Al Sig. Sindaco
del Comune di
24033 Calusco d’Adda (BG)
e p.c. Al Direttore dell’A.R.P.A.
Dipartimento di Bergamo
U.O. Aria
Via C. Maffei, 4
24121 Bergamo
e p.c. Alla Soc. Italcementi S.p.A.
via G.Camozzi 124
24121 Bergamo
e.p.c. Alla Regione Lombardia
Direzione Generale Qualità Ambiente
Servizio Protezione Aria
Via Stresa, 24
20125 Bergamo
e p.c. Alla A.S.L. della Provincia di Bergamo
U.O. Igiene, Sicurezza e Medicina Preventiva
Via Garibaldi, 15
24040 Bonate Sotto (BG)
e p.c. Al Parco Adda Nord
via Padre Benigno Calvi,3
20056 Trezzo sull’Adda
Oggetto: Memoria scritta dell’incontro serale del 23/12/2002 tra Sindaco, assessori e Comitati locali per discutere la Ristrutturazione della Cementeria Italcementi di Calusco d’Adda.
All’incontro erano presenti da un parte il sindaco Colleoni, il vice sindaco e un assessore, dall’altra i rappresentanti della segreteria povinciale di Rifondazione Comunista, l’ing. Brusa e la prof.ssa Stefanini coordinatrice dei Comitati locali, tre rappresentanti del “Comitato dell’Isola per la difesa dell’Ambiente e della Salute” e quattro rappresentanti di gruppi locali.
Il sindaco sottolinea che l’argomento in discussione sarebbe più di “cosa loro” che non dei Comitati e per questo ha in mente di provvedere a formare un comitato tecnico ristretto al rappresentante dell’U.T. del Comune, della Ditta e dell’Arpa. In un secondo tempo verrà indetta una assemblea pubblica per una informativa generale sull’impianto da parte dei tecnici del Comitato ristretto.
Dopo il sindaco interviene la sig.ra Stefanini per spiegare i motivi della presenza dei comitati, preoccupati della situazione.
Il dibattito prosegue con l’intervento del Prof. Previtali del Comitato dell’Isola il quale, avendo analizzato tutta la documentazione messa a disposizione dal Comune, trae spunti per una critica puntuale alla conduzione del procedimento di autorizzazione del nuovo impianto. I contenuti più significativi di questo intervento sono i seguenti.
1. CONCESSIONI EDILIZIE
La prima istanza di C.E. da parte della ditta per “Ristrutturazione e Ammodernamenti” del cementificio esistente di Calusco è del 24/2/1992, la C.E. è del 19/06/1992, l’autorizzazione regionale ai sensi del DPR 203/88 per le emissioni del 5/08/1993.
Il progetto autorizzato prevedeva fin da allora il parallelepipedo di cemento alto più di 100 metri.
Eppure andò tutto liscio, nessuna critica, nessuna nota di merito o di demerito da parte di nessuno (Parco Adda Nord, ambientalisti, consiglio comunale, commissione edilizia) proprio come di fronte alla sorte toccata alla torre del castello del Monte Giglio. Torre che va, torre che viene.
Passano anni e le C.E. in scadenza vengono prorogate immotivatamente e quindi illegittimamente nel 1993 (R.C. 147/93), nel 1997 (R.C. 15/97) con un vuoto di 15 giorni, nel 1997 (R.C. 5/97), nel 1998 (R.C. 48/98) e nel 2000 (R.C. 16/00). I lavori di ristrutturazione iniziano con la D.I.A. del 18/04/2001. A luglio del 2002 la “Torre di alimentazione forno” si staglia nell’orizzonte, frutto della <
A chi la vede sorge spontanea una reazione che è forte sulla sponda destra dell’Adda (Brianza) ma debole sulla sponda sinistra (Isola Bergamasca), nulla da parte del Parco. Eppure la Torre domina, come la Tour Eiffel domina Parigi, del Parco tutta la parte più sensibile, quella che va sotto il nome di Monumento Naturale “Area Leonardesca” (Art. 20 delle NTA).
L’inquietudine è giustificata? Ai posteri l’ardua sentenza perché c’è anche un altro punto di vista.
