Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Wednesday, November 24, 2004

Esordì da impiegato, ha rilanciato Italcementi

L'ECO DI BERGAMO 23 11 04


Esordì da impiegato, ha rilanciato Italcementi

Laurea honoris causa in ingegneria gestionale a Giampiero Pesenti, nel gruppo di famiglia dal 1958 Alle redini dai primi Anni '80: da un debito di 1.000 miliardi di lire al balzo internazionale e al risanamento


Era il 1958, primo lavoro da impiegato di secondo livello all'Italcementi, dopo la laurea in Ingegneria meccanica al Politecnico di Milano. E Giampiero Pesenti, per andare alla cementeria di Monselice prendeva il treno, anche se la famiglia era allora proprietaria della Lancia, perché appariva sconveniente rispetto ai colleghi andare al lavoro in auto. Se per molti imprenditori il «basso profilo» è una scelta snobistica, per la famiglia Pesenti la riservatezza è uno stile di vita consolidato.
In effetti fuori da Bergamo solo gli addetti ai lavori sanno chi è Giampiero Pesenti quando, a 53 anni - è nato a Milano il 5 maggio del 1931, unico figlio maschio di Carlo Pesenti e Rosalia Radici - diventa consigliere delegato di Italcementi e di Italmobiliare (dove viene nominato anche presidente), dopo la morte del padre che per quasi mezzo secolo ha retto e impersonificato l'Italcementi. L'attività di Giampiero è stata tutta all'interno del gruppo, lontano dai riflettori: all'Italcementi, dopo l'ingresso alla direzione tecnica centrale, diventa capo ufficio progetti nel 1965 e condirettore tecnico nel 1971. Intanto nel 1967 è entrato nel consiglio d'amministrazione dell'Italcementi e di Italmobiliare (la finanziaria che diventerà poi la capofila del gruppo). Solo nel 1983 è nominato direttore generale dell'Italcementi e l'anno dopo appunto consigliere delegato, carica che ha lasciato nello scorso maggio al figlio Carlo per assumere quella di presidente.
Quando Giampiero, esponente della quinta generazione imprenditoriale dei Pesenti, prende le redini del gruppo riceve un'eredità pesante. Il gruppo ha seri problemi causati da un insieme di fattori: l'espansione disordinata dei decenni precedenti, la congiuntura, l'onerosa lotta sostenuta per contrastare la scalata tentata da Sindona, il coinvolgimento nel Banco Ambrosiano e altri problemi finanziari.
La decisione di risolvere la situazione con la cessione delle partecipazioni bancarie viene presa quando era ancora vivo Carlo Pesenti, che sapeva di dover vendere, ma sperava di poterlo in qualche modo evitare. Di fronte a un debito che nel 1983 supera i 1.000 miliardi di lire dell'epoca, le vendite sono però una scelta obbligata: Bpl va al San Paolo, la quota in Efibanca alla Bnl e nell'estate del 1984 l'esposizione è dimezzata, anche se la situazione resta critica.
Dopo la morte di Carlo Pesenti, nel settembre 1984, diversi analisti erano convinti che il gruppo fosse al capolinea, isolato e con molti che vi avevano messo gli occhi sopra. Giampiero però smentisce chi lo vedeva come un'ombra del padre: subito allaccia relazioni con Enrico Cuccia - in un'intervista ricorda che è stato suo padre a dirgli «Quando c'è qualcosa di importante rivolgiti a Cuccia» -, che ne apprezza lo spirito imprenditoriale e combina la cessione delle assicurazioni Ras ad Allianz, perno del risanamento del gruppo rifocalizzato sul cemento. Che ci fossero barriere ideologiche con Mediobanca Giampiero Pesenti lo smentisce in una delle sue rare interviste («Non parlo perché non mi va di ripetere sempre le stesse cose», ha spiegato una volta): «È assurdo distinguere tra finanza cattolica e finanza laica - disse nel 1989 a Giancarlo Mazzuca -. Per quanto mi riguarda, mantengo rapporti cordiali con tutti e sono anche profondamente cattolico».
