualmente 60 cementerie, 14 centri di macinazione, 152 cave di inerti e 533 centrali di calcestruzzo in quattro continenti.
Nonostante la dimensione globale, il cuore del gruppo, guidato dall'amministratore delegato Giampiero Pesenti, rimane comunque a Bergamo. Qui, in via Camozzi, è la sede e il quartier generale. E a Bergamo è iniziata anche la storia dell'azienda, costituita il 23 febbraio 1865, come Società bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica, per la gestione di un impianto avviato a Scanzo.
Nel 1872 la società cambia nome in Società italiana dei cementi e delle calci idrauliche. Nel 1906 incorpora la ditta Fratelli Pesenti e nel 1917 la S.A. Fabbriche di Calce e Cementi di Casale Monferrato, assumendo infine nel 1927, l'attuale nome di Italcementi Spa. Con altre acquisizioni, che proseguono anche nel dopoguerra, la società diventa leader nel settore dell'industria italiana del cemento, allargando nel contempo la gamma dei prodotti.
L'espansione è diretta sul fronte nazionale fino alla fine degli anni Ottanta, che vedono anche nel 1988 l'acquisizione del controllo della Società del Gres. Negli anni Novanta gli orizzonti sono rivolti all'Europa e il passo principale è l'acquisizione del controllo della Ciments Français (della quale detiene attualmente oltre il 71%), all'epoca il terzo produttore mondiale di cemento, che diventa il veicolo per una successiva espansione.
In Italia l'Italcementi prosegue intanto nella razionalizzazione dell'organizzazione, con investimenti nei centri produttivi e anche con alcune fusioni, come quella che alla fine del 1996 porta all'incorporazione nell'Italcementi della Cementerie Siciliane e della Cementeria di Sardegna, entrambe quotate in Borsa. Prosegue però anche l'espansione dell'attività, in particolare con l'acquisizione della Calcestruzzi che, unita all'Italcalcestruzzi, crea nel 1998 il primo operatore del settore del calcestruzzo confezionato, con un'integrazione importante alla produzione di cemento.
Sotto l'insegna di Italcementi Group, la nuova denominazione avviata nel marzo 1997 che rappresenta la sintesi dell'unica identità aziendale di tutte le società internazionali, prosegue l'espansione mondiale che porta tra il 1998 e il 2002 ad acquisizioni in Bulgaria, Kazakistan, Thailandia, Marocco, India, Egitto e negli Stati Uniti.

L'ex mensa della Oet diventerà il centro per le visite

La palazzina progettata dall'architetto Albini che verrà recuperata (foto Cesni)
Con la costruzione della nuova cementeria verrà anche recuperato un «gioiellino» dell'architettura italiana. Si tratta della palazzina, realizzata su progetto dell'architetto Franco Albini tra la fine degli anni Trenta e i primi anni Quaranta, inizialmente destinata a refettorio, spogliatoi e dopolavoro per gli operai della Oet.
La Oet, Officine elettromeccaniche trentine, era presente a Calusco dal 1926 con produzione di additivi e componenti chimici per l'acciaio: dopo essere arrivata ad occupare anche 400 persone, è scesa a meno di cento nei primi anni novanta per poi cessare definitivamente l'attività dello stabilimento, già ridotta, dopo un incidente, nel novembre del 1992, che ha provocato la morte di tre operai. L'ultimo atto della Oet è stato l'abbattimento nel 1996 della ciminiera di 43 metri, che rappresentava il simbolo dello stabilimento.
L'autore della palazzina, Franco Albini, è stato sia un noto designer (vincitore tra l'altro del Compasso d'oro nel 1955 per la poltroncina «Luisa»), sia un architetto di valore: tra le sue opere figurano tra l'altro i magazzini La Rinascente di Roma e le stazioni della Metropolitana milanese, entrambe premiate con il Compasso d'oro
L'ex mensa Oet di Calusco, che ha la peculiarità di utilizzare in maniera intensiva la pietra locale, si trova su un'area rilevata dall'Italcementi, che ne ha deciso ora il recupero. L'edificio sarà messo anche a disposizione della comunità locale e diventerà il centro di accoglienza dei visitatori, oltre ad ospitare un centro di formazione per giovani manager.
Il centro di accoglienza sarà un ulteriore segno di apertura al territorio di uno stabilimento che è diventato l'impianto di riferimento all'interno del gruppo. Considerata la vicinanza con la sede centrale di Bergamo, Calusco darà all'Italcementi la possibilità di mostrare «in loco» ai suoi ospiti la tecnologia più avanzata a sua disposizione.

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