INCONTRO PUBBLICO
"IMPIANTO ITALCEMENTI DI CALUSCOPROGETTO DI COMBUSTIONE DI RIFIUTI CDR, ECOFLUID E RASF"
Invitiamo tutta le popolazione a prendere parte.
Martedì, 21 GIUGNO 2005
COMUNE DI CALUSCO D’ADDA
Municipio, sala consiliarePresentazione delle sostanze e valutazioni del progetto
21.00 Saluti a cura del Sindaco di Calusco
21.15 CDR, RASF, Ecofluid: cosa si cela dietro queste sigle a cura di un Esponente del tavolo tecnico
21.30 Il tavolo tecnico: obiettivi e contesto del suo lavoro a cura del Coordinatore del programma
21.45 Le osservazioni al SIA di Italcementi e le risposte avutea cura dell’Esponente del Comune di Calusco nel tavolo tecnico
22.15 La presenza dell’impianto nella crescita territoriale a cura dell’Esponente di Legambiente nel tavolo tecnico
23.00 Dibattito
Coordina Istituto Ricerca Ecopolis
corriere della sera 12 06 06
In bici lungo l’Adda, museo della memoria Da Trezzo al lago di Lecco: storia, avventura e una torre Eiffel che scavalca il fiume
Ha davvero una gran voce questo Adda, che al Renzo manzoniano in fuga da Milano inviava una promessa di libertà. E’ un corposo fruscio, uno spumeggiante basso continuo, che si leva rimbombando dal suo corso incassato fra alte sponde verdeggianti. Qui fra Trezzo e il lago di Lecco, nell’area del Parco dell’Adda Nord, il fiume più caro ai lombardi si presenta come uno straordinario museo storico, naturalistico e antropologico. Sulla riva destra orografica una strada percorribile a piedi o in bicicletta segue il fiume, immersa nel canyon vegetale che crea uno stacco dal soprastante mondo di fabbrichette e villette e centri commerciali e code perenni sull’A4. E’ una prospettiva dal basso, integralmente fluviale, da cui guardare il famoso bel cielo così bello quando è bello e le mirabili costruzioni che vi si stagliano. Con le sue acque, che qui sembrano ignare di scarichi, scorie e detriti, l’Adda scorre misterioso e a tratti incassato e invita a qualche avventura picaresca che richiama i romanzi del Mississippi americano. Si pedala nel profumo della vegetazione, del fango scaldato, dell’aria fresca e umida che si leva dalla corrente e si è costretti a dirsi che ci sono più luoghi belli tra Milano e Bergamo di quanto sono disposte a pensare le teste degli uomini. Perfino l’industria lombarda è riuscita a costruire dei capolavori in questo tratto del fiume, a cominciare dal ponte in ferro di Paderno d'Adda, ritenuto uno dei simboli dell'archeologia industriale in Italia. Si passa sotto la sua mastodontica arcata, una specie di miracolosa torre Eiffel gettata sopra il fiume, e non si può non restare ammirati da questo ingegnoso manufatto che sarebbe piaciuto a Jules Verne. Costruito in soli 22 mesi tra il 1887 ed il 1889 dalla Società Nazionale delle Officine Savigliano su progetto dell'ingegnere svizzero Rothlisberger, il ponte è figlio della civiltà del ferro e della ghisa e collega le due rive, separate, prima ancora che dal confine storico tra il ducato di Milano e la Serenissima, da due altissime sponde di ceppo. Agli stessi anni ci riporta il villaggio operaio di Crespi d’Adda, un caso singolarissimo di utopismo e filantropia industriale. Si tratta infatti di un centro sorto dal nulla, sul modello delle company towns inglesi, per accogliere operai, impiegati e dirigenti del cotonificio di Cristoforo Benigno Crespi. C’è di tutto, dai grandi edifici plurifamiliari per gli operai alla villa dei Crespi, che è una specie di castello merlato, eretto di fronte all’altro edificio-simbolo, la chiesa. L’Adda è il fiume dei linifici, dei cotonifici, dei canapifici, delle filande, delle centrali, che ancora recano l’impronta di una borghesia illuminata, più vicina all’ottimismo asburgico che alla satira deformante di Gadda. Che nel 1995 l’Unesco abbia inserito il villaggio nella lista dei suoi siti dimostra quanto i nostri imprenditori guardassero lontano Più a Nord l’Adda si insinua nelle forre che furono ben presenti a Leonardo quando dipinse la Vergine delle Rocce. Proseguendo verso Brivio le sponde si abbassano, il paesaggio diventa più aperto. L’Adda rallenta il suo corso in alcuni meandri, dando vita a una zona paludosa denominata Isola della Torre e Isolone del Serraglio. E’ un’oasi umida risparmiata dal cemento, una riserva naturalistica dietro cui si levano le muraglie calcaree delle Grigne e del Resegone. L’ultima scoperta di quest’altra Lombardia fuori porta, che continua ad andare piano, come le acque del suo fiume più famoso.
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