Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Piano Cave


Merate, Passoni: è inammissibile una cava. I Comuni interessati siano compatti nel no

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Anche Insieme per Merate, gruppo di minoranza a Palazzo Tettamanti ha preso posizione contro l’ipotesi di creare cave estrattive di sabbia e ghiaia a sud di Merate. Lo fa Ernesto Passoni già assessore all’urbanistica e vice sindaco nel quinquennio 2004-2009 con Giovanni Battista Albani come sindaco. L’ingegner Passoni ribadisce l’inammissibilità della previsione provinciale e invita le amministrazioni coinvolte a unirsi per opporre un netto rifiuto al progetto di Villa Locatelli.
Ecco l’intervento del gruppo “Insieme”.

Ernesto Passoni
La Provincia di Lecco ha avviato la procedura per l'elaborazione di un Nuovo Piano Cave che interessa anche il territorio di Merate, a Brugarolo, nella fascia agricola attorno al canile ed alla piattaforma ecologica. Tale comparto è già interessato da una porzione del cosiddetto Polo Industriale del Meratese, come previsto dal Piano Territoriale di Coordina- mento Provinciale (PTCP); lo stesso Piano prevede che l'area residua rimanga a destinazione agricola e costituisca un ambito di “ecopermeabilità”, cioè un “continuum” verde fra analoghi ambiti di Cernusco, Robbiate, Paderno e Verderio. Il Piano di Gestione del Territorio (PGT) di Merate ha recepito le indicazioni del PTCP codificando la destinazione agricola del sito. L'Assessore all'Urbanistica Andrea Valli ha confermato quanto sopra, ma leggendo i documenti relativi sul sito della Provincia non sono riportati suggerimenti e proposte avanzati dal Comune di Merate. In prima istanza dopo la prima Conferenza di Valutazione Ambientale Strategica (VAS) del 22 settembre 2011, si è definita inammissibile (scheda g.5) la possibilità di istituire cave, nella fattispecie di ghiaia e sabbia. In seconda istanza nella seconda Conferenza VAS del 31 luglio 2012 è stata presentata un’Analisi preliminare che ripropone la potenzialità della cava nella scheda Gg.6a. Non è chiaro quindi, il perché di tale riproposta a fronte della inammissibilità di cui sopra. In ogni caso è doveroso che il Comune di Merate, di concerto con i Comuni limitrofi interessati, presenti, per iscritto, suggerimenti e proposte per ribadire l’inammissibilità dell’ipotesi, anche a causa delle motivazioni già fatte proprie dagli strumenti urbanistici provinciale e comunale.
Ernesto Passoni
Insieme per Merate





Casate Online - Comuni, associazioni e cittadini lanciano un ''No'' unanime a ulteriori nuove escavazioni

Casate Online - Comuni, associazioni e cittadini lanciano un ''No'' unanime a ulteriori nuove escavazioni

Numerosi gli interventi illustrati in conferenza dai cosiddetti “portatori di interesse” legati al territorio lecchese.
Sindaci, assessori, associazioni, enti locali e rappresentanti di comitati hanno preso ordinatamente la parola per protestare contro le possibili escavazioni reputate lesive per un territorio, quello lecchese, già interessato nel recente passato da invasivi ambiti estrattivi che ne hanno irrimediabilmente rovinato la conformazione originale.
A prendere la parola sono stati cinque amministratori comunali, due rappresentanti dei Parchi locali, quattro associazioni e due gruppi politici provinciali.


