Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Monday, January 18, 2016

Incenerimento dei rifiuti: una conferenza con tre medici per parlare delle conseguenze sulla salute, il 29 a Calusco

Incenerimento dei rifiuti: una conferenza con tre medici per parlare delle conseguenze sulla salute, il 29 a Calusco



Foto di una protesta a Calusco nei mesi scorsi
Si svolgerà a Calusco d'Adda (BG) in data 29 gennaio 2016 ore 20,45, presso la Sala Civica di Via dei Tigli (ex Chiesa Vecchia) un'assemblea pubblica sulle conseguenze sanitarie dell'incenerimento dei rifiuti, che godrà di ospiti d'eccezione.
La conferenza, promossa dai comitati La Nostra Aria e Aria Pulita Centro Adda nonchè da Rete Rifiuti Zero Lombardia, vedrà infatti come relatori la Dott.ssa Patrizia Gentilini, Medico Oncologo membro del comitato scientifico ISDE Italia - Associazione Medici per l'Ambiente nonché esponente di Medicina Democratica, il Dott. Marco Caldiroli, Chimico vicepresidente di Medicina Democratica e il Dott. Edoardo Bai,  Medico Epidemiologo membro ISDE Italia - Associazione Medici per l'Ambiente.
L'evento vuole essere un'occasione di informazione e di condivisione, sia per esperti del settore sia per i cittadini. La partecipazione è libera. Un invito particolare sarà inviato ai medici di medicina generale, affinché possano apportare il proprio contributo professionale alla discussione fornendo ulteriori arricchimenti al dibattito.
I comitati organizzeranno nei fine settimana dei banchetti informativi con cadenze che saranno a breve comunicate.

"Le generazioni a venire non ci perdoneranno i danni che noi stiamo loro facendo" - Lorenzo Tomatis

Per contatti e informazioni:


http://www.merateonline.it/articolo.php?idd=60134&origine=1&t=Incenerimento+dei+rifiuti%3A+una+conferenza+con+tre+medici+per+parlare+delle+conseguenze+sulla+salute%2C+il+29+a+Calusco#.Vo12sMoze5s.gmail

Incenerimento rifiuti, i medici parlano a Calusco

Incenerimento rifiuti, i medici parlano a Calusco

Di Redazione7 gennaio 2016Decrease Font SizeIncrease Font SizeDimensione testoStampa questo articolo 

Assemblea pubblica Il 29 gennaio nella sala civica. Organizzata dai comitati

Incenerimento rifiuti, i medici parlano a Calusco
I comitati a Calusco d'Adda
CALUSCO D’ADDA — Assemblea pubblica con ospiti d’eccezione il 29 gennaio 2016, alle ore 20,45, nella sala sivica di via dei Tigli (ex Chiesa Vecchia) di Calusco d’Adda, sulle conseguenze sanitarie dell’incenerimento dei rifiuti.
La conferenza, promossa dai comitati “La Nostra Aria” e “Aria Pulita Centro Adda” e da “Rete Rifiuti Zero Lombardia”, vedrà come relatori la dottoressa Patrizia Gentilini, medico oncologo membro del comitato scientifico Isde Italia – Associazione Medici per l’Ambiente nonché esponente di Medicina Democratica, Marco Caldiroli, chimico vicepresidente di Medicina Democratica ed Edoardo Bai, medico epidemiologo membro Isde Italia – Associazione Medici per l’Ambiente.
“L’evento – spiegano gli organizzatori – vuole essere un’occasione di informazione e di condivisione, sia per esperti del settore sia per i cittadini. La partecipazione è libera. Un invito particolare sarà inviato ai medici di medicina generale, affinché possano apportare il proprio contributo professionale alla discussione fornendo ulteriori arricchimenti al dibattito”.
I comitati organizzeranno nei fine settimana dei banchetti informativi con cadenze che saranno comunicate a breve.

Solza e Paderno esclusi dalla trattativa con Italcementi, la Regione e lo Stato siano coinvolti nelle sorti del nostro territorio

Solza e Paderno esclusi dalla trattativa con Italcementi, la Regione e lo Stato siano coinvolti nelle sorti del nostro territorio