L’attività del cementificio iniziata nel 1907 potrebbe esaurirsi entro il XXI secolo e la Torre farebbe parte dell’archeologia industriale futura con probabile destinazione a museo o a belvedere da assoggettare quindi alla conservazione più che più alla demolizione, esattamente come dovrebbe essere trattato il ponte di S.Michele qualora si decidesse di sostituirlo con un altro più adatto ai tempi, alla moderna tecnologia e ai bisogni di 115 anni dopo la sua costruzione.
2. VALUTAZIONE DI IMPATTO AMBIENTALE
A preoccuparsi c’è anche il Comune, il quale nel 1997 si chiedeva se l’opera è da sottoporre alla Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A.) giusto per avere un sostegno da parte dalla regione, autorità competente a giudicare se “quel mostro di cemento” fosse compatibile o incompatibile con l’ambiente circostante.
In effetti dal 1996, il DPR 12/4/1996, art. 10, sottopone il nuovo impianto a verifica di procedura VIA. Però essendo di competenza regionale, nel 1997 il servizio VIA regionale non era ancora attrezzato. Lo sarebbe stato solo dal 2/11/1998 (DGR n. VI/39305 del 2/11/1998).
Interpellato, il responsabile dell’Ufficio Ambiente del Settore Tecnico del Comune in data 10/09/1998 nega che l’opera sia da sottoporre a VIA. Non lo nega la ditta che però fa presente che la Regione non è operativa. Noi diciamo che, volendo, i termini per far svolgere la procedura di verifica VIA c’erano tutti visto che successivamente al 2 novembre 1998 è stata rilasciata la CE n. 48/98 in data 28/05/1999.
Ma a parte la contestazione delle scadenze perché si è abbandonata l’idea del VIA quando il 18 aprile 2001, con il servizio regionale VIA a regime, è stata presentata la DIA per l’inizio vero e proprio dei lavori di ristrutturazione che sostituisce ad ogni effetto la concessione edilizia?
3. DICHIARAZION DI COMPATIBILITA’ AMBIENTALE
Viene fatto presente che la procedura di “Dichiarazione di Compatibilità Ambientale”, un surrogato del VIA, che il “Titolo III del Regolamento locale di igiene tipo” al punto 3.1.6 prevede che venga espletata per “impianti destinati alla produzione di cemento” non è stata presa in considerazione benché fosse in vigore dal 1989 (DGR n.4/45266 del 25/07/1989).
Data la sua importanza si raccomanda vivamente che venga attuata da parte della Ditta su richiesta del Sindaco previo parere della ASL. Essa fa parte della documentazione da presentare per la domanda di nulla-osta per l’esercizio dell’attività.
4. AUTORIZZAZIONE REGIONALE ALLE EMISSIONI
Leggendo tra le carte si nota la preoccupazione se l’autorizzazione regionale del 1993 ai sensi del DPR 203/88 fosse ancora valida. Tutti la ritengono valida perché la ditta dichiara che il ciclo tecnologico non è stato modificato anche se una parte interessante del complesso, cioè la produzione di energia elettrica, nel progetto della DIA 2001 viene soppresso.
Da parte dei comitati non è stato possibile verificare la veridicità della dichiarazione della ditta in quanto l’impiantistica del ciclo, Layout e diagrammi di flussi circuito aria-fumi non è stato riscontrabile né nei progetti né presso l’U.T. del Comune. La domanda è: è sempre la “migliore tecnica disponibile” quella che si realizza dieci anni dopo?
Comunque, in considerazione che molti cambiamenti si sono verificati nel corso di 10 anni sia nella normativa sia nella situazione ambientale del sito, (con DGR n. 7/6501 del 19/10/2001 tutti i comuni dell’Isola Bergamasca vengono inclusi nella “zona di risanamento di tipo A”) non potrebbe che rassicurare tutti se la Ditta rivolgesse il quesito alla Regione stessa.
Si consideri anche che il punto 8, paragrafo II del DPCM del 21/07/1989 recita: <
L’ing. Brusa apre una parentesi per dire che in Italia ci sono le migliori leggi del mondo ma, diversamente dai paesi nordici dell'Europa, qui da noi difficilmente vengono rispettate.
