Giorni dalla firma tra Italcementi ed i Comuni

NON HANNO FIRMATO I SINDACI DI : Paderno d'Adda e Solza . HANNO FIRMATO : Calusco d'Adda, Cornate d'Adda, Imbersago, Medolago, Parco Adda Nord, Robbiate, Verderio Inferiore, Verderio Superiore, Villa d'Adda, Dopo più di 1.000 giorni dalla firma ,il 4 Maggio 2012 non si hanno notizie sulla ferrovia . Solo ombre su questo accordo fantasma , polvere , puzza, inquinamento . http://calusco.blogspot.it/2012/05/comunicato-stampa-tavolo-italcementi.html

Countdown alla ferrovia

il tempo e' finito del collegamento ferroviario nessuna notizia ,Piu' di 1.000 giorni TRE ANNI e nulla di fatto, meditate .

Friday, May 30, 2003

Milano, 29 maggio 2003 Comunicato Stampa LEGAMBIENTE LOMBARDIA

Rifiuti

L'EUROPA SANZIONA L'ITALIA: L'INCENERITORE DI DALMINE E' FUORI LEGGE

Legambiente: "chiediamo a Regione, Provincia e comune di Dalmine la revoca dell'autorizzazione e la sospensione dell'impianto "

Poggio: "La diffida sia da monito a quanti chiedono nuovi e inutili forni in lombardia"

La Direzione generale dell'Ambiente della Commissione Europea ha diffidato e messo in mora lo Stato italiano per la mancata valutazione di impatto ambientale nell'autorizzazione dell'impianto di incenerimento rifiuti di Dalmine. "L'accusa dell'Europa conferma ancora una volta che nella nostra regione spesso si costruiscono impianti per lo smaltimento dei rifiuti con troppe leggerezze - commenta Andrea Poggio, presidente di Legambiente Lombardia -. Una presenza così delicata per il territorio e per la salute dei cittadini come quella di un inceneritore va valutata e autorizzata con attenzione e nel pieno rispetto delle norme vigenti, senza scorciatoie. Se così non avviene, le responsabilità sono gravi e ricadono in pieno sugli enti preposti ad assicurare la piena regolarità delle procedure. E' per questo che chiediamo alla Regione, alla provincia di Bergamo e al comune di Dalmine la revoca immediata dell'autorizzazione e la sospensione del funzionamento dell'impianto fino a che non sarà effettuata la procedura di VIA".

L'impianto di Dalmine è entrato in funzione a pieno regime nel 2002, dopo anni di battaglie e opposizioni del Comune, delle amministrazioni locali confinanti e degli ambientalisti (vedi scheda cronologia allegata). Tutto invano, fino alla diffida dell'Unione Europea dei giorni scorsi in risposta a un ricorso presentato dallo stesso comune di Dalmine e dai Comuni vicini. Con un potenziale di 400 tonnellate al giorno, l'inceneritore oggi fatica a trovare rifiuti nel bacino di utenza della provincia di Bergamo, quello per cui è stato costruito, tanto che alcune settimane fa ha smaltito anche quelli di Milano. E' la dimostrazione che le motivazioni alla base dell'autorizzazione circa l'utilità per il territorio provinciale si sono rivelate false.

Secondo Legambiente, poi, la sentenza è anche un severo monito a tutti quelli che chiedono la costruzione di nuovi inceneritori, di cui la Lombardia non ha per altro alcun bisogno. La situazione nella nostra regione è paradossale: si autorizzano nuovi impianti che poi hanno difficoltà a reperire rifiuti da bruciare. Una scelta che va nella direzione opposta rispetto agli obiettivi fissati dalla Commissione Europea che pone al centro delle politiche dei rifiuti la prevenzione e la differenziazione. Dopo il grande exploit iniziale la Lombardia sul fronte differenziazione si sta arenando. E' ancora leader in Italia ma il vantaggio si sta riducendo. Per le politiche di prevenzione, malgrado l'Europa le indichi come priorità numero uno, la produzione di rifiuti continua a crescere a un ritmo ben superiore rispetto alla crescita del PIL.