La politica delle alleanze o comunque dei buoni rapporti con l'establishment economico finanziario, prima con Enrico Cuccia e poi con Gianni Agnelli che, dice a Giampaolo Pansa, è stato consultato nel momento di difficoltà del gruppo «come si ascolta un re», favoriscono il definitivo risanamento.
Nel 1986, dopo la cessione ad Acqua Marcia della quota Bastogi, non solo il debito è annullato, ma c'è anche liquidità per nuove acquisizioni.
Quando è da un anno alla guida dell'impero, il giornalista economico Giuseppe Turani vede così la strategia avviata da Giampiero Pesenti: «Niente colpi di testa, viaggiare sotto costa e tenersi in costante contatto con l'establishment finanziario, curare gli impianti e le fabbriche e quando capiterà fare qualche buon colpo». È quello che avviene, puntando soprattutto su «cemento e dintorni». Nel 1987 cede una quota nella Montedison ed entra nella Calcestruzzi (che poi acquisirà 10 anni dopo), mentre nel 1989 prende il controllo del gruppo Fingres.
Gli Anni Novanta sono quelli del grande balzo. Sfuggono la privatizzazione di Cementir (che va a Caltagirone) e della greca Herakles (che va a Ferruzzi), ma riesce un affare ancora più grosso: la conquista, con l'appoggio di Mediobanca, di Ciments Français, gruppo con un fatturato allora doppio rispetto a quello dell'Italcementi (l'equivalente di 1,8 miliardi di euro contro 750 milioni), ma anche con problemi finanziari legati alle forti acquisizioni degli anni precedenti. È una sfida, come ha ricordato lo stesso Pesenti, in quanto è «la più rilevante acquisizione industriale realizzata all'estero da un gruppo italiano e il più rapido aumento di dimensioni, mai registrato da una società industriale italiana». Peraltro nel 1993 il gruppo passa da un utile di 17 a una perdita di 65 milioni di euro (per effetto dei risultati negativi per 99 milioni della società francese), mentre la posizione finanziaria consolidata passa dall'attivo a un indebitamento di 1,86 miliardi di euro.
Per il rilancio Pesenti adotta una strategia simile a quella utilizzata quasi 10 anni prima per il gruppo Italmobiliare: riduzione dell'indebitamento con la cessione di attività non fondamentali e focalizzazione sugli aspetti industriali e sul core business del cemento. La cura funziona: il bilancio del gruppo torna in utile del 1995 e l'indebitamento scende progressivamente dando nuova spinta, dal 1997, alla crescita internazionale dell'«Italcementi Group». Con l'acquisizione tra il 1997 e il 2003 di impianti in Bulgaria, Kazakistan, Thailandia, India, Marocco ed Egitto, la capacità produttiva del gruppo nei Paesi emergenti è passata dal 10 ad oltre il 40%.
Se per il padre la finanza era diventata la vera passione, per Giampiero, che continua a ritenersi «soprattutto un uomo d'industria», l'orizzonte è un po' diverso: «Un grande gruppo - dice - non può disinteressarsi della finanza». E di fatto completato il risanamento dell'Italcementi - anche se per crescere nel cemento non esita a cedere altre partecipazioni industriali, come Franco Tosi, Natro Cellulosa o Sab Autoservizi - c'è stato un ritorno nel credito. Non più controllo di banche, ma quote di minoranza in istituti solidi, in grado di remunerare il capitale e con buone compagnie.
