Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Thursday, October 16, 2003

L'ECO DI BERGAMO 16 10 03

Blackout salato: bolletta da un milione di euro

Imprese preoccupate sulla regolare erogazione elettrica: e se succedesse in un giorno feriale?

L'Unione industriali stima in circa un milione di euro i danni economici, essenzialmente per mancata produzione, subìti dall'industria bergamasca per il blackout di tre ore di fine settembre. Il fatto che sia avvenuto di domenica notte ha circoscritto l'impatto negativo del blocco energetico a una trentina di aziende con produzioni a ciclo continuo.
Anche così è stato comunque un choc per gli industriali perchè ha messo in evidenza un nuovo elemento di incertezza, tanto più dopo le previsioni che nuovi blackout si potrebbero ripetere nei prossimi 2-3 anni, in attesa di nuove centrali che riducano la dipendenza dall'estero, e di investimenti sulle reti per avere una distribuzione regolare.
«Questo è proprio quello che ci preoccupa di più - sottolinea il presidente dell'Unione industriali di Bergamo, Andrea Moltrasio - Non era mai successo niente di simile, ma è capitato e c'è il timore che possa accadere ancora. E se un blackout avvenisse in un giorno feriale i danni sarebbero enormi. Anche questo è un segnale della debolezza del sistema, un freno alla competitività e anche un dato un po' avvilente. Ci sforziamo di pensare alla crescita dell'intelligenza, alla sfida della competitività e poi dobbiamo ancora risolvere questioni basilari di infrastruttura come l'energia».
Radici Group
Nel solo gruppo chimico-tessile Radici i danni economici provocati dal blackout sono stimati in un milione di euro: di questi, un terzo relativi agli stabilimenti bergamaschi (in particolare Casnigo e Villa d'Ogna)
«Se un processo di polimerizzazione si interrompe a metà, non resta che buttare via tutto e mettersi a pulire gli impianti - dice Angelo Radici, presidente del gruppo -. C'è stato il rischio di danni irreparabili e anche se l'attività è ripresa in 24 ore, per far ripartire a regime tutti gli impianti abbiamo impiegato due settimane. In Italia, abbiamo già un problema di costo dell'energia, che incide parecchio sui costi di produzione: adesso abbiamo purtroppo anche l'incertezza della fornitura».
«Non eravamo preparati a un problema del genere, perché non si era mai proposto prima e non era nemmeno prevedibile - aggiunge Maurizio Radici, che segue le attività del gruppo nell'energia -. Diventa difficile anche pensare di fare tutto da soli». Al gruppo fanno capo 7 centrali idroelettriche, ma il progetto principale è la centrale a ciclo combinato da 100 megawatt che sarà inaugurata a Novara, principale stabilimento chimico della Radici. «Ma non può servire - precisa - tutti gli impianti».
Lonza
Alla sola Lonza di Scanzorosciate viene stimato un danno di 300 mila euro, per due terzi legati alla mancata produzione e per un terzo a interventi straordinari di manutenzione.
«L'attività a Scanzorosciate si è fermata all'improvviso e i fluidi ad alta temperatura utilizzati nella produzione, che sono solidi a temperatura ambiente, hanno iniziato a raffreddarsi» - spiega Massimo Puccinelli, direttore dello stabilimento chimico -. Abbiamo rischiato grosso: non è successo il peggio, ma ci sono volute 48 ore per tornare a una produzione normale. Senza energia si è fermata per qualche ora anche l'ossigenazione degli impianti biologici che avrebbe potuto compromettere la depurazione. I rischi di black out possono avere serie ripercussioni sul piano dell'ambiente. A Scanzo per evitare pericoli dovremmo avere una centrale da 17 megawatt, per produrre quanto consumiamo. Ma sarebbe un investimento molto oneroso e che tra l'altro sono sicuro che, se avessimo intenzione di realizzarlo, non ci consentirebbero nemmeno di fare».
La Lonza peraltro ha subìto otto fermate per distacco nel corso dell'anno. «Avevamo fatto un contratto sperimentale per utenze non critiche che prevedeva forniture a prezzi convenienti con la possibilità di distacco senza preavviso - continua Puccinelli -. Ci è sembrata una possibilità conveniente, confidando sul fatto che fino all'anno scorso i distacchi erano un episodio rarissimo. Adesso questa come scommessa è da considerare persa»
Italcementi
Il gruppo Italcementi è stato colpito dal blackout su due fronti, come consumatori per la produzione di cemento e come produttori attraverso l'Italgen che fornisce il 30% dell'energia consumata dal gruppo. Per la sola mancata produzione nello stabilimento di Calusco, fermo per mezza giornata, si stima una perdita di circa 75 mila euro.