Maria Carla Rocca
Egregio Direttore
Come avete scritto già in altri articoli, In questi giorni si sono incontrati alcuni comuni per cercare un accordo con Italcementi: potrebbe essere una buona cosa, se non fosse che a quel tavolo non sono stati ammessi due comuni, Solza e Paderno d'Adda, guarda caso i comuni più interessati (oltre a Calusco) alle emissioni del cementificio, tutti e due invece iscritti al procedimento di VIA in provincia di Bergamo.
Con l'azienda si sta trattando per rinunciare alla realizzazione di uno scalo ferroviario, patto sottoscritto nel 2012 da Italcementi per la prima introduzione del Cdr come fonte di energia, e mai realizzato, in cambio di altrettante promesse sulla riduzione degli ossidi di azoto: ma che succederà se poi la ditta non dovesse mantenere la promessa? Ci saranno sanzioni, oppure si può sempre rinegoziare?
In un momento in cui tutti parlano di urgenza nella riconversione dei trasporti per allentare la morsa del Pm10, in questo territorio si rinuncia a chiedere di tenere fede ai patti sottoscritti senza lottare, senza chiedere a Regione Lombardia di intervenire, di fare la sua parte.
Mentre si raddoppia la tratta ferroviaria Ponte-Montello, mentre viene confermato il ripristino del ponte di Paderno per il trasporto ferroviario, noi andiamo in direzione opposta.
Sul tavolo delle trattative c'è la richiesta sacrosanta di diminuire i famigerati ossidi di azoto: la prospettiva è quella di un procedimento chimico e non dell’installazione di un abbattitore Denox – un intervento strutturale e ben più incisivo – perché oneroso per l'azienda, senza tenere conto dei costi sociali sanitari che paghiamo tutti, oltre che in denaro, in sofferenza!
Si tratta certamente di interventi economicamente impegnativi, ma imporre di utilizzare queste tecnologie nuove e anche di riconvertire il trasporto dalla gomma alla ferrovia porterebbe benefici anche in termini economici: si creano posti di lavoro, non si tratta di investimenti a perdere!
Tutte queste battaglie sono azioni concrete, misurabili e non buone intenzioni, non discorsi astratti su cosa gli altri dovrebbero fare, sappiamo cosa dobbiamo fare: mettere un Denox sull'impianto di Italcementi per dimezzare le emissioni e riattivare uno scalo ferroviario per togliere camion dalle strade.
Sono anche consapevole che obiettivi così ambiziosi non sono possibili basandoci solo sulla buona volontà e impegno di qualche sindaco, servono a quel tavolo attori autorevoli e di un livello superiore, dobbiamo renderci conto che i nostri interlocutori sono i rappresentanti di un'azienda che sta cambiando proprietà a breve, e per questo non in grado di offrire garanzie per il futuro.
Inoltre l’ente chiamato a rilasciare l’autorizzazione è la Provincia di Bergamo, molto depotenziato dalla riforma Delrio e ulteriormente messo in discussione dalle dichiarazioni del presidente Maroni che ha intenzione di trasformare il loro assetto istituzionale.
Non spicca peraltro il ruolo delle ormai ex ASL, alle prese con un ridisegno totale delle loro strutture: in questo quadro di estrema precarietà a me non sembrano esserci le condizioni minime per prendersi la responsabilità di decidere il futuro di questo territorio per i prossimi 50 anni almeno.
In qualità di sindaci dobbiamo anche capire che per questa trattativa possiamo chiedere allo Stato di intervenire, lo dobbiamo fare con l’aiuto dei nostri rappresentanti seduti in Parlamento, dobbiamo chiedere alle istituzioni superiori di intervenire, a noi spetta il compito di chiedere al Ministero dello sviluppo economico di farsi carico di questi bisogni e di affrontarli con noi.
Il rapporto tra enti e Stato dev'essere di sussidiarietà, ognuno deve mettere il suo pezzo di responsabilità, lasciare questa trattativa che determinerà le sorti di questo territorio per i prossimi decenni nelle mani di un'azienda in vendita, di una Provincia in dismissione e di amministratori locali con poca forza contrattuale mi pare poco lungimirante.
M.Carla Rocca, Sindaco di Solza

Italcementi: aumenta la distanza tra azienda e comuni. Difficile raggiungere un accordo

Italcementi: aumenta la distanza tra azienda e comuni. Difficile raggiungere un accordo


Un lungo incontro, che ha fatto registrare ben sette ore di confronto e discussione, a tratti accesa, si è tenuto nella serata di venerdì tra i rappresentanti di Italcementi e i sindaci e gli assessori dei comuni che sottoscrissero nel 2012 il protocollo di intesa sulle compensazioni ambientali con l'azienda.

Sul tavolo delle trattative vi è la bozza di un nuovo protocollo d'intesa che - nel caso venisse sottoscritto dai soggetti coinvolti - dovrebbe superare gli accordi del 2012 e verrebbe poi presentato alla conferenza dei servizi indetta dalla Provincia di Bergamo per le ultime valutazioni sulla richiesta di autorizzazione da parte di Italcementi per triplicare, da 30mila a 110mila tonnellate, i rifiuti bruciati (Css) presso lo stabilimento di Calusco d'Adda.