Le capacità di tessere buone relazioni lo fanno emergere come un buon mediatore, rigoroso e stimato da tutti, rispettato per la sua riservatezza e perché si occupa soprattutto della sua azienda, senza partecipare alla «finanza corsara». Lo riconosce anche il gruppo Agnelli che già a metà agli Anni Ottanta lo fa entrare nel consiglio Fiat. Nel 1999 diventa poi presidente di Gemina e dal 21 giugno 2004 è presidente del patto di sindacato di Rcs Media Group.
Convinto che «gli industriali devono parlare tra loro e cementare le intese, perché non si devono condurre le battaglie da isolati e men che meno si può essere sempre in guerra» spicca come un candidato ideale per la presidenza di Confindustria. Nel 1988 viene proposto per la successione a Luigi Lucchini, ma declina per gli impegni all'interno del gruppo. Lo stesso fa quattro anni dopo, quando viene indicato tra i possibili successori di Sergio Pininfarina. Verrà poi nominato Luigi Abete che lo chiama a vicepresidente, carica che ricopre dal 1992 al 1996: siede comunque tuttora nella Giunta sia di Confindustria, sia dell'Unione industriali di Bergamo.
Sono impegni, questi, che si assommano alle varie presenze nei consigli d'amministrazione del gruppo (tra l'altro con la vicepresidenza di Ciments Francais) e di altre società, come Pirelli, Ras, Gim e Mittel.
Tanti impegni lavorativi portano anche qualche problema. «Un dispiacere e rimorso per i sacrifici imposti alla famiglia, la cosa più bella che c'è» ammette nel 1989, quando è insignito dall'onorificenza di Cavaliere del lavoro (nel 1977 era stato nominato Grand'ufficiale) e dedica il riconoscimento «ai collaboratori, senza il cui apporto non avrei potuto riceverlo, e alla famiglia, vista l'eterna lotta a cui sono da sempre costretto per quanto riguarda il tempo da trascorrere al lavoro o tra i miei cari».
Sposato da 43 anni con Franca Natta, figlia del Nobel per la chimica Giulio, cerca per quanto gli è concesso di dedicare più tempo possibile ai nipoti (sono nove: sei maschi e tre femmine) figli di Giulia, Carlo e Laura.
La famiglia, insomma, come occupazione preferita al di fuori dal lavoro. Socio del Rotary Bergamo, degli Amici dell'Accademia Carrara, del Fondo italiano per l'ambiente, nel tempo libero gioca a golf al circolo dell'Albenza e quando può, e il tempo lo permette, pratica il ciclismo. Ama la musica classica, Beethoven in particolare.
È un esperto velista, anche se trascorre gran parte dei periodi di riposo in montagna: scia d'inverno - alla fine degli Anni Cinquanta ha dato vita al circolo sciatori Bergamo - e fa lunghe passeggiate d'estate.
Normalmente schivo dagli appuntamenti mondani, questa settimana dovrà salire sulla ribalta per due riconoscimenti. Il primo oggi, per la consegna della laurea honoris causa in Ingegneria gestionale da parte dell'Università di Bergamo (che tra l'altro ha presieduto tra il 1991 e il 1993): il secondo sabato quando in una cerimonia al Teatro Donizetti, l'ambasciatore francese gli consegnerà ufficialmente l'onorificenza di Cavaliere dell'Ordine della Legion d'Onore della quale è stato insignito lo scorso 6 luglio con decreto a firma del presidente della Repubblica francese Jacques Chirac.
Stefano Ravaschio