Ad aprire il lungo elenco di osservazioni è stata l’amministrazione di Civate rappresentata dal sindaco Baldassarre Mauri e dall’assessore Simone Scola: “in un periodo di crisi per l’edilizia assistiamo a una richiesta annua di escavazione sul monte Cornizzolo pari a 5 volte la quantità di roccia estratta da Holcim sul territorio lecchese nel recente passato. Nella relazione provinciale viene delineato un importante quadro vincolistico sul sito estrattivo del Cornizzolo che però mal si adatta al vistoso aumento apportato alla perimetrazione del giacimento. Ci auguriamo che il consiglio provinciale valuti attentamente la questione e che possa stralciare, definitivamente, la scheda Gi.4 del Cornizzolo. Per noi amministrazioni esiste soltanto un risultato logico possibile: sulla nostra montagna non si dovrà più cavare, le ricchezze storiche, ambientali e culturali concentrate sul Cornizzolo hanno senza dubbio un valore maggiore rispetto a ciò che può offrire un nuovo ambito estrattivo”.



Da sinistra a destra: Alessandro Origo, sindaco di Verderio Inferiore, Giampiero Tentori, assessore di Valmadrera,
Simone Scola, assessore a Civate e il primo cittadino civatese, Baldassarre Mauri.

Deciso anche l’intervento del Coordinamento Cornizzolo, in rappresentanza della 59 associazioni locali aderenti ed espresso all’aula dal portavoce Giuseppe Stefanoni: “in rappresentanza delle migliaia di cittadini che aderiscono alle nostre associazioni, chiediamo con forza che non venga prevista dal nuovo Piano Cave alcuna apertura di fronti estrattivi sulla montagna. Tutti i vincoli citati dalla relazione, le acclarate valenze ambientali, geologiche, naturalistiche, storiche, religiose e culturali di questo monte debbono condurre senza ulteriori tentennamenti o giochi politici a un solo risultato, quello di non consentire ulteriori sfruttamenti  del territorio. Siamo esterrefatti nel vedere che con un semplice colpo di penna la risorsa del giacimento è più che triplicata, con la giustificazione di voler provvedere al ripristino dell’ex cava Borima. È all’evidenza di tutti che questo luogo non necessita di alcun ripristino: se si vuole perimetrarla per una maggiore sicurezza è una cosa, ma se si vuole riattivare una cava usando come specchietto per le allodole la parola “ripristino” ci opporremo con tutte le nostre forze all'intervento”.



Giuseppe Stefanoni, portavoce del Coordinamento Cornizzolo comprendente 59 associazioni del territorio

Criticità sotto il profilo ambientale e turistico sono state espresse da Carlo Colombo, sindaco di Annone Brianza: “se in 10 anni non è stato cavato nel lecchese un solo grammo di sabbie o ghiaie, perché proporre le escavazioni proprio ora in un momento “nero” per l’edilizia? Il sito individuato ad Annone non risulta essere intaccato dalla mano dell’uomo e siamo convinti che il territorio, già gravato da numerose cave e diversi impianti provinciali per il trattamento dei rifiuti, abbia già abbondantemente dato. Annone realizzerà poi una pista ciclopedonale proprio in prossimità del sito individuato per l’escavazione di sabbie e ghiaie. L’avvio delle escavazioni ucciderebbe la percezione turistica che il nostro territorio inizia ad avere. Alla Provincia chiedo di pensare a queste ragioni e di evitare ai sindaci che verranno di dover posizionare, in prossimità delle cave, i pannelli “questo scempio è stato realizzato con il contributo della Provincia di Lecco”.



Carlo Colombo, sindaco di Annone Brianza, affiancato dal vicesindaco di Suello Angelo Valsecchi e dal primo cittadino Carlo Valsecchi

Decisa l’opposizione del collega di Verderio Inferiore, Alessandro Origo: “per quanto ci riguarda il sito estrattivo interessa una superficie di 900.000 mq, ben un terzo del territorio non urbanizzato del Comune che amministro. Una superficie enorme, un’ipotesi estrattiva che stravolgerebbe tutti gli interventi di mitigazione in essere tra area urbana e industriale. Per questo il mio giudizio non può che essere quello di un’assoluta contrarietà al sito estrattivo in questione”.


