Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Monday, August 31, 2015

Osservazioni alla “Valutazione di Impatto sulla salute pubblica” (appendice B) allegata alle integrazioni SIA per la cementeria di Calusco d’Adda.

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Osservazioni alla “Valutazione di Impatto sulla salute pubblica” (appendice B) allegata

alle integrazioni SIA per la cementeria di Calusco d’Adda.

Autore: Agostino Di Ciaula, ISDE Italia

- Lo “scenario 1” (scenario attuale) considera i dati di emissione al 2012 e lo “scenario 2”

(“scenario atteso futuro”) considera “inoltre una serie di sorgenti ad oggi non realizzate

(E163-E165)”. La differenza tra lo “scenario attuale” e lo “scenario futuro atteso”, sulla quale

si basa la VIS, consiste dunque unicamente nella considerazione supplementare, nello

“scenario futuro atteso”, del ruolo delle “sorgenti ad oggi non realizzate (E163-E165)”,

ignorando completamente le considerevoli differenze nei bilanci di massa dovuti alla

combustione di 30.000 ton/anno (scenario attuale) o 110.000 ton/anno di rifiuti (scenario

futuro), come se le emissioni attuali e future fossero indipendenti dalla qualità (considerando

anche la diversificazione dei codici CER) e dalla quantità di rifiuti in ingresso all’impianto .

- Lo “scenario massimo autorizzato” prende in considerazione le portate e le concentrazioni

massime di ogni inquinante ad oggi autorizzate”, considerando la media di sole tre

campagne di misurazione di poche ore delle emissioni a camino per anno (anni 2008-2013),

che dovrebbero essere rappresentative di quelle derivanti dalla piena operatività

dell’impianto. Indipendentemente dalle considerazioni espresse al punto precedente, i

campionamenti sui quali è costruita tutta l’analisi non possono fornire un quadro attendibile

della situazione emissiva reale dell’impianto, rappresentando ottimisticamente meno del 2%

delle ore di operatività effettiva dell’impianto nel periodo esaminato. L’ampia deviazione

standard dalle medie delle sole tre misurazioni eseguite per ogni inquinante e precedenti

evidenze [1] dimostrano come tale modalità possa sottostimare fortemente le emissioni reali.

- L’analisi si basa sull’utilizzo di massimo 30.000 ton/anno di combustibili derivati da rifiuti,

considerando un flusso di massa costante e l’aumento futuro attribuibile alle nuove sorgenti

emissive (E163-E165) ma NON prende in adeguata considerazione le variazioni di bilancio

di massa e, soprattutto, le emissioni in valore assoluto di ogni inquinante che si avranno in

seguito sia all’utilizzo delle 110.000 ton/anno di combustibili derivati da rifiuti che alla

diversificazione dei codici CER utilizzabili (non solo CSS ma anche rifiuti con CER 190812 e

190814: fanghi derivanti dal trattamento biologico delle acque reflue industriali, fanghi

prodotti da altri trattamenti delle acque reflue industriali, entrambi ad elevato contenuto di

metalli pesanti e composti organici clorurati).

Le emissioni future appaiono dunque sottostimate per quanto riguarda il bilancio di massa di

tutti gli inquinanti persistenti (considerando non le concentrazioni attese ma le emissioni

totali degli inquinanti persistenti da esprimere, secondo i casi, in Kg/anno, ton/anno, g/anno)

e le specifiche emissioni dei singoli metalli pesanti, che hanno differenti percentuali di

trasferimento da combustibile a emissioni convogliate [2, 3].

- L’analisi condotta IGNORA COMPLETAMENTE le emissioni di PCB e la formazione di

particolato secondario a valle dei camini dell’impianto e i loro effetti sanitari. Questo è da

considerarsi un limite inaccettabile dello studio, in quanto entrambi questi inquinanti sono

associati alle emissioni dei cementifici e sono responsabili di un importante effetto

addizionale sulle patologie neoplastiche e non-neoplastiche a carico delle popolazioni esposte.

- Manca il calcolo del baseline population frequency riferito ai comuni esposti (effetti sanitari

assumendo un livello di inquinamento nullo) e il calcolo degli incrementi lineari degli effetti

sanitari in risposta ad incrementi unitari di inquinanti. Manca inoltre la stima dei casi

attribuibili in rapporto alle variazioni nelle concentrazioni annuali di inquinanti attribuibili al

cementificio in ogni comune collocato nell’area di ricaduta delle emissioni.