Italmobiliare: 18 mila dipendenti e 4,5 miliardi di fatturato


Come presidente e amministratore delegato dell'Italmobiliare, cariche che ricopre da poco più di vent'anni, Giampiero Pesenti è a capo di un gruppo con quasi 18.000 dipendenti, un fatturato atteso a fine anno di circa 4,5 miliardi di euro (realizzato per due terzi fuori dall'Italia) e un utile totale vicino al 10%. Il gruppo ha una media negli ultimi cinque esercizi di 700 milioni di investimenti all'anno (300 milioni all'anno di soli investimenti industriali nel settore cemento).
L'Italmobiliare, che fa capo alla stessa famiglia Pesenti ed è quotata in Borsa dal 1980, è stata fondata nel 1946 dall'Italcementi come società finanziaria destinata ad operare nei settori non strettamente cementieri. I rapporti si sono poi invertiti alla fine degli Anni Settanta ed è stata l'Italmobiliare a prendere il controllo dell'Italcementi (attualmente con una quota vicina al 59% del capitale ordinario).
La principale partecipazione di Italmobiliare è l'Italcementi, azienda che ha preso il via 140 anni fa dal piccolo impianto di cemento a Scanzo della Società Bergamasca per la fabbricazione del cemento e della calce idraulica, e poi attraverso l'unione con altre società del settore (tra le quali nel 1906 proprio la Fratelli Pesenti, che nel 1878 aveva iniziato a produrre cemento a Nese), acquisizioni e costituzione di nuove società (come Cementeria di Sardegna e Cementerie Siciliane, costituite negli Anni Cinquanta e incorporate nel 1996/97) è diventata il leader italiano del settore.
Nello scorso decennio il grande balzo internazionale, in particolare con la conquista del controllo nel 1992 della Ciments Français, attraverso la quale sono poi state effettuate altre acquisizioni, soprattutto nei Paesi emergenti (Bulgaria, Kazakistan, India, Egitto e Thailandia). Italcementi Group è così diventato un gruppo globale con presenza in 19 Paesi di quattro continenti, che può contare su 60 cementerie, 150 cave e 500 impianti di calcestruzzo.
Al di fuori del cemento, la storia dell'Italmobiliare vede la finanziaria prendere il controllo, a cavallo del 1950, della Banca Provinciale Lombarda e del Credito Commerciale, mentre è del 1952 l'acquisizione della Ras, seconda maggiore compagnia assicuratrice italiana. Nel gruppo entrano anche la Franco Tosi e tra il 1962 e il 1965 otto istituti bancari di medie e piccole dimensioni del gruppo di Teresio Guglielmone, che diedero vita all'Ibi, Istituto Bancario Italiano. Infine la società si assicura la quota della Bastogi già detenuta dalla Montedison.
La forte espansione porta però a un deterioramento della situazione finanziaria e si rende necessario un piano di smobilizzi per riequilibrare i conti. Alla fine degli Anni Settanta il Credito Commerciale viene ceduto al Montepaschi. Poi l'Ibi passa alla Cariplo; nel 1984 è la volta della vendita della Bpl all'Istituto Bancario San Paolo di Torino e della quota in Efibanca alla Bnl. A novembre 1984 viene avviata anche la graduale cessione ad Allianz della Ras, completata nel 1987, mentre all'incirca un anno dopo il gruppo cede anche la quota Bastogi, a completamento del risanamento finanziario del gruppo.
Nel 1990 Franco Tosi cede l'attività industriale ad Abb, con la quale era stata già stretta un'alleanza due anni prima: il gruppo reinveste nell'imballaggio e isolamento alimentare (Sirap Gema) e nel ciclo integrato dell'acqua e della distribuzione gas (con la Crea, poi ceduta a inizio 2000), ma anche in partecipazioni, non più di controllo, nel sistema bancario.
Attualmente nel settore industriale, a parte l'Italcementi Group, la principale partecipazione è il gruppo dell'imballaggio e isolamento alimentare Sirap Gema: nel portafoglio dell'Italmobiliare figurano attualmente anche quote in Gim (4,33%), Gemina (4,38%) e nella nuova aggregazione cartaria Burgo-Marchi.
Nel settore editoriale, dove il gruppo in passato è stato presente anche con «Il Tempo» e «La Notte», sono da ricordare le quote nella Società Editrice Siciliana (33%), nella Poligrafici Editoriale del gruppo Riffeser-Monti (4,77%) e in Sesaab (10%), editore de «L'Eco di Bergamo», oltre che in Rcs Media Group (dove la partecipazione è salita recentemente al 7,19%). Nel settore bancario-finanziario l'Italmobiliare controlla il gruppo svizzero Finter Bank e un piccolo istituto monegasco, oltre ad avere partecipazioni in Unicredito italiano (1,36%), Mediobanca (2,65%), Banca Intesa (0,25%), Banche Popolari Unite (1,5%) e Mcc (1%).
S. R.



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