Al momento gli amministratori dei comuni meratesi coinvolti nella trattativa - Imbersago, Robbiate e Verderio - non intendono rilasciare dichiarazioni su quanto emerso durante la serata di venerdì, riservandosi alcuni giorni di riflessione per decidere collettivamente il da farsi. Secondo le indiscrezioni raccolte, tuttavia, la distanza tra i comuni, in particolar modo quelli della sponda lecchese dell'Adda, e l'azienda sembrerebbe sempre più ampia. La posizione di Italcementi, tutelata dalle normative vigenti, pare infatti essersi irrigidita rispetto alle istanze presentate dagli enti locali nelle ultime versioni della bozza per il protocollo d'intesa.

Sempre secondo indiscrezioni, l'ultima di queste prevedrebbe la rinuncia da parte dei comuni dello scalo ferroviario di Calusco e della fideiussione di 600mila euro per la sua mancata realizzazione in cambio di un impegno dell'azienda nella riduzione delle emissioni di NOx.

Questo impegno nel passare dagli attuali valori di emissione degli ossidi di azoto da 500 mg/mc a 300 mg/mc risulterebbe però vincolato al raggiungimento di almeno il 60% del potere calorifero dei Css utilizzati come combustibile dal cementificio.

Altri ancora sono però i punti in discussione; e sembra, inoltre, che le amministrazioni locali lamentino lo scarso impegno dimostrato dalle istituzioni superiori, in particolare di Asl ed Arpa, nella vicenda. Un ulteriore problema continuerebbe poi ad essere l'isolamento dell'amministrazione di Calusco d'Adda che intenderebbe raggiungere al più presto un accordo nonostante le indicazioni contrarie da parte Lega Nord, che ha un'importante presenza nella giunta caluschese.

Quello che nelle intenzioni avrebbe dovuto essere un incontro risolutivo pare dunque aver scontentato tutti i soggetti coinvolti ed aver complicato ulteriormente la situazione; una situazione che già aveva fatto registrare l'importante presa di posizione da parte dell'amministrazione di Paderno d'Adda che, in base a quanto contenuto negli ultimi documenti proposti, ha manifestato l'intenzione di non firmare gli accordi in sede di conferenza dei servizi, replicando quando avvenuto nel 2012.

Lo spazio naturalmente resta a disposizione sia per l'azienda che per gli enti interessati, per ulteriori precisazioni e repliche.

Italcementi: appello dei comitati ai sindaci a non sottoscrivere il protocollo con l'azienda

Italcementi: appello dei comitati ai sindaci a non sottoscrivere il protocollo con l'azienda


Ai Sindaci di:

Calusco d'Adda
Carvico
Cornate d'Adda
Imbersago
Medolago
Robbiate
Sotto il Monte
Verderio
Villa d'Adda

Al Presidente: Parco Adda Nord

p.c. Comunità Isola Bergamasca 

Oggetto: Appello ai sindaci a non sottoscrivere il protocollo "INDIVIDUAZIONE DELLE AZIONI VOLTE AL MIGLIORAMENTO DELLE PRESTAZIONI AMBIENTALI DELL'INSEDIAMENTO DI CALUSCO D'ADDA NELL'AMBITO DEL PROGETTO DI VALORIZZAZIONE ENERGETICA DI CSS - PROTOCOLLO PER UNA PROPOSTA CONDIVISA DA ENTI LOCALI E ITALCEMENTI DA SOTTOPORRE ALLA PROVINCIA DI BERGAMO QUALE CONTRIBUTO NELL'AMBITO DELL'ITER DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE". 

Gentili Amministratori,

abbiamo saputo che vi state apprestando a firmare il protocollo in oggetto con Italcementi.

Nel rispetto del principio/diritto di "maggiore tutela" della salute dei cittadini che ufficialmente rappresentate,Vi chiediamo di non farlo. 

Consapevoli che, nell'esporVi le nostre valutazioni, intendiamo svolgere un ruolo attivo in nome delle migliaia di cittadini residenti nell'area sulla quale insiste lo stabilimento Italcementi (cittadini che hanno dimostrato, con 10.000 firme, le loro forti preoccupazioni di fronte allo scenario ambientale che si sta paventando) ci permettiamo di riassumere le motivazioni per cui questo documento non deve essere sottoscritto.