- Mancano le rappresentazioni di ricaduta di ogni singolo inquinante (mappe di

concentrazione media annuale), calcolate in base al modello di dispersione utilizzato e

comparando i due scenari (pre- e post-autorizzazione all’utilizzo di 110.000 ton/anno di

combustibile derivato da rifiuti) su adeguata scala. Non è inoltre specificato se,

nell’elaborazione delle mappe di ricaduta, sia stato utilizzato come codice tridimensionale di

simulazione un modello di tipo lagrangiano a particelle, particolarmente adatto a fornire una

ricostruzione accurata della distribuzione spaziale locale degli inquinanti primari.

- Mancano le mappe del rischio cancerogeno totale life-time riferito alle concentrazioni

modellizzate (media annuale) e il calcolo della proporzione di popolazione esposta a diversi

livelli di rischio in termini assoluti e percentuali, anche considerando aree sub-urbane.

- Si afferma che “Per quanto dallo stress test emergano dei superamenti delle soglie di

accettabilità del rischio per la salute umana per la singola componente arsenico

limitatamente agli scenari espositivi industriale, residenziale e agricolo, la concentrazione di

arsenico ipotizzata come input nello scenario estremo è di gran lunga superiore sia a quella

massima misurata a camino nel quinquennio 2008-2013, che al valore medio della

concentrazione misurata nello stesso quinquennio e nel 2012, anno di riferimento per lo

scenario attuale.”

Tali risultati sembrano eccessivamente sminuiti dagli Autori, i quali affermano che sono

“frutto di uno scenario altamente distante dallo storico dei dati misurati in regime produttivo”

e che “si può ragionevolmente ritenere che il quadro espositivo emerso nella relazione estesa

non pregiudichi la salute umana nei regimi produttivi reali”.

Anche a voler ignorare la questione della probabile inadeguatezza dei campionamenti sui

quali è stata costruita l’analisi (vedi sopra), tali affermazioni non considerano che lo “storico

dei dati misurati in regime produttivo” è riferibile ad una situazione completamente diversa

(utilizzo di CSS in quantità inferiore o pari a 30.000 ton/anno) da quella che si verificherebbe

ad autorizzazione ottenuta, quando l’impianto utilizzerà 110.000 ton/anno di combustibili

derivati da rifiuti, diversificando inoltre i codici CER utilizzabili.

Evidenze scientifiche disponibili in letteratura internazionale dimostrano infatti una precisa

cinetica di emissione di specifici metalli pesanti (compreso arsenico), che dipende, tra gli altri

fattori, dalla quantità assoluta dei metalli pesanti in ingresso [2, 3]. D’altra parte, questa è la

motivazione principale per la quale il decreto “end of waste” (n.22 del 14 febbraio 2013)

prevede per il “CSS combustibile” un contenuto di metalli pesanti notevolmente più restrittivo

rispetto ad altre tipologie di CSS (vedi seguito).

- I risultati dell’analisi VIS, pur considerando i limiti descritti, confermano dunque la

presenza di possibili rischi sanitari oncologici e non-neoplastici dovuti alle emissioni di

metalli pesanti (in particolare arsenico, classificato come “cancerogeno certo” dalla

IARC). Tali rischi (in realtà non legati al solo arsenico ma a tutti i metalli pesanti emessi) sono

stati in precedenza descritti in dettaglio nel documento sui potenziali rischi sanitari del

progetto del proponente, al quale si rimanda.

È importante sottolineare ancora una volta la verosimile possibilità che i rischi rappresentati

nello studio VIA siano stati fortemente sottostimati.

A titolo di esempio si consideri il solo arsenico, per il quale sono stati previsti dagli Autori

possibili superamenti delle soglia di accettabilità del rischio.

La tabella 1 del decreto “end of waste” consente la presenza, nel “CSS-combustibile”, di

quantità di arsenico sino a 5mg/Kg s.s. Dunque, nel caso di un quantitativo pari a 110.000

ton/anno di combustibile derivato da rifiuti, rispettando i parametri di specificazione di tale

tabella e utilizzando “CSS-combustibile”, ci sarebbe in ingresso un quantitativo di arsenico

pari a 550 Kg/anno. Considerato il fattore di trasferimento medio di arsenico dal combustibile

alternativo alle emissioni (0.02% secondo Genon et al [2]), utilizzando “CSS-combustibile” si

può calcolare un’emissione media di arsenico pari a circa 110.000 mg/anno.