Interviene anche l’ing. Botti del Comitato dell’Isola per sottolineare la gravità della situazione sanitaria con dati alla mano sulla mortalità per tumore nel territorio dell’Isola presi da uno studio pubblicato dalla Regione. Dati che il vicesindaco non ha mai approfondito prima di questo incontro, per cui si spera non voglia in futuro tacciare il Comitato di ecoterrorismo come per il passato e che i sindaci dell’Isola abbiano più coraggio e onestà nell’accettare la triste realtà piuttosto di coccolarsi nell’illusione che i dati esposti nello studio citato non siano conosciuti o non siano veritieri.
In cima ai pensieri degli amministratori locali non c’è la benché minima preoccupazione degli effetti sulla salute dell’estendersi a macchia d’olio delle attività produttive, con tutto quel che segue, che loro autorizzano con le varianti infinite ai Piani Regolatori.
In tanti anni di attività cementifera agli atti si trovano i risultati analitici, anch’essi parziali, di due soli controlli delle emissioni di inquinanti tradizionali. Uno del 1993 a cura del P.M.I.P. che non campiona le polveri e uno del 2002 a cura dell’Arpa che non campiona gli ossidi di azoto e di zolfo e di anidride carbonica.
5. AUTORIZZAZIONE INTEGRATA AMBIENTALE
Si tratta di un argomento oggetto di una normativa ancora in svolgimento sconosciuta a molti compreso il Comune. Ci si riferisce al Dlgs 04/08/1999 n. 372 e al D.M. 23/11/2001. Secondo l’art.4 del D.M. le imprese hanno l’obbligo di comunicare all’autorità competente, Regione e ARPA, per il rilascio dell’autorizzazione integrata ambientale, i dati identificativi del complesso e i dati relativi alle emissioni in aria e/o acqua (Vedi Questionario dell’Allegato 1 e 2 del D.M. 23/11/2001) entro il 1 giugno 2002 e a partire dal 2003 antro il 30 aprile di ogni anno .
E’ sottinteso che per il rilascio dell’autorizzazione il funzionamento dell’impianto va adeguato (art.4 del Dlgs) alle disposizione del decreto stesso al fine di conseguire un livello adeguato di protezione ambientale nel suo complesso. Ai fini della presentazione della domanda possono essere utilizzate le informazioni raccolte per le certificazioni ambientali secondo la norma ISO 14001 o secondo il regolamento EMAS II se già acquisite dalla ditta.
In sostanza la normativa sull’ecoqualità dell’Emas II non si applica solo agli stabilimenti industriali ma anche alle Pubbliche Amministrazioni, provinciali e comunali. Si coglie l’occasione per dire che per la CIB (Comunità dell’Isola Bergamasca di 19 comuni) la certificazione Emas II può rappresentare un importante strumento di qualificazione e sviluppo sostenibile del territorio che ricade sotto la sua responsabilità. Viene citato l’esempio dei 12 comuni del Basso Sebino i cui sindaci hanno dato il via ad un piano per la certificazione Emas II su scala territoriale.
Ritornando al D.lgs 4/8/99 n. 372, poiché gli obblighi che valgono per gli impianti esistenti verranno estesi anche a quelli nuovi o a quelli sostanzialmente modificati , visto che l’autorizzazione integrata ambientale “sostituisce ad ogni effetto ogni altro visto, nulla osta, parere o autorizzazione in materia ambientale previsti dalle disposizioni di legge o dalle relative norme di attuazione…” (art.4, comma 10), il Comitato è dell’avviso che la richiesta dell’espletamento di questa procedura potrebbe sostituire la procedura VIA, la dichiarazione di compatibilità ambientale, e l’autorizzazione regionale alle emissioni presentate ai punti 2, 3, 4 della presente memoria.
6. CLASSIFICAZIONE ACUSTICA
Nel territorio comunale di Calusco è in vigore una zonizzazione acustica obsoleta perché normata in via transitoria dal DPCM del 1/3/1991 legislativamente superato e parzialmente abrogato.