Sottolineiamo che questo "protocollo" è il seguito di quello firmato nel 2012, il cui unico punto qualificante era la messa in opera dello scalo ferroviario da parte di Italcementi, punto mai rispettato e ottemperato. 

Nella bozza di protocollo in nostro possesso a tal proposito si legge: "Gli Enti sottoscrittori, nel rinnovare con piena convinzione l'auspicio che iniziative locali possano essere da stimolo all'avvio di nuove politiche del trasporto merci, che vedano un impegno diretto dei maggiori poli produttivi, tra i quali Italcementi, nella ricerca delle stesse, hanno preso atto delle persistenti difficoltà e dichiarato la propria disponibilità a valutare "progettualità alternative" alla realizzazione del raccordo ferroviario qualora si giungesse a valutare improprio il rapporto costi/benefici dell'iniziativa". 

Di fatto state "prendendo atto delle persistenti difficoltà" e dichiarando "la propria disponibilità a valutare "progettualità alternative" alla realizzazione del raccordo ferroviario qualora si giungesse a valutare improprio il rapporto costi/benefici dell'iniziativa". 

Significa permettere a Italcementi di non rispettare gli impegni assunti con l'accordo del 2012, senza che tale inadempienza sia compensata con soluzioni alternative, come definito nel protocollo. 

Una domanda sorge spontanea:

Quando si parla di rapporto, "costi/benefici" a quali soggetti ci si riferisce? l'azienda (in ragione dei suoi interessi economici) o i cittadini che rappresentate e che hanno quale unico interesse la tutela della salute? Vi chiediamo: può essere sottoposto ad una valutazione costi/benefici il bene primario e non sostituibile della salute? 

La richiesta dell'azienda che vincola questo nuovo protocollo alla non ottemperanza degli accordi precedenti non può e non deve essere accettata. 

Con gli oltre 600.000 euro della fidejussione, i comuni, vincolando questa cifra in ingresso, possono e devono autofinanziare tutte le azioni sanitarie, scientifiche e legali per tutelare in ogni sede competente la salute dei propri cittadini. 

Il nostro invito ai sindaci è di avviare autonomamente la procedura per un'approfondita analisi epidemiologica con metodo Crosignani, segnalando che alcuni comuni hanno già aderito alla proposta, creando una rete in grado di essere operativa in poco tempo con spese ridotte.

Ci corre l'obbligo rilevare che questo protocollo sarebbe firmato solamente da chi ha sottoscritto il protocollo del 2012, escludendo i comuni di Paderno d'Adda e Solza (che si rifiutarono di firmare l'accordo precedente), Agenda 21 (allora firmataria degli accordi),oltre alle amministrazioni di Merate e Terno d'Isola che per questo iter autorizzativo hanno chiesto di partecipare alla Conferenza dei Servizi della Provincia di Bergamo.

Essendo invece sottoscrittori l'amministrazione di Villa d'Adda e il Parco Adda Nord, che per la questione in oggetto non hanno nemmeno richiesto di partecipare alla Conferenza dei Servizi.

Ci domandiamo quale senso abbia firmare un protocollo che nel titolo recita: "DA SOTTOPORRE ALLA PROVINCIA DI BERGAMO QUALE CONTRIBUTO NELL'AMBITO DELL'ITER DI VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE". Di quale contributo stiamo parlando? Perché cercare in una sede esterna ciò che è garantito in termini di spazio di discussione, approfondimento e deliberazione nella Conferenza dei Servizi? Costringendo in quella sede Italcementi ad assumere di fronte all'Ente pubblico impegni vincolanti e non derogabili? Il vostro contributo può e deve essere fatto in fase di Conferenza dei Servizi, ad esempio chiedendo che la Provincia di Bergamo, in qualità di ente deputata al rilascio dell'autorizzazione, ponga il vincolo di eseguire con un ente terzo indipendente un'ANALISI EPIDEMIOLOGICA CON METODO CROSIGNANI prima di qualsiasi ulteriore concessione ad Italcementi.

Un simile protocollo (a geometria variabile dei sottoscrittori) esclude a priori alcuni partecipanti alla Conferenza dei Servizi e ne include altri non titolati.

Nel merito, vi sarebbe una serie infinita di considerazioni riguardanti il suddetto documento, privo di specifiche tematiche e di qualsiasi evidenza argomentativa, mancante inoltre di reali vincoli che impongano all'azienda di seguire le prescrizioni date.

Vincolare interventi migliorativi al raggiungimento del 60% di sostituzione calorica non ha senso, poiché si potrebbe non raggiungere mai questo valore anche a pieno regime di 110.000 ton/anno di rifiuti utilizzati! Si tratta di vincoli totalmente aleatori e inesistenti. 

