Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Tuesday, December 02, 2008

I retroscena sulla «Calcestruzzi Spa» raccontati da....

ricoverato in neurochirurgia
Migliora l'operaio arrotato Per 2 ore in sala operatoria


I retroscena sulla «Calcestruzzi Spa» raccontati da coloro che hanno lavorato nella holding del cemento e poi risucchiati dal vortice investigativo che, con il blitz “Doppio Colpo”, ha svelato il legame tra Cosa Nostra e l'«affaire» del calcestruzzo depotenziato. Così il riesino Salvatore Paterna, ex dipendente della società, e Francesco Librizzi, ex capo area per la Sicilia della stessa azienda, nei loro interrogatori con il sostituto procuratore della Dda, Nicolò Marino, che ha coordinato l'inchiesta dei carabinieri del Reparto operativo e del Gico della Guardia di Finanza.
«Illuminanti» ha definito il procuratore Sergio Lari le dichiarazioni di Paterna e Librizzi, parlando del sequestro di due lotti dell'autostrada di Valdastico, nel vicentino, costruiti, secondo l'accusa, col calcestruzzo impoverito. Ed è Paterna che ricostruisce agli inquirenti particolari e personaggi chiave orbitanti nella «Calcestruzzi Spa». Respinge le accuse di associazione mafiosa ma ammette comunque «di aver favorito il geometra Laurino nelle sue attività illecite svolte per conto della “Calcestruzzi Spa” e, di conseguenza, con la mia stessa attività ho finito per favorire, a mia volta, la “Calcestruzzi Spa”. Conosco Giovanni Laurino da quando lavoro alla “Calcestruzzi”, e cioè dal 22 agosto del 1988. Laurino era legatissimo all'ingegnere Bini e, quando Bini venne arrestato, prese il suo posto il geometra Volante, che divenne capozona per Sicilia e Campania, mentre capoarea per la Sicilia divenne il geometra Ignazio Martorana».
«Siamo già nel periodo in cui la “Calcestruzzi” passò dal Gruppo Ferruzzi alla Italcementi Group. Nel 1999 - aggiunge Paterna - venne riaperto l'impianto di Riesi ed io venni trasferito lì in quanto vi lavoravo già prima che venisse chiuso. Geometra era Santo Calì, mentre Laurino era il geometra dell'impianto di Gela. Successivamente venne a lavorare a Riesi anche il fratello di Calì, Giuseppe. Librizzi lavorava nella “Calcestruzzi” da tempo, forse anche prima di Laurino presso impianti dell'area palermitana. Successivamente, quando il geometra Martorana subì un ictus, Librizzi divenne capoarea di Caltanissetta, che comprendeva Caltanissetta, Gela, Riesi, Castelbuono e Termini Imprese, intorno all'anno 2000-2001 se mal non ricordo. Prima di poter lavorare a Riesi mi fu imposto dal geometra Volante di firmare in bianco le mie dimissioni probabilmente perché non ero ben visto, essendo ai tempi l'unico ad essere iscritto ad un sindacato. Decisi di farmi una fotocopia della lettera di dimissioni che poi feci autenticare in Comune, quindi la consegnai al geometra Laurino, che la fece avere a Palermo. Laurino mi disse che tale lettera di dimissioni la teneva nel cassetto Volante che sarebbe stato pronto ad apporvi la data e la firma di accettazione se mi fossi comportato male».
Alla domanda se quella lettera Paterna la sentiva come ricatto, che lo spinse a fare ogni cosa che gli veniva chiesto, anche di illecito, lui risponde sì: «Anche perché - spiega - sapevo che potevo essere licenziato in qualsiasi momento, né mi era stato mai detto in quali occasioni si fosse fatto ricorso al licenziamento. Aggiungo che tutto all'interno della “Calcestruzzi” veniva sentito come un obbligo, al quale non ci si poteva sottrarre… ho avuto modo di ascoltare un colloquio fra Laurino e Librizzi quando quest'ultimo era capoarea, colloquio in cui Laurino si lamentava con Librizzi del fatto che Volante non voleva sporcarsi le mani e non voleva incontrare nessuno degli appartenenti alla criminalità organizzata, facendo esporre Laurino e Librizzi. Ricordo che Laurino riportò l'espressione di Volante “bianco sono e bianco voglio rimanere”. Anche dopo aver interrotto il suo rapporto lavorativo con la “Calcestruzzi”, Librizzi veniva a Riesi per incontrare Laurino per come mi disse Laurino. Dopo l'ultimo arresto di Laurino so che Librizzi venne a Riesi per incontrare Ferraro, con il quale aveva un buon rapporto sin da quando Ferraro acquistò la cava. Era infatti Librizzi l'interlocutore fra Ferraro e Volante nel periodo in cui Ferraro doveva acquistare la cava. A proposito del geometra Nucci devo dire che egli si prendeva 2.000 lire a metro cubo del calcestruzzo prodotto al fine di non controllare gli effettivi quantitativi sia di calcestruzzo che di cemento. In tal modo la “Calcestruzzi”, all'epoca Gruppo Ferruzzi, guadagnava per il solo fatto che per metro cubo veniva messo un quantitativo di cemento inferiore a quello dichiarato, esattamente 50 chili di cemento in meno per ogni metro cubo. In più guadagnava ancora per il volume inferiore del calcestruzzo. Erano i dirigenti della “Calcestruzzi” a dare disposizioni di comporre il calcestruzzo con un quantitativo di cemento inferiore a quello indicato. Il capo zona, che all'epoca era Bini, dava disposizioni in tal senso al tecnologo e questi impartiva le relative disposizioni ai geometri dell'impianto che a loro volta davano disposizioni a noi impiantisti».
Fin qui le dichiarazioni di Paterna, a cui si aggiungono quelle di Librizzi che coi magistrati si sofferma sui lavori dello svincolo di Castelbuono: «In quell'occasione la “Calcestruzzi” aveva acquistato un impianto di betonaggio dalla Bonatti che in precedenza lo aveva a propria volta acquistato dalla “Ira Costruzioni”. Pur tuttavia, nonostante la spesa, c'era il rischio di perdere la fornitura in favore della “Ira” in quanto il subappaltatore per i movimenti terra e i trasporti, Pietro Orlando, non voleva avvalersi della nostra fornitura, disponendo di un impianto autonomo poi montato sul fiume Pollina. Preciso che l'Ira aveva tre lotti per i lavori della Palermo-Messina. Ci troviamo all'incirca nell'anno 2000. L'argomento venne trattato in una delle riunioni mensili che si tenne negli uffici di Palermo alla presenza di Volante. Dopo la riunione, Volante si intrattenne con Laurino e dopo io stesso venni informato da Volante e Laurino che dovevamo far ricorso a personaggi influenti nei confronti della “Ira Costruzioni”. Per personaggi influenti, intendo personaggi mafiosi».
Valerio Martines

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