Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Monday, April 26, 2004

L'ECO DI BERGAMO 25 04 04

Marzano: un'azienda da manuale
Il ministro: la vostra, una storia da insegnare a scuola. La ripresa? È vicina


CALUSCO D'ADDA «La storia di questo gruppo è da manuale di economia e di finanza d'impresa». Il complimento arriva dal ministro delle Attività produttive Antonio Marzano, ospite d'onore all'inaugurazione del nuovo stabilimento Italcementi di Calusco d'Adda. E non è il solo. Poco prima il ministro aveva detto: «Questo è il tipo di weekend che preferisco, vorrei poter dedicare ogni fine settimana all'inaugurazione di una nuova impresa». E ancora: «Il gruppo Italcementi è un pezzo della storia d'Italia». Una storia che Marzano vorrebbe fosse insegnata nelle scuole. «Da tempo - dice - vado chiedendolo al ministro Moratti, sarebbe utilissimo».
Della vicenda Italcementi il ministro sottolinea in particolare il modo con cui il gruppo ha affrontato le grandi sfide, in primis quella della globalizzazione, «come un'impresa - dice - dovrebbe reagire, cogliendone soprattutto le opportunità», e il riferimento è non solo agli investimenti esteri, ma anche alle risorse dedicate alla formazione e alla ricerca e all'attenzione per l'ambiente, «una esigenza della modernità», la definisce Marzano, senza darla tuttavia per scontata: «Non sempre le imprese si comportano come la vostra».
Il ministro raccoglie anche la preoccupazione manifestata da Giampiero Pesenti per «una ripresa che in Europa e in Italia -dice il padrone di casa - sta dando solo timidi segnali» e, inserendosi in un solco già ampiamente tracciato dal suo collega dell'Economia Tremonti, torna ad auspicare un uso più flessibile dei parametri di Maastricht: «Come sarebbe bello - dice - un Patto che obbligasse a ridurre i disavanzi quando il ciclo economico tira, ma che consentisse un po' di margine quando invece l'andamento è fermo».
Marzano insiste sui «vantaggi della globalizzazione», dei quali «oggi possiamo fruire di più», come il ritrovato slancio della locomotiva statunitense e l'incredibile sviluppo della Cina: «Ci sono almeno 200 mila cinesi sufficientemente benestanti per acquistare i prodotti del nostro Made in Italy». Nel contempo, tuttavia, non se ne nasconde le insidie: «Se un grande Paese - afferma con chiaro riferimento alla Cina - decide di tagliare la vendita dell'acciaio» è «come un meteorite che ti cade tra capo e collo». La risposta immediata, aggiunge, è «tornare ad attivare al massimo le cokerie in Italia, naturalmente nel rispetto delle "bat", le "best available technology", cioè le migliori tecnologie dal punto di vista ambientale». Per questo, spiega a margine dell'inaugurazione, «ho avviato un tavolo, che ha già cominciato a lavorare, con le associazioni di categoria e con i sindacati».
Detto questo, comunque, per Marzano la fase attuale prospetta «un aggancio alla ripresa» già in fase avanzata fuori dall'Europa (peraltro penalizzata, secondo il ministro, anche da un eccessivo apprezzamento dell'euro): i segnali sui quali il ministro sono i recenti dati su produttività e ordinativi nonché sull'export verso la zona extra-Ue. «Dati positivi», ai quali Marzano aggiunge il «piccolo miracolo» italiano: «aver fatto ugualmente crescere i posti di lavoro nonostante il rallentamento dell'economia».
In ogni caso, in questa fase che il titolare delle Attività Produttive vede ancora «in equilibrio, tra senso di intraprendenza e senso di incertezza», c'è spazio per manovrare e, dice il ministro, «il governo può fare molto».
Marzano cita, tra gli impegni del suo dicastero, il fronte dell'energia, «su cui - dice - sono molto impegnato» e, anche se ammette che «non è possibile ridurre il differenziale rispetto ad altri Paesi, perché scelte del passato ci hanno portato a dover acquistare l'energia all'estero», si dice comunque convinto che «qualcosa si può fare», riferendosi da un lato al decreto sblocca-centrali varato l'anno scorso e al recente avvio della Borsa elettrica.
Secondo Marzano, però, «l'obiettivo principale di oggi, è deregolamentare, semplificare la vita alle imprese», perché «certo le tasse sono un problema, ma per molti ancora di più lo sono le complicazioni burocratiche».
Infine, a margine dell'inaugurazione, il ministro ha giudicato «la riduzione della pressione fiscale, soprattutto sulle famiglie, a questo punto, un atto di giustizia politica», invitando tuttavia a «valutarne attentamente la conseguenze» nel caso, per effettuarli, si dovesse ricorrere a tagli agli incentivi alle imprese.
«Se gli incentivi sono applicati in modo da accrescere la competitività, da premiare per esempio i progetti innovativi, come io da tempo propongo - dice Marzano -, allora bisogna stare attenti», perché se si penalizza la competitività delle imprese, «c'è il rischio che la maggiore disponibilità alla spesa delle famiglie vada in parte notevole nell'acquisto di beni prodotti all'estero, cioè si traduca in un aumento dell'importazioni» come, ricorda il ministro, «già avvenne per la rottamazione delle auto».
Federica Ghiselli