La normativa da applicare è regolata dalla legge quadro n. 447/95 e dai successivi decreti attuativi per quanto riguarda le competenze dello Stato, Regioni e Provincie. Per gli obblighi dei comuni il quadro normativo è stato reso operativo dalla L.R. del 10/8/2001 n.13 e dalla DGR n. 9772 del 12/7/2002, documento di approvazione dei criteri tecnici di dettaglio per la “classificazione acustica del territorio comunale”, in base ai quali i comuni entro il 15 luglio 2003 devono adottare la suddetta classificazione o adeguare quella esistente ai criteri come definiti dalla delibera testé citata.
Se messa in atto subito si potrebbe verificare che le fonti sonore dei nuovi impianti non siano a norma per cui la ditta sarebbe costretta, successivamente, all’adeguamento attraverso piani di risanamento in vista della domanda di nulla-osta all’esercizio dell’attività.
7. CONVENZIONE
Non viene affatto condivisa la linea seguita dalla Amministrazione Comunale tesa a conseguire solo vantaggi economici e nessuna garanzia per la tutela della salute e dell’ambiente. Si ritiene fuori luogo la pretesa che la Soc. Italcementi debba progettare e realizzare un tratto di strada di interesse provinciale se non addirittura regionale qualora si ipotizzasse, come una infrastruttura strategia, il nuovo tracciato di collegamento tra la Brianza e l’Asse interurbano atteso dalle istituzioni brianzole in sostituzione del tracciato basso pedemontano e il nuovo ponte di cui esiste già lo “Studio Generale di Fattibilità” (1998) con doppio binario e doppia corsia di marcia, pur esso, il ponte, di preminente interesse nazionale.
Non è realistico pensare di caricare “il riassetto urbanistico del territorio” sulle spalle di un’impresa privata. Potrebbe avvalorare il concetto che Calusco non sia una municipalità ma la foresteria di un cementificio. Il fatto che la Torre sia passata sotto silenzio offre lo spazio a questa tesi quasi fosse la manifestazione della soprannaturalità tecnologica.
E’ comprensibile che dopo quasi 100 anni di convivenza ci sia ancora il rischio che Calusco si identifichi non più nel monte Giglio ma col Italcementi, ma si spera anche che il paese si affranchi da una sudditanza anche solo apparente.
Se ci si aspetta che la Ditta cacci 1,5 miliardi di vecchie lire per fare opere pubbliche non di sua competenza non si può pretendere come contropartita che essa si attivi anche per un’azione “volontaria” per la salvaguardia ambientale del territorio che vada oltre le proprie responsabilità dovute per legge. Ed è in cambio di questo onere finanziario che il Comune è costretto a rinunciare a qualsiasi richiesta ambientale e solo <<…ad attivarsi per ottenere e/o sollecitare dagli Enti competenti tutte le altre autorizzazioni e/o concessioni e/o pareri che fossero necessario per dette realizzazioni e costruzione.>> (art.12 della convenzione 1999 aggiornata al 28 gennaio 2002).
Si può esigere che il Comune inverta l’ordine dei valori e anteponga la tutela della salute e dell’ambiente a questioni economiche? Se la risposta è positiva la convenzione va riscritta.
Si da il caso che i Comitati hanno il compito di fare cambiare idee e interessi alle amministrazioni, quelli più vicino ai veri bisogni della gente, e pretendere di dare forma alle evanescenti dichiarazioni di molti amministratori che, quando conviene, si riempiono la bocca di sviluppo sostenibile, di Agenda 21 ….
Si da atto che l’incontro è stato franco e si è concluso con una stretta di mano.
8. PROPOSTA
Affinché il contributo dei Comitati sia produttivo, vista la disponibilità del sindaco e degli assessori, si auspica che si torni, a breve, a parlare degli argomenti suesposti possibilmente in un incontro più impegnativo e allargato a tutti gli attori interessati dalla ditta alla Regione, dall’Arpa alla ASL per chiarire le responsabilità reciproche, considerato che la storia del paese per altri 100 anni sarà scandita dalla presenza quasi ossessiva di una “Torre-Fabbrica” con effluvi inquinanti anche se controllati.
Memoria a cura del
Prof. Previtali
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