Criticità sono state espresse anche dall’assessore missagliese Paolo Radaelli, in merito alla possibile nuova cava di Novaglia: “la zona individuata si trova all’interno di un corridoio ecologico importante per il Parco del Curone. La mancanza di superfici boscate creerebbe un impatto paesaggistico enorme, con la compromissione del pregio naturalistico dell’area. Delle 150 osservazioni pervenute in sede di redazione del Pgt ben 15 hanno riguardato questa zona del paese, motivate dal fatto che i cittadini vogliono tutelare il territorio e non vogliono vederlo compromesso da cave o urbanizzazioni. Aprire una cava a Novaglia significherebbe andare a isolare una cascina storica aggravando il già intenso traffico della zona, con la movimentazione dei mezzi pesanti da e per il sito estrattivo. Per questo anche noi chiediamo lo stralcio di questa scheda dal Piano Cave”.



L'assessore missagliese Paolo Redaelli

Una contrarietà unanime che ha visto unite amministrazioni comunali di estrazioni politiche diverse, associazioni, parchi e gruppi di diversa estrazione, fermamente convinti a preservare lo stato di conservazione di molte aree del territorio lecchese interessate dal nuovo Piano Cave.




Piano Cave: illustrate nella seconda Vas le aree estrattive e i fabbisogni per i prossimi anni. Ingenti i quantitativi previsti

Da Civate a Missaglia, da Lecco a Verderio Inferiore: il grido, unanime, attraversa tutta la Provincia dalle amministrazioni comunali alle associazioni locali. Stop al consumo del suolo, no a nuove cave in un territorio già pesantemente provato da decenni di attività estrattiva indiscriminata.


Nonostante il periodo squisitamente estivo, nella mattinata di martedì 31 luglio la sala consiliare di Villa Locatelli è stata presa d’assalto da decine e decine di cittadini e associazioni provenienti dai quattro angoli della Provincia, per assistere e prendere parte alla seconda conferenza di Valutazione Ambientale Strategica inerente la redazione del nuovo Piano Cave lecchese.
Oltre 80 i rappresentanti di enti locali, associazioni ambientaliste, sindacati, operatori del settore, consiglieri provinciali e altri soggetti interessati a vario titolo al problema intervenuti alla seduta.


Presenti anche i rappresentanti degli Indignados "No Cava", intervenuti dal primo mattino fuori dai cancelli di Villa Locatelli con striscioni e materiale informativo contro la cava del monte Cornizzolo.


Partendo dalle singole schede relative agli ambiti estrattivi, il dott. Balistreri ha illustrato passo a passo alla platea lo stato di fatto delle aree estrattive attive in Provincia, confrontando le quantità cavate nell’ultimo decennio con le richieste di materiale avanzate dalle imprese operanti nel settore dell’edilizia.
Particolare la situazione legata alle sabbie e ghiaie: “a fronte dei 300.000 mc di materiale autorizzato per l’escavazione negli ultimi 10 anni non è stato cavato nulla – ha commentato Balistreri – evidentemente il mercato lecchese ha preferito importare il materiale dalle Province vicine anziché cavare sabbie e ghiaie presenti nell’unico sito di cava Mossini”.



L'architetto Crimella, dirigente del Settore Territorio e Autorità Competente del Piano Cave, insieme
al dott. Balistreri, professionista individuato per la stesura del Piano

A livello di stime, il trend degli anni a venire richiederà al mercato il consumo di 918.500 mc annui di sabbie e ghiaie che il redigendo Piano Cave lecchese potrebbe individuare in larga parte sui territori di Annone Brianza, Missaglia e Verderio Inferiore.
Diverso il discorso per l’effettivo fabbisogno legato alle rocce per usi industriali, che dovrà essere calcolato in misura definitiva sulla base delle analisi delle quantità estratte nell’ultimo decennio e delle richieste avanzate dalle aziende.
“La situazione più delicata in questo caso è quella di Holcim, che ha presentato richiesta per una volumetria estrattiva annua di 500.000 metri cubi (10 milioni di mc in 20 anni) a fronte di una capacità estrattiva limitata a 100.000 mc/anno nell’ultimo decennio” ha proseguito Balistreri.