Nel progetto dei proponenti, i valori di specificazione del contenuto in metalli pesanti del CSS

che si intende utilizzare presso la cementeria di Calusco d’Adda SONO NOTEVOLMENTE

SUPERIORI (da 2 a 15 volte) rispetto a quelli del “CSS-combustibile” previsto dal decreto “end

of waste”:

Parametro

Cd 4 10 x 2.5

Ti 5 10 x 2

As 5 15 x 3

Co 18 100 x 5.5

Cr 100 500 x 5

Cu 500 2000 x 4

Mn 250 600 x 2.4

Ni 30 200 x 6.6

Pb 240 600 x 2.5

Sb 50 150 x 3

V 10 150 x 15

(valori espressi come valore massimo della mediana in mg/Kg s.s). I metalli pesanti indicati in

rosso sono classificati come “cancerogeni certi” dalla IARC (Agenzia Internazionale per la

Ricerca sul Cancro)

Dunque, nel caso dell’impianto di Calusco d’Adda, un quantitativo pari a 110.000 ton/anno di

CSS con le specifiche previste dal progetto alimenterebbe l’impianto inserendo nel ciclo

produttivo 1650 Kg/anno di arsenico. Considerato il fattore di trasferimento medio di

arsenico dal combustibile alternativo alle emissioni (0.02% secondo Genon et al [2]), si può

calcolare un’emissione media di arsenico pari a circa 330.000 mg/anno (0.33 Kg/anno).

Inoltre, poiché è stata richiesta anche autorizzazione alla diversificazione dei codici CER

utilizzabili nei processi di co-combustione, al calcolo si deve aggiungere l’arsenico contenuto

nei fanghi essiccati, che può essere in quantità oltre doppia rispetto al “CSS-combustibile”

(concessi in questo caso sino a 12 mg/Kg s.s.).

Le quantità finali di arsenico nelle emissioni (non espresse in concentrazioni medie ma

in valori assoluti, come dovrebbe essere in termini di risk assessment), sarebbero

dunque di assoluto rilievo in termini di rischio sanitario, a causa delle caratteristiche

chimico-biologiche dell’arsenico.

Recenti evidenze, inoltre, suggeriscono come il quantitativo di arsenico presente nelle

emissioni possa non essere costante e possa variare durante il ciclo produttivo, rendendo

possibili picchi emissivi superiori a quello calcolato o misurato in particolari condizioni [3].

Proprio in base a questa evidenza, gli Autori degli studi citati raccomandano prudenza

nell’impiego nei cementifici di combustibili da rifiuti contenenti metalli pesanti [2, 3],

suggerendo una limitazione del loro utilizzo [3].

I rischi riferiti all’arsenico sarebbero ancora più gravi nel caso di metalli pesanti con maggiori

fattori di trasferimento nelle emissioni (ad es. mercurio, fattore di trasferimento del 49%,

notevolmente superiore rispetto allo 0.02% dell’arsenico [2]).

- Nel calcolo del rischio sanitario dei lavoratori non è stata presa in adeguata considerazione

l’esposizione ai prodotti finali del cementificio (clinker/cemento), nei quali saranno inglobate

le ceneri derivanti dai processi di combustione di CSS/fanghi in quantità proporzione a quella

di combustibile alternativo utilizzato. Tali prodotti sono da considerarsi ad elevata tossicità

per il contenuto in metalli pesanti, IPA, composti organici clorurati ed altre sostanze con

potenziali effetti biologici negativi in seguito ad inalazione, ingestione, contatto cutaneo, da

sommarsi a quelli derivanti dalla sola esposizione outdoor considerata nella VIS.

1 De Frä R and Wevers M. Underestimation in dioxin emission inventories.

Organohalogen Compd 1998;36:17-20.

2 Genon G and Brizio E. Perspectives and limits for cement kilns as a destination for RDF.

Waste Manag. 2008;28:2375-85.

3 Cong J, Yan D, Li L, Cui J, Jiang X, Yu H et al. Volatilization of Heavy Metals (As, Pb, Cd)

during co-processing in cement kilns. Environmental Engineering Science 2015;32:425-

35.

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