Riteniamo che questo documento manchi di ogni minimo presupposto affinché possa da voi essere sottoscritto ed accettato. 

Il nostro accorato appello è di non chinarvi mestamente a interessi economici o di partito, ma di portare avanti il vostro mandato principale: la tutela della salute dei vostri cittadini. 

Questo documento, soffermandosi sul lato tecnico ed ambientale, mette l'azienda in condizioni di procedere all'introduzione dei rifiuti, senza dover intervenire in alcun miglioramento impiantistico.

Si chiede la garanzia che la quantità di elementi pericolosi introdotti con i rifiuti non superi quelle attualmente presenti nel Petcocke (ipotizzando chiaramente la possibilità di un peggioramento!).

In questi termini è fondamentale non approvare un incremento del tonnellaggio di materiale bruciato, che peggiora tutti i parametri di metalli pesanti e PCB-Diossine, senza alcuna garanzia d'interventi per il miglioramento di NOx. 

Questo protocollo, che coinvolge il futuro e la salute dei nostri concittadini, prima di qualsiasi firma, deve essere portato in discussione nei consigli comunali, per un'ampia e democratica partecipazione nelle sedi preposte.

Auspicando e chiedendo il ritiro del vostro appoggio a questo documento, vi ribadiamo la nostra disponibilità ad un rapporto di collaborazione, con l'unico obiettivo di garantire la salute dei cittadini. 

Distinti saluti, 

Italcementi: "un risultato importante per l'ambiente"

Calusco d'Adda (BG), 16 gennaio 2016

Il direttore Rizzo: il documento prevede importanti investimenti da parte dell'azienda per una ulteriore riduzione delle emissioni dell’impianto di Calusco, già oggi tra le più basse d’Italia nell’industria del cemento.
italcementi
"Un accordo che porterebbe risultati importanti per tutto il territorio, con performance ambientali di assoluto positivo rilievo". Così Italcementi definisce il testo in via di discussione tra amministrazioni locali e l'azienda con impianto a Calusco d'Adda.
Agostino Rizzo, direttore tecnico Italia di Italcementi spiega: "Amministrazioni locali e Italcementi hanno lavorato in modo approfondito negli ultimi mesi a un accordo che prevede importanti investimenti da parte dell'azienda per una ulteriore riduzione delle emissioni dell’impianto di Calusco, già oggi tra le più basse d’Italia nell’industria del cemento. Il protocollo è il risultato di un serrato confronto tra amministrazioni locali e azienda, coordinato da Agenda 21 e che ha visto presenti anche esperti indipendenti. Il dialogo ha portato a un testo che è frutto di un esame basato sui fatti e sulla razionalità".
"Italcementi - continua Rizzo - ritiene importante il rapporto con le amministrazioni, che promuovono e difendono la tutela dell’ambiente e della salute, valori che stanno a cuore a tutti e non solo a chi se ne proclama il custode. A fronte delle prese di posizione di alcuni gruppi di opinione, Italcementi sottolinea che il proprio interlocutore può essere solo chi rappresenta le comunità locali, ovvero le amministrazioni elette dai cittadini e istituzionalmente legittimate a comporre e rappresentare gli interessi di tutti i cittadini, inclusi lavoratori e imprese".

Italcementi, contratto cemento Da Calusco nemmeno un sì all’intesa

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Italcementi, contratto cementoDa Calusco nemmeno un sì all’intesa