I dati relativi ai quantitativi del precedente Piano Cave e quelli relativi alle richieste formulate dalle aziende del territorio


La conferenza di Vas è servita inoltre ai tecnici per fugare alcuni dubbi e per mettere in chiaro alcuni aspetti legati alla portata del Piano Cave, primo fra tutti la differenza tra il perimetro di un ipotetico giacimento e l’effettiva individuazione dei confini di un eventuale ambito estrattivo.


Il dott. Tovazzi, autorità procedente del Piano Cave, insieme all'assessore Signorelli e all'architetto Crimella

“Prima di individuare i confini di una cava occorre ricercare le risorse all’interno di un territorio – ha puntualizzato Balistreri – i confini osservabili all’interno delle schede non rappresentano i limiti delle cave ma le aree, vaste, all’interno delle quali andranno collocati gli eventuali perimetri di cava. Il fatto che in alcuni casi, come ad esempio per il Cornizzolo, i perimetri dell’ambito estrattivo siano visibilmente aumentati rispetto alla prima Vas non significa che di conseguenza anche la cava avrà dimensioni maggiori. Si tratta piuttosto di una fotografia del territorio e delle sue risorse, all’interno delle quali saranno individuate possibili cave che, per forza di cose, avranno dimensioni inferiori alla superficie del giacimento contenente la risorsa. Un conto è individuare i confini del giacimento, un altro fissare l’ambito estrattivo vero e proprio”.


La seduta ha poi visto presentare, da parte di tutti i portatori di interesse presenti, le opportune valutazioni in merito ai documenti redatti dalla Provincia di Lecco inerenti la seconda Vas.
Tenendo conto di tali osservazioni la Provincia convocherà per i mesi a venire la terza e ultima conferenza di Valutazione Ambientale che concluderà l’iter partecipativo e di confronto nella stesura del Piano.


“Sono soddisfatto della partecipazione e dei contributi, tutti pertinenti al tema delle criticità ambientali per le eventuali nuove escavazioni; essi verranno attentamente valutati e tenuti in considerazione nel proseguo del difficile lavoro. L’Assessore ha altresì invitato i presenti a formulare per iscritto eventuali ulteriori osservazioni agli elaborati tecnici presentati in questa sede - ha concluso Carlo Signorelli, assessore provinciale all'ambiente - l’iter dei lavori proseguirà con la preparazione in autunno della Conferenza finale della VAS, cui seguirà la proposta del nuovo Piano Cave provinciale, la cui adozione spetta al Consiglio Provinciale dopo opportuna istruttoria in Commissione Ambiente”.
Roberto Bonfatti

Piano Cave: da Holcim alcune precisazione sui dati indicati dalla Provincia


A seguito dei contenuti emersi durante la seconda conferenza di Valutazione Ambientale Strategica riguardante il nuovo Piano Cave lecchese, Holcim Italia ha voluto chiarire alcuni aspetti riguardanti i numeri legati all'attività estrattiva dell'azienda, con particolare riferimento alla cava del Cornizzolo.
In aggiunta Holcim ha fatto sapere di non avere mai richiesto una nuova delimitazione del giacimento indicato nella scheda Gi4 - Cornizzolo, precisando che i materiali presenti nell'ex cava Borima non sono idonei alla produzione di cemento e che i materiali di interesse rimangono quelli contenuti nella Risorsa 7.1 inserita nella prima Vas.