Pesenti: investiremo 1,5 miliardi in 5 anni


All'inaugurazione di Nuova Calusco: «Indispensabili autorizzazioni rapide, senza estenuanti altalene tra sì e no» Migliorare l'efficienza produttiva e crescere nei Paesi emergenti le priorità strategiche dell'Italcementi
CALUSCO D'ADDA «Vogliamo ricordare il nostro passato, guardando al futuro - ha esordito l'amministratore delegato dell'Italcementi, Giampiero Pesenti, nel suo discorso, alla presenza del ministro delle Attività produttive, Antonio Marzano, per l'inaugurazione del nuovo stabilimento di Calusco d'Adda. Evento che, ha ricordato il presidente Giovanni Giavazzi, apre anche i festeggiamenti per i 140 anni d'attività.
«Nuova Calusco» è un investimento da 150 milioni di euro, composto da tre parti (un nuovo forno, due nuovi depositi e un tunnel in costruzione per il trasporto dei materiali), per un impianto «progettato oggi per essere efficiente e competitivo anche nel futuro». Per il condirettore generale Carlo Pesenti lo stabilimento è quanto di più avanzato esista nel settore per tecnologia e tutela ambientale. E Italcementi è intenzionata a realizzare investimenti analoghi in altri suoi impianti, anche all'estero.
Migliorare l'efficienza produttiva degli impianti e ampliare la presenza nei paesi emergenti sono del resto le linee strategiche indicate da Giampiero Pesenti per lo sviluppo del gruppo, che negli ultimi cinque anni ha realizzato investimenti industriali per 1,5 miliardi, un terzo dei quali in Italia. «Per i prossimi 5 anni - ha aggiunto - prevediamo di poter mantenere questa tendenza, che reputo rilevante. Ma per farlo occorrono processi autorizzativi definiti e più rapidi, senza estenuanti altalene tra sì e no».
«A Calusco il confronto con le amministrazioni è stato franco, in alcuni casi accidentato, ma animato da una comune volontà di fare, nell'interesse collettivo per lo sviluppo del territorio» - ha precisato Pesenti, aggiungendo peraltro che le imprese vanno «dove esistono le condizioni per aumentare la loro competitività». Il sindaco di Calusco, Rinaldo Colleoni, ha ricordato nel suo intervento la collaborazione prestata dall'Italcementi alle richieste del Comune, nell'interesse condiviso per la riduzione dell'impatto ambientale («che ha portato a una riduzione delle emissioni tra il 50% e il 90% rispetto agli standard» ha ricordato Carlo Pesenti). Nonostante questo, davanti all'ingresso della cementeria, componenti della minoranza consiliare, hanno appeso uno striscione lamentando l'eccessiva disponibilità del Comune.
Italcementi è ora il quinto gruppo cementiero al mondo, con una presenza in 16 Paesi. «Lo è diventato all'interno di un processo di aggregazione mondiale - ha spiegato Pesenti - All'inizio degli anni '90 i primi dieci operatori detenevano meno del 25% della capacità produttiva mondiale, ora sono ampiamente sopra il 50%, senza considerare la produzione cinese».
La diversificazione geografica è una strada obbligata per l'industria del cemento, non fosse altro che per l'altissima incidenza dei costi di trasporto sul prezzo di vendita. «Con l'acquisizione nel 1992 di Ciments Français abbiamo realizzato con una sola mossa un processo di internazionalizzazione che fino allora avevamo percorso a piccoli passi - ha ricordato Pesenti - Fu un'evoluzione enorme: Italcementi con i suoi 800 milioni di euro di fatturato acquisiva di fatto il controllo di un gruppo grande più del doppio».