L'Ufficio Stampa 02 45475777 - 349 5768894 - 349 8785861





CRONOLOGIA Inceneritore di Dalmine

La storia dell’impianto per il trattamento, il recupero e lo smaltimento dei rifiuti urbani di Sabbio inizia nel 1996 quando, il 10 ottobre, la società REA S.p.A. con sede in Bergamo, presenta una richiesta per la sua costruzione.

L'autorizzazione ai lavori viene approvata dall’amministrazione comunale di Dalmine il 7 febbraio 1997. Si dichiarano contrari al progetto cittadini di Dalmine e dei comuni limitrofi che si costituiscono in comitati. Vengono organizzate manifestazioni e iniziative di protesta, oltre a una raccolta di firme.

Le Amministrazioni dei comuni di Levate, Lallio, Osio Sopra, Osio Sotto, Bonate Sotto, Filago, Comun Nuovo, Verdello e Zanica, dopo aver tentato invano di essere coinvolte, per la rilevanza provinciale della questione dello smaltimento dei rifiuti, approvano una serie di mozioni contrarie alla costruzione dell’impianto (in molti casi all'unanimità).

Cinque mesi dopo, l’autorizzazione a procedere con il termodistruttore della REA viene sancita anche dalla Provincia di Bergamo con l'inserimento nella revisione del Piano provinciale di smaltimento dei rifiuti (mai divenuto operativo in quanto la Regione Lombardia non l’ha mai preso in considerazione). Le amministrazioni dei comuni vicini producono una voluminosa e dettagliata serie di osservazioni al piano provinciale dell’amministrazione leghista (osservazioni che saranno bocciate senza venire prese in considerazione nel merito).

La Regione Lombardia approva l’impianto REA, con una delibera ad hoc del 21 gennaio 1998, considerandolo “Impianto a tecnologia innovativa” quindi realizzabile al di fuori della pianificazione provinciale.

Nel 1998, contro l'autorizzazione al "Progetto REA", vengono presentati al TAR quattro ricorsi che vengono rigettati dal tribunale senza essere presi in considerazione nel merito. La motivazione, molto discutibile, fa riferimento al fatto che il ricorso sarebbe stato depositato oltre i termini stabiliti.

Le amministrazioni dei comuni limitrofi si appellano quindi al Consiglio di Stato ed il ricorso è tuttora in attesa di giudizio.

Il 5 luglio 1999 il Ministero dell'Ambiente, nella persona del direttore generale Maria Rosa Vittadini, in risposta ad una nota inviata dal Comune di Levate e di altri Comuni della zona, chiede informazioni e spiegazioni alla Regione Lombardia, precisando che : "avendo l'impianto una potenzialità di 400 tonnellate al giorno... come tale è da sottoporre obbligatoriamente a Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) regionale". E concludeva dicendo: "Dalla documentazione si evince una situazione di notevole inquinamento atmosferico che richiede un'attenta valutazione di impatto ambientale per i progetti di nuovi impianti. Si invita pertanto codesta Regione a voler cortesemente relazionare allo scrivente sull'iter autorizzatorio adottato e ad attivare tutte le necessarie iniziative per assicurare il pieno rispetto del citato DPR e, comunque, della direttiva in materia di valutazione di impatto ambientale".

La Regione risponde al Ministero dieci giorni dopo - il 15 luglio 1999 - spiegando i criteri seguiti e sottolineando che la procedura adottata si avvale di uno studio di compatibilità ambientale (realizzato dai tecnici REA) contenente pressoché integralmente gli elementi previsti a riguardo, che la procedura garantisce forme di pubblicità e di partecipazione quanto meno analoghe a quanto stabilito.