Di seguito il comunicato diffuso da Manuela Macchi, Head of Corporate Social Responsibility and Communication di Holcim Italia:

Precisazioni sui dati e sulle aree

A seguito della seconda conferenza di V.A.S. tenutasi in data odierna nell’ambito del Piano Cave della Provincia di Lecco, Holcim (Italia) S.p.A. ritiene importante chiarire alcuni aspetti:

1. Con riferimento alla tabella riportante i volumi medi estratti nel decennio e alle richieste, si precisa che i volumi attualmente estratti dalla Cava di Valle Oscura ammontano a circa 100.000 mc / anno. Sino al 2011 è stata però in attività la Miniera di Alpetto, che in quanto miniera non rientra nel Piano Cave, e che ha prodotto mediamente 180.000 mc / anno di materiale di natura calcarea. Ciò porta ad un totale di volumi estratti pari a 280.000 mc / anno e non ai soli 100.000 mc / anno.

2. Per quanto riguarda le richieste fatte da Holcim, si specifica che è stata fatta una richiesta per 8.000.000 mc per un ambito estrattivo sul Monte Cornizzolo a cui si aggiunge un valore potenziale (non esplicitamente richiesto) di 500.000 mc per Valle Oscura. Si arriva dunque ad un totale di 8.500.000 mc che equivale a 425.000 mc/anno e non a 500.000 mc. Pertanto, la richiesta di Holcim (Italia) non prevede di quintuplicare i volumi, bensì di aumentarli di circa il 50% a fronte di un fabbisogno medio comunque superiore ai 500.000 mc.

3. A partire dal 2016, in assenza di un nuovo ambito estrattivo per Holcim (Italia) nel nuovo Piano Cave della Provincia di Lecco, l’approvvigionamento locale di materia prima calcarea per lo stabilimento di Merone sarà pari a zero in quanto in quell’anno verrà completata l’attività di escavazione autorizzata nella Cava di Valle Oscura.

4. Per quanto concerne, infine, la nuova delimitazione del giacimento indicata nella scheda Gi4 – Cornizzolo, si precisa che i materiali di interesse sono presenti nell’area già individuata dalla Risorsa 7.1 Civate mentre nell’ex Cava Borima i materiali presenti non sono idonei alla produzione del cemento. La nuova delimitazione non è pertanto stata richiesta da Holcim (Italia).

Holcim (Italia) conferma la propria disponibilità al dialogo con tutti gli stakeholder coinvolti nel processo per illustrare il proprio progetto sul Monte Cornizzolo e far fronte alle eventuali richieste di approfondimento.









LA SENTENZA
Il tribunale amministrativo di Brescia scrive la parola “fine” sul piano cave della Provincia di Bergamo. La sentenza della causa presentata dall’azienda Fumagalli contro il Comune di Pontirolo annulla di fatto il piano nella sua interezza.

Piano cave di Bergamo,pietra tombale del Tar"E' decaduto, nullo"




Il tribunale amministrativo di Brescia scrive la parola “fine” sul piano cave della Provincia di Bergamo. La sentenza della causa presentata dall’azienda Fumagalli contro il Comune di Pontirolo annulla di fatto il piano nella sua interezza, compresa la delibera regionale che lo legittimava nonostante i ricorsi presentati negli ultimi mesi. “la pronuncia divenuta irrevocabile ha statuito la caducazione dell’intero piano cave – si legge nel dispositivo della sentenza -. La Regione ha inciso in 39 ambiti sui 78 complessivi, all’interno dei quali alcuni ambiti territoriali sono stati eliminati ed altri sono stati introdotti ex novo, riducendo talune zone per 3 milioni e 800 mila metri quadrati e aumentandone altri per 5 milioni e 280 mila. In questo contesto il collegio ritiene che, in assenza del coinvolgimento dell’autorità provinciale che ha predisposto il piano, le variazioni sono illegittime. La censura esposta dall’azienda si dirigeva contro l’intero iter pianificatorio, metteva in discussione il ruolo degli attori pubblici coinvolti ed in particolare denunciava lo squilibrio determinatosi a favore della Regione, che non ha interpellato la Provincia – in tal modo svuotandone la competenza normativamente sancita – per instaurare un nuovo contraddittorio sulle modificazioni sostanziali introdotte. Il suo accoglimento non poteva che comportare la caducazione integrale del Piano”.
"La Provincia di Bergamo - dichiara il presidente Ettore PIrovano - non ha mai concesso autorizzazioni sulla base del nuovo piano cave. Una cautela che con il senno di poi ha evitato ricorsi milionari da parte delle aziende che con questa sentenza si sarebbe viste azzerare importanti prospettive di lavoro".
“Per quello che ci riguarda - prosegue il leader di Via Tasso -  significa che non possiamo concedere nessuna licenza di escavazione. La Regione ora dovrà ripensarlo perché di fatto quel piano cave non esiste più. Se noi dovessimo ricominciare da capo ci metteremmo tantissimo tempo, per quello annullato sono serviti quattro anni. Noi abbiamo sempre avuto il dubbio di concedere licenze a scavare. Se avessimo dato il permesso saremmo andati incontro a ricorsi e litigi in tribunale”.