«Abbiamo anche noi il vincolo della rete e quindi il blackout si è trasferito a domino anche alle nostre centrali - precisa peraltro Franco Brambilla, consigliere delegato di Italgen - Con le idroelettriche (13, la più grande a Vaprio, in grado di generare 50 megawatt di potenza NdR) siamo rientrati in servizio dopo un quarto d'ora e l'energia di queste centrali ha poi permesso di riavviare le termoelettriche. Alle 7 di mattina eravamo completamente in funzione con le centrali lombarde». Tra queste anche la centrale di Villa di Serio, da 90 megawatt nominale, per la quale è in programma un ampliamento a 190 che segue la procedura del decreto «sbloccacentrali». Dopo il parere favorevole del Via (Valutazione impatto ambientale) del ministero dell'Ambiente la pratica è al Ministero delle attività produttive, che attende il parere dalla Regione, prima della ratifica. «Ci auguriamo che il mese prossimo arrivi il parere - continua Brambilla - mentre per la realizzazione serviranno 24-30 mesi».
Italcementi consuma in Italia oltre un miliardo e mezzo di kilowattora (Calusco e Rezzato consumano circa 200 milioni di chilowatotra ciascuna) e lo scorso anno l'energia elettrica ha rappresentato il 25% dei costi. Il potenziamento di Villa di Serio permetterebbe ad Italcementi di avvicinare l'autosufficienza energetica.
«Ci preoccupano i tempi necessari, si parla di tre anni, perché la rete italiana possa assicurare una distribuzione con l'efficienza e la certezza che ci aspettiamo - sottolinea Brambilla - Ma già il fatto che non sia chiaro se l'investimento sia di competenza dell'Enel, del gestore o di chi altro, non lascia ben sperare».
Dalmine
«Eravamo in piena produzione, con l'accaio fuso nella colata ed abbiamo rischiato grossi danni. Non ci sono stati problemi di sicurezza, perché ci sono sistemi di raffreddamento a protezione di impianti e persone. Non c'è però un sistema che assicuri la produzione e se l'interruzione d'energia fosse durata qualche ora in più l'acciaio si sarebbe solidificato nel forno e per toglierlo avremmo dovuto chiudere l'impianto per diversi giorni»
Tra materiale perso e riavvio il blackout è comunque costato alla Dalmine circa 100mila euro, che si sommano alle varie interruzioni di energia, per un totale di circa 40 ore di distacchi, che avevano interessato lo stabilimento da giugno in poi, a volte con brevissimo preavviso, a volte anche senza.
«Il nostro contratto ci inserisce tra gli interrompibili e quindi l'ordine di chiusura dell'energia può arrivare direttamente dal gestore di rete. Abbiamo avuto anche tre turni fermi, perchè ci hanno avvisato di non produrre: complessivamente, quindi più di 60 ore di fermata, con una mancata produzione per oltre un milione e mezzo, dato che il blocco ha ripercussioni su tutto lo stabilimento - continua Valsecchi - Con il preavviso il personale ha sospeso il lavoro, ha messo l'impianto in sicurezza ed ha atteso il ritorno dell'elettricità. Quando abbiamo fermato direttamente il turno è stato concordato un giorno di ferie con il sindacato, molto disponibile di fronte ai problemi oggettivi del momento. Con le interruzioni con preavviso è stato anche mantenuto un quantitativo di energia concordato per evitare danni, anche se la produzione va persa, ma con il blackout di fine settembre si è fermato tutto all'improvviso»
Nel caso della Dalmine la centrale interna in progetto avrebbe potuto impedire il blocco, «staccandosi» dalla rete. «Una nostra centrale - dice Valsecchi - non ci darebbe grandi vantaggi economici dal punto di vista dei prezzi, ma ci permetterebbe soprattutto di avere un maggior controllo su un costo importante di produzione, che per noi incide per circa il 30% sul totale». L'iter della pratica è alla Commissione per l'impatto ambientale. «Siamo ottimisti sul fatto che il via libera arrivi a breve, per passare poi all'approvazione della Provincia, ci auguriamo entro l'anno - continua Valsecchi - Poi ci vorranno tre anni per la costruzione»
Cartiere Pigna
Anche chi ha la sua centrale ha avuto problemi. Alla Cartiere Paolo Pigna di Alzano il blackout ha interrotto l'erogazione di vapore dalla centrale di cogenerazione: le due linee si sono fermate e sono ripartite, dopo il ritorno in temperatura del vapore, dopo circa cinque ore. La mancata produzione è stimata in 65 tonnellate, dal valore di 55mila euro, ai quali si aggiungono danni alle pompe per 5-10mila euro.
«Ci si dimentica che le centrali hanno bisogno di energia per produrre - sottolinea l'amministratore delegato della Pigna, Giorgio Paglia -. Se la rete non è in grado di fornirci 2 megawatt, la centrale che ne produce 50, non può funzionare. Mi sembra grave che, di qualunque colorazione sia, il governo di un Paese che si considera avanzato, non ritenga prioritaria l'adozione di una politica energetica volta all'autonomia e all'indipendenza da altri Paesi. L'Italia con la politica dell'acquisto dell'energia dall'estero e le dismissioni di certe forme di energia, non solo ha le bollette più care in Europa, ma non è in grado di fornire, senza dipendere da altri, il crescente quantitativo di energia richiesto dai suoi cittadini».
Stefano Ravaschio

No comments:

Labels