La posizione del Ministero dell'Ambiente viene tuttavia confermata e ribadita ulteriormente in una comunicazione alla Regione ed alla Provincia di Bergamo - sempre firmata dalla dott.sa Vittadini - che, tra l'altro, dice: "Fermo restando quanto sopra osservato, è altresì necessario evidenziare che, dalla delibera concernente l'approvazione del progetto e il rilascio dell'autorizzazione, emerge l'assenza di qualsivoglia riferimento al parere di compatibilità ambientale e alla sua relativa acquisizione. Così stando le cose è indubbio che la citata delibera di approvazione del progetto omette completamente gli adempimenti in materia di Valutazione di Impatto Ambientale, peraltro obbligatoria nel caso in esame. Alla luce di quanto osservato, questo Servizio è dell'avviso che la procedura di "autorizzazione" debba essere adeguatamente rivista, previa procedura di Valutazione di Impatto Ambientale da espletarsi secondo le norme regionali vigenti."

A seguito di questo parere, il Comune di Dalmine il 6 aprile 2000 invia agli Enti pubblici interessati una diffida formale ad adottare tutti i provvedimenti del caso, e un invito alla società REA affinché si astenesse "dall'effettuare ogni intervento costruttivo ed impiantistico che si ponga contro le vigenti disposizioni legislative."

Nello stesso periodo i consigli comunali di Dalmine, Levate, Lallio, Osio Sopra, Osio Sotto, Bonate Sotto, Brembate Sotto, Treviolo, Verdello e Zanica approvano una mozione con la quale si invita l'amministrazione provinciale di Bergamo "…a rendersi garante degli interessi di tutti i cittadini; ad analizzare e approfondire le reali necessità di smaltimento della provincia di Bergamo; a revisionare il Piano provinciale dei rifiuti; a sospendere qualsiasi tipo di assenso e di autorizzazione anche per quelle procedure semplificate previste dal "decreto Ronchi" e a richiedere alla Regione Lombardia di sottoporre a Valutazione di Impatto Ambientale i due impianti: quello di Dalmine e quello di Bergamo (via Goltara).

Sempre nel febbraio 2000 l'amministrazione comunale di Dalmine dà incarico a un epidemiologo di studiare la situazione, con particolare riferimento ai possibili riflessi sulla salute delle persone che abitano il territorio.

A questo punto, visto che le richieste in sede locale, regionale e nazionale non hanno avuto ancora alcun esito, il comune di Dalmine decide di ricorrere a un organo superiore territorialmente, la “Direzione generale dell'Ambiente della Comunità Europea”, per chiedere, così è detto testualmente nel documento inoltrato alla Comunità Europea il 28 luglio scorso, "…che codesta Direzione generale per l'Ambiente intervenga presso la Regione Lombardia della Repubblica Italiana, la Provincia di Bergamo e l'autorità giurisdizionale adita (Tribunale Amministrativo Regionale di Milano) e, occorrendo, si sostituisca agli organi competenti per far si che l'impianto autorizzato venga sottoposto ad azione di verifica tecnica e tutto il procedimento amministrativo sia sottoposto a valutazione di impatto ambientale…".

Il 27 ottobre 2000 il Ministero dell'Ambiente nuovamente scrive : “…. Questo servizio ritiene che non siano state adeguatamente ottemperate nella forma e nella sostanza le disposizioni comunitarie così come recepite dalle norme nazionali vigenti in materia di V.I.A. Si diffida pertanto codesta Regione ad voler porre in atto con la massima urgenza la necessaria procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale di cui al DPR 12/4/1996 ……..”

Il 13 settembre 2001 il Ministero dell'Ambiente interviene nuovamente dando alla REA 30 giorni di tempo per avviare la procedura di VIA minacciando il ricorso ai poteri sostitutivi. Il Ministero comunica anche l’inevitabile sanzione da parte della Commissione europea per il mancato rispetto delle procedure di autorizzazione.




Il neo ministro dell'Ambiente Matteoli opera una pesante ristrutturazione cambiando di quasi tutti i funzionari del ministero. La dott.sa Vittadini, che aveva seguito la vicenda, viene costretta alle dimissioni (non per questa vicenda n.d.r.).




Maggio 2003 - la Direzione generale dell'Ambiente della Commissione Europea diffida e mette in mora lo Stato italiano per la mancata effettuazione della procedura di VIA.







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