Piano cave bergamasche. La procura di MIlano e la GdF indagano sulla maxicava di Arcene


Venerdì, 27 luglio 2012 - 12:35:00
Materia complessa e non esente da connessioni e risvolti quella del Piano cave di Bergamo sulla quale stanno lavorando anche la Procura e le Fiamme Gialle di Milano che già dalla fine dello scorso anno si si stanno interessando al maxi documento approvato dalla Provincia nel 2004 e poi stravolto dalla Regione Lombardia, quando all’assessorato all'Ambiente sedeva il bergamasco Marco Pagnoncelli.
Un piano “caleidoscopico” dal momento che ogni cava sembra avere una storia a sé. Dopo gli accertamenti suCasirate d'Adda (cava del gruppo Locatelli) ora la GdF sta esaminando in controluce qualsiasi tipo di atto che riguarda la cava di Arcene. In un primo tempo la provincia aveva varato una previsione per 53 ettari mentre il proprietario ne aveva richiesti altri 46 cui era stato opposto un “no”. Poi la storia era cambiata, in Regione. La commissione ambiente aveva dato il via libera all'ampliamento richiesto dall'azienda. E il Consiglio regionale aveva poi approvato, scatenando l'ira del Comune.
Immediato il ricorso al Tar da parte dell'ente locale che e chiedeva l'annullamento di tutto l'ambito, oltre che di quell'estensione della superficie cavabile, che di fatto rappresentava il raddoppio. Il primo tempo del match andava al Comune che incassava l’ok del Tar ma sia il Pirellone sia la società proprietaria avevano scelto di andare al Consiglio di Stato, strappando una vittoria: cava ripristinata, no all'ampliamento.
Altro capitolo. Un'altra sentenza del Tar ha di fatto congelato l'intero piano. Ma per gli inquirenti milanesi cambia poco. Tra il 2007 e il 2008, si chiedono la procura e la Finanza, ci furono irregolarità in Regione in grado di assecondare la richiesta di ampliamento della Vitali spa? Secondo indiscrezioni i dubbi principali di chi indaga si concentrano soprattutto su quel passaggio in Commissione ambiente, dove fu l'allora assessore Marco Pagnoncelli a rappresentare, di fronte ai consiglieri, la richiesta dell'impresa bergamasca. E le Fiamme Gialle hanno acquisito, oltre all'intero documento del piano, tutti gli atti specifici sull'ambito di Arcene, anche il malloppo depositato ai tribunali amministrativi dal Comune. Nessun commento dall’azienda di Cisano. Nessuno, a Milano, risulta indagato. E non è ancora chiaro del tutto quale sia stata l'imbeccata che ha portato il procuratore aggiunto Alfredo Robledo sulle tracce del piano cave. Forse alcune parole di Pierluca Locatelli: l'imprenditore di Grumello, arrestato il 30 novembre, nella prima metà di dicembre aveva già parlato con i magistrati milanesi, che lo interrogavano per l'episodio di corruzione di Franco Nicoli Cristiani. E già prima di Natale la procura meneghina aveva acquisito tra i suoi faldoni anche il Piano cave bergamasco.

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