Italcementi, contratto cemento Da Calusco nemmeno un sì all’intesa
Nemmeno una mano alzata - che so - anche solo per sistemarsi il caschetto. Nessuno che, su 61 lavoratori che hanno partecipato alle assemblee dell’Italcementi di Calusco d’Adda, si sia espresso a favore dell’ipotesi di accordo sul contratto del cemento firmata giusto pochi giorni fa a Roma.
In 33 hanno optato per il «no», mentre i restanti 28 si sono astenuti, mostrando una compattezza totale rispetto al rinnovo fresco di firma. È il caso di dire che hanno alzato un muro, ça va sans dire, di cemento.
Per dirla tutta, alla cementeria di Calusco d’Adda lavorano 154 dipendenti, ma - assicurano i delegati sindacali - la media dei votanti si aggira quasi sempre intorno a questi numeri.
Ma vediamo che cosa proprio non è andato giù di un’intesa che nel triennio, a livello economico, porta in busta paga un aumento di 90 euro lordi (erano 120 nel precedente rinnovo contrattuale). Sul «niet» degli addetti di Calusco pesa soprattutto il mancato incremento dell’indennità del primo e del secondo turno di lavoro. Per intenderci quelli che vanno dalle 6 alle 14 e dalle 14 alle 22. Mentre l’indennità del turno di notte (dalle 22 alle 6) è stata portata al 42% (l’aumento è di due punti percentuali), contro «il 5% a cui è ferma da oltre 35 anni quella del primo turno, ad esempio», spiega Fabio Paris della Rsu Fillea-Cgil della cementeria bergamasca. Che, a differenza della collega di segreteria della Fillea di Bergamo, Luciana Fratus, non ha sottoscritto l’ipotesi di accordo.
Un altro punto che non scalda gli animi riguarda il fatto che la prima tranche di aumento salariale (40 euro lordi) scatterà solo a partire dal 1o dicembre 2016, «cosa mai successa - precisa Paris - perché nei precedenti rinnovi contrattuali di solito l’attesa era al massimo di uno-due mesi dalla firma».
C’è da dire che il settore del cemento, con la crisi che ha investito l’edilizia, non sta attraversando una fase propriamente positiva, ed è anche a fronte di questa considerazione che Luciana Fratus giudica l’ipotesi di accordo «dignitosa». La sindacalista precisa che «il contratto si deve guardare nel suo complesso e, pur capendo il disagio rispetto ai turni dei lavoratori, vanno considerati i tanti aspetti positivi. Tra cui il fatto che, a differenza del contratto dei chimici, in quello del cemento non sono previste verifiche annuali sull’andamento dell’inflazione. Quindi l’aumento di 90 euro è certo». Ma, almeno per i lavoratori di Calusco, ci vuole altro.

Saturday, January 02, 2016

La deriva inceneritorista di Legambiente

La    deriva    inceneritorista    di    Legambiente

Agostino Di Ciaula


Il decreto sulla combustione dei rifiuti nei cementifici è stato bocciato ieri


dalla commissione ambiente alla Camera, grazie alla sensibilità di alcuni


parlamentari adeguatamente informati sull'argomento.


Che l'abbia presa male Clini (ha minacciato oggi di fare immediatamente un


decreto, come dichiarato qui


http://www.ansa.it/web/notizie/canali/energiaeambiente/rifiuti/2013/02/12


/Clini-combustibili-cementifici-contro-emergenza-rifiuti_8235791.html) è


comprensibile. Che l'abbia presa male Legambiente è cosa difficile da digerire.


Eppure la storia si ripete. Alcuni anni fa Legambiente si schierò a spada tratta


a favore delle centrali termoelettriche alimentate a metano, favorendo il folle


tsunami energetico originato nel nostro Paese dal famigerato “decreto


sblocca-centrali” del governo Berlusconi e ignorando le conseguenze


economiche, energetiche e sanitarie di tale orientamento. A Legambiente


quella tendenza piaceva tanto da acquisire pacchetti azionari di società


partecipate, che la rendono ancora oggi uno dei più fedeli partner di Sorgenia,


azienda leader nel settore.


Oggi Legambiente si schiera con convinzione a sostegno del decreto legge di


Clini (finalizzato a consentire una estrema facilitazione dell'iter necessario per


bruciare rifiuti nei cementifici), critica la posizione di contrarietà espressa da


ISDE Italia e da numerosi gruppi ambientalisti a livello nazionale e divulga un


comunicato a firma del suo Direttore Generale e del suo Vicepresidente


(http://www.legambienterivierabrenta.org/rifiuti-nei-cementifici-2/), che è


interessante esaminare punto per punto:


comunicato Legambiente:


“Bruciare CSS nei cementifici:


- di per sé non peggiora le emissioni inquinanti. Al contrario impone a questi


impianti limiti di legge piu' restrittivi e quindi l'utilizzo di migliori tecnologie


di abbattimento. I combustibili "tradizionali" dei cementifici (come il petcoke o


il polverino di carbone) sono porcherie ben peggiori del CSS. E purtroppo in


base alla normativa vigente un cementificio che brucia questi combustibili


tradizionali può emettere inquinanti in atmosfera entro limiti di legge molto


più permissivi (quali sono quelli previsti per gli impianti industriali in


generale), mentre quando bruciano anche il CSS quei limiti di emissione


diventano più restrittivi, in quanto per essere autorizzati ad operare col


combustibile da rifiuti gli impianti vengono assimilati ad inceneritori (tanto per


fare un esempio secondo la legge vigente un impianto industriale in generale


puo' emettere diossine fino a 10mila nanogrammi per metro cubo, mentre per


un inceneritore il limite e' di 0,1 nanogrammi per m3. Se un cementificio e'


autorizzato a bruciare anche CSS, deve rispettare il limite di 0,1 per le diossine


e questo impone un radicale miglioramento dell'impianto e di conseguenza


delle sue emissioni) (lo stesso vale anche per metalli pesanti e altri


microinquinanti);”


considerazioni:


È vero che i cementifici sono impianti industriali altamente inquinanti. Il


problema è che lo sono con o senza l’uso dei rifiuti come combustibile e


“assomigliare” agli inceneritori non è un vantaggio. Il d.lgs. proposto non


avrebbe variato, in merito ai limiti di emissione, la NORMATIVA GIA’


ESISTENTE, che prevede nel caso dei cementifici-inceneritori, per gli


inquinanti gassosi limiti da 2 a 9 volte maggiori rispetto a quelli degli


inceneritori, e per i microinquinanti (diossine e metalli pesanti) gli stessi


limiti degli inceneritori “classici”. La differenza SOSTANZIALE è che il


D.Lgs avrebbe semplificato enormemente gli iter autorizzativi per la


combustione di rifiuti in questi impianti, con normativa sulle emissioni


invariata. Le emissioni di inquinanti gassosi da parte dei cementifici-

inceneritori sarebbero rimaste molto più alte di quelle degli inceneritori.

Nel caso dei microinquinanti (metalli pesanti e diossine), a parità di


concentrazioni nei fumi, i cementifici-inceneritori emettono volumi di


fumi enormemente maggiori rispetto agli inceneritori classici. Poiché la


quantità assoluta di diossine e metalli pesanti è proporzionale sia alla


quantità di rifiuti bruciati che al volume di fumi emessi, i cementifici-

inceneritori, pur rispettando la parità di concentrazione espressa dai

limiti di legge, emettono quantità assolute di microinquinanti (non


biodegradabili e persistenti nell’ambiente) enormemente maggiori


rispetto agli inceneritori classici. L’incenerimento di rifiuti varia inoltre la


tipologia emissiva dei cementifici, creando in particolare criticità


aggiuntive soprattutto per i metalli pesanti (principalmente piombo,


arsenico, mercurio).


Se l’obiettivo reale fosse stato quello di ridurre le emissioni inquinanti dei


cementifici, sarebbe stato opportuno che Legambiente avesse proposto,


in luogo di una mera variazione di combustibile, l’imposizione di


miglioramenti tecnologici e limiti produttivi ed emissivi in grado di


garantire maggiormente la tutela dell’ambiente e della salute pubblica ai


residenti in prossimità di cementifici, con o senza co-combustione di


rifiuti.


comunicato Legambiente:


“- rende i cementifici piu' controllati. I cementifici quando bruciano CSS sono


obbligati a monitorare alcuni inquinanti - come ad esempio le diossine - che


non sono obbligati a monitorare per legge quando bruciano le altre schifezze


classificate come combustibli tradizionali);”


considerazioni:


La normativa per gli impianti di combustione di rifiuti (che siano


inceneritori, cementifici o altro) prevede al massimo controlli


quadrimestrali delle emissioni di diossine. Questi, a differenza del


monitoraggio in continuo (che né la vecchia normativa né il d.lgs. in


oggetto impongono) sottostimano fortemente le emissioni di diossine da


parte di questi impianti. Anche quantità estremamente piccole di diossine


sono pericolose per la salute umana, in quanto queste sostanze sono non


biodegradabili e accumulabili nei tessuti umani e nei vegetali, con un


tempo di dimezzamento che può superare il secolo.


Anche in questo caso sarebbe stata auspicabile una variazione della


normativa vigente per i cementifici (a prescindere dalla possibilità di


bruciarci rifiuti), con la previsione di monitoraggi in continuo e di


periodici campionamenti su materiali biologici nei territori limitrofi a


questi impianti.


comunicato Legambiente:


“- a parità di risultati, bruciare CSS in un cementificio è meglio che in un


inceneritore sotto il profilo delle emissioni di CO2: nel primo caso infatti il css


sostituisce un (pessimo) combustibile fossile che comunque verrebbe


impiegato per la fabbricazione di cemento, nel secondo caso invece i rifiuti


verrebbero usati per produrre calore, in parte convertito in elettricità (al


massimo


per il 25%), in parte (nei paesi e nei mesi freddi) usato in reti di


teleriscaldamento, in parte (la gran parte) semplicemente disperso


nell'ambiente come calore inutilizzabile: gli inceneritori, anche i migliori


possibili, sono macchine intrinsecamente inefficienti sotto il profilo del


recupero


energetico, specie nei paesi caldi;”


considerazioni:


Bruciare i rifiuti non è MAI “meglio”, sotto nessun profilo. Se si vogliono


salvaguardare sostenibilità, salute, ambiente e “buone pratiche”, i rifiuti


non vanno bruciati.


