Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Friday, December 02, 2005

RICORSO TAR CONTRO VINCOLI TRATTATO KYOTO

EDILIZIA/ CEMENTIERI: RICORSO TAR CONTRO VINCOLI TRATTATO KYOTO
Produttori italiani cemento contro quote CO2 imposte da governo

30-11-2005 16:25
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Milano, 30 nov. (Apcom) - L'industria italiana del cemento contesta le quote di emissione di anidride carbonica per le imprese italiane contenute nel piano nazionale che il ministero dell'Ambiente ha elaborato in attuazione della direttiva sull'adesione dell'Ue al protocollo di Kyoto e prepara un ricorso al Tar. "Dopo il ricorso di settembre alla Corte di giustizia europea, abbiamo deciso di impugnare dinnanzi al Tar un provvedimento che avrà gravi ripercussioni sul nostro settore e su tutto il comparto delle costruzioni" spiega Giacomo Marazzi, amministratore delegato di Cementi Rossi e presidente di Aitec, l'associazione dei produttori di cemento legata a Confindustria.

"Non contestiamo Kyoto, un nostro contributo nella riduzione delle emissioni è fuori discussione, ma le quote assegnate al settore sono addirittura inferiori ai fabbisogni dell'anno 2000, quando la produzione di cemento era di circa il 15% più bassa rispetto a oggi. Colpa di un errore di calcolo che le autorità continuano a compiere. Inoltre si è assistito a una palese discriminazione dell'industria cementiera nei confronti di altri settori industriali e dei principali competitor europei. Le aziende cementiere stanno seriamente valutando anche di chiedere al governo il risarcimento dei danni subiti" dichiara Marazzi.

I cementieri denunciano il rischio che le imprese puntino alla delocalizzazione. "Per anni l'Italia è stata esportatrice di cemento, ma ora la nostra produzione, una volta esaurite le quote di emissione che ci sono state assegnate, non sarebbe più competitiva rispetto a quella di aree coma la Turchia, la Croazia o i Paesi del Nord Africa" ha aggiunto Fabrizio Donegà, vicedirettore generale di Italcementi. Alle aziende rimarrebbe la possibilità di acquistare ulteriori quote sul nascente mercato delle emissione, ma per i cementieri "il limitato valore unitario del prodotto" lo impedirebbe rendendo più ragionevole lo stop alla produzione.

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