Ma non fu un'operazione facile. «Nei tre anni successivi non ho dormito molto bene la notte - ha ammesso poi durante la conferenza stampa -. Il primo bilancio si chiuse con una perdita di quasi 150 milioni di euro e da una posizione finanziaria netta ampiamente attiva passammo a un'esposizione di quasi 2 miliardi di euro, anche per i debiti di Ciments Français, che aveva anche all'interno notevoli sacche di inefficienza». Il risanamento fu compiuto, di fatto già nel 1995, puntando su un'attenta riduzione dei costi, sul rilancio dell'efficienza degli impianti, sulla riduzione dell'indebitamento, anche attraverso la cessione di attività non essenziali o non profittevoli a breve. Ma la strategia - continua Pesenti - «fu anche accompagnata da un indispensabile cambiamento culturale», legato alle nuove dimensioni e al rapporto con Ciments Français «in un'efficiente melange di uomini, esperienze e culture».
Concluso il risanamento è ripreso il percorso di internazionalizzazione, con acquisizioni e accordi in Bulgaria, Kazakistan, Thailandia, Marocco e più recentemente in India e in Egitto. E in Paesi dove i tassi di crescita sono enormemente superiori a quelli degli ormai saturi Paesi occidentali è anche il futuro. «Dal 1997 al 2003 la capacità produttiva in paesi emergenti è aumentata dal 10% a oltre il 40% del totale, una proporzione oggi abbastanza soddisfacente, ma che vogliamo aumentare» - ha sottolineato Pesenti. Per la crescita si punta su acquisizioni, «valutate bene perché uno sbaglio diventa una palla al piede che si trascina per anni», preferibilmente con partner locali nei Paesi dove il gruppo non è presente, e in ogni caso «osservando che l'indebitamento non diventi eccessivo». Riguardo all'interesse per la Cina, dove il gruppo ha un ufficio di rappresentanza a Pechino, Pesenti osserva che il Paese viene osservato da tempo, ma continuano ad esserci difficoltà sul diritto societario, non presenti ad esempio in India, dove c'è una cultura anglosassone. «La Cina - ha comunque concluso - è un Paese dove ci piacerebbe sicuramente andare».
Davanti a una platea con nomi noti dell'economia locale e nazionale, da Massimo Moratti a Giorgio Fossa, da Salvatore Orlando a Gerardo Braggiotti, dai tre industriali cavalieri del lavoro bergamaschi Alberto Bombassei, Domenico Bosatelli e Miro Radici, al presidente dell'Unione Industriali Andrea Moltrasio, Pesenti ha ricordato la necessità di «reagire al diffuso pessimismo, a un atteggiamento rassegnato e passivo» e di dovere «essere capaci di ritrovare la via dello sviluppo per un futuro migliore», riprendendo i temi del convegno di Confindustria di inizio mese a Milano contro la "cultura del declino".
«L'Europa registra purtroppo solamente i primi timidi segni di ripresa - ha osservato Pesenti -. Il nostro paese ha grandi risorse umane, culturali e imprenditoriali: forse il modello di crescita e di sviluppo deve essere migliorato e adeguato ai nuovi scenari internazionali, ma dobbiamo agire rapidamente e efficacemente, puntando su formazione e ricerca alle quali le imprese devono largamente contribuire, sempre più fattori chiave della competitività».
La cerimonia si è conclusa con l'offerta da parte del direttore della cementeria Ornello Bertoletti al ministro Marzano, a Giavazzi, a Giampiero e Carlo Pesenti, al sindaco Colleoni e a Rosalia Pesenti (madre di Giampiero) di una targa ricordo, consegnata da Carmelo Castriciano di 25 anni, il più giovane dipendente della cementeria.
Stefano Ravaschio

I numeri di Nuova Calusco
150
Milioni di euro dell'investimento
1.600.000
Tonnellate di capacità annua
3.600
Tonnellate di clinker prodotto al giorno
216.857
Metri quadrati della cementeria
40
Chilometri di fibre ottiche utilizzati per la cablatura degli impianti
107
Metri d'altezza della torre
67
Metri di lunghezza del forno
9,6
Chilometri di lunghezza del nuovo tunnel
2,5
Metri al secondo di velocità del nastro
600
Tonnellate all'ora di portata del nastro
10.000
Camion-anno che saranno tolti dal traffico
70.000
Tonnellate di capacità di stoccaggio dei depositi in cava



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