Detto questo, considerata la maggiore “libertà” emissiva di inquinanti


gassosi dei cementifici-inceneritori, un cementificio che brucia rifiuti


produce di solito almeno il triplo di CO2 rispetto a un inceneritore


classico. La lieve riduzione dei gas serra ottenuta dalla sostituzione


parziale dei combustibili fossili con rifiuti ridurrebbe le emissioni dei


cementifici in maniera scarsamente significativa, considerata la abnorme


produzione annua di CO2 da parte di questi impianti che, secondo i


dati del registro europeo delle emissioni inquinanti (E-PRTR) ammonta in


Italia a oltre 21 milioni di tonnellate/anno. Basta un piccolo aumento della


capacità produttiva dei singoli impianti per recuperare abbondantemente


la quantità di gas serra “risparmiata” dalla sostituzione parziale dei


combustibili fossili con i rifiuti. Questi ultimi, infatti, sono per gli


imprenditori del cemento economicamente molto più vantaggiosi dei


combustibili tradizionali e, dunque, agirebbero da concreto incentivo


all’aumento della produzione. Tale affermazione è dimostrabile con il


confronto di emissioni tra gli impianti con o senza co-combustione di


rifiuti che sono già operativi nel nostro paese.


comunicato Legambiente:


“- e in ultimo, ma non per importanza (anzi è il contrario!), può evitare la


costruzione di nuovi impianti di incenerimento. Questa opzione di recupero


energetico può essere utilizzata in modo temporaneo e in alternativa alla


realizzazione di impianti dedicati di incenerimento da costruire ex novo (che


invece, una volta realizzati, soprattutto se sovradimensionati, funzioneranno a


pieno regime per almeno 15-20 anni vanficando ogni scenario di aumento del


riciclaggio da raccolta differenziata, anche oltre il 65% previsto dalla legge, e


di sviluppo delle politiche di prevenzione, ancora oggi ampiamente disattese).


E infatti, non a caso, questa opzione e' da sempre osteggiata dalle aziende che


costruiscono e gestiscono inceneritori.


Se c'è un aspetto negativo nell'impiego di CSS nei cementifici, è legato alle


quantità in gioco: purtroppo (o meglio per fortuna) di cementifici non ce n'è


abbastanza per bruciare tutto ciò che


oggi finisce in inceneritore o, peggio, in discariche per rifiuti. Quindi, i


cementifici non sono la soluzione definitiva del problema rifiuti: per quello


occorrono efficienti politiche di riduzione prima e di raccolta differenziata e


riciclaggio poi. In ogni caso se servissero a chiudere qualche inceneritore o a


non aprire qualche discarica in giro per l'Italia, non è un risultato


disprezzabile. Anzi.”


considerazioni:


Di cementifici “ce n’è abbastanza” eccome, perché l’Italia ha il maggior


numero di cementifici in Europa. Inoltre, come ampiamente dimostrato, la


combustione di rifiuti “per se” rappresenta un enorme disincentivo alle


“buone pratiche” (riduzione, riuso, riciclo, riduzione della produzione dei


rifiuti). L’Italia è, ad oggi, il terzo paese europeo per numero di


inceneritori operativi. Il D. Lgs. in oggetto avrebbe di fatto raddoppiato la


potenzialità inceneritorista del nostro Paese, rendendo immediatamente


disponibili all’incenerimento dei rifiuti ulteriori 59 impianti su tutto il


territorio nazionale, portando l’Italia al primo posto in Europa per


incenerimento di rifiuti e contravvenendo alle più recenti direttive


europee, che chiedono agli Stati membri l’abbandono dell’incenerimento


nel prossimo decennio.


Mi auguro che la storia, la tradizione e la cultura ambientalista che


Legambiente rappresenta nel nostro Paese la inducano a rivedere, magari


sotto la spinta dei tanti associati, il suo concetto di sostenibilità e a correggere


pericolose derive verso il potenziale vantaggio del bene privato rispetto


all’interesse pubblico. Agevolare le lobby dei rifiuti e del cemento non aiuta né


le buone pratiche né le condizioni ambientali e sanitarie dei territori limitrofi


agli impianti di incenerimento.


La guerra contro l'incenerimento dei rifiuti non è finita. Legambiente decida da


